LO SPIRITO SANTO NELLA CONSACRAZIONE E DOPO
Abbiamo già detto che il miracolo della trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo è dovuto alla «effusione» dello Spirito Santo.
Dalla preghiera della Chiesa dopo la Consacrazione rileviamo altre due effusioni dello Spirito Santo senza del quale non è possibile alcuna attività sul piano soprannaturale.
Prima della Consacrazione, la Chiesa prega: «Manda (=effondi), o Padre, il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore... ».
È la prima effusione.
Ecco le altre due espresse nella preghiera dopo la Consacrazione:
1) «Manda la pienezza dello Spirito Santo perché noi che ci nutriamo del Corpo e del Sangue di Gesù formiamo un corpo solo e un'anima sola».
Sottolineo l'inciso «la pienezza». Vale a dire che per realizzare la unione vera e santa del Corpo Mistico e lo stesso Corpo Mistico è necessario un intervento forte dello Spirito Santo il quale come ha formato il Corpo fisico così è necessario per formare il Corpo Mistico di Gesù Cristo. L'esperienza quotidiana ci fa constatare quanto sia difficile, anche nelle comunità più fervorose, essere unanimi e concordi come lo erano i primi cristiani (cf At 1 e 2). Eppure uno dei segni che i pagani dei primi tempi del cristianesimo notavano per qualificare i cristiani era: «Vedi come si amano! Dunque sono cristiani!».
Siamo attenti a non contrastare l'opera dello Spirito Santo alimentando le nostre cattive passioni. Potrebbe avvenire che mentre lo Spirito Santo unisce, vi è qualcuno che divide!
Non per niente la parola diavolo (di origine greca) significa: colui che separa, che divide! Siamo strumento dello Spirito Santo!
2) «Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito...».
È solo la potenza dello Spirito Santo, che viene effuso su di noi come chiediamo in questo momento della Messa, a farci accettare, desiderare e vivere, come atto di amore, crocifissi con Gesù crocifisso.
Amare la Croce è pazzia per il mondo; ma per chi possiede il dono dello Spirito Santo la Croce è somma sapienza!
DOSSOLOGIA
La parola dossologia è di origine greca e vuol significare proclamare la gloria di Dio.
La gloria di Dio è il fine ultimo di tutte le creature visibili ed invisibili chiamate dal nulla per glorificare e per partecipare alla gloria infinita ed eterna di Dio.
Solo a Dio ogni onore e gloria! Alla maggior gloria di Dio!
Anche la creatura umana è chiamata a rendere gloria a Dio e - se corrisponde a questa vocazione - ad essere glorificata in Dio e con Dio.
Come può l'uomo peccatore rendere degna lode a Dio?
Il demonio ha sedotto e seduce l'uomo perché non dia a Dio la gloria e l'onore dovuto. Ma anche quando l'uomo fosse tutto santo, la gloria che egli può dar a Dio è sempre limitata e imperfetta. Anche in questo Gesù è intervenuto.
Egli non solo è il nostro Redentore, ma prende anche il nostro posto e in nome nostro dà degna gloria a Dio.
La Chiesa ha dunque fra le mani quello che piace assolutamente a Dio: il Corpo e il Sangue di Cristo. È il dono di gloria da offrire alla SS. Trinità.
Le parole della dossologia hanno questo significato: ora la mia povertà diventa ricchezza, le mie tenebre diventano luce, il mio nulla è riempito dal tutto perché ho tra le mani la infinita ricchezza che è Gesù, ed io Chiesa, Corpo Mistico di Gesù Cristo, sono messa in grado di dare a Dio degna e infinita gloria e lode: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria. Per tutti i secoli dei secoli».
Dio stesso ha messo nelle mani della Chiesa il dono degno di Sé. Anche io personalmente, come cristiano e come Sacerdote, devo spendere la vita a gloria di Dio. Questo posso farlo se tutta la mia vita, senza angolini riservati, la vivo: per Cristo, con Cristo e in Cristo.
Un giorno, speriamo, faremo la esperienza della gloria eterna in Paradiso perché la contempleremo cosi come è, e quella stessa gloria sarà il nostro gaudio eterno.
Riflettiamo:
Il Padre ha glorificato il suo Figlio perché ha subito la umiliazione e la morte.
Dopo la memoria della Passione e della morte, questo punto della Santa Messa segna anche la glorificazione del Figlio.
È scritto - e sillaba di Dio non si cancella - nella la lettera di san Pietro (4,13-14): «Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite, insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi».
Dopo la Via Crucis viene la Via Lucis... per Crucem ad Lucem.
RITI DI COMUNIONE
È un complesso di azioni liturgiche e di preghiere per significare e realizzare la Comunione. Qui la parola comunione ha un significato che va oltre il ricevere il Corpo del Signore nell'ostia consacrata. Prima di arrivare alla Comunione con il Signore è di assoluta necessità realizzare, con sincero e personale impegno, la comunione coi fratelli, la comunione ecclesiale.
La Chiesa ha già implorato dal Padre la effusione dello Spirito Santo affinché quelli che si nutrono dello stesso Corpo e dello stesso Sangue formino un cuor solo ed un'anima sola.
Già l'Ostia santa ha anche un simbolismo nella sua composizione materiale che viene espresso con un motto latino: multa grana una ostia, cioè tanti chicchi di grano formano però una sola ostia. Tanti e tanti cristiani diversi per lingua, razza, età, origine, ecc., tuttavia formano tutti il Corpo Mistico di Gesù Cristo.
Per formare l'ostia e il vino, che poi vengono consacrati, sia i chicchi di grano sia gli acini d'uva devono essere macinati, schiacciati... subiscono un travaglio.
Certo per formare il corpo mistico di Gesù Cristo e la comunione ecclesiale ogni cristiano deve rinunziare, rinnegare se stesso, umiliarsi. È la macina della carità che sconfigge l'egoismo, le divisioni, l'orgoglio, i risentimenti, il protagonismo e il partitismo. Così si arriva ad amare come Gesù ci ama!
Come ci ama Gesù?
Il suo Amore è perdono, è misericordia; Egli, come dice il Salmo, getta i nostri peccati dietro alle sue spalle, alle offese risponde col sacrificio per noi... Egli vince il male col bene!
Se vogliamo fare la radiografia sincera del nostro amore per Gesù dobbiamo sottoporre ad una indagine conoscitiva sincera il nostro amore per il prossimo, per tutto il prossimo.
Nella misura in cui amiamo sinceramente il prossimo possiamo misurare il vero amore per Dio!
I. I raggi che convergono al centro
È un paragone che ci dice come la unione reale e vera con Gesù produca l'unione di mente e di cuore con tutti i fratelli.
Immaginate tanti raggi che vengono da lontano diretti allo stesso centro: alla partenza sono l'uno separato dagli altri; ma arrivati al centro sono tutti uniti e fusi col centro.
Il centro dei cuori è Gesù: se siamo uniti davvero al centro ci troveremo con gioia anche uniti tra noi.
I riti di Comunione sono le preghiere, soprattutto la preghiera comunitaria per eccellenza: il Padre Nostro. Io prego con gli altri e per gli altri; essi pregano me e per me.
Seguono altre preghiere sempre di Comunione.
A questo punto la Chiesa, con la riforma liturgica ha esteso a tutta l'assemblea il gesto di pace e di comunione che prima era scambiato soltanto dai sacri ministri: «Scambiatevi un gesto di pace!». Dobbiamo dimostrare con un gesto esteriore l'unione di mente e di cuore con gli altri. Si dà il segno di pace a chi ci è vicino; ma con il cuore sincero si estende a tutti. Attenti alla sincerità! Che non sia una finzione!
Sono solito raccontare una situazione che ho notato nella mia Parrocchia.
Uso nomi fittizi: donna Carmela e donna Carolina sono due pie donne, tutte casa e chiesa. Messa, confessione, comunione, rosario... ma non si amano!
Arriva donna Carmela a Messa. L'altra non è ancora arrivata. Arriva donna Carolina, dà uno sguardo strategico all'assemblea e poi va a prendere posto al punto più distante da donna Carmela! «Io dare il gesto di pace a donna Carmela? Mai!». Sante, pie donne! Che cosa hanno capito delle esigenze del Vangelo?
Solo dopo aver realizzato la comunione con i fratelli ci è lecito di realizzare la comunione eucaristica.
Sentiamo infatti cosa dice il Signore (Mt 5,23): «Se mentre vai all'altare a portare la tua offerta ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te (non tu contro di lui, ma lui contro di te), lascia lì l'offerta davanti all'altare, vai prima a riconciliarti col tuo fratello e poi torna per portare la tua offerta».
II. La Comunione eucaristica
È un desiderio più volte espresso da Gesù: «Rimanete nel mio amore!»; «Chi mi ama..; verremo a lui e faremo dimora presso di lui... ». Questo «rimanere in noi» ricorre spesso nelle parole di Gesù, anche nella parabola della vite e dei tralci: «Rimanete in me come io in voi» (Gv 15,4) che corrisponde al passo del Profeta Isaia (7,14) che qualifica il figlio della Vergine come «l'Emanuele» cioè Dio con noi.
In Giovanni (6,56) Gesù chiarisce anche per quale via Egli vuole entrare in comunione con noi quando afferma «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me ed io in lui». Ecco la Comunione Eucaristica!
Solo Dio poteva realizzare una comunione così totale, così vera, così esaltante con una povera creatura! La luce che si unisce alle tenebre e le dissipa, la vita che si unisce alla morte e la sconfigge, la santità che si unisce al peccato e lo annienta; il tutto che si unisce al nulla! Tutto questo avviene unicamente perché Dio ci ama!
L'amore lo sollecita a realizzare con noi, e con ciascuno di noi, una comunione di vita e d'amore che anticipa la comunione eterna d'amore che si realizza in Paradiso.
III. Esigenze dell'amore
Chi dice di dimorare in Cristo deve vivere com'è vissuto Lui (1 Gv 2,6).
L'amore vero ha delle esigenze:
1) stare sempre con la persona amata;
2) confidarsi scambievolmente tutti i segreti della vita, tutti i problemi;
3) portare l'uno i pesi dell'altro;
4) essere pronto a dar la vita per la persona amata.
Tutte queste esigenze dell'amore si realizzano nell'amore di Gesù per noi:
1) «Non vi lascerò orfani... sarò con voi fino alla fine del mondo», ed ha istituito l'Eucaristia per stare con noi. Certo chi vive la vita della Grazia gode sempre dell'unione con Dio per il mistero della inabitazione. La SS. Trinità prende dimora nel cristiano che davvero ama Dio.
C'era un ragazzo Santo, Guido da Fontgallan, a cui la mamma aveva spiegato questo mistero. Quella mamma metteva a letto il figlio, a sera, e gli dava un bacio sul petto dicendo: «Qui abita Dio»!
2) «Non vi chiamo più servi, ma amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi».
3) Gesù ha preso su di Sé il peso di tutti i nostri peccati. Egli chiama a Sé gli afflitti e i desolati per confortarli.
4) Lui stesso ha detto: «Nessuno ama di più di colui che dà la vita per l'amico» e lo ha fatto, e continuerà a farlo con la celebrazione eucaristica.
Di fronte a tanto inaudito amore san Paolo rimaneva stupefatto e si sentiva sconcertato per la nostra incorrispondenza per cui esclamò: «Sia anatema chi non ama il Signore!»
La nostra risposta all'Amore che si dona:
1) rimanere e crescere nella vita di Grazia avendo come Centro della nostra giornata la Messa - la Comunione - il Tabernacolo;
2) ascoltare e accettare quanto Gesù ci dice e a Lui confidare i nostri problemi;
3) condividere le ansie e le pene di Gesù per la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli;
4) manifestare il nostro amore a Lui col sacrificio.
IV. La Comunione: cibo dell'anima
Solo Dio è vita e sorgente di vita che non ha bisogno di alimentarla. Ogni vita, nelle sue molteplici forme, ha bisogno di essere continuamente alimentata. Così, per la vita fisiologica, hanno bisogno di alimento appropriato i vegetali, gli animali e gli esseri umani. È un dato di fatto sul quale vi è poco da discutere. Per la vita del corpo, che è soggetta a continua usura e consumo, occorrono tanti elementi ben combinati perché vi è bisogno di grassi, di minerali, di proteine, di vitamine... Il corpo umano assimila dagli alimenti gli elementi di cui ha bisogno. Se in qualche caso l'organismo umano è povero di qualche elemento, ad esempio il ferro, il medico dà una dieta a base di ferro e così via. Il cristiano, oltre ad essere una creatura umana con vita da uomo, è anche creatura divina con il dono della vita divina. Per la vita divina ha bisogno non solo di conservarla ma di farla crescere:
- di esercitare le virtù soprannaturali;
- di vivere i Doni dello Spirito Santo;
- di esprimere la ricchezza divina dei frutti dello Spirito Santo;
- di creare un'atmosfera divina con l'esperienza delle Beatitudini;
- di mettere a disposizione dei fratelli i carismi ricevuti.
L'organismo soprannaturale della Grazia esige l'esistenza e l'esercizio di tutti questi beni soprannaturali sopra elencati. Dove si potrà trovare l'alimento adatto e quale sarà l'alimento adatto? La vita divina esige alimento divino. Dio stesso si fa alimento, cibo della vita cristiana, con l'Eucaristia.
«Io sono il pane vivo disceso dal cielo... Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna... Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
Sono queste sacrosante parole di Gesù, segno del suo divino premuroso amore. Egli va oltre ogni limite di amore, va oltre l'amore della mamma! La mamma trasforma la sostanza del proprio corpo in latte per alimentare la vita del figlio. Gesù dona tutto il suo essere, Corpo - Sangue - Anima e Divinità, per alimentare la vita divina di ciascuno di noi trasformandosi in cibo. Egli afferma: «Il Padre mio dà a voi il pane vero che viene dal cielo». È indispensabile leggere con attenzione ed amore tutto il capitolo VI del Vangelo di san Giovanni per capire l'incredibile amore che il Padre ha per noi donandoci il Figlio nel SS. Sacramento.
Possiamo, nella divina Eucaristia, contemplare la SS. Trinità tutta intenta al nostro bene: il Padre ci ama tanto da dare il suo Figlio, dono che passa attraverso tutta la vita di Gesù e si perpetua ed estende nell'Eucaristia; il Figlio ci ama e volentieri accetta di diventare il Dono del Padre; lo Spirito Santo ci ama e con la sua opera e virtù rende possibile il dono di Dio a noi e di noi a Dio.
Leggiamo nel cap. I°, versetto 16, «Dalla sua (di Gesù) pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia».
La SS. Trinità ha riversato in Gesù come in un abisso infinito tutta la infinita ricchezza dei doni di cui vuole arricchirci.
Questa infinita ricchezza arriva a chi si alimenta della Santa Comunione.
Se tu ricevi bene il cibo divino:
1) aumenta in te la vita di grazia che ha un riscontro nell'eternità perché è «seme» della gloria futura e ne è «pegno»;
2) fai un «pieno» di tutte le virtù soprannaturali che devi esercitare: umiltà, pazienza, bontà, purezza, mansuetudine, distacco dai beni di questo mondo... tutto ti comunica Gesù;
3) guarisce le tue inclinazioni al male e ti dà il gusto e la gioia dei beni eterni, ed è medicina e balsamo;
4) ti «assimila» a Lui cioè crea in te i tratti della somiglianza con Lui. Sant'Agostino spiega il fenomeno dell' «assimilazione». Dice: quando tu prendi il cibo lo «assimili» perché l'inferiore viene assimilato dal superiore. Nel cibo eucaristico noi siamo inferiori e Gesù è superiore, perciò è Gesù che ci assimila. Tutto questo avviene sempre che noi riceviamo con le dovute disposizioni il pane del Cielo. Anche per la vita fisiologica il cibo di migliore qualità se è ricevuto da uno stomaco malato non viene assimilato bene. Così avviene per la Santa Comunione. È un cibo non plus ultra... Per sé basterebbe una Comunione per fare un Santo.
E com'è che, nonostante tante Comunioni, noi non siamo ancora Santi?
Non dipende dal cibo ma da noi!
Ma se ricevo bene il Signore io mi trasformo in Gesù: avrò la umiltà di Gesù, la bontà di Gesù, la castità di Gesù, la pazienza di Gesù, l'amore di Dio e del prossimo di Gesù... Così potrò arrivare come san Paolo, alla constatazione che «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».
Alla fine della vita terrena mi presenterò al Padre. Potrò entrare nel Paradiso? La condizione richiesta è chiaramente espressa nella Sacra Scrittura: Essere conforme alla immagine del Figlio di Dio! È quello che opera in noi la Santa Comunione fatta bene. Non bisogna mai scoraggiarci! Vi è una orazione liturgica (giovedì della II settimana di Quaresima) che suona così: « O Dio, che ami l'innocenza e la ridoni a chi l'ha perduta...». Dunque, decidiamoci e diamo una svolta alla nostra vita cristiana. La Comunione può santificarci purché al dono che Gesù fa a noi totale e perfetto corrisponda il dono che noi facciamo a Gesù totale e perfetto di noi stessi.
V. Gesù presente in noi
Fatta la Consacrazione Gesù è presente sotto le apparenze del pane e del vino.
Fatta la Comunione è presente Gesù in me; sotto le apparenze di una povera creatura umana vi è presente Gesù.
Da questo momento comincia per me la Missione.
È l'atto conclusivo della Messa. Ho pregato con Gesù e i fratelli ed il Padre ci ha ascoltato. Il Signore mi ha parlato trasmettendomi la sua luce. Sono stato illuminato. Ho portato le mie offerte al Signore e Lui le ha accettate.
Quelle offerte - pane, vino e acqua - Dio me le ridona trasformate nell'Agnello Immolato. Lui Agnello, Maria Agnella, io... decido di essere Agnellino.
Cristo si unisce a me, mi arricchisce di tutta la pienezza dei doni e della sua pienezza di Spirito Santo.
Così trasformato la Chiesa mi manda in nome di Dio a:
1) portare al mondo la luce ricevuta;
2) donarmi con tutto il cuore agli altri;
3) essere anch'io «Corredentore»;
4) testimoniare con la mia presenza la presenza di Cristo;
Tutto perché il mondo sia salvo.
Così la Santa Messa per mezzo mio e in me si prolunga nel tempo e nello spazio.
Chi ha partecipato bene alla Messa ne esce missionario.