la suora "antidroga"
di Roberto Beretta
La conoscono tutti per nome: suor Elvira. Decisa, energica, intraprendente, ha fondato
la Comunità Cenacolo, con decine di centri sparsi nel mondo. La sua idea: per guarire i
drogati la prima medicina è il Rosario tre volte al giorno. Ed è un successo.
Fino ai 46 anni è stata una suora "normale": cuciniera e quindi maestra d'asilo. Poi (come Madre Teresa) ha cambiato abito ed è diventata famosa come "quella che salva i drogati con il rosario". Suor Elvira Petrozzi ha 64 anni e nel 1983 ha fondato la Comunità Cenacolo in una ex villa settecentesca sulla collina sopra Saluzzo: la casa-madre di altre 30 (in Italia, Croazia, Bosnia, Francia, Austria, Usa, Santo Domingo, Messico, Brasile, Irlanda) che oggi ospitano 7 suore e 900 ragazzi e dalle quali sono passati 1800 tossicodipendenti in 17 anni. "Ma non vogliamo contare i successi accoglie la fondatrice -. La prima cosa da scrivere, qui, è che l'amore salva".
Suor Elvira: qual è la sua storia?
«Mio papa Antonio, etilista, è stato il primo drogato che mi è passato tra le mani. Eravamo 7 figli e io dovevo servirlo, aiutarlo a mangiare, a vestirsi. Mi vergognavo quando veniva a prendermi a scuola barcollando sulla bicicletta Per questo dico sempre ai ragazzi che vivono gli stessi problemi in famiglia e poi ne ricavano dei traumi da risolvere con lo psicologo: Dio può rifare ogni cuore ferito. A me, per esempio, ha dato un cuore compassionevole».
E lei ha inventato la "Cristoterapia" per i drogati...
«Non l'ho mai chiamata così, veramente. Preferisco dire che vogliamo ripetere Cristo, che la nostra comunità propone Cristo come punto di partenza».
Ecco, lei rifiuta di separare gli ambiti: prima curo l'uomo - dicono invece altri "preti della droga" - poi semmai converto il cristiano.
«Ma questa è una distinzione che non regge. Dio non ha fatto così: prima creo il corpo e poi lo spirito... L'uomo è un mistero che solo chi l'ha fatto conosce. E allora io mi metto in ginocchio per impararlo da lui. Perchè nessun libro e nessuna psico-analisi possono arrivarci. Del resto, io ho solo continuato il sistema che ha fatto bene a me; incontrarmi con Gesù Cristo e il Vangelo, compresa la croce, mi ha portato ad essere una donna serena, libera, coraggiosa anche, senza paure. Il nostro metodo è quello della vita, che da duemila anni risana, da la gioia e restituisce la pace».
Il metodo, dite voi, della "resurrezione"...
«Difatti non chiamiamo i nostri centri "comunità terapeutiche" bensì "scuole di vita". Noi orientiamo senza mezzi termini e anzi precediamo i giovani verso la costruzione della persona in quanto tale e in quanto figlio di Dio, voluto a sua immagine. È un'immagine che non si può distruggere, e noi lo constatiamo. Anzi la ricostruzione fa l'uomo migliore di prima».
Per questo lei fa recitare il rosario tre volte al giorno? Come le medicine.
«No: come i pasti. Come si nutre il corpo per lavorare, così la preghiera sostiene la gioia, la speranza, la pace. Sì, noi abbiamo uno spiccato affetto per la Madonna. È importante avere dei modelli e il nostro primo soprattutto per la donna ma anche per i ragazzi è lei».