Ora, è di pochi raggiungere nel corso di questa esistenza una
perfezione tale da portarci alla santità, e d'altra parte è solo la
santità che ci permetterà di godere della visione di Dio.
E poichè questa santità è molto difficile raggiungerla nel corso
di questa esistenza, ci deve essere un passaggio intermedio
che ci porti ad una comprensione e ad una purificazione che ci santifichi. Questo passaggio chiamiamolo pure come vogliamo,
purgatorio o altro, ma qualcosa ci deve essere che ci porti
tutti allo stesso livello di grazia.
La visione beatifica di Dio non può avere diversi stadi, ma solo
uno, il Paradiso non può non essere uguale per tutti. Già ci
sono tante discriminazioni su questa terra e non posso pensare
che continuino ad esserci anche là.
Nessun uomo è uguale ad un altro e questo dovrebbe far
riflettere su quelle che sono le nostre responsabilità. Ci sono
tendenze innate che ci rendono più o meno violenti, c'è chi
comprende e chi non riesce, c'è chi sente i sensi di colpa e
chi non li sente, c'è chi ha il dono della fede e chi non ce l'ha,
e magari vorrebbe credere ma non ci riesce. Per non parlare
del condizionante contesto sociale e del tipo di insegnamento
che ognuno riceve. Ed ecco che per la concomitanza di tutti
questi fattori l'esercizio del libero arbitrio presenta errori e
difformità in ciascuno di noi, ed ecco il santo .. ed ecco il
delinquente .. e quelli che si trovano tra questi due opposti.
Come si può quindi pensare che con tutte queste differenze
che caratterizzano i singoli individui e che spesso ci si ritrova
ad avere senza averle scelte, il perfezionamento e la santità
possono attuarsi in questa esistenza terrena? Forse
potremmo arrivarci solo dopo alcune decine o centinaia di vite
(si fa per dire) ma se la vita è una sola, questo passaggio intermedio
diventa non solo necessario ma oserei dire anche ovvio.
Dio non può volere i Suoi figli seduti su gradinate diverse o
con corone diverse. Sarebbe discriminazione se Egli non li volesse tutti accanto a sè allo stesso modo .. senza alcuna
differenza.
Se, come sostengono gli evangelici, il destino dello spirito dopo
il trapasso portasse direttamente o al paradiso o all'inferno, molte
domande rimarrebbero senza risposta.
Infatti, poichè il grado di perfezione sarebbe diverso per ciascuno
di noi, dovrebbe esistere un paradiso fatto a strati, cioè secondo
i nostri meriti senza possibilità di avanzare oltre verso Dio, e poichè
le possibilità di comprendere (per struttura caratteriale e per
contesto sociale) sono molto diverse in ciascuno di noi, si ravviserebbe una discriminazione, il che è in antitesi con l'infinita
giustizia divina.
Ecco quindi che il passaggio attraverso questo stadio di purificazione
e di comprensione sopperirebbe alla nostra imperfezione terrena, in
altre parole sarebbe l'ulteriore cammino verso la santità.
L'inferno non può essere che lo stato dello spirito che definitivamente e consapevolmente rifiuta la grazia, vale a dire ... come il caso di
Lucifero ... fa una scelta perfettamente consapevole.
E' uno stato che non ha scadenza e che quindi può essere anche eterno.
Lessi poco tempo fa da qualche parte che il termine greco da noi tradotto in "eternità" significasse in realtà "senza scadenza" Purtroppo non conosco il greco e quindi lo cito con beneficio di
inventario, pronto ad essere corretto.
Diversamente, come si può giudicare e condannare qualcuno che non
ha capito i propri errori? Questa è solo un'esigenza umana, ma non
può essere quella divina.
E' vero, come dicono gli evangelici, che Gesù parla di salvezza e di
dannazione. Apparentemente questo sembrerebbe dar loro ragione,
ma non dimentichiamo che, in realtà, anche le anime del purgatorio
sono già destinate alla salvezza, quindi questo non è affatto contraddittorio con l'affermazione di Cristo.
Spero di essermi espresso in modo sufficientemente comprensibile e non equivocabile, ma sono certo che la solerte attenzione di Caterina
saprà eventualmente correggermi
Pace
iyvan