00 06/09/2009 23:24
Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 10/10/2005 14.43

Continuazione risposte alle obiezioni sull'eucarestia:

 


Caro TD,

La questione da te posta circa l’interpretazione da dare al versetto di Gv.6,63 merita di essere approfondita, avendo in precedenza fornito solo una brevissima definizione. Cercherò ora di precisare meglio.

Tu dici che non si può interpretare la Scrittura in senso materiale ma bisogna interpretarlo in senso spirituale.

A questo proposito è bene chiarire.

La Scrittura ha diversi livelli di significato; tra i principali vi è quello letterale, quello allegorico, e quello spirituale.

Quando si interpreta un brano però occorre sempre dare in prima istanza il rilievo alla parte esplicitata letteralmente, almeno quando non si tratti di parabole, e poi anche il giusto rilievo agli altri significati altrimenti si rischia di tradire la Scrittura col pretesto di dare interpretazioni "spirituali" ma che non sono in armonia col significato concreto ed immediato espresso nel testo. La Scrittura è come un corpo ben compaginato e connesso e bisogna tener conto sempre di tutti gli aspetti di cui essa è composta.

Ma poi, ammesso e non concesso che si possa dare solo il significato spirituale, chi garantisce che quella interpretazione pretesa come "spirituale" sia proprio tale, e sia proprio quella rispondente al vero significato, dal momento soprattutto che anche altri rivendicano di dare interpretazioni "spirituali" e che divergono tra di loro?

E’ proprio il caso dell’argomento che stiamo trattando; tutto il brano di Gv.6 ,51-58 parla della "mia carne" e del "mio sangue" come cibo e bevanda di vita eterna, e le principali confessioni religiose non cattoliche si sono scontrate proprio sulla portate di tali espressioni, come già ricordato.

Arriviamo al conteso versetto 63 del cap.6 di Giovanni che dice:

"la carne non giova a nulla, è lo Spirito che vivifica".

Chi vuole azzerare il significato dei versetti 51-58 si serve del verso 63 dicendo che le parole del Signore vanno intese in senso solo spirituale perché dicendo la "carne non giova a nulla" Gesù avrebbe voluto dire che la carne del suo Corpo non serve.

Ma ci si deve chiedere: può essere corretta questa interpretazione superficiale e di comodo, tanto in contraddizione con tutto il discorso precedente di Gesù?

Bisogna chiedersi di quale cane sta parlando in questo versetto; evito di citare esegesi cattoliche. Mi limito perciò a riportare qui la traduzione del verso di Gv 6,63 fatta nella versione INTERCONFESSIONALE della Bibbia in lingua corrente. Ecco come risulta la traduzione:

Gv.6, 63 Soltanto lo Spirito di Dio dà la vita, l’uomo da solo non può far nulla. Le parole che vi ho detto hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio.

Appare evidente che i traduttori sia cattolici che evangelici hanno reso questa espressione in un modo molto attinente al senso, al contesto e all’uso dei termini nell’ambito della Scrittura, nel rispetto delle regole di una buona traduzione. Qui il termine "carne" usato nel verso 63, significa l’uomo carnale, terreno; ed è ben diverso rispetto al termine "la mia carne" usato 6 volte nel testo 51-58, dove la "mia carne" è direttamente collegato al testo giovanneo "la Parola si è fatta carne". Se, infatti, la carne non giovasse nulla, il Verbo non si sarebbe fatto carne, per abitare fra noi. Se tanto ci ha giovato il Cristo mediante la carne, come si può dire che la carne non giova nulla? Ma è lo Spirito che mediante la carne ha operato la nostra salvezza.

Quindi, l’uomo carnale, la mente carnale, non giova a nulla: quello che conta sono le parole di Gesù perché hanno la potenza dello Spirito, e possono quindi attuare quello che Egli ha detto nel discorso precedente. Che viene perciò ancor più convalidato: questo spiega infatti il comportamento conseguente dei discepoli che lasciarono Gesù.

Questa è l’interpretazione spirituale e non è in antitesi con quella letterale.


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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 12/10/2005 9.56


Continuazione delle risposte alle obiezioni di TD sull'Eucarestia:


Caro TD

Tu dici: dunque, Quando noi crediamo in Gesù Cristo, nostro Signore, Dio, Salvatore, Mediatore, Primizia dei redenti, ecc., NOI diventiamo IL CORPO di Cristo essendo NOI la Chiesa di Cristo, il corpo di cui Lui è il capo! (Col. 1:18, Efes. 1:23)

Quindi concludi che quando Gesù dice "questo è il mio Corpo" direbbe invece: "questa è la mia Chiesa".

Rispondo

La Chiesa è presentata da Paolo anche come sposa di Cristo ed in questo senso diventa con lui un solo corpo, analogamente all'unione sponsale che rende gli sposi una sola carne; ma occorre anche tenere ben presente la distinzione tra lo Sposo e la Sposa: due esseri distinti seppure una carne sola (cf Mc 10)

Analizziamo questa analogia e rileggiamo i termini dell'istituzione della S.Cena: "questo è il mio corpo che è dato per voi....sangue che è versato per voi. E' chiaro che Gesù si riferisce a se stesso Sposo che vuole offrire alla sua Sposa, il suo stesso corpo e sangue per fornare in tal modo con Lei un solo Corpo. Questa unità si stabilisce proprio in virtù del Patto di Alleanza che Cristo intende stipulare.

Se le parole "Questo è il mio Corpo" si riferisse alla Chiesa, allora girerei a te la tua stessa obiezione secondo la quale Gesù offrirebbe da mangiare alla Sposa il corpo della Sposa stessa. Questo sarebbe inaccettabile e incoerente. Quando si analizzano le Scritture occorre che tutti gli elementi in gioco devono quadrare, senza contraddizioni di termini; resta in ogni caso valido il principio che per una corretta interpretazione della Scrittura è necessario non solo che non sussistano contraddizioni tra una affermazione ed un’altra, tra una interpretazione e un’altra, ma che vi sia anche una costante trasmissione di tale interpretazione che la Chiesa, Corpo di Cristo, nel senso sopra esposto, ha fatto propria dal’inizio ad oggi.

Con affetto.


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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 14/10/2005 12.39

Finale del dialogo con TD

 


Caro TD

Tu dici:

Io ho cercato di chiarirti che "attualmente" il Corpo di Cristo è l'insieme dei credenti, ma tu fai orecchie da mercante e non affronti mai QUESTO argomento centrale, che toglie all'ostia QUALSIASI VALORE REALE E SIMBOLICO.

Rispondo:

Non faccio orecchie da mercante, primo perchè le cose di cui parlare sull'Eucarestia sono già tante, le questioni aperte con i tuoi interventi hanno tutte ugualmente bisogno di chiarimenti, ma non tutte le questioni possono essere risolte in un colpo.

L'argomento Chiesa, si inserisce nel quadro che stiamo trattando e se vuoi possiamo iniziare a parlarne, visto che me lo segnali. Anche in quest'altro argomento, collegato con quello sull'eucarestia, si affacciano evidentemente delle differenze di vedute.

Non ho negato che la Chiesa sia corpo di Cristo ma questo non toglie però nulla al fatto che quando Gesù ha istituito la S.Cena abbia chiaramente fatto riferimento al suo proprio corpo, precisando con le parole "dato per voi" , e al suo sangue, precisando "versato per voi" (Lc 22,19-20), la distinzione tra l'offerente e il ricevente, i quali entrano in rapporto di Alleanza, grazie proprio all'offerta del corpo del Signore, del corpo formato dalla sua carne, dal suo sangue e dalla sua divinità.

La Chiesa, formata dai credenti, non è Dio per essenza, come Gesù, suo capo. Quindi resta in un rapporto di subordinazione rispetto a Lui, anche se, comunicando con Lui attraverso la S.Cena, diventa con Lui un solo corpo, e quindi assimilata per partecipazione, (non per essenza propria), alla sua divinità, oltre che alla sua umanità. Quindi non si deve equivocare quando si parla del Corpo di Cristo, quasi che Cristo e la Chiesa siano in un rapporto di identità e di uguaglianza. Tale uguaglianza sussiste solo tra il Padre e il Figlio; e anche in tal caso il Padre non è il Figlio e il Figlio non è il Padre; anche se sono un solo Dio, tuttavia sono due persone distinte. A maggior ragione vale la distinzione tra Cristo e la sua Chiesa.

Per questo mi servivo del concetto espresso da Paolo in Ef 5,29:

"Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne;

al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30poichè‚siamo membra del suo corpo. 31Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! "; sono sempre due esseri distinti che formano quell'unico corpo e ciascuno svolge la propria parte.

A me appare charo che Cristo offre, la Chiesa riceve, hanno funzioni diverse, si fondono ma non si confondono. Egli resta il Capo, noi le membra.

La comunione eucaristica pone il credente in rapporto completo con Cristo, di tutta la Sua Persona. Fin qui si spinge l'amore dello Sposo per la Sposa, e la rende con Lui un solo corpo e un solo Spirito, e lo fa proprio per mezzo dell'eucarestia che lo rende presente nella Chiesa non solo spiritualmente ma corporalmente. Perciò è anche vero che Cristo si rende presente nel mondo, realmente, attraverso la Chiesa che anche visibilmente ne svolge tutte le funzioni ("Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"): ma attenzione, non tutte le membra hanno la medesima funzione; ognuno svolge la sua parte, come ogni membro del corpo svolge il suo compito; questo insegna chiaramente Paolo. Non tutti quindi sono maestri, non tutti dottori, non tutti possono interpretare tutto con la certezza di non sbagliare, semplicemente perchè non tutti sono dotati di questo carisma, come afferma in 1 Cor.12,4

"Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sonodiversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; Nella Chiesa tutto deve essere ordinato, perchè Dio non è disordine ma pace.

In tal modo viene attuata la mensa della Parola: Parola proclamata, attraverso la lettura della Scrittura, e Parola fatta carne per essere assimilata nella sua concretezza corporea e divina, dai credenti. Qui c'è tutta la realtà di Corpo di Cristo, formato dalla Comune-unione tra Gesù e la Sua Sposa.

Queste sono solo alcune considerazioni sulla Chiesa, corpo di Cristo. Il discorso potrebbe essere ripreso e approfondito.

Le tue considerazioni portano a ben diversa conclusione: Ecco allora la visione guida generale: adesso dobbiamo solo spezzare il pane per ricordare che il Corpo è spezzato, finché Egli venga! (1 Corinzi 11:26) .

"Ricordare" tu dici. Ben poca cosa. Ciò rileva un'assenza dalla mensa eucaristica, non una presenza ! Come è possibile accettare la tua interpretazione, che si allontana non solo dalla comprensione che hanno avuto coloro che ci hanno preceduto nella fede bimillenaria, ma anche da quella che hanno oggi tanti altri fratelli separati?

Per me spezzare il pane vuol dire che i credenti "pur essendo molti, siamo un solo corpo, perchè partecipiamo tutti a quell'unico pane. (1 Cor.10,17) Paolo afferma che è proprio la partecipazione a quel pane, spezzato tra i molti, che forma un solo corpo con Cristo, in virtù della comunione con Lui attraverso quell'unico pane.E tutto questo è possibile perchè Cristo è davvero presente e palpitante nell'Eucarestia.

Le interpretazioni come vedi sono differenti e non credo a questo punto che possano essere modificabili, se non siamo daccordo sul criterio con cui fare una interpretazione.

Ti ho fatto notare come con troppa disinvoltura e facilmente si passi da quella letterale a quella simbolica traendo poi tutta una serie di conclusioni da quelle interpretazioni, che in alcuni momenti diventano drammatici.

A tal proposito tu mi preghi vivamente di mettermi in preghiera per chiedere la guida dello Spirito Santo e aggiungi: Ecco il mio metodo "infallibile" che ti propongo, se non ce l'hai già.

E' proprio quello che ho fatto quando, con grande travaglio interiore ho fatto le scelte decisive della mia vita, soprattutto nelle scelte religiose, e continuo a fare ogni volta che mi si presenta un qualsiasi dilemma. E il risultato lo vedi in quello che scrivo, e di cui sono convinto (anch'io ho ricevuto il battesimo dello Spirito Santo durante la preghiera di effusione fatta su di me da fratelli cattolici, nell'ambito del Rinnovamento nello Spirito). Ed io sono convinto che anche tanti pentecostali hanno ricevuto davvero lo Spirito Santo, ciascuno nelle loro denominazioni, perchè lo Spirito si dona a chiunque lo chieda con sincerità. Perciò sento di amarli e di condividere con loro la gioia, ed anche la pena, che la sincera ricerca della Verità comporta lungo la Via, stretta ed angusta della Vita.

Ma questo non autorizza a pensare che tutti, in fatto di dottrina, abbiano tutta la verità; quindi neanch' io presumo di averla. Ma coloro che sono preposti a guidarci, hanno l'assistenza dello Spirito a tale scopo, ed a loro io mi affido secondo il volere di Cristo che ha dato l'incarico di confermare i fratelli nella fede, indipendentemente dai meriti o demeriti comportamentali.

Inoltre la mia osservazione che ti ho già fatto, e su cui non ho avuto nessun riscontro da te finora, è che questo metodo che tu chiami "infallibile" ha prodotto di fatto, tutte quelle migliaia di denominazioni, e all'interno delle stesse denominazioni, diverse dottrine: vorrei una risposta chiara, se devo accettare il tuo metodo di interpretazione della Bibbia. Perchè dovrei credere che le tue interpretazioni sono migliori di quelle di altri, addirittura di altri pentecostali, che la pensano diversamente da te?

Io invece sono convinto che il criterio sia contenuto in quest'altra tua espressione: Nel cristianesimo la fede autentica la si acquista da altra fede autentica (che viene sempre dallo Spirito Santo!) e mai dalla maggioranza dei consensi...

Qui tu poni il principio della TRASMISSIONE DELLA FEDE, su cui avremo modo di tornare.

Da questa affermazione si ricava che la fede retta è quella che ci viene trasmessa, e non da persone qualsiasi, bensì da quelli che hanno ricevuto il mandato, il riconoscimento nell'ambito della stessa Chiesa-corpo di Cristo, dei loro specifici carismi, di governo e/o di dottrina (per farla giungere a noi in modo autentico, non annacquato o pervertito da ragionamenti e sofismi), e soprattutto nella continuità storicamente documentabile della dottrina professata.

La fede che le parole di Cristo nell'ultima cena "QUESTO E' IL MIO CORPO" si debba riferire alla realtà del suo proprio Corpo, trova riscontro nei duemila anni di storia, senza interruzione (salvo quelli che si sono distaccati successivamente dalla Chiesa).

Richiamo a conclusione di questo intervento la parola dell'apostolo: Ef 4,14

"non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. 15 Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo,Cristo, 16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso,mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità".


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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 20/10/2005 15.38
(ZENIT.org).- La presenza reale del corpo e sangue di Cristo nell’Eucaristia è una convenzione o un fatto reale? Ed i Miracoli Eucaristici sono avvenimenti scientificamente provati o si tratta di invenzioni di ingenui e visionari?

Per rispondere a queste e altre domande sull’Eucaristia, l’Istituto San Clemente I Papa e Martire ha condotto una ricerca sui Miracoli Eucaristici, il cui materiale, storico, scientifico, fotografico e pittorico è stato poi raccolto in un volume “I Miracoli Eucaristici e le radici cristiane dell’Europa”, pubblicato recentemente dalle ‘Edizioni Studio Domenicano’ di Bologna.

Ogni miracolo viene illustrato con una presentazione storica, iconografica, teologica, e con disegni, che facilitano la comprensione anche per i più piccoli.

Il libro racconta con molta sobrietà e meraviglia quello che monsignor Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, ha chiamato nell’Introduzione “il grido dell’amore di Dio che risuona in ogni celebrazione eucaristica”.

In merito allo scetticismo nei confronti dell’Eucaristia e dei Miracoli Eucaristici, Comastri scrive: “Alcuni anni fa pubblicai una ricerca sui Miracoli Eucaristici, ma con mia grande sorpresa, ricevetti una lettera che contestava la documentazione raccolta, perché sosteneva che i ‘sanguinamenti’ Eucaristici erano frutto di un epoca ingenua e facilmente portata a costruire prodigi”.

“Soffrii non poco per questa affermazione. E il motivo era semplice: le cose non stavano così; i fatti parlano inequivocabilmente”, continua monsignor Comastri.

Cosa ne pensa, allora, della fama di oscurantismo con cui vengono indicati i devoti all’Eucaristia?

Mons. Angelo Comastri: La devozione all’Eucaristia è irrinunciabile, altro che importante, non esiste Chiesa senza Eucaristia. D’altro canto non dobbiamo ascoltare quello che è scritto sui giornali o che qualsiasi persona può raccontare al mattino quando si alza. Noi dobbiamo ascoltare Gesù che ha donato alla Chiesa l’Eucaristia come il più grande dono di questo tempo in cui camminiamo verso l’eternità e verso i cieli nuovi e la terra nuova.

Gesù ha aspettato il momento più emozionante quando stava salendo sulla Croce, con il passo incamminato verso il Calvario, il momento del massimo amore. In quel momento Gesù ha messo in mano agli apostoli questo immenso dono, in cui ha racchiuso quell’atto di amore che è la radice di tutta la salvezza presente nella storia, perché l’Eucaristia non è alternativa alla Croce, l’Eucaristia è la Croce presente nella storia, è la Croce che, per un prodigio che solo Dio può fare, si rende presente in tutto il tempo si spezzetta nel tempo si fa presente nel tempo e lo salva.

Come credenti queste cose le capiamo immediatamente, di che cosa possiamo aver bisogno se non della Croce di Cristo, e chi ci può salvare se non la Croce di Cristo e chi ci può liberare se non Gesù Cristo? Nell’Eucaristia c’è la presenza di quell’atto salvifico che è il bene più grande, l’unico vero bene nella storia dell’umanità.

E che cosa dire dei Miracoli Eucaristici, sono forse prove per uomini di poca fede?

Mons. Angelo Comastri: Proprio perché l’Eucaristia è il dono più prezioso, attorno all’Eucaristia sbocciano tanti Miracoli per la misericordia di Dio. L’Eucaristia è la presenza di Cristo Salvatore, mi stupirei se non sbocciassero i Miracoli.

I più grandi Miracoli sono quelli della conversione, sono quelli del cambiamenti del cuore, del risanamento dalla disperazione. Grandi Miracoli che avvengono in tante persone a contatto con l’Eucaristia.

Accanto a questo il Signore vuole per sua misericordia creare, far sbocciare altri Miracoli che ci confermano nella fede, e ci fanno capire che le parole dette da Gesù sono parole assolutamente vere.
Sono tantissimi i Miracoli Eucaristici, prendo ad esempio Marthe Robin, un miracolo eucaristico vivente: per più di quaranta anni si è nutrita soltanto di Eucaristia. Teresa Neumann in Germania per 36 anni si nutrì soltanto di Eucaristia.

Padre Pio da Pietralcina, era un uomo che aveva impresso nel suo corpo il miracolo dell’Eucaristia, si può dire che nel suo corpo era come riflesso in uno specchio il mistero che celebrava sull’altare per dire “credete a quello che accade”. Solo per citare tre grandi Miracoli contemporanei, ma ce ne sono tantissimi.

E’ che molti non vogliono o non hanno l’umiltà di guardare ai fatti, di chinarsi sulla storia e prendere in mano questi Miracoli. Aveva ragione Biagio Pascal quando diceva “nel mondo c’è luce sufficiente per chi vuol vedere, ma c’è penombra sufficiente per non voler vedere”.

Allora la responsabilità sta in quel non voler vedere, perché l’Eucaristia è piena di luce e se si vuol vedere, se si vogliono aprire gli occhi e accettare la luce, non si può non cadere in ginocchio e ringraziare Dio.

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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 26/10/2005 11.01

Sul sacramento dell'Eucarestia, vi è questo testo interessante del Consiglio Ecumenico delle Chiese tratto dal seguente articolo:

Battesimo Eucarestia Ministero

13. Le parole e i gesti di Cristo nell'istituzione dell'eucaristia stanno al centro della celebrazione: il banchetto eucaristico è il sacramento del Corpo e del sangue di Cristo, il sacramento della sua presenza reale.

Cristo realizza in molteplici modi la sua promessa di essere sempre con i suoi, sino alla fine del mondo. Ma il modo della presenza di Cristo nell'eucaristia è unico. Sul pane e sul vino dell'eucaristia Gesù ha detto: " Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue... ". Ciò che Cristo ha detto è vero, e questa verità si compie ogni volta che l'eucaristia viene celebrata. La Chiesa confessa la presenza reale, vivente e attiva di Cristo nell'eucaristia. Benché la presenza reale di Cristo nell'eucaristia non dipenda dalla fede degli individui, tutti però concordano nel riconoscere che per discernere il corpo e il sangue di Cristo occorre la fede.

Commento

Molte Chiese credono che, per le parole stesse di Gesù e per la potenza dello Spirito Santo, il pane e il vino dell'eucaristia diventano, in una maniera reale benché misteriosa, il corpo e il sangue del Cristo risorto, cioè del Cristo vivente, presente in tutta la sua pienezza.

Sotto i segni del pane e del vino, la realtà più profonda è l'essere intero di Cristo, che viene a noi per nutrirci e trasformare tutto il nostro essere.

Altre Chiese, pur affermando una presenza reale di Cristo nell'eucaristia, non legano in modo così preciso questa presenza ai segni del pane e del vino. Le Chiese devono decidere se questa differenza può coesistere con la convergenza formulata nel testo.

<DIR>

Questo testo sopra riferito è di un organismo molto rappresentativo di Chiese cristiane non cattoliche e quindi dovrebbe essere da te considerato molto attentamente, anche in rapporto a tutto il contesto, ad esempio sul concetto di "memoriale", che risulta così espresso:

</DIR>

B) L'eucaristia come anamnesi o memoriale di Cristo

5. L'eucaristia è il memoriale di Cristo crocifisso e risorto, cioè il segno vivo ed efficace del suo sacrificio, compiuto una volta per tutte sulla croce e ancora operante in favore di tutta l'umanità. L'idea biblica del memoriale applicata all'eucaristia rinvia a questa efficacia attuale dell'opera di Dio quando essa viene celebrata dal suo popolo in una liturgia.

6. Cristo stesso, con tutto ciò che ha compiuto per noi e per l'intera creazione nella sua incarnazione, nella sua condizione di servo, nel suo ministero, nel suo insegnamento, nella sua sofferenza, nel suo sacrificio, nella sua risurrezione, nella sua ascensione e nell'invio dello Spirito Santo, è presente in questa anamnesis [o memoriale], accordandoci la comunione con sé. L'eucaristia è anche l'anticipazione del suo ritorno e del Regno finale.

7. Il memoriale, in cui Cristo agisce attraverso la gioiosa celebrazione della sua Chiesa, è dunque al

tempo stesso rappresentazione e anticipazione. Esso non è solamente un richiamare alla memoria ciò che è passato e il suo significato. E' la proclamazione efficace, tramite la Chiesa, dei potenti atti di Dio e delle sue promesse.

8. Il memoriale, rappresentazione e anticipazione, si esprime in preghiere di ringraziamento e intercessione. Ricordando con gratitudine i potenti atti di redenzione compiuti da Dio, la Chiesa lo supplica di concedere a ogni essere umano i benefici di quegli atti. Nella preghiera di ringraziamento e intercessione, la Chiesa èunita al Figlio, suo sommo Sacerdote e Intercessore (Rm 8,34; Eb 7,25). L'eucaristia è il sacramento del sacrificio unico di Cristo, sempre vivente per intercedere in nostro favore. Essa è il memoriale di tutto ciò che Dio ha fatto per la salvezza del mondo. Quello che Dio ha voluto compiere nell'incarnazione, nella vita, morte, risurrezione e ascensione di Cristo, Egli non lo ripete. Questi avvenimenti sono unici e non possono essere né ripetuti né prolungati. Tuttavia, nel memoriale dell'eucaristia, la Chiesa offre la sua intercessione, in comunione con Cristo nostro sommo Sacerdote.

Commento

È alla luce del significato dell'eucaristia come intercessione che si possono comprendere i riferimenti all'eucaristia come " sacrificio propiziatorio " fatti nell'ambito della teologia cattolica. Il senso è che c'è una sola espiazione, quella dell'unico sacrificio della croce, reso operante3 nell'eucaristia e presentato al Padre nell'intercessione di Cristo e della Chiesa a favore di tutta l'umanità. Alla luce della concezione biblica del memoriale, tutte le Chiese potrebbero rivedere le vecchie controversie a proposito della nozione di " sacrificio " e approfondire la loro comprensione delle ragioni per le quali tradizioni diverse dalla loro hanno utilizzato oppure rigettato questo termine.

9. L'anamnesis di Cristo è il fondamento e la sorgente di ogni preghiera cristiana. Così, la nostra preghiera fa assegnamento sulla continua intercessione del Signore risorto e le è unita. Nell'eucaristia Cristo ci rende capaci di vivere con lui, di soffrire con lui e di pregare tramite suo come peccatori giustificati, compiendo liberamente e gioiosamente la sua volontà.