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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 22/02/2003 10.24
I padri della Chiesa che dovettero stabilire il canone della Bibbia non ebbero alcun dubbio su quali libri e vangeli includere perché essi (i padri) si basavano sulla tradizione, quella stessa che Paolo raccomanda di conservare e osservare a Timoteo e agli altri suoi figli spirituali.
Nel I-II secolo non c’era certo Lutero a decidere quali libri fossero ispirati e quali no.
Che, in casi particolari, Dio sia intervenuto per illuminare direttamente i singoli fedeli a riguardo della S. Scrittura o di altra verità di fede si può ammettere; ma va negato senz’altro che questo sia il suo procedimento ordinario, cioè dell’eccezione non si può fare una regola, la regola deve essere una, precisa ed infallibile, oltre che accessibile a tutti (come già detto).
Fu la Chiesa cattolica a stabilire il canone, ad esaminare le Scritture per valutarne l’effettiva  ispirazione, i protestanti hanno sputato sopra a tutto questo arrogandosi il diritto di reinterpretare le Scritture, come pure scagliandosi contro chi ha sempre avuto l’autorità di interpretarle, scagliandosi contro la vera e sola Chiesa di Cristo, cristiani fuori di essa ne esistono, ma l’autorità ecclesiastica risiede solo dentro la Chiesa cattolica romana e questo si può dimostrare benissimo.
I protestanti sono costretti a ricorrere a tali comunicazioni dirette di Dio, perché non vogliono ammettere un magistero ecclesiastico; però la storia del protestantesimo dimostra che questa pretesa  (nell’interpretazione biblica) conduce a innumerevoli illusioni.
Non mi stancherò mai di dire che la riprova della falsità di questo criterio è la discordia che esiste fra i protestanti sul problema dell’ispirazione di alcuni libri; stando al principio di Calvino dovremmo dire che lo Spirito Santo si contraddice, perché suggerisce opposti sentimenti ai diversi lettori biblici. Il criterio proposto da Calvino dunque, almeno come mezzo ordinario, è quanto mai soggettivo ed arbitrario.
Il vero criterio per riconoscere i libri ispirati e distinguerli dagli altri è la sacra tradizione cattolica, senza di essa oggi la Bibbia non esisterebbe, perché i libri sacri sarebbero stati abbandonati nel caos degli eretici, filosofi e sapientoni di ogni tempo, ognuno dei quali avrebbe stabilito i propri criteri e dettato la propria legge, invece dobbiamo ringraziare lo Spirito Santo, i padri e i dottori della Chiesa se la Bibbia ci è pervenuta integra, almeno nei contenuti.
Per riconoscere l’ispirazione dei testi sacri si è ricorsi al parere dei Padri, che sicuramente non erano dei novellini o dei fanatici, anzi molti di loro furono a diretto contatto con gli apostoli, o con discepoli degli apostoli come Policarpo, ecc.,  gente veramente cristiana di fede provata e provabile, si è ricorsi alla maggioranza dei pareri; quando un buon numero di padri fra i più autorevoli, di diverse scuole ed epoche si trovano d’accordo su un dato punto di dottrina, senza che contraddicano altri Padri di numero ed autorità tali da rendere nulla o dubbia l’esistenza di una vera unanimità morale, allora si ha una certezza dottrinale.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 22/02/2003 10.28
Ma i padri che si pronunciavano su un punto dottrinale dovevano (esplicitamente o implicitamente) dire che quanto da loro affermato faceva parte della dottrina universale della Chiesa, perché indubbiamente non ogni cosa che essi dicessero (ad esempio nei loro discorsi privati) veniva presa per dottrina, ma quando essi si pronunciavano (dichiarandolo) in materia di fede, e la maggioranza dei padri erano concordi allora venivano presi in considerazione dalla Chiesa, la regola per riconoscere l’ispirazione dei libri sacri fu da loro stabilita, e furono loro (i Padri) assieme al magistero della Chiesa a riconoscere e fissare l’elenco dei libri sacri.
Ireneo (170 d.C.) afferma che solo la Chiesa possiede le vere Scritture, perché essa sola le ha ricevute dalla tradizione tramandata dagli apostoli (Adversus Haereses), Clemente alessandrino ripudia i vangeli apocrifi (protovangelo di Tommaso ecc.) perché non ricevuti dalla tradizione (Stromata 3,13).
 
Perché molti fratelli protestanti danno credito ai padri e accettano il canone del N.T. (nonostante vi siano stati parecchi dubbi sulle lettere da includere) da loro stabilito, e rigettano il canone del V.T. stabilito sempre dai padri, quando in realtà per il V.T. ci furono meno dubbi, e soprattutto risulta che gli apostoli usavano la Bibbia dei settanta che (come già detto) include i 7 libri deuterocanonici del V.T.?
Non sarà forse perché una volta staccatisi dalla Chiesa cattolica la devono contraddire a tutti i costi?

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 24/02/2003 17.33
Ma come si può continuare scagliarsi contro la Chiesa cattolica romana quando è dimostrabile che solo essa ha sempre seguito fin dai primi secoli la dottrina di Cristo e degli apostoli?
S. Ireneo di Lione vissuto dall’anno 130 d.C. fino al 200 circa nella sua opera “Contro le Eresie” ci dà una chiara ed inequivocabile testimonianza della successione apostolica, e di come fin dai primissimi secoli c’erano gruppi di eretici che si opponevano alla sana dottrina, e che pretendevano di essere loro la vera Chiesa di Cristo.
Il fenomeno protestante quindi non è nuovo al cristianesimo, perché nel corso dei secoli ci fu sempre chi si oppose alla Chiesa cattolica, ma i protestanti (gli eretici) non presero mai parte nelle decisioni della Chiesa, i protestanti non partecipavano ai Concili, non decidevano mai in materia di fede, perché loro erano fuori dalla sana dottrina.
La Chiesa ha sempre resistito agli attacchi di gente che portava nuove interpretazioni alla Parola di Dio, e Ireneo ci da prova di ciò nella sua opera “Contro la Eresie” pag. 232 libro terzo, ed. Cantagalli (Siena) terza edizione.
Scrive S. Ireneo:
Atteggiamento degli eretici
"Quando si portano argomenti scritturistici contro di loro prendono ad accusare le stesse Scritture dicendo che il testo è corrotto, che è apocrifo, che è in contraddizione con altri, che non può provare in esso le verità chi non conosce la tradizione.
La verità essi dicono, non è trasmessa solo per scritto, ma anche mediante la viva voce; per questo l’Apostolo avrebbe detto: “Parliamo di sapienza tra i perfetti, ma non la sapienza di questo mondo” (1 Cor 2,6). Tale sapienza ciascuno di loro dice esser quella  che lui ha scoperto, o meglio inventato, così che la verità si trova ora in Valentino, ora in Marcione, ora in Cerinto; in seguito sarebbe passata in Basilide, che la pensa diversamente dalla Chiesa senza poter dir nulla circa l’ordine della salvezza. Ciascuno di essi, infatti, è tanto perverso che, falsando la norma della verità, non arrossisce di “ predicare se stesso” (2 Cor 4,5).
Ecco un chiaro esempio di discordanza dottrinale tra vari gruppi eretici, che avevano l’unico punto in comune nell’accusare la Chiesa di essere falsa e menzognera.
Praticamente Valentino diceva di essere lui nella verità e interpretava le Scritture a modo suo, si sentiva divinamente guidato e si scagliava contro la Chiesa cattolica, lo stesso si può dire per ogni altro eretico, ognuno di loro si sentiva divinamente guidato e riusciva a convincere moltitudini di persone a seguire le proprie dottrine, spacciandole per verità bibliche.
Ora fratelli, è bene chiedersi, ma le persone che seguivano Valentino erano cretine?
Le persone che seguivano Marcione erano cretine?
E così via; No, le persone che seguivano questi eretici sicuramente non erano cretine, ma ignoranti, non conoscevano la sana dottrina, e si fidavano di questi personaggi e dei loro seguaci.
In buona fede seguivano Valentino, altri Marcione, altri Basilide ecc., ma nessuno di loro verificava, studiava e approfondiva le Sacre Scritture confrontando le spiegazioni date dai vari eretici con quelle che dava la Chiesa.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 24/02/2003 17.35
Nell’antichità è risaputo che non c’erano mezzi di comunicazione come i nostri, non c’era la stampa, non c’erano le TV, non c’era Internet, e quindi risultava difficile ai fedeli di questi eretici andare a verificare, confrontare ecc.; ma la stessa cosa non si può dire per i cristiani dei tempi moderni, oggi chiunque voglia veramente verificare, confrontare, studiare, lo può fare con molta facilità, anche usando solo Internet; quindi la responsabilità dei negligenti odierni è maggiore rispetto che nell’antichità.
Un cristiano oggigiorno può indagare facilmente, chiunque sa leggere non c’è più l’analfabetismo di una volta, e con i mezzi moderni si può studiare e confrontare quello che si vuole, ma è triste vedere che moltissimi non lo fanno.
Dicono di non aver tempo, ma in realtà gli manca la voglia, quando una cosa sta veramente a cuore il tempo di trova, e lo trova chiunque se solo vuole.
Quindi il ripetere “a me basta quel che Dio mi da di sapere” è una scusa per affondare nell’ignoranza più profonda.
Ragionando in questi termini si rimane in mano (oserei dire in pungo)a persone che ci guidano a loro piacimento, adducendo il tutto al volere del Signore.
Magari ci fidiamo di loro perché le reputiamo brave persone, e magari lo sono veramente, ma siamo sicuri che sono veri dottori biblici?
Perché loro possono studiare a noi no?
Non è un offesa al Creatore, il non fare uso della nostra intelligenza per indagare, confrontare studiare e pregare, al fine di conoscere veramente i fatti e la vera dottrina cristiana?