Caro Cristiano,
riesco dopo alcuni giorni di impossibilità, a ricollegarmi e trovo che dal tuo post 208 e seguenti , hai rifatto più volte la stessa domanda a cui avevo già risposto con i miei post 155 e 213 .
Infatti ribadisci più volte:
L'ispirazione dei libri deuterocanonici fu infatti negata da Origene, Atanasio, Epifanio di Salamina, Ilario di Poitiers, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Melitone da Sardi, Rufino, Anfiloco di Iconio, Girolamo (che li inserì in appendice alla Vulgata) e Giovanni di Damasco. Vennero ritenuti edificanti, anche se non adatti a dirimere sottili questioni sui dogmi della fede, da San Gregorio Magno, da Giovanni di Salisbury, da Ugo di San Vittore e da Antonino da Firenze. Furono invece citati come ispirati da Clemente Romano, Ignazio, Policarpo, Ireneo, Giustino martire, Clemente alessandrino, Tertulliano, Cipriano, Agostino, Giovanni Crisostomo.
Rispondo
Se ricordi, già ti avevo risposto e documentato che i padri del terzo secolo, da te citati , nonostante avessero subìto le influenze della decisione dei rabbini e in teoria negassero i deuterocanonici, in pratica però, con i loro scritti dimostrano di riconoscerli come Sacre Scritture;
infatti:
Girolamo cita Tobia 12,7 nel suo commento al libro dell’Ecclesiaste dell’anno 386-387;
cita Giuditta 9 introdotto dall’espressione " leggiamo nella Scrittura…." nel suo commento a Matteo del 398,
Cita Sapienza 4,8 preceduto dall’espressione "l’eloquente profeta" nel commentario a Geremia del 414-416,
Afferma, come riportavo nel mio post precedente ad es. (a. 395) che "il libro di Tobia, pur non essendo nel canone è adoperato da molti autori ecclesiastici" (PG 25, 1119); e finì talvolta con l'ammettere il loro carattere sacro: quando pone Giuditta con Rut ed Ester "donne di tanta gloria da dare il loro nome a libri sacri" (PG 22, 623); quando afferma (PG 29, 39) che al Concilio Niceno Iudt. fu adoperato come libro sacro ecc.
Per queste e tante altre sue citazioni dei deuterocanonici, (se ne contano appunto circa 200 ) vi è un libro di L.Sanders intitolato Etudes sur St.Jerome, Parigi 1903 pag.216-221 così come lo trovo citato in un libro di studi sul canone biblico.
Poi nel mio post 155 scrivevo:
Va rilevato che, in pratica, tutti, quegli scrittori da te citati, considerano ispirati e canonici i Deuterocanonici dell’AT (per san Melitone, vedremo meglio appresso).
Ciò si può documentare con le citazioni che essi ne fanno, adducendo passi dei deuterocanonici con gli appellativi " Scrittura sacra ", " parola divina " "sta scritto" o simili, oppure citano frasi di deuterocanonici attribuendo loro la stessa importanza e la stessa autorità che alle frasi dei protocanonici.
ORIGENE: prendendo ad esempio l’indice delle citazioni bibliche, già nella sola opera DE PRINCIPII edizione UTET che ho sottomano), cita
4 volte il libro di Tobia, 2 volte Ester, 2 volte la 2 Maccabei, 1 volta Baruc, 15 volte il libro della Sapienza, 4 volte il Siracide (Ecclesiastico).
Di queste citazioni abbiamo per esempio questa introduzione (libro I, 5 pag.147): "ma vediamo come le nostre affermazioni siano suffragate anche dall’autorità della Scrittura: segue la citazione del libro della Sapienza 7,25)
Quindi in sostanza questi autori, pur risentendo in teoria per quanto riguarda il canone, del cattivo lievito dei farisei ormai declassati da Cristo, DI FATTO però si comportavano come si comportava la maggioranza delle chiese e cioè, leggevano, usavano e citavano tutti i deuterocanonici.
Di S. Girolamo abbiamo già visto che DI FATTO citava i deuterocanonici come Scrittura sacra in diverse occasioni.
Allo stesso modo si comportavano gli altri autori dubbiosi in teoria ma che in pratica usavano e citavano i deuterocanonici.
Di Melitone ci è conservato solo un canone dell’AT in cui non sono elencati i deuterocanonici: e siccome sono andate DEL TUTTO PERDUTE le altre sue opere, non siamo in grado di dire se anch'egli in pratica abbia attribuito ai deuterocanomci un'autorità divina che ha loro negato in teoria.
Quindi non si può dire che lui fosse in disaccordo.
Inoltre vi è da notare che la negazione dei deuterocanonici dell’A.T. da parte dei cataloghi di quell'epoca, non è universale' : ne esistono alcuni proprio di quei tempi, i quali elencano, oltre ai protocanonici, tutti i deuterocanonici dell’A.T.
Essi sono il Canone CIaromontano (9), del IV secolo, e il Canone Mommseniano (10), del 360 circa, proveniente dall'Africa latina. Il Canone Siriaco (11), del 400 circa, enumera tra gli scritti canonici: Giuditta , Eccli., Sap., 1 e 2 Mac., molto probabilmente (considerando il numero degli stichi attribuiti a Geremia) anche Bar, e le parti deuterocanoniche del libro di Daniele (sempre tenuto conto del numero dei versetti attribuito a questo libro) solo non si fa cenno del libro di Tobia, e, a quanto pare dal numero degli stichi, della parte deuterocanonica del libro di Ester.
Veniamo ora alle considerazioni circa gli autori che invece non avevano espresso dubbi.
1)Gli apostoli e Gesù usavano, leggevano e citavano dalla versione dei settanta, che contenevano i deuterocanonici e non espressero nessuna condanna verso di esse, anzi si riferivano anche ad esse con le espressioni del tipo "tutta la Scrittura è ispirata e utile…"
2) I padri apostolici citano più volte i deuterocanonici, senza fare differenze rispetto ai protocanonici.
La Didache (sec. I d.C.) (6) cita 4 volte il Siracide (detto anche Ecclesiastico) e 2 volte il libro della Sapienza
Clemente Romano (circa a. 96), I Epistola ai Corinti cita
Giuditta Daniele Ester Siracide Sapienza | 8 ss 9,11 3,24 14 2,11 2,24 11,22 12,12 12,10 |
San. Policarpo (circa a 135), Epistola ai Filippesi 10,2 cita due volte Tobia. 4,10; 12,9
Pastore di Erma (circa a. 150) (7) cita Siracide 2,3 Sap. 1,14 2 Mac. 7,28
A tali referenze, se ne potrebbero aggiungere altre. Però lo specchietto mostra già a sufficienza come quegli antichissimi autori avessero familiarità con i deuterocanomci dell'A.T.
Da notare che nessun Padre apostolico ha mai mosso il minimo dubbio contro l'ispirazione dei deuterocanomci dell'A.T.
gli apologisti
Se dai Padri apostolici passiamo agli apologisti, troviamo la continuazione della stessa tradizione. Familiarità con gli scritti deuterocanonici dell'A.T., che citano o ai quali alludono, e nessun dubbio circa la loro ispirazione.
Qui basti riportare qualche punto dagli scritti di san Giustino e di Atenagora .
San Giustino (circa a 150) Nella I Apologia, 46 ricorda Anania, Asana e Misaele, cioè i tré fanciulli di cui parla Daniele, e precisamente con questi nomi e con questo"ordine, proprio come si ha nella parte denterocanonica di Dan, 3.
Ma più importante ancora è un passo del Dialogo con Trifone (PG 6,641 644) dove S.Giustino dice testualmente: " deve ritenersi parte della Scrittura tutto ciò che c'è nella versione dei Settanta, anche quelle parti che i giudei arbitrariamente hanno tolto ". Questa è una affermazione di capitale importanza, che ci fa capire quale era la reazione della Chiesa primitiva di fronte all’ingerenza giudaica sulle decisioni e la vita della comunità cristiana.
Atenagora (circa a 175) ha il seguente passo
" Non credo che ignoriate gli scritti di Mosè, di Isaia, di Geremia e degli altri profeti, i quali mossi dallo Spirito Santo ripetevano ciò che veniva loro ispirato, quali strumenti dello stesso Spirito .
Che cosa dicono essi? " II Signore è il nostro Dio, non ve n'è un altro che possa paragonarsi a lui " (citazione letterale di Bar 3 36) ")
Donde vediamo che Atenagora mette Baruc sullo stesso piano di Mose e dei grandi profeti, e dice espressamente che era mosso dallo Spinto Santo.
secoli II-III
Proseguendo nel tempo, dopo l'epoca degli apologisti propriamente detta, troviamo alla fine del sec. II e nella prima meta del III, sei altri grandi scrittori cristiani sant'Ireneo, Clemente Alessandrino, Tertulliano, sant'Ippohto, san Cipriano, san Dionigi Alessandrino.
Con essi nsalta ancor meglio l'insegnamento circa i deuterocanonici dell'A.T., perché ne riferiscono più frequentemente dei passi, e spesso notando espressamente che si tratta di Scrittura ispirata oppure equiparando quei passi di deuterocanonici a passi di protocanonici. Anche presso questi sei scrittori, inoltre, non troviamo alcuna traccia di dubbio circa Inspirazione dei deucerocanonici dell'A.T. In particolare si deve notare.
Sant'Ireneo (circa a 190) riferisce Baruc come profeta uguale a Geremia (Adv ' hoct, V,35,1 PG 7,1219). allega Tobia, chiamandolo profeta (Adv Haer , I, 30,11
PG 7,701), riporta Dan 13 come "Scrittura" e Dan 14 (Adv Haer . IV, 5226,3 i PG 7,984 1054)
Clemente Alessandrino (circa a 200) nei suoi scritti ha citazioni o chiare allusioni tolte da^ tutti i deuterocanonici dell'A T (eccetto 1 Mac ), compresi Dan ed Est , e spesso aggiunge che si tratta di Scrittura o da alle citazioni dei deuterocanonici la scessa importanza di quelle dei protocanonici Notevole la frequenza con cui si nfe nsce ad alcuni deutero canonici a Bar più di 20 volte, a Siracide una cinquantina di volte, a Sap. più di 20 volte.
Tertulliano (circa a 210) ha citazioni di tutti i deuterocanonici dell'A T , eccet cuaco sofo 'tob, equiparando di solito anch'cgh i passi di denterò e ano mei a passi di libri o di autori protocanonici. Anzi, come aveva già fatto san Giustino, rinfaccia ai giudei la colpa di aver arbitrariamente accorciato il canone delle Scritture (De cultu. fem: 1,3 TL 1,1308 [1422]). I Sant' Ippolito (circa a 230) considera il libro di Baruc come " Scrittura ", da
ai passi deuccrocanonici di Daniele la stessa importanza di quelli prococanonici, ritiene i Sap come "profezia"
San Cipriano (circa a 250) il libro di Baruc è un oracolo dello Spinto Santo, Tofc , ^ap^'e i due libri dei Mac hanno la stessa autorità probativa che i libri protoca-nomci dell'A T.
San Dionigi Alessandrino (circa a 250) mette Tob sul piano della ' Scrittura ", e ritiene i detti del Siracide come " parole divine ".
e) secoli IV-V
Durante i secoli IV e V continua vigorosa la corrente di autori che non fanno riserve sui deuterocanonici (nonostante che nel secolo IV e nei primi anni del V, come vedremo, si noti un certo accentuarsi anche del gruppo di scrittori ecclesiastici che solo in teoria si dichiarano contrari ai deuterocanonici, ma che poi in pratica li citano al pari delle altre Scritture.
Fra essi, in modo speciale, si devono qui ricordare i seguenti Afraate e sant'Efrem della Chiesa di Siria, san Basilio e san Gregorio Nisseno, cappadoci, che, usando tutti i deuterocanomci dell'A T come scritture divine, rendono ancora più precari, come osserveremo, i dubbi teorici sollevati dal loro connazionale e contemporaneo san Gregono Nazianzeno.
Soprattutto sant’ Agostino il più insigne di tutto il periodo patristico e grandissimo Dottore della Chiesa, sempre sollecito di indagare e riferire ciò che la Chiesa universale, e la Chiesa romana in modo particolare, credevano, egli, come abbiamo visto (p. 122) intervenne al Concilio di Ippona e ai Concili 3° e 4° di Cartagine, nei quali fu definito il canone completo dell'A.T.(quindi si smetta di dire che i deuterocanoncici furono "aggiunti" nel concilio di Trento), molte nelle sue opere, citò come Scrittura tutti i deuterocanonici dell'A.T.; ed anzi, fornì anche l'elenco totale dei libri dell'A.T. nel De doctrina chnstiana (2,8.12s.. PL 34,40s.) dell'anno 397, come avevamo già visto.
Sulla scia di questi scrittori pienamente favorevoli ai deuterocanonici dell'A.T. si misero poi, sempre più numerosi, gli autori dei secoli seguenti, tanto che la sentenza della completa canonicità dei deuterocanonici non solo si mantenne preponderante, come già era, ma divenne moralmente unica.
Alla luce di tutti questi elementi, secondo te, la Chiesa avrebbe dovuto togliere dei libri solo perché alcuni, e neanche in modo coerente, avevano espresso dei dubbi?
Anche per il NT ci sono stati molti valenti padri e intere chiese locali che hanno espresso dubbi ma la Chiesa è stata ferma nelle sue decisioni contro le vedute di Lutero e alla fine tutti riconoscono la validità di queste decisioni.
Pertanto la risposta alla tua obiezione ti era stata già data. Ma a tale risposta non è seguito una tua controdeduzione, bensì la ripetizione in serie della stessa obiezione in diversi altri post.
Anche Caterina osservava:
Alfonso hai rimesso lo stesso testo per 4 messaggi senza rispondere alle domande...se non rispondi...allora possiamo dire che il forum è chiuso......
Dunque se era questa la tua assillante domanda, la risposta l’hai avuta nuovamente.
Ora attendiamo una tua replica in merito a quanto sopra e non che tu rifaccia la stessa domanda.
Vi era quest’altra obiezione:
Se Il concilio di Trento ha scomunicato chi non accettava i deuterocanonici ha scomunicato a mio avviso anche i Padri della Chiesa che avevano fatto la scelta sul Canone corto.
A cui abbaiamo risposto che:
Fino a quando una dichiarazione della Chiesa non diventa dogmatica e quindi vincolante, sono ammesse le opinioni personali. Per cui coloro che prima della definizione del Canone avevano delle riserve, dopo il Concilio di Trento non potevano più averle.
Lutero di fatto, imponendo un canone diverso da quello conservato dai primi secoli del cristianesimo con una Bibbia tradotta e gestita da lui, opponeva alla Chiesa un’altra chiesa alternativa. Comprendi la gravità del problema. Ecco dunque che la Chiesa non si sarebbe mossa se solo Lutero avesse avuto una opinione personale sulla questione del Canone.
Il problema è che quella opinione, così come altre sue opinioni contrarie alla fede della Chiesa, cercava di costruire un’altra chiesa con un altro credo e con un altro canone.
E allora, la Chiesa non poteva e non doveva tacere perché era assolutamente necessario mantenere l’unità del popolo cristiano e l’unità della vera fede.
Le opinioni personali che non intaccano l’unità della Chiesa sono state sempre tollerate, ma quelle che pretendono di farne dei propri dogmi per arrivare a formare nuove confessioni religiose, costringono la Chiesa a prendere una posizione dirimente che indica dove stà la verità e dove l’errore e obbligano i veri cristiani ad assumere una decisione conseguente.
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Chiedevi: Mi piacerebbe avere tra le mani gli atti del Concilio di Trento
Tutti i documenti integrali non solo dei Concili ma anche delle Encicliche, si trovano a questo collegamento:
http://digilander.iol.it/concili/trento.htm
Per quanto riguarda l’adesione al testo conciliare, se la maggioranza fosse stato in disaccordo non avremmo avuto quel testo; Le firme dei vescovi, sono implicite attraverso la loro permanenza nella Chiesa, dopo che è stato formulato il testo di comune accordo tra la maggioranza .
Il testo conciliare di Trento sessione 25, così si concludeva:
Illustrissimi signori e reverendissimi padri, credete opportuno che a lode di Dio onnipotente si chiuda questo sacro concilio ecumenico, e che di tutte le singole cose stabilite e definite sotto i romani pontefici Paolo III e Giulio III, di felice memoria, e il nostro santissimo signore Pio IV, si chieda conferma al beatissimo pontefice romano, a nome di questo santo concilio, per mezzo dei presidenti e legati della sede apostolica? [Risposero: sì].
Il papa quindi doveva solo confermare, quello che la maggioranza dei vescovi avevano deciso, sulla base di tanti e tali motivazioni come quelle addotte sopra.
Perché dovremmo accettare le dicisioni dei rabbini che hanno scartato la Pietra angolare che è la Parola vivente, Gesù stesso e non dovremmo invece accettare le decisioni di un valido concilio cristiano e universale?
Se non sei d’accordo su tutto quanto sopra, attendo una risposta motivata e non che tu rifaccia fra qualche tempo le stesse obiezioni. Occorre confrontarsi, capire le ragioni, acquisire i concetti giusti e da lì ripartire poi per altri eventuali approfondimenti.
Con affetto