Siccome con Stefano vi è un canale aperto al confronto faccio qui le mie considerazioni su un suo testo inserito in CE. In tal modo nessuno potrà temere censure o quant'altro.
A riguardo del brano di (2Timoteo 1,12-18) Stefano scrive: (il testo blu è il suo)
La risposta in meretto è mia.
Esaminiamo prima tutto il contesto:
Io so in chi ho creduto, e son persuaso ch'egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno. Attienti con fede e con l'amore che è in Cristo Gesù al modello delle sane parole che udisti da me. Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi. Tu sai questo: che tutti quelli che sono in Asia mi hanno abbandonato; fra i quali, Figello ed Ermogene. Conceda il Signore misericordia alla famiglia d'Onesiforo, poiché egli m'ha spesse volte confortato e non si è vergognato della mia catena; anzi, quando è venuto a Roma, mi ha cercato premurosamente e m'ha trovato. Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno; e quanti servigî egli abbia reso in Efeso tu sai molto bene.
(Stefano):
Per prima cosa osservo che non c'è alcuna evidenza del fatto che Onesiforo sia morto, in base a che cosa si afferma questo?
Occorre sottolineare innanzitutto che Paolo enuncia dei verbi al passato a riguardo di Onesiforo: m'ha spesse volte confortato…. e non si è vergognato….. quando è venuto…. mi ha cercato…. m'ha trovato… quanti servigî egli abbia reso.
Tutte queste azioni al passato, seguito dall’espressione: . Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno, danno già una certa evidenza che Paolo stia parlando di una persona ormai morta.
Certo: Paolo chiede misericordia per lui:
conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno
Ma vediamo che questo non è riservato ad Onesiforo ma pure alla sua famiglia:
Conceda il Signore misericordia alla famiglia d'Onesiforo
La famiglia di Onesiforo non era morta, ma viva e stava presso la chiesa che era affidata a Timoteo:
Saluta Prisca ed Aquila e la famiglia d'Onesiforo (2Tim 4,19)
Quindi questa preghiera che Paolo fa affinchè Onesiforo trovi misericordia davanti a Dio può tranquillamente essere attribuita ad Onesiforo mentra era ancora in vita.
Spesso nella Scrittura, la sorte della famiglia risulta associata a quella di uno dei famigliari: si ricordi Lot che viene salvato con la sua famiglia, Noè che viene salvato con la sua famiglia, il carceriere di Filippi che viene battezzato con la sua famiglia…Quindi il fatto che Paolo menzioni la famiglia ancora vivente di Onesiforo significa semplicemente che Paolo ricorda accanto al defunto anche la sua famiglia come un tutt’uno avviato alla salvezza.
Il fatto poi che nel salutare Prisca ed Aquila di cui fa i nomi, non saluti anche lo stesso Onesiforo, ma solo la sua famiglia, ci da un ulteriore elemento per dedurre che Onesiforo era morto.
Questa misericordia non riguarda la salvezza, ma il premio, simboleggiato con la corona che Onesiforo avrebbe ricevuto nel giorno del Signore, non subito dopo la sua morte:
conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno
Con il termine "Misericordia" si deve intendere l’amore che perdona le offese e non un premio per i meriti.
Ecco come Paolo utilizza questo termine.
1Ti 1,13 io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede;
1Ti 1,16 Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Così pure come in tanti versetti dello stesso tenore che non cito per non allungare.
Il premio invece viene identificato da Paolo come "ricompensa":
1Co 3,14 Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa;
1Co 9,17 Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato.
Col 3,24 sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore.
Quindi non è corretto scambiare il significato dei due termini al solo scopo di aggiustare il significato dell’intera questione alla propria veduta preconcetta.
Se supponiamo che Paolo stia pregando perché Onesiforo trovi misericordia nel giorno del giudizio finale, è per il fatto che non è affatto scontata la sua salvezza e quindi Paolo prega affinchè quel fratello trovi il perdono, in quel giorno.
Per cui, se Paolo ammette la possibilità che nel giorno del giudizio, per un credente si pone il problema, se sarà o meno trovato degno del perdono di Dio, è consequenziale dedurre che al momento della morte non tutti i credenti ne saranno degni e se non ne saranno degni, non tutti potranno immediatamente accedere nel Regno di Dio.
E questo, è bene notarlo, vale tanto nel caso che Onesiforo sia già morto, sia se fosse ancora vivente al momento in cui Paolo lo ricorda con quelle sue parole rivolte alla misericordia di Dio.
Il pregare dunque per coloro che sono morti diventa pertanto un mezzo in più per far si che essi possano diventarne degni, attraverso una maggiore o minore purificazione così come il Signore dispone secondo la Sua infinita misericordia e bontà, nell’attesa del giorno finale in cui si paleserà la loro condizione e potranno risorgere col loro corpo glorificato a seconda delle loro opere.
Pregare per i morti, come per i vivi, non ha in sé nulla di idolatrico o di anticristiano, come mostrano anche i graffiti dei primi cristiani.
In quel giorno, al ritorno di Cristo sulla terra, Dio darà i premi, ovvero le corone di gloria ai credenti in base al loro operato sulla terra,
Se siete interessati a capire come vedo questo avvenimento, per favore vi chiedo di leggere con la massima attenzione i versetti seguenti, spogliandovi di idee preconcette e osservando le parti evidenziate, altrimenti che dialogamo a fare? non dovete certo accettare ciecamente quello che dico, ma vorrei che almeno capiste che cos'è che mi fa vedere le cose in questa maniera.
Le idee preconcette sono quelle che vogliono far per forza quadrare il proprio discorso, e scambiare i termini di ricompensa con quello di perdono abbiamo visto che è un tentativo di forzatura al fine di rendere coerente una dottrina che coerente non è.
l'opera d'ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l'opera di ciascuno (1Cor 3,15)
Aggiungo quel che rimane del versetto, che evidentemente non si cita perché renderebbe incoerente la tua tesi:
Egli si salverà ma come attraverso il fuoco. Da cui risulta che la persona dovrà attraversare una prova simile al fuoco prima di potersi salvare. Questa prova del fuoco non è da scambiare con una minore ricompensa, ma come una sofferenza.
E siccome si parla di "quel giorno", resta la domanda: che cosa né è dall’anima, spogliata dal corpo, prima che arrivi quel giorno finale, se attraverso il fuoco di quel giorno l’anima si dovrà salvare?
Resta in uno stato di attesa tutto il tempo ultramillenario fino a quel giorno, visto che il fuoco non ha ancora provato la sua opera?
Paolo non ci dà queste precisazioni, che noi dobbiamo ricavare. Ripeto che nel suo pensiero il tempo si era fatto ormai breve e il ritorno di Cristo sarebbe arrivato mentre egli sarebbe stato ancora vivente. Per cui la Scrittura ci lascia in ogni parte con il puntuale promemoria del giudizio finale di "quel giorno" ormai imminente.
del rimanente mi è riservata la Corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (2Tim 4,8)
Paolo considera un guadagno già il perdere la vita del corpo per poter vivere insieme a Cristo:
Fil 1,18 Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. 19 So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20 secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. 21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
La resurrezione della carne è una corona in più rispetto a quella che ricevono coloro che sono già pienamente purificati dalla prova, terrena o ultraterrena.
Beato l'uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la Corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l'amano (Gm 1,12)
Però bisogna sostenerla questa prova: quelli che non la sostengono in vita presente devono sostenerla in quella futura: la corona della vita, come dice il versetto da te citato è prevista per coloro che lo amano con tutto se stessi. Ma chi lo ama nel modo in Egli vorrebbe e dovrebbe essere amato?
Quando sarà apparito il sommo Pastore, otterrete la Corona della gloria che non appassisce (1Pt 5,4)
Le nazioni s'erano adirate, ma l'ira tua è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servitori, i profeti, ed ai santi e a quelli che temono il tuo nome, e piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggon la terra (Ap 11,18)
Se è "giunto il tempo di dare il premio, significa che il premio non era ancora stato dato. i credenti già alla presenza di Dio, chiedono appunto che venga fatta giustizia sui malvagi e che venga loro fatta giustizia. Dio dice loro di attendere perchè sulla terra c'erano ancora dei credenti che sarebbero morti e che si sarebbero uniti a loro nel Regno di Dio, in cui avrebbero regnato con Cristo:
Essi gridarono a gran voce: "Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" E a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro (Ap 6,9-11)
Certo, quei santi martiri attendono di ricevere in premio la vita del corpo, avendo già ricevuto la vita in Cristo della loro anima.
Si tratta di una Corona perchè i cristiani parteciperanno al Regno di Cristo esercitando il loro potere regale sulla terra (chi riceve la corona se non un re?)
Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita (Ap 2,10)
chi vince io darò di seder con me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono.(Ap 3,21)
chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere (regale) sulle nazioni
(Ap 2,21)
ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra
(Ap 5,10)
Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni (Ap 20,6)
Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli (Ap 22,5)
Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato (1Pt 2,9)
Vediamo quindi che il cristiano dopo la morte, va alla presenza di Dio e nel giorno del giudizio risorgerà
perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo (1Ts 4,16)
NO, non si dice che ogni cristiano dopo la morte va alla presenza di Dio.
I versetti citati sopra, se leggi attentamente, dicono a più riprese: "fedeli FINO ALLA MORTE"…CHI VINCE ….E PERSEVERA NELLE MIE OPERE….
E’ ben diverso dal dire "ogni cristiano"; vi sono delle condizioni ben precise e molto impegnative affinchè dopo la morte si possa andare alla presenza di Dio.
Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati (1Cor 15,52)
e gli sarà dato questo premio in base alle sue opere sulla terra; alcuni avranno premi più grandi, perchè "saranno re di dieci città" (Lc 19,17) ed altri avranno premi minori perchè saranno "re di cinque città" (Lc 19,19)
Questo è bene che lo notino proprio i fratelli separati i quali non ammettono che i credenti possano meritare una maggiore o minore ricompensa con le proprie opere!
Vi invito a rileggere almeno un altra volta, se non di più, questo studio biblico, perchè sicuramente vi vedrete delle cose che ad una prima lettura vi saranno sfuggite.
Anch’io vorrei invitare a rileggere e meditare bene le risposte, perché solo la spiegazione cattolica riesce a far combaciare perfettamente tutti gli elementi, senza dover ricorrere a forzare il significato di taluni termini importanti .
Con affetto