00 11/09/2009 07:41
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 16/05/2004 16.04

Alcuni fratelli evangelicali associano al termine “Inferi” l’Ades, ma se studiamo accuratamente i passi biblici dove “inferi” compare, ci accorgiamo che non indica sempre lo stesso posto, genericamente si può dire che “inferi” indica il basso, i luoghi inferiori, la prigione, il regno dei morti, ed in alcuni passi anche l’Inferno. Quindi bisogna valutare con attenzione il contesto in cui viene usato questo termine.

Gen 42,35-38 “Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi dal timore. E il padre loro Giacobbe disse: «Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c’è più, Simeone non c’è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!».

Allora Ruben disse al padre: «Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò». Ma egli rispose: «Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi

Qui vediamo che “inferi” viene usato proprio per indicare il regno dei morti l’Ades.

Nm 16,28-34 “Mosè disse: «Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa. Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore». Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba. Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall’assemblea. Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: «La terra non inghiottisca anche noi!».

Qui vediamo pure che gli inferi nell’immaginario collettivo degli ebrei si trovano in basso, sotto terra.

Dt 32,22 “Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino nella profondità degl’inferi; divorerà la terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti.”

Anche in Deuteronomio vediamo che gli inferi indicano il sottosuolo, le profondità della terra.

1 Sam 2,6 “Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire.”

1 Re 2,6 “Tu agirai con saggezza, ma non permetterai che la sua vecchiaia scenda in pace agli inferi.”

Mentre nel Salmo 6 l’agiografo lascia intendere che negli inferi i morti non lodano il Signore, trovando quasi in uno stato di incoscienza, ma potrebbe trattarsi dei morti dannati.

Sal 6,6  “Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?”

Infatti nel Salmo 9,17-18 leggiamo: “Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia; l’empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.  Tornino gli empi negli inferi, tutti i popoli che dimenticano Dio.”

Qui “inferi” viene usato per indicare l’Inferno, infatti il termine è associato agli empi che dimenticato Dio.

Sal 30,4 “Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.”

In questo salmo invece l’agiografo ritorna ad usare il termine “inferi” per indicare semplicemente il regno dei morti.

Sal 49,14-15 “Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l’avvenire di chi si compiace nelle sue parole. Come pecore sono avviati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà ogni loro parvenza: gli inferi saranno la loro dimora.”

Sal 55,16 “Piombi su di loro la morte, scendano vivi negli inferi; perché il male è nelle loro case,e nel loro cuore.”

Sal 88,8-12 “Pesa su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.  Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore. Sono prigioniero senza scampo; si consumano i miei occhi nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.  Compi forse prodigi per i morti?  O sorgono le ombre a darti lode? Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?”

Ecco come l’autore sacro alterna il significato di “inferi”, è chiaro quindi come con questo termine si indicasse sia la destinazione degli uomini giusti, sia quella degli empi. Però nel Salmo 88 l’autore sta chiedendo perdono a Dio, vuole essere perdonato perché ha peccato, quindi la sua paura è quella di finire all’Inferno, non semplicemente nel regno dei morti, allora quando l’autore scrive “…Compi forse prodigi per i morti?  O sorgono le ombre a darti lode? Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?”

Non sta affatto dicendo che i morti in generale non lodano più il Signore, ma si sta riferendo ai morti dannati, ai perduti.

 

Pace

Salvatore


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 16/05/2004 16.15
E ancora:
 
Is 38,16-19 “Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati.  Poiché non gli inferi ti lodano, né la morte ti canta inni;quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio.”
 
Anche il profeta Isaia ci lascia capire che si riferisce agli empi, ai morti dannati, perché Ezechia dice “…Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute!”
 
Quindi anche lui sta chiedendo perdono a Dio perché ha peccato, ne consegue che se Dio non l’avesse perdonato, lui sarebbe sceso negli inferi assieme agli empi, che non hanno il perdono.
Ne consegue che “i morti” non sono tutti, ma coloro che non hanno chiesto o ricevuto il perdono, infatti aggiunge: “…quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà.”,
e si sta evidentemente riferendo agli empi, perché i giusti non smettono mai di sperare, altrimenti potremmo pensare che Mosè, Giosuè, Davide, Salomone ecc. “…non sperano nella tua fedeltà.”
 
Giobbe 26:6: "Davanti a lui il soggiorno dei morti è nudo, l'abisso è senza velo".
 
Proverbi 15:11: " Gl’inferi e l’abisso sono davanti al Signore, tanto più i cuori dei figli dell’uomo!"
 
Dai versetti sopraindicati tratti da Giobbe e Proverbi si intravede una differenza tra il soggiorno dei morti e l’abisso, quest’ultimo identificabile con l’Inferno.
 
Proverbi 23,13-14 “Non risparmiare al giovane la correzione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà; anzi, se lo batti con la verga, lo salverai dagli inferi.”
 
Nei versetti di Pr 23-,13-14 vediamo ancora come “inferi” venga usato per indicare l’inferno, perché non c’è dubbio che il padre che punisce il figlio non lo rende immortale, ma bensì gli consente di salvarsi dagli “inferi” in questo caso quindi dall’Inferno.
 
Proverbi 27,19-21 “Come un volto differisce da un altro, così i cuori degli uomini differiscono fra di loro. Come gli inferi e l’abisso non si saziano mai, così non si saziano mai gli occhi dell’uomo. Come il crogiuolo è per l’argento e il fornello per l’oro…”
 
“Gli inferi e l’abisso non si saziano mai” perché in entrambi vanno a finire i morti nella carne, ma con una netta differenza, che vede anche stavolta il termine “inferi” usato per indiare l’Ades, e l’abisso per indicare l’Inferno.
 
Gesù quando discese negli inferi per predicare agli spiriti in prigione, ovviamente non scese nell’Inferno, ma nell’Ades, ed è proprio qui che si trova la “prigione” di cui parla Pietro nella sua prima lettera, e Matteo nel suo capitolo 5 al versetto 26.
Dn 12,22 “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.”
 
Spesso troviamo pure versetti dell’Antico Testamento che ci dipingono i morti nella carne come dormienti, in uno stato di incoscienza. Ma bisogna capire che si riferiscono al corpo umano, e non allo spirito.
 
Qo 9,10 “Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare.”
 
Qui Salomone si sta riferendo al corpo, non allo spirito dell’uomo, ad interpretare questo libro -in particolare- bisogna stare molto attenti, perché è scritto in chiave ironica, è può destare equivoci.
 
Ez 32,20-21 “Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l’Egitto e tutta la sua gente. I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.”
 
Ecco come non bisogna spesso interpretare alla lettera la Bibbia, altrimenti si impazzisce davanti a presunte contraddizioni, Salomone parla dell’inscoscienza dei morti, mentre Ezechiele ci fa capire che sono coscienti e parlano.
 
Ma anche in Giona 2,3 leggiamo: “Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce.”
 
Evidentemente Giona era morto nel ventre del pesce, ed è stato risuscitato dal Signore, ma mentre era morto era cosciente e pregava.
Alcuni fratelli evangelici spiegano malamente le parole che Gesù rivolse a Pietro, dicendo che si riferiva alle porte del regno dei morti, ma come vedremo non è così.
 
“…le porte degli inferi non prevarranno mai su di essa”
 
Qui Gesù sta ovviamente parlando delle porte dell’Inferno, che non potranno mai sconfiggere la Chiesa, quindi non è corretto dire “le porte del regno dei morti non prevarranno mai sulla Chiesa” lasciando intendere che la minaccia non sia l’Inferno ma il regno dei morti, perché nel regno dei morti ci sono anche gli spiriti dei giusti non ancora giunti a perfezione, che sicuramente non minacciano la Chiesa, ma anzi ne fanno parte, quindi con questa frase Gesù stava chiaramente indicando l’Inferno.
 
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 16/05/2004 17.56

Siccome con Stefano vi è un canale aperto al confronto faccio qui le mie considerazioni su un suo testo inserito in CE. In tal modo nessuno potrà temere censure o quant'altro.

 

A riguardo del brano di (2Timoteo 1,12-18) Stefano scrive: (il testo blu è il suo)

La risposta in meretto è mia.

 

Esaminiamo prima tutto il contesto:

Io so in chi ho creduto, e son persuaso ch'egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno. Attienti con fede e con l'amore che è in Cristo Gesù al modello delle sane parole che udisti da me. Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi. Tu sai questo: che tutti quelli che sono in Asia mi hanno abbandonato; fra i quali, Figello ed Ermogene. Conceda il Signore misericordia alla famiglia d'Onesiforo, poiché egli m'ha spesse volte confortato e non si è vergognato della mia catena; anzi, quando è venuto a Roma, mi ha cercato premurosamente e m'ha trovato. Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno; e quanti servigî egli abbia reso in Efeso tu sai molto bene.

(Stefano):

Per prima cosa osservo che non c'è alcuna evidenza del fatto che Onesiforo sia morto, in base a che cosa si afferma questo?

 

Occorre sottolineare innanzitutto che Paolo enuncia dei verbi al passato a riguardo di Onesiforo: m'ha spesse volte confortato…. e non si è vergognato….. quando è venuto…. mi ha cercato…. m'ha trovato… quanti servigî egli abbia reso.

Tutte queste azioni al passato, seguito dall’espressione: . Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno, danno già una certa evidenza che Paolo stia parlando di una persona ormai morta.

 

 

Certo: Paolo chiede misericordia per lui:

conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno

Ma vediamo che questo non è riservato ad Onesiforo ma pure alla sua famiglia:

Conceda il Signore misericordia alla famiglia d'Onesiforo

La famiglia di Onesiforo non era morta, ma viva e stava presso la chiesa che era affidata a Timoteo:

Saluta Prisca ed Aquila e la famiglia d'Onesiforo (2Tim 4,19)

Quindi questa preghiera che Paolo fa affinchè Onesiforo trovi misericordia davanti a Dio può tranquillamente essere attribuita ad Onesiforo mentra era ancora in vita.

Spesso nella Scrittura, la sorte della famiglia risulta associata a quella di uno dei famigliari: si ricordi Lot che viene salvato con la sua famiglia, Noè che viene salvato con la sua famiglia, il carceriere di Filippi che viene battezzato con la sua famiglia…Quindi il fatto che Paolo menzioni la famiglia ancora vivente di Onesiforo significa semplicemente che Paolo ricorda accanto al defunto anche la sua famiglia come un tutt’uno avviato alla salvezza.

Il fatto poi che nel salutare Prisca ed Aquila di cui fa i nomi, non saluti anche lo stesso Onesiforo, ma solo la sua famiglia, ci da un ulteriore elemento per dedurre che Onesiforo era morto.

 

Questa misericordia non riguarda la salvezza, ma il premio, simboleggiato con la corona che Onesiforo avrebbe ricevuto nel giorno del Signore, non subito dopo la sua morte:

conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno

Con il termine "Misericordia" si deve intendere l’amore che perdona le offese e non un premio per i meriti.

Ecco come Paolo utilizza questo termine.

1Ti 1,13 io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede;

1Ti 1,16 Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.

Così pure come in tanti versetti dello stesso tenore che non cito per non allungare.

 

Il premio invece viene identificato da Paolo come "ricompensa":

1Co 3,14 Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa;

1Co 9,17 Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato.

Col 3,24 sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore.

Quindi non è corretto scambiare il significato dei due termini al solo scopo di aggiustare il significato dell’intera questione alla propria veduta preconcetta.

Se supponiamo che Paolo stia pregando perché Onesiforo trovi misericordia nel giorno del giudizio finale, è per il fatto che non è affatto scontata la sua salvezza e quindi Paolo prega affinchè quel fratello trovi il perdono, in quel giorno.

Per cui, se Paolo ammette la possibilità che nel giorno del giudizio, per un credente si pone il problema, se sarà o meno trovato degno del perdono di Dio, è consequenziale dedurre che al momento della morte non tutti i credenti ne saranno degni e se non ne saranno degni, non tutti potranno immediatamente accedere nel Regno di Dio.

E questo, è bene notarlo, vale tanto nel caso che Onesiforo sia già morto, sia se fosse ancora vivente al momento in cui Paolo lo ricorda con quelle sue parole rivolte alla misericordia di Dio.

Il pregare dunque per coloro che sono morti diventa pertanto un mezzo in più per far si che essi possano diventarne degni, attraverso una maggiore o minore purificazione così come il Signore dispone secondo la Sua infinita misericordia e bontà, nell’attesa del giorno finale in cui si paleserà la loro condizione e potranno risorgere col loro corpo glorificato a seconda delle loro opere.

Pregare per i morti, come per i vivi, non ha in sé nulla di idolatrico o di anticristiano, come mostrano anche i graffiti dei primi cristiani.

 

 

In quel giorno, al ritorno di Cristo sulla terra, Dio darà i premi, ovvero le corone di gloria ai credenti in base al loro operato sulla terra,

Se siete interessati a capire come vedo questo avvenimento, per favore vi chiedo di leggere con la massima attenzione i versetti seguenti, spogliandovi di idee preconcette e osservando le parti evidenziate, altrimenti che dialogamo a fare? non dovete certo accettare ciecamente quello che dico, ma vorrei che almeno capiste che cos'è che mi fa vedere le cose in questa maniera.

Le idee preconcette sono quelle che vogliono far per forza quadrare il proprio discorso, e scambiare i termini di ricompensa con quello di perdono abbiamo visto che è un tentativo di forzatura al fine di rendere coerente una dottrina che coerente non è.

l'opera d'ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l'opera di ciascuno (1Cor 3,15)

Aggiungo quel che rimane del versetto, che evidentemente non si cita perché renderebbe incoerente la tua tesi:

Egli si salverà ma come attraverso il fuoco. Da cui risulta che la persona dovrà attraversare una prova simile al fuoco prima di potersi salvare. Questa prova del fuoco non è da scambiare con una minore ricompensa, ma come una sofferenza.

E siccome si parla di "quel giorno", resta la domanda: che cosa né è dall’anima, spogliata dal corpo, prima che arrivi quel giorno finale, se attraverso il fuoco di quel giorno l’anima si dovrà salvare?

Resta in uno stato di attesa tutto il tempo ultramillenario fino a quel giorno, visto che il fuoco non ha ancora provato la sua opera?

Paolo non ci dà queste precisazioni, che noi dobbiamo ricavare. Ripeto che nel suo pensiero il tempo si era fatto ormai breve e il ritorno di Cristo sarebbe arrivato mentre egli sarebbe stato ancora vivente. Per cui la Scrittura ci lascia in ogni parte con il puntuale promemoria del giudizio finale di "quel giorno" ormai imminente.

 

del rimanente mi è riservata la Corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (2Tim 4,8)

Paolo considera un guadagno già il perdere la vita del corpo per poter vivere insieme a Cristo:

Fil 1,18 Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. 19 So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20 secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. 21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.

 

La resurrezione della carne è una corona in più rispetto a quella che ricevono coloro che sono già pienamente purificati dalla prova, terrena o ultraterrena.

 

Beato l'uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la Corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l'amano (Gm 1,12)

Però bisogna sostenerla questa prova: quelli che non la sostengono in vita presente devono sostenerla in quella futura: la corona della vita, come dice il versetto da te citato è prevista per coloro che lo amano con tutto se stessi. Ma chi lo ama nel modo in Egli vorrebbe e dovrebbe essere amato?

 

Quando sarà apparito il sommo Pastore, otterrete la Corona della gloria che non appassisce (1Pt 5,4)

Le nazioni s'erano adirate, ma l'ira tua è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servitori, i profeti, ed ai santi e a quelli che temono il tuo nome, e piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggon la terra (Ap 11,18)

Se è "giunto il tempo di dare il premio, significa che il premio non era ancora stato dato. i credenti già alla presenza di Dio, chiedono appunto che venga fatta giustizia sui malvagi e che venga loro fatta giustizia. Dio dice loro di attendere perchè sulla terra c'erano ancora dei credenti che sarebbero morti e che si sarebbero uniti a loro nel Regno di Dio, in cui avrebbero regnato con Cristo:

Essi gridarono a gran voce: "Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" E a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro (Ap 6,9-11)

Certo, quei santi martiri attendono di ricevere in premio la vita del corpo, avendo già ricevuto la vita in Cristo della loro anima.

 

Si tratta di una Corona perchè i cristiani parteciperanno al Regno di Cristo esercitando il loro potere regale sulla terra (chi riceve la corona se non un re?)

Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita (Ap 2,10)

chi vince io darò di seder con me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono.(Ap 3,21)

chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere (regale) sulle nazioni

(Ap 2,21)

ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra

(Ap 5,10)

Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni (Ap 20,6)

Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli (Ap 22,5)

Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato (1Pt 2,9)

Vediamo quindi che il cristiano dopo la morte, va alla presenza di Dio e nel giorno del giudizio risorgerà

perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo (1Ts 4,16)

NO, non si dice che ogni cristiano dopo la morte va alla presenza di Dio.

I versetti citati sopra, se leggi attentamente, dicono a più riprese: "fedeli FINO ALLA MORTE"…CHI VINCE ….E PERSEVERA NELLE MIE OPERE….

E’ ben diverso dal dire "ogni cristiano"; vi sono delle condizioni ben precise e molto impegnative affinchè dopo la morte si possa andare alla presenza di Dio.

 

Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati (1Cor 15,52)

e gli sarà dato questo premio in base alle sue opere sulla terra; alcuni avranno premi più grandi, perchè "saranno re di dieci città" (Lc 19,17) ed altri avranno premi minori perchè saranno "re di cinque città" (Lc 19,19)

Questo è bene che lo notino proprio i fratelli separati i quali non ammettono che i credenti possano meritare una maggiore o minore ricompensa con le proprie opere!

Vi invito a rileggere almeno un altra volta, se non di più, questo studio biblico, perchè sicuramente vi vedrete delle cose che ad una prima lettura vi saranno sfuggite.

Anch’io vorrei invitare a rileggere e meditare bene le risposte, perché solo la spiegazione cattolica riesce a far combaciare perfettamente tutti gli elementi, senza dover ricorrere a forzare il significato di taluni termini importanti .

Con affetto