00 11/09/2009 07:53
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 102 di 104 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 03/06/2004 13.47

Proseguo il dialogo con Stefano.

Il testo blu è suo, quello in neretto è mio, come di consueto.

 

> Caro Teofilo, riporto alla tua attenzione questo brano
> su cui ci stiamo confrontando, voglio concludere
> questo discorso con 2 possibili esplicazioni:
>
> 1-ecco la prima:
>
> 41 Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per
> noi, o anche per tutti?"
>
> Per tutti può indicare anche per i pagani.
>

Secondo il contesto del capitolo, Pietro domanda a Gesù se egli si riferisce a tutti i CREDENTI oppure solo agli APOSTOLI, visto che Gesù aveva parlato della vigilanza che i suoi avrebbero dovuto avere. Gesù non aveva parlato della vigilanza dei popoli del passato e neanche poteva aspettarsi la vigilanza di coloro che non erano suoi discepoli.

Infatti Gesù parlerà subito dopo di Amministratore e i vari tipi di servitori sono sempre da riferirsi all'amministratore posto in funzione di responsabilità . Solo per estensione può essere riferibile anche ad altri credenti.

I pagani in questa similitudine non c'entrano come già ti ho spiegato in precedenza

Ma vedremo che anche se volessimo farceli entrare per "estendere l'estensione", ugualmente non si potrebbe immaginare in loro una colpa passibile di eterna punizione.


> 42 Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore
> fedele e prudente
che il padrone costituirà sui suoi
> domestici per dar loro a suo tempo la loro porzione di
> viveri? 43 Beato quel servo che il padrone, al suo
> arrivo, troverà intento a far così. 44 In verità vi
> dico che lo costituirà su tutti i suoi beni. 45 Ma se
> quel
servo dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a
> venire"; e comincia a battere i servi e le serve, a
> mangiare, bere e ubriacarsi, 46 il padrone di quel
> servo
verrà nel giorno che non se lo aspetta e
> nell'ora che non sa, e lo punirà severamente, e gli
> assegnerà la sorte degli infedeli. 47 Quel servo che
> ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha
> preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà,
> riceverà molte percosse; 48 ma colui che non l'ha
> conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne
> riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà
> richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più
> si richiederà
>
> Da questo possiamo intendere che al v.48 coloro che
> non hanno conosciuto la volontà del padrone, ma hanno
> fatto "cose degne di castigo" saranno puniti comunque
> nell'inferno, perchè saranno andati contro la legge
> divina scritta nel loro cuore.
>
> Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed
> egli mi sarà figlio. 8 Ma per i codardi, gl'increduli,
> gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli
> stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro
> parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo,
> che è la morte seconda.
>
> Chi avrà commesso colpe gravi come l'omicidio, anche
> se non ha conosciuto la volontà del padrona rivelata
> in Cristo sarà comunque punito con la separazione
> eterna da Dio.
> Inoltre nei primi 3 casi abbiamo un termine, nel
> quarto un altro:
> servo
> servo
> servo
> colui
>
> il che può indicare un ignaro del vangelo.
>

Il "colui" si riferisce con assoluta chiarezza a "servo" di cui sta facendo l'elenco casistico, così come l'espressione che non l'ha conosciuta si riferisce alla volontà del Padrone.

Il quale servo non è altro che una specificazione del tipo di servo Amministratore che apre la similitudine, come si può ben rilevare dal testo. La volta scorsa dicevi addirittura che il quarto tipo di servo è una sottocategoria della seconda. E la seconda categoria è un servo. Ora cambi parere e pensi come cercavo di farti capire che si tratti di una categoria a parte: ma continui a pensare che si tratti della categoria dei pagani.

Or questa categoria, sia che si tratti di cristiano com'è evidente, sia che si tratti di pagano, significa che egli, PROPRIO NON SAPEVA CIO' CHE IL PADRONE CHIEDESSE e quindi non siamo autorizzati a ritenere che il padrone possa ETERNAMENTE PUNIRLO per una cosa di cui non era a conoscenza. Tanto più che le percosse sono POCHE.

Se un pagano non sa quello che il padrone vuole, significa che la legge scritta nel suo cuore non gli ha evidenziato il contrasto del suo operare con la volontà del suo Dio. Perchè dunque Dio dovrebbe punirlo con una condanna irreversibile ed eterna , senza dargli la possibilità di un affrancamento?

Se la legge del cuore non ha mostrato la gravità del suo operare, quale grave colpa può essere imputato al pagano, tanto da doverlo punire eternamente?

2-Un'altra possibile visione è la seguente, leggendo
il termine del versetto alla luce della sua
conclusione, possiamo mettere questa parentesi nel
tetso che ne rivela il significato:

48 ma colui che non l'ha conosciuta (altrettanto bene
come il servo di cui si è parlato prima) e ha fatto
cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto
è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è
stato affidato, tanto più si richiederà

Gli è stato affidato di meno, perchè ha avuto meno
rivelazione da parte di Dio, ma è pur sempre stato un
credente in Cristo che non si è dimostrato fedele.

> Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed
> egli mi sarà figlio. 8 Ma per i codardi, gl'increduli,
> gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli
> stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro
> parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo,
> che è la morte seconda.


Ti faccio notare che l'aggiunta inserita da te tra parentesi
(altrettanto bene come il servo di cui si è parlato prima) è del tutto arbitraria e non esiste nel testo. Rivela il significato che gli vorresti far avere tu partendo dalla tua interpretazione. L'interpretazione deve partire dal testo e non viceversa.

Il testo dice chiaramente che quel servo NON HA CONOSCIUTO IL VOLERE DEL PADRONE al cui servizio si trova. Non posso assolutamente condividere questa aggiunta che la Scrittura non riporta.

Il verso 48 conclude : A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.

Ma cosa si potrà richiedere a chi non è venuto a conoscenza della volonta del padrone su un certo tipo di comportamento o opera fatta nel corso della vita? Come poteva trafficare quel tale in modo corretto, un talento che non aveva?

Quindi, anche volendo accostare questa similitudine alla parabola dei talenti troveremo che questo servo di Lc 12,48, non ha ricevuto quel talento.

I credenti sanno che facendo le cose abominevoli, omicidi, furti, fornicazioni, andranno all'inferno, ma quel servo di cui stiamo facendo l'analisi, NON SAPEVA, dal che si deduce che non si trattasse di colpe di tale gravità, altrimenti la legge evangelica o la legge del cuore (nel caso di pagani), avrebbe testimoniato contro.

Pensiamo invece ai sedicenti pastori di chiese scismatiche, i quali sono convinti di conoscere la volontà del Padrone e invece si adoperano per gettare fango e veleno sulla vera Chiesa e a proseguire nell'opera di divisione apportando ulteriori ferite ad essa. Anche se al contempo hanno operato qualche cosa di buono alla fine dovranno rispondere di tutto. (cf.Giac.3,1-2)

Infine anche se fosse vera la tua interpretazione sui 4 servi, che contraddice i 2 soli servi presenti nel
vangelo sinottico di Matteo! Si tratterebbe comunque di una dose più o meno grande
di PERCOSSE DATE AL RITORNO DI CRISTO, non SUBITO DOPO LA MORTE, come insegna la dottrina cattolica sul purgatorio!!!

Luca aggiunge i due servi. Altrimenti dovresti dire che Luca contraddice Matteo, non che io lo contraddico.

Nei versi precedenti di Luca 12, Gesù faceva qualche precisazione riguardo al suo arrivo:

38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".

Cristo parla di arrivo improvviso, in due possibili momenti diversi: nel cuore della notte o prima dell'alba, o come traducono altri alla seconda o terza vigilia. Niente è casuale nel Vangelo. Anche queste parole hanno un senso e può essere riferibile all'arrivo del Signore per ciascuna anima al momento della morte, e poi al momento del giudizio finale. Non per nulla già dopo la morte l'anima incontra il SIgnore e per lei arriva col Suo primo giudizio e si ha una prima destinazione per le anime, secondo le parole di Paolo:

2Co 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

Tu stesso dici più sotto:

> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la morte, non nel giorno del ritorno di Cristo

In realtà nel giorno del giudizio finale Cristo giudice renderà definitivo e manifesto a tutti, quello che le anime avranno già maturato nel primo giudizio.

Non è detto dunque che l'arrivo di Cristo debba essere necessariamente inteso come l'arrivo alla vigilia finale che prelude all'alba della resurrezione. Può essere che si tratti dell'arrivo nel cuore della notte che coglie ogni uomo al momento della morte.

La stessa cosa lo avevamo rilevato con altre parole in 1 Cor 3,15 che presenta anche questo punto di contatto con Luca 12,47-48

> Inoltre quando citi 1Cor 3,15 parlando di una
> punizione, usi la traduzione CEI, che fa una
> interpretazione faziosa del versetto, vediamo come
> traducono altre versioni:
>
> (NR) se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno;
> ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il
> fuoco
>
> (Nuova Diodati) ma se la sua opera è arsa, egli ne
> subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come
> attraverso il fuoco
>
> (Riveduta) se l'opera sua sarà arsa, ei ne avrà il
> danno; ma egli stesso sarà salvo, però come attraverso
> il fuoco
>
> (Diodati) Se l'opera d'alcuno è arsa, egli farà
> perdita; ma egli sarà salvato, per modo però, che sarà
> come per fuoco
>

Nella tua analisi devo innanzitutto rilevare che ai cattivi operai di Cristo menzionati da 1 Co 3,10-15 attribuisci il paradiso senza alcuna pena da parte di loro stessi. Ai cattivi operatori di Luca 12,47-48 attribuisci prima le percosse e poi l'inferno eterno senza possibilità di remissione. Pena e danno senza appello da parte di un giudice implacabile.

Una strana contraddizione. Da una parte un giudice che concede facilmente la salvezza, nonostante il cattivo operato dei suoi servi, dall'altra un giudice impietoso che castiga ed esclude per sempre dal suo regno, nonostante l'inconsapevole cattivo operato.

Nel caso di Luca troviamo che il giudice premierebbe secondo te solo chi ha operato SEMPRE FEDELMENTE.

Premia solo se vi sono OPERE eccellenti. Ogni forma di errore è punito inesorabilmente.

Salvezza per sole opere se osservi bene le tue conclusioni, tanto per i cristiani che per i pagani.

Poi ti faccio notare che le traduzioni protestanti di 1 Cor 3,15 che hai riportato sopra traducono alcuni "avrà danno", altri "avrà una perdita". Tra le due traduzioni intercorre una differenza se la si vuole scorgere.

Il DANNO che l'operatore subisce può essere un danno a lui stesso, alla sua persona, e quindi può essere considerato come una pena che gli viene inflitta; è questo lo stesso senso che gli attribuisce la CEI che tu ritieni con tanta disinvoltura "faziosa".

Nota la parte evidenziata in grassetto del testo di 1 Cor 3,15 b e noterai meglio che è il servitore a passare in mezzo al fuoco, non solo la sua opera.

Ciò che non hai menzionato, ancora una volta, è che l'operatore, EGLI, si salverà passando attraverso qualcosa che somiglia al fuoco.

Non l'opera ma l'operatore, continuo ad insistere su questo particolare di enorme importanza per il nostro argomento.

E' questo il versetto che tu e altri fratelli separati non volete vedere.

Il giudizio è sull'operato dell'operatore. E' l'operatore che subisce il danno o la pena del giudizio.

 


> Si tratta di una perdita del PREMIO.
> Non si tratta di una punizione.
> In tutto il contesto di 1Cor 3 si parla di giudizio
> sulle opere compiute, non di giudizio sulle persone.
> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la
> morte, non nel giorno del ritorno di Cristo.

 

Ai morti nel Signore, fino alla resurrezione non viene concesso il premio finale della ricostituzione completa del loro essere in anima e corpo, ma la loro anima è già presso il Signore e può godere già della visione beatifica come anticipo della gloria futura e definitiva col loro corpo risorto.

Le anime che si trovano presso l'altare, visti da Giovanni in apoc. non sono all'inferno ma in paradiso.

Il ladrone, Paolo, Pietro, sono in cielo e hanno già ricevuto la caparra del premio che sarà definitivo alla venuta di Cristo.

A differenza di chi è stato avviato all'inferno essi hanno una condizione ben diversa e questo non si può dire che non sia già una prima forma di premio. Così pure quelli che sono andati all'inferno hanno già un anticipo del castigo che riceveranno col proprio corpo.

Ti sei chiesto come mai, se il giudizio avviene subito dopo la morte, come in effetti avviene, troviamo che quel servo debba passare attraverso il fuoco nel giorno del giudizio, prima di potersi salvare?

 

"egli ne avrà il danno" che cosa è se non una punizione, una pena, una sofferenza?

La vita eterna, la salvezza, non è il risultato più desiderabile che si possa conseguire?

Il danno, la punizione assimilabile alle percosse descritte in Luca, che gli operatori parzialmente fedeli hanno meritato col loro operare non del tutto conforme alla volontà del Padrone, ma neppure così malvagio da meritare l’inferno, rende ragione sia del testo di 1 Cor 3,15, il quale afferma che si salveranno passando per una specie di fuoco, sia del testo di Luca in cui si parla di poche percosse.

Né nel primo caso diciamo che il padrone è così bonario da passar sopra a tutto il cattivo operato, né nel secondo caso diciamo che è così spietato da non poter perdonare colui che non sapeva cosa faceva.

Ecco cosa significa riconoscere nel padrone la giustizia e la misericordia congiunte insieme, come ci mostra tutto il Vangelo. Soprattutto nel momento cruciale, in cui gli uomini crocifiggevano il Sommo e Giusto Giudice ed Egli implorava: Padre perdona loro perché NON SANNO quello CHE FANNO (come i servi di Luca 12,47 che NON SAPEVANO).

Con affetto