00 11/09/2009 08:16
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2004 9.26
Caro Ireneo......lodo il Signore ed insieme la Vergine, perchè per mezzo suo mi sento unita a te in fraternità e nella completezza di quanto stiamo trattando........ 
 
Come forse già sai il tuo testo sopra è stato reciclato, spezzato ed estrapolato per commentarlo in modo distorto e così purtroppo accade per i tanti docimento della Chiesa che ci aiutano, se presi nellacompletezza, a comprendere certi insegnamenti......perciò ti ringrazio per questa ulteriore spiegazione......
 
C'è anche differenza tra Riformati ed Evangelici-pentecostali.... tanto è che quest'ultimi se ne fregano che tali Padri della Riforma comunque, mantennero una base solida sul ruolo della Madre.....
 
Per farti comprendere che ho capito...vedi in un certo senso per me mia madre ha mantenuto costante una certo discorso di verginità.....se non altro quella intesa spiritualmente ed anche (perchè no) fisicamente visto che è rimasta sola da 41 anni.....e non era nemmeno vedova.....Se è stata in grado lei di rimanere fedele all'unica persona che ha amato....dalla quale ha avuto me.....a maggior ragione tale verginità è applicabilissima quanto più parliamo di una Creatura scelta da Dio per un ruolo specifico......
 
Credo che il non credere derivi molto da un atteggiamento DI INVIDIA, DI SFIDA, E DI INFERIORITA'...cioè.....chi rifiuta categoricamente questa realtà della Vergine, è perchè vive una conflittualità innanzitutto con se stesso......l'atteggiamento più che di sottomissione ad una realtà del progetto di Dio, diventa un atteggiamento di sfida mascherato dalla scusa che accogliendo il mistero della Vergine Maria, si finisce per offuscare il Figlio....
mentre...con un atto di umiltà....e di MERAVIGLIA, quella meraviglia che fece dire all'angelo: "NON TEMERE..." farebbe emergere invece tutta la potenza di quel Figlio che nell'Incarnazione e nel nascere, non intaccò fisicamente Colei che credette che NULLA è IMPOSSIBILE A DIO......
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 09/07/2004 17.21
Il pastore Luca nel suo studio sui fratelli di Gesù ad un certo punto scrive:

1) Quando ci si riferisce a Gesù come "Figlio di Dio", la Bibbia usa il termine unigenito.
 
2) Quando invece ci si riferisce come Figlio di Maria, la Bibbia usa il termine primogenito.
 
Beh a dire il vero ormai non mi sorprendo più dei suoi studi, qualche anno fa ne parlammo parecchio con lui dei presunti fratelli di Gesù, analizzammo diversi versetti, fra i quali quelli che riporta nel suo studio, poi piombò il silenzio su quel forum, come di solito accade quando agli evangelicali mancano le risposte. Ora ritorna a ripetere le stesse fantasie di prima, come se nulla sarebbe accaduto, l'autoreverse è sempre lì in agguato. Quindi per evitare la fatica ai fratelli cattolici, e non, di andare a ritroso nel tempo e nei forum, per scovare quelle discussioni sull'argomento, rimetto un mio studio, coadiuvato da alcuni carissimi fratelli/sorelle di Difendere...
 
Se ci dovremmo attenere al significato odierno della parola “primogenito” allora dovremmo dare ragione ai testimoni di Geova, dicendo che Gesù sarebbe realmente il primogenito del creato cioè il primo di tutte le creature, perché oggigiorno questo indica la parola “primogenito”, eppure noi cristiani distinguiamo il significato di “primogenito” nei versetti di Col 1,15, perché si capisce che quella parola viene usata in quel contesto per rivestire Gesù di regalità, importanza, predominanza; allora mi chiedo come mai i fratelli separati quando incontrano tale parola nei versetti relativi all’infanzia di Gesù gli debbano per forza attribuire il significato “odierno”, cioè che Gesù venne chiamato primogenito di Maria perché ebbe altri fratelli carnali, giustificando questo con altri versetti dove vengono menzionati i fratelli di Gesù, in realtà suoi cugini. Perché in Col 1,15 interpretano, e in altri versetti leggono alla lettera?

At 15,21 "Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe."

Questi versetti di Atti ad esempio, li possiamo prendere alla lettera?

Se li prendiamo alla lettera vuol dire che Mosè ai dei discepoli tutti suoi, che predicano lui anzichè Cristo, ma i più smaliziati (che sanno intepretare correttamente) capiscono subito a cosa si riferiscono questi versetti.
I fratelli protestanti invece dicono che la Bibbia non va interpretata, ma che si legge così com'è, due pesi e due misure.

Bisogna essere obiettivi, e non chiudere gli occhi di fronte all’evidenza, cioè che nel linguaggio antico la parola primogenito veniva usata in modo diverso da oggi, come anche la parola fratello.
Purtroppo molti fratelli separati sono convinti che qualsiasi cosa dica il pastore, la dica sotto la guida dello Spirito Santo, di conseguenza lui anche se non porta prove, viene creduto, il cattolico che le porta invece viene considerato eretico o ignorante.
Quello di sopra è un esempio di come la parola primogenito, in Col. 1,15 non abbia il significato che gli danno i tdG ma vuole soltanto conferire regalità a Gesù, perché presso gli ebrei il primogenito ereditava dei diritti che gli altri fratelli non avevano, quindi abbiamo visto come con queste parole Paolo vuole indicare la regalità di Gesù, la potenza di Gesù, il primato di Gesù su tutte le cose create, infatti qualche versetto più avanti dice chiaramente che tutte le cose sono state create per mezzo di Lui, “Egli è principio”, e il Verbo è principio come il Padre,
Egli è l’Alfa e l’Omega come il Padre e lo Spirito Santo.
Questo i tdG non lo vogliono capire, perché vogliono spiegare a tutti i costi la Trinità con la razionalità umana, asserendo che non esiste, e che noi cristiani siamo idolatri perché crediamo in tre dei, loro invece credono solo in Geova.
Quando gli conviene credono per fede, ad altre verità bibliche invece pretendono di applicare la razionalità umana.
Lo stesso dicasi per molti protestanti evangelici, i quali usando il linguaggio moderno, affermano che la parola “fratello” significa fratello carnale, cioè figlio dello stesso padre e della stessa madre.

Ecco cosa dice Origene uno dei più grandi studiosi biblici, riguardo a questi presunti fratelli carnali di Gesù:
 
“Occorre quindi avere l'ardire di affermare da una parte che i vangeli sono le primizie dell'intera Scrittura e dall'altra parte che primizia dei Vangeli è quello di Giovanni, il cui senso profondo non può essere colto se non da colui che ha "appoggiato il capo sul petto di Gesù e che ha ricevuto Maria come sua propria Madre".  Ma ora fai attenzione a quel che ti dico: colui che sarà un altro Giovanni deve diventare tale da essere indicato da Gesù, per così dire, come un altro Giovanni, vale a dire come un altro Gesù. Se infatti non esiste alcun figlio di Maria all'infuori di Gesù, secondo il parere di coloro che pensano rettamente di lei, e ciò nonostante Gesù disse a sua madre:  < Ecco il tuo figlio! >( Gv.19,26), e non già: < Ecco anche questo ti è figlio >, ciò significa: Questi (Giovanni) è Gesù che hai partorito. Perché chiunque infatti è perfetto, non è più lui a vivere, ma in lui vive il Cristo (cf.Gal.2,20); perciò fate attenzione fratelli miei, che quando si parla di lui a Maria, si dice: < Ecco il tuo figlio >, cioè, ecco colui che è diventato un bravo cristiano è Gesù Cristo, quindi < Ecco tua Madre >, cioè, come è veramente Madre dell'unico Gesù Cristo, ora ti è Madre a te nella salvazione! "
 (Origene, "Commento a Giovanni" -la catechesi- 1,4,PG 11,1048 - "Maria nel pensiero dei Padri della Chiesa" di  L. Gambero, Ed.Paoline pp.80-81)
 
Prego i fratelli separati di valutare bene se il pastore che li istruisce è forse più autorevole di Origene o di S. Agostino?

Ecco cosa dice il grande dottore della Chiesa a proposito dei presunti fratelli di Gesù, nel suo commento alle festa delle capanne:
Ora si avvicinava la festa dei Giudei, detta Scenopegia (Gv 7, 2). Chi ha letto le Scritture sa cosa era la festa della Scenopegia. In quel giorno si costruivano tende, simili a quelle nelle quali i Giudei avevano abitato quando, usciti dall'Egitto, peregrinavano nel deserto. Era una festa che si celebrava con particolare solennità. Con tale celebrazione i Giudei volevano ricordare i benefici del Signore, essi che avrebbero poi ucciso il Signore. Orbene, in questo giorno di festa - per la verità, i giorni di festa erano più d'uno, ma i Giudei parlavano di giorno di festa, sebbene i giorni fossero più d'uno - i suoi fratelli si rivolsero a Cristo Signore. Prendete il termine fratelli nel senso che sapete; il termine infatti non vi è nuovo. I parenti della vergine Maria venivano chiamati fratelli del Signore. Era consuetudine, nella Scrittura, chiamare fratelli tutti i parenti di qualsiasi grado, contrariamente al nostro uso e al nostro modo di esprimerci. Chi di noi chiamerebbe fratello lo zio o il figlio della sorella? Eppure la Scrittura chiama fratelli anche questi parenti. Abramo e Lot, ad esempio, sono chiamati fratelli, benché Abramo fosse zio paterno di Lot (cf. Gn 11, 27-31; 17, 8; 14, 14); così Labano e Giacobbe sono chiamati fratelli, pur essendo Labano zio materno di Giacobbe (cf. Gn 28, 2; 29, 10-15). Quando, dunque, sentite parlare dei fratelli del Signore, pensate ai parenti di Maria, non ad altri suoi figli. Allo stesso modo infatti che nel sepolcro in cui fu posto il corpo del Signore, né prima né poi vi giacque alcun morto, così il grembo di Maria né prima né poi concepì alcun mortale.

Verificate fratelli separati, verificate cosa scrisse Agostino, dovreste verificare di persona, mettendo da parte quello che vi insegna il vostro pastore e usando la vostra intelligenza, questo vuol dire essere liberi e indipendenti, un uomo libero sfrutta le proprie capacità per arrivare alla verità. Perché deve credere ciecamente al proprio pastore?
Mi fa sorridere la presuntuosità di alcuni pastori che pretendono di venire a scoprire l'acqua calda, reintepretando loro quei versetti fregandosene altamente di quello che scrivevano autorevolissimi padri e dottori della Chiesa circa Maria e i presunti fratelli di Gesù, e poi hanno pure il coraggio di accusare la Chiesa cattolica di manipolare la Bibbia!
 
I falsi maestri e i falsi dottori sono tra noi, travestiti da paladini della verità!
Attenzione, perchè con le loro perniciose elucubrazioni mentali inducono all'errore parecchi fratelli che in buona fede seguono i loro insegnamenti!
 
Pace
Salvatore
 
 

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 09/07/2004 17.44
Portano pure come esempio i versetti dove Paolo menziona Barnaba suo cugino, dicendo che in effetti anche la parola “cugino” veniva usata in quei tempi, quindi ne traggono la conclusione che Paolo quando dice fratello intende dire fratello (riferendosi ai fratelli di Gesù) carnale.
Se però questi fratelli separati si sforzerebbero di studiare il linguaggio e la cultura di quei tempi, capirebbero che quando Paolo usa la parola “cugino” indicando Barnaba lo fa consapevole del fatto che Barnaba è un suo lontano parente, di sicuro non è un suo cugino di primo grado.
Infatti (come detto sopra) il termine cugino indicava parentela larga, il termine fratello indicava parentela stretta, ma dagli ebrei veniva usato in molti modi.
Dico “indicava” perché nel nostro linguaggio moderno i cugini di primo grado si chiamano “cugini” e solo i fratelli carnali vengono chiamati “fratelli”; ma ai tempi di Gesù non era sicuramente così.
Il termine usato da S. Paolo è la parla greca “anepsiòs”.
Da notare che “anepsiòs”non ha il significato stretto di cugino, ma quello più generico di parente, che può includere anche quello di cugino.
Etimologicamente richiama il latino “nepos” che è un termine con un significato più ampio e non quello di “nipote”, come sembrerebbe dalla parola italiana. In italiano adoperiamo la parola “parente” con significato molto ampio, mentre in latino i “parentes” sono i soli genitori. Per convincerci ancora meglio, nel N.T. ci sono molti passi che confermano quello che sto dimostrando. Qualche esempio:

In Gv 20,17 “fratelli” sono i discepoli
In Mt 25,40 i “fratelli” sono “tutti gli uomini”
In Mt 28,10 Gesù chiama “fratelli i suoi apostoli e discepoli.
In Gal 1,18-19 Giacomo che è figlio di Alfeo (Mt 10,3) viene indicato da Paolo come “fratello del Signore”, ossia come appartenente alla sua parentela.

- Nel vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci (sotto la voce anepsios) è detto che anepsios significa congiunto, parente, e frequentemente cugino, nipote e anche lontano parente. in effetti, la parola nepos (= nipote) deriva da anepsios. Marco ad esempio poteva essere anche nipote o lontano parente di Barnaba e quest’ultimo sicuramente non era un parente stretto di Paolo.
Ai nostri giorni il termine “primogenito” non indica e non conferisce più i privilegi di cui godevano i “primogeniti” nell’antichità;
infatti io essendo primogenito rispetto ai miei fratelli non godo di privilegi rispetto a loro, se mio padre possiede dei beni li dividerà in ugual misura tra noi tre fratelli, non darà a me più dei miei fratelli solo perché sono il primogenito; ma nell’antichità non era così, al primogenito spettavano molte più cose e diritti rispetto agli altri fratelli.
Quindi tentare di spiegare i versetti biblici scritti con linguaggio antico, imponendogli il significato moderno è assolutamente sbagliato.
Nella Bibbia vi sono molti esempi di come veniva usata la parola fratello e che cosa significava.

In Fil. 2,25 Paolo dice: “Ho ritenuto necessario per ora mandare da voi Epafrodito, mio fratello, collaboratore e compagno d’armi, vostro inviato e assistente nelle mie necessità,”

Da queste parole potrebbe sembrare che Paolo aveva un fratello, ma da un esame storico si evince che Paolo non aveva fratelli carnali di nome Epafrodito, quest’ultimo era infatti un discepolo filippese che aiutò Paolo nelle sue necessità.
Ma quando Paolo usa le parole “degli Apostoli non vidi altri, se non Giacomo il fratello del Signore, subito i protestanti capiscono che si trattava di un fratello carnale, calma fratelli, le Sacre Scritture vanno analizzate in maniera seria e approfondita non dando credito a questo e a quello, ma confrontando ogni cosa.  Più avanti sarà dimostrato chi era in realtà Giacomo il fratello del Signore (che comunque è già stato anticipato all’inizio di questo capitolo) per ora è bene ricordare che gli ebrei usavano la parola “fratello” per indicare, compatrioti, compaesani, parenti, e cugini di primo grado, quando dovevano indicare un fratello carnale usavano precisarlo, dicendo “figlio di mia madre, o figlio di mio padre” ecco alcuni esempi:
 
Dt 13,7 “Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre…”
Che bisogno c’era di specificare, se la parola fratello significava solo e soltanto fratello carnale?

Oggigiorno non sarebbe più necessario specificare “figlio di tuo padre o figlio di tua madre”, anche se con il divorzio (anti-biblico) il marito che si separa dalla moglie può avere altri figli con una seconda moglie, i figli di quello stesso padre si chiamano fratelli, senza specificare che sono solo figli dello stesso padre, ognuno di noi capisce che in effetti quelli sono fratelli carnali.
Se io devo indicare mio fratello di certo non preciso che anche lui è figlio di mio padre e di mia madre, dico soltanto “è mio fratello”, invece gli ebrei lo precisavano perché nel loro modo di esprimersi la parola “fratello” se non precisata poteva essere fraintesa.
 
Dt 27,22 “Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre! Tutto il popolo dirà: Amen.”

Oggi non si direbbe più “figlia di suo padre o figlia di sua madre” ma semplicemente “sua sorella”, anche qui si nota chiaramente che il modo di esprimersi di quei tempi non è uguale a quello dei nostri giorni.
Gb 19,17  “Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio schifo ai figli di mia madre”

A Giobbe sarebbe bastato dire “faccio schifo ai miei fratelli”, invece usa il linguaggio di quei tempi, e specifica, “figli di mia madre”, perché se avrebbe detto “ai miei fratelli” i suoi contemporanei avrebbero potuto fraintendere, cioè avrebbero potuto capire che quelle parole erano riferite anche ai suoi cugini, parenti o compaesani vari.
 
Sal 50,20  “Ti siedi, parli contro il tuo fratello,  getti fango contro il figlio di tua madre.
Sal 69,9  “sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre.”
Perché Davide ripete due volte la stessa cosa, estraneo e forestiero ?
Se i suoi fratelli sarebbero i figli di sua madre che bisogno c’era di ripetere due volte la stessa frase?

La ripete due volte perché quando dice “i miei fratelli” non si riferisce ai fratelli carnali ma ai parenti, come anche ai suoi compatrioti, infatti quando si riferisce ai fratelli carnali usa il termine “figli di mia madre”
Quindi nella sua osservazione prima si rivolge ai parenti e ai compatrioti, poi si riferisce ai fratelli carnali,
non è pensabile che Davide ripeta  due volte la sua estraneità verso le stesse persone, infatti lui distingue i fratelli dai figli di sua madre (fratelli carnali).
Ct 1,6 I figli di mia madre si sono sdegnati con me:”
Che bisogno c’era di dire i figli di mia madre, poteva benissimo dire i miei fratelli si sono sdegnati di me, ma per dare un significato preciso alle sue parole, e non dare l’impressione che con il termine fratelli si riferisse anche ai cugini o ai compaesani, egli preferisce usare la frase “figli di mia madre” per precisare il significato della sua frase.
 
Mt 20,20 
“Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli,”
Qui vediamo una madre insieme con i suoi figli, che si avvicinò a Gesù per chiedergli qualcosa, come mai quando nella Bibbia si ripete una scena quasi identica, (Mt 12,46-50 e Mc 3,31) in cui c’è una madre che si avvicina a Gesù (ed è Maria), non viene detto “arrivò Maria la madre dei figli di Giuseppe, oppure arrivò Maria e gli altri suoi figli ?”
Perché non viene mai detto ad esempio  “mentre Gesù predicava arrivò Maria con gli altri suoi figli”?
Maria in realtà non ebbe altri figli, sono i protestanti che forzatamente glieli fanno spuntare, ma così facendo loro dimostrano solo una conoscenza biblica superficiale, non conoscendo affatto il linguaggio ebraico antico.
 
Giudici, 8,18 Poi disse a Zebach e a Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?». Quelli risposero: «Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re». 19Egli riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre…
perché Gedeone specifica “figli di mia madre”?
Che bisogno c’era se la parola fratelli veniva usata solo per indicare i fratelli carnali?
Anche questo prova che gli ebrei potevano indicare con la frase “i miei fratelli” anche i parenti di primo grado e i compatrioti, altrimenti non c’era bisogno che Gedeone specificasse “figli di mia madre”.
 
Cronache cap. 27

21Figli di Merari: Macli e Musi. Figli di Macli: Eleàzaro e Kis. 22Eleàzaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figli di Kis, loro fratelli.
Eleazaro morì avendo soltanto figlie femmine, queste ultime si sposarono con i figli di Kis, quindi con il loro cugini di primo grado, anche qui si vede chiaramente che viene usata la parola “fratelli” per indicare i cugini.
 
2° CRONACHE  CAP. 21

1Giòsafat si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram.

2I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl, Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat re di Israele
Che bisogno c’era di specificare di chi erano figli i fratelli di Ioram?
Il profeta lo specifica perché i fratelli di Ioram potevano anche essere dei cugini, quindi sottolinea che i fratelli di Ioram erano figli di Giòsafat, quindi fratelli carnali di Ioram.

Nel nostro linguaggio moderno, non ci sarebbe bisogno di specificare, basterebbe solo usare il termine fratelli, ma come dimostrato nel linguaggio ebraico antico, c’era bisogno di specificare perché il termine fratello era un termine molto generico, con il quale si indicavano anche cugini, parenti, compaesani o compatrioti.
Gen 43,29 “Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre,”

Perché il profeta specifica che Giuseppe vide Beniamino figlio di sua madre, poteva benissimo dire soltanto: “vide suo fratello Beniamino”, perché specifica “figlio di sua madre”?

Anche se Giuseppe e Beniamino erano figli di Rachele, (madre diversa rispetto agli altri fratelli carnali di Giuseppe) oggi col nostro linguaggio non occorre più specificare, si dice fratello e basta.
Perché per i parenti di Gesù non viene mai detto i suoi fratelli figli di sua madre, o figli di Maria?

Ovviamente perché Gesù non ebbe altri fratelli carnali!
Lev 18,9  “Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre”
 
Anche qui non c’era bisogno di specificare, bastava dire solo “ non scoprirai la nudità di tua sorella”

Ma per gli ebrei si vede che era necessario specificare che si trattava di sorella carnale.
Nel nostro linguaggio odierno non usiamo più specificare, perché se dico ad esempio
 
“io e mio fratello lavoriamo assieme” si capisce che mi riferisco al mio fratello carnale, anche persone che non mi conoscono leggendo queste righe capirebbero che mi riferisco al mio fratello carnale e non ad un mio cugino o parente oppure compaesano o tanto meno compatriota.
A quei tempi per gli ebrei invece era importante specificare che tipo di fratello o sorella fosse la persona indicata, perché nel loro linguaggio con il termine fratello si chiamavano anche i cugini, o i fratelli spirituali, o anche i membri della stessa tribù.

Lev 20, 17 “Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un’infamia”;
ancora una volta il profeta sottolinea “sorella figlia di suo padre o figlia di sua madre” cioè sorella carnale.
Visto che gli ebrei potevano avere più mogli, si poteva specificare figli della stessa madre, ma il padre in ogni caso era sempre uno solo, eppure viene specificato anche “i miei fratelli figli di mio padre”, per scongiurare ogni ombra di dubbio sullo stretto legame carnale che univa i fratelli germani.

Mt 3,32 «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
Luca 11, 27-28: “Mentre Gesù così parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse.- " Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato! ". Ma egli disse. " Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica "”.

Qui verrebbe il sospetto che Gesù abbia addirittura rinnegato le persone più intime, perché da loro rinnegato, come appare in Gv 7,5. Non c’è dubbio che le parole di Gesù vogliono darci dei profondi insegnamenti. L’appartenenza a Lui non si basa su legami di sangue o di parentela.
La Chiesa non è fondata su rapporti ambientali, di razza, di classe o di cultura: essa è famiglia di Dio.
Gli evangelisti sottolineano le ragioni opposte che suscita la persona di Gesù. Le folle lo cercano, i più intimi (parenti, paesani) lo ritengono quasi folle: essi non comprendono affatto la sua missione e vogliono distoglierlo facendolo ritornare in patria. Ancora più grave è l’ostilità dei dottori della religione ebraica; essi si persuadono che Gesù riceve il suo potere dal principe dei demoni, Belzebul (Mt 3,22).

Non c’è dubbio che nelle parole di Gesù è implicito un elogio per la sua madre che “serbava le sue parole… meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19-51) ed era “la serva del Signore che compiva tutta la Sua volontà” (Lc 1,38)

Gesù non manca di rispetto a sua madre, ma sottolinea la propria natura divina, e dice che lui è venuto ad annunciare la Parola di Dio, e chi lo segue entra in un rapporto intimo con lui, divenendo un tutt’uno con Lui e quindi con la Chiesa, quindi Gesù va oltre i legami familiari terreni, Lui è il figlio di Dio, non un semplice figlio di donna, quindi le parole di Gesù vanno capite in modo corretto.
Se un uomo politico mentre sta svolgendo un comizio viene avvertito che sono arrivati sua madre e i suoi parenti, e risponde dicendo “chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli” ovviamente intende disprezzare sia la madre che i fratelli o parenti, perché l’uomo politico è un semplice uomo, egli sta facendo un comizio politico, e quindi sta sottolineando la sua bravura personale, o la serietà del suo partito, ma ovviamente i suoi legami familiari rimangono umani normali e invariati, Gesù invece non era un semplice uomo, ma il Verbo fattosi uomo, quindi per far meglio capire alle folle che lo ascoltavano chi in realtà Egli fosse, non perde occasione di rimarcare la sua superiorità infinita, la sua messianicità,  il Figlio di Dio è fratello di chiunque segua la sua Parola, quindi non segue strettamente i legami carnali, ma va ben oltre, perché Lui diventa un tutt’uno con i credenti, Lui è la testa della Chiesa, i credenti sono il corpo della Chiesa, questo le folle dovevano capirlo, era giusto che Gesù facesse un distinguo tra i normali legami carnali, e i legami spirituali attuati per mezzo di Lui.
Tra coloro che l'ascoltano e lo seguono vi è anche Maria. La vediamo all'inizio (Giovanni 2, 1-12), durante (Luca 8,20) e alla fine della vita pubblica di Gesù (Giovanni 19, 25-27).

Maria segue e ascolta Gesù perché è suo figlio. Ma anche e soprattutto perché ha creduto a “quanto le è stato detto da parte del Signore” (Luca 1, 45), ha meditato sul comportamento di quel Figlio (Luca 2, 19). Perciò Maria è divenuta una delle prime (se non la prima) e più fervorose discepole di Gesù.

b - Possiamo perciò e dobbiamo distinguere in Gesù due modi di guardare e considerare Maria. Egli la ama perché è sua madre. Non l’ha mai rinnegata. Come poteva farlo Egli che ebbe parole dure contro coloro che trattano male i loro genitori? (Marco 7, 10-13).

Tuttavia all'amore di figlio si aggiunge in Gesù un amore e una venerazione di ben altra natura verso Maria. Egli la ama e la venera perché Maria ha creduto alla Sua Parola e si è impegnata a metterla in pratica più di qualsiasi altro discepolo di Cristo. Ella credette al messaggio dell’angelo, e si mise completamente a disposizione del Signore, pur non comprendendo appieno il significato di quelle parole, questa è fede, questa è una grande fede. Gesù apprezza questa grande fede della madre, e vorrebbe che tutti gli uomini avrebbe una fede così forte. “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” e Maria ascoltò la Parola di Dio e la mise in pratica durante tutta la sua vita.
Mentre Gesù predicava non doveva essere esaltata la maternità di Maria, ma piuttosto l’ascolto della Parola di Dio, Gesù sta parlando ad un popolo che lo rifiutava come Messia, ad un popolo che lo accusava di essere un inviato di satana, quindi doveva in ogni suo discorso esaltare il suo ruolo salvifico, sottolineando che la cosa più importante non sono i legami carnali, ma i legami spirituali, e noi ci leghiamo a Cristo ascoltando la Parola e mettendola in pratica.
Gesù vuol mettere in risalto la grande fede di Maria. Vuol far capire che la vera grandezza di Maria, fondata sui vincoli del sangue, poggia soprattutto sui vincoli soprannaturali d'una nuova parentela (Giovanni 1, 12-13).

E’ chiaro che con ciò Gesù non ha affatto discreditato sua madre, non ha affatto mostrato che la venerazione di Maria è sbagliata. Anzi mette in evidenza i meriti di Maria e la vera ragione per cui deve essere detta beata, cioè venerata. Non è errato pensare che un'eco di queste parole di Gesù ci sia stata conservata nel cantico di Maria: Tutti mi diranno beata! (Luca 1, 48).
 
Osserviamo inoltre, che nell’infanzia di Gesù non vengono mai nominati gli eventuali suoi fratelli;
Nel racconto del pellegrinaggio a Gerusalemme di Gesù fanciullo (Lc 2,41-52) è sorprendente che non si faccia mai menzione di eventuali fratelli carnali di Gesù;
La Madonna, come donna, non era affatto obbligata al pellegrinaggio se, oltre al suo primogenito, avesse avuto altri figli; questo prescriveva la legge ebraica.
E che dire di Gesù morente?
Gv 19,26-27 “Gesù allora vedendo sua madre… disse: “Donna, ecco tuo figlio… e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Se Maria avesse avuto altri figli, sarebbe rimasta presso di loro e non con Giovanni, né Gesù si sarebbe espresso in quella maniera.
Molti fratelli separati rispondono che siccome gli altri fratelli di Gesù non credevano in lui, non potevano essere d’aiuto spirituale a Maria, in quel momento di dolore; dimenticano però che loro stessi (e solo loro) ritengono Giacomo (apostolo) vescovo di Gerusalemme fratello  carnale del Signore, quindi si gettano da soli la zappa sui piedi contraddicendosi. Se Giacomo era apostolo ciò vuol dire che credeva nel Signore, quindi Gesù poteva affidare a Giacomo sua madre, su questo i fratelli separati dovrebbero riflettere di più, la contraddizione è evidentissima ma stranamente molti protestanti non se ne accorgono, se Giacomo vescovo di Gerusalemme era fratello germano di Gesù e per giunta apostolo come fanno ad affermare contemporaneamente che nessuno dei fratelli di Gesù credeva in Lui ? La verità dice che innanzitutto Giacomo non era fratello carnale di Gesù ma figlio di Alfeo, quindi cugino di Gesù, in quanto Alfeo era fratello germano di S. Giuseppe, allora quando i fratelli non cattolici motivano l’affidamento che Gesù fa di Maria a Giovanni, in conseguenza del fatto che gli “altri figli” di Maria non erano credenti quindi non potevano sostenerla spiritualmente, dovrebbero tenere presente che Giacomo che loro indicano come fratello carnale del Signore era credente, e non diventò credente in un secondo momento, ma lo fu fin dalla scelta degli apostoli, in quanto egli era apostolo (Gal 1,19)
Nell’ipostesi che Giacomo non fosse apostolo, ma solo fratello germano del Signore bisogna considerare pure che se Giacomo divenne vescovo cristiano vuol dire che credeva in Gesù, e bisogna anche considerare che un neo convertito non diventa vescovo, e tantomeno vescovo di Gerusalemme, per ricoprire un ruolo così importante doveva aver dimostrato un grande carisma, una grande autorità, perché in un ruolo di simile responsabilità non si mette un novellino.
Poi è strano come mai Giuda nella sua lettera al capitolo 1 versetti 1-2 dica :
“Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: 2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.”
Se la figura principale indubbiamente è Gesù come mai Giuda dice di essere solo fratello di Giacomo?
Se la tesi dei protestanti sarebbe corretta non era più logico che Giuda scrivesse:
“Giuda servo e fratello di Gesù e anche di Giacomo…….”?
Oppure “Giuda, fratello di Gesù e di Giacomo” visto che la figura principale era Gesù?
Ma la verità dice che  Giuda era solo fratello di Giacomo e non di Gesù.
 
Pace
Salvatore