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III. Alcune implicazioni ecclesiologiche

9. Sin dal giorno di Pentecoste, chi accoglie pienamente la fede viene incorporato alla comunità dei credenti: «coloro che accolsero la sua parola [di Pietro] furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone» (At 2, 41). Fin dall’inizio il Vangelo, nella potenza dello Spirito, è annunciato a tutti gli uomini, affinché credano e diventino discepoli di Cristo e membri della sua Chiesa. Anche nella letteratura patristica sono costanti le esortazioni a compiere la missione affidata da Cristo ai discepoli[26]. Generalmente si usa il termine «conversione» in riferimento all'esigenza di portare i pagani alla Chiesa. Nondimeno, la conversione (metanoia), nel suo significato propriamente cristiano, è un cambiamento di mentalità e di azione, come espressione della vita nuova in Cristo proclamata dalla fede: si tratta di una continua riforma di pensiero e di opere verso una più intensa identificazione con Cristo (cf. Gal 2, 20), cui sono chiamati anzitutto i battezzati. Tale è, in primo luogo, il significato dell’invito formulato da Gesù: «convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1, 15; cf. Mt 4, 17).

Lo spirito cristiano è sempre stato animato dalla passione di condurre tutta l’umanità a Cristo nella Chiesa. Infatti l'incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l'estensione di un gruppo di potere, ma l'ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche diverse. È l'ingresso nel dono della comunione con Cristo, che è «vita nuova» animata dalla carità e dall’impegno per la giustizia. La Chiesa è strumento - «germe ed inizio»[27]- del Regno di Dio, non è un’utopia politica. É già presenza di Dio nella storia e porta in sé anche il vero futuro, quello definitivo nel quale Egli sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15, 28); una presenza necessaria, poiché solo Dio può portare al mondo pace e giustizia autentiche. Il Regno di Dio non è — come alcuni oggi sostengono — una realtà generica che sovrasta tutte le esperienze o le tradizioni religiose, ed a cui esse dovrebbero tendere come ad un'universale ed indistinta comunione di tutti coloro che cercano Dio, ma è anzitutto una persona, che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile[28]. Perciò ogni libero moto del cuore umano verso Dio ed il suo Regno non può che condurre, per sua natura, a Cristo ed essere orientato all'ingresso nella sua Chiesa, che di quel Regno è segno efficace. La Chiesa è, dunque, veicolo della presenza di Dio e perciò strumento di una vera umanizzazione dell'uomo e del mondo. Il dilatarsi della Chiesa nella storia, che costituisce la finalità della missione, è un servizio alla presenza di Dio mediante il suo Regno: non si può infatti «disgiungere il Regno dalla Chiesa»[29].

10. Oggi, tuttavia, l'annuncio missionario della Chiesa viene «messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio)»[30]. Da molto tempo si è venuta a creare una situazione nella quale, per molti fedeli, non è chiara la stessa ragione d'essere dell'evangelizzazione[31]. Si afferma addirittura che la pretesa di aver ricevuto in dono la pienezza della Rivelazione di Dio nasconde un atteggiamento d'intolleranza ed un pericolo per la pace.

Chi ragiona così ignora che la pienezza del dono di verità che Dio fa, rivelandosi all’uomo, rispetta quella libertà che Egli stesso crea come tratto indelebile della natura umana: una libertà che non è indifferenza, ma tensione al bene. Tale rispetto è un'esigenza della stessa fede cattolica e della carità di Cristo, un costitutivo dell'evangelizzazione e, quindi, un bene da promuovere in modo inseparabile dall'impegno a far conoscere e abbracciare liberamente la pienezza di salvezza che Dio offre all'uomo nella Chiesa.

Il dovuto rispetto per la libertà religiosa[32] e la sua promozione «non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva»[33]. Tale amore è il sigillo prezioso dello Spirito Santo che, da protagonista dell'evangelizzazione[34], non cessa di muovere i cuori all'annuncio del Vangelo, aprendoli alla sua accoglienza. Un amore che vive nel cuore della Chiesa e da lì, come fuoco di carità, si irradia sino ai confini della terra, fino al cuore di ogni uomo. Tutto il cuore dell’uomo, infatti, attende di incontrare Gesù Cristo.

Si comprende allora l’urgenza dell’invito di Cristo ad evangelizzare e come la missione, affidata dal Signore agli apostoli, riguardi tutti i battezzati. Le parole di Gesù, «andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20), interpellano tutti nella Chiesa, ciascuno secondo la propria vocazione. E, nell'ora presente, di fronte alle tante persone che vivono nelle diverse forme di deserto, soprattutto nel «deserto dell'oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell'uomo»[35], il Papa Benedetto XVI ha ricordato al mondo che «la Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l'amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza»[36]. Questo impegno apostolico è un dovere ed anche un diritto irrinunciabile, espressione propria della libertà religiosa, che ha le sue corrispondenti dimensioni etico-sociali ed etico-politiche[37]. Un diritto che purtroppo, in alcune parti del mondo, non è ancora legalmente riconosciuto ed in altre non è rispettato nei fatti[38].

11. Chi annuncia il Vangelo partecipa alla carità di Cristo, che ci ha amati e ha donato se stesso per noi (cf. Ef 5, 2), è suo ambasciatore e supplica in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio! (cf. 2 Cor 5, 20). Una carità che è espressione di quella gratitudine che si effonde dal cuore umano quando si apre all'amore donato da Gesù Cristo, quell'Amore «che per l'universo si squaderna»[39]. Questo spiega l'ardore, la fiducia e la libertà di parola (parrhesia) che si manifestavano nella predicazione degli Apostoli (cf. At 4, 31; 9, 27-28; 26, 26; ecc.) e che il re Agrippa sperimentò ascoltando Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!» (At 26, 28).

L'evangelizzazione non si realizza soltanto attraverso la predicazione pubblica del Vangelo, né unicamente attraverso opere di pubblica rilevanza, ma anche per mezzo della testimonianza personale, che è sempre una via di grande efficacia evangelizzatrice. In effetti, «accanto alla proclamazione fatta in forma generale del Vangelo, l'altra forma della sua trasmissione, da persona a persona, resta valida ed importante. [...] Non dovrebbe accadere che l'urgenza di annunziare la buona novella a masse di uomini facesse dimenticare questa forma di annuncio mediante la quale la coscienza personale di un uomo è raggiunta, toccata da una parola del tutto straordinaria che egli riceve da un altro»[40].

In ogni caso, va ricordato che nella trasmissione del Vangelo la parola e la testimonianza della vita vanno di pari passo[41]; affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necessaria anzitutto la testimonianza della santità. Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta. Ma neppure basta la sola testimonianza, perché «anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata — ciò che Pietro chiamava “dare le ragioni della propria speranza” (1 Pt 3, 15) — ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù»[42].

IV. Alcune implicazioni ecumeniche

12. Fin dai suoi inizi il movimento ecumenico è stato intimamente collegato all’evangelizzazione. L’unità è, infatti, il sigillo della credibilità della missione e il Concilio Vaticano II ha rilevato con rincrescimento che lo scandalo della divisione «danneggia la santissima causa della predicazione»[43]. Gesù stesso alla vigilia della sua morte ha pregato: «affinché tutti siano una sola cosa…perché il mondo creda» (Gv 17, 21).

La missione della Chiesa è universale e non è limitata a determinate regioni della terra. L’evangelizzazione, tuttavia, si realizza diversamente, secondo le differenti situazioni in cui avviene. In senso proprio c’è la «missio ad gentes» verso coloro che non conoscono Cristo. In senso lato si parla di «evangelizzazione», per l’aspetto ordinario della pastorale, e di «nuova evangelizzazione», verso coloro che non seguono più la prassi cristiana[44]. Inoltre, vi è l’evangelizzazione in paesi dove vivono cristiani non cattolici, soprattutto in paesi di antica tradizione e cultura cristiana. Qui si richiede sia un vero rispetto per la loro tradizione e le loro ricchezze spirituali che un sincero spirito di cooperazione. I cattolici, «esclusa ogni forma sia di indifferentismo sia di sconsiderata concorrenza, attraverso una comune – per quanto possibile – professione di fede in Dio e in Gesù Cristo di fronte alle genti, attraverso la cooperazione nel campo tecnico e sociale come in quello religioso e culturale, collaborino fraternamente con i fratelli separati secondo le norme del Decreto sull’Ecumenismo»[45].

Nell’impegno ecumenico, si possono distinguere diverse dimensioni: anzitutto l'ascolto, come condizione fondamentale di ogni dialogo; vi è poi la discussione teologica, nella quale, cercando di capire le confessioni, le tradizioni e le convinzioni altrui, si può arrivare a trovare la concordia, a volte nascosta nella discordia. Ed inseparabilmente da tutto ciò, non può mancare un'altra essenziale dimensione dell'impegno ecumenico: la testimonianza e l'annuncio degli elementi che non sono tradizioni particolari o sfumature teologiche bensì appartengono alla Tradizione della fede stessa.

Ma l’ecumenismo non ha solo una dimensione istituzionale che mira a «far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani verso la piena comunione nella verità e nella carità»[46]: esso è compito di ogni singolo fedele, anzitutto mediante la preghiera, la penitenza, lo studio e la collaborazione. Ovunque e sempre, ogni fedele cattolico ha il diritto e il dovere di dare la testimonianza e l’annuncio pieno della propria fede. Con i cristiani non cattolici, il cattolico deve entrare in un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno scambio di idee ma di doni[47], affinché si possa offrire loro la pienezza dei mezzi di salvezza[48]. Così si viene condotti ad una sempre più profonda conversione a Cristo.

Al riguardo va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine[49]. Come ha esplicitamente riconosciuto il Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, «è chiaro che l’opera di preparazione e di riconciliazione di quelle singole persone che desiderano la piena comunione cattolica è di natura sua distinta dall’iniziativa ecumenica; non c’è però alcuna opposizione, poiché l’una e l’altra procedono dalla mirabile disposizione di Dio»[50]. Perciò tale iniziativa non priva del diritto né esime dalla responsabilità di annunciare in pienezza la fede cattolica agli altri cristiani, che liberamente accettano di accoglierla.

Questa prospettiva richiede naturalmente di evitare ogni indebita pressione: «Nel diffondere la fede religiosa e nell’introdurre usanze ci si deve sempre astenere da ogni genere d’azione che sembri aver sapore di coercizione o di sollecitazione disonesta o scorretta, specialmente se si tratta di persone incolte o bisognose»[51]. La testimonianza alla verità non intende imporre alcunché con la forza, né con un’azione coercitiva né con artifici contrari al Vangelo. Il medesimo esercizio della carità è gratuito[52]. L’amore e la testimonianza alla verità mirano a convincere anzitutto con la forza della parola di Dio (cf. 1 Cor 2, 3-5; 1 Ts 2, 3-5)[53]. La missione cristiana risiede nella potenza dello Spirito Santo e della stessa verità proclamata.
 

V. Conclusione

13. L'azione evangelizzatrice della Chiesa non può mai venire meno, poiché mai verrà a mancarle la presenza del Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo, secondo la sua stessa promessa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Gli odierni relativismi ed irenismi in ambito religioso non sono un motivo valido per venir meno a questo oneroso ma affascinante impegno, che appartiene alla natura stessa della Chiesa ed è «suo compito primario»[54]. «Caritas Christi urget nos - l’amore del Cristo ci spinge» (2 Cor 5, 14): lo testimonia la vita di un gran numero di fedeli che, mossi dall'amore di Gesù hanno intrapreso, lungo tutta la sua storia, iniziative ed opere di ogni genere per annunciare il Vangelo, a tutto il mondo ed in tutti gli ambiti della società, come monito ed invito perenne ad ogni generazione cristiana ad adempiere con generosità il mandato di Cristo.

Perciò, come ricorda il Papa Benedetto XVI, «l’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo»[55]. L'amore che viene da Dio ci unisce a Lui e «ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor 15, 28)»[56].

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto il giorno 6 ottobre 2007, ha approvato la presente Nota dottrinale, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Dato in Roma, nella sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 3 dicembre 2007, memoria liturgica di S. Francesco Saverio, Patrono delle Missioni.

William Card. Levada
Prefetto

Angelo Amato
Arcivescovo titolare di Sila
Segretario





seguono le Note

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)