00 13/09/2009 07:32
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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 21/12/2005 12.15
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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 21/12/2005 12.33
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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 21/12/2005 12.36
 ritrascrivo il mio messaggio precedente in cui vi era una frase espressa male:
 
 
e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Gv 6,51

Ecco come noi realmente dobbiamo considerare quel pane che viene consacrato: la CARNE di Cristo. In quel pane egli ci dona veramente la sua Carne. E come potrebbe essere la Carne di Cristo se fosse ancora semplicemente e solo pane ?

Le sue parole erano chiare, tanto chiare che proprio per questo tutti lo abbandonarono e perfino gli apostoli ne rimasero turbati.

Ma rimasero fermi nella sequela di Gesù e udirono l'adempimento di queste parole quando Gesù solennemente proferì

QUESTO E' IL MIO CORPO...QUESTO E' IL MIO SANGUE.
 
Continuare a sostenere che queste parole sono solo simboliche significa di fatto :
-arrogarsi il diritto di interpretare le Scritture senza averne il diritto.
 
-annullare con la propria interpretazione la portata delle parole chiare di Cristo.
 
-Non credere che la potenza di Dio possa operare questo miracolo, assumendo gli elementi materiali del pane per farne il proprio Corpo.
 
 
Con affetto

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Da: Soprannome MSNSoloGesùSalva Inviato: 21/12/2005 12.51
La pace a tutti, da Michele.
 
Mi potreste segnalare dei testi ufficiali che indichino la differenza dei due termini?
 
 
che il Signore ci illumini tutti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Da: Soprannome MSNIoFrancesco21 Inviato: 14/02/2006 9.20
Riporto anche qui questo significativo intervento dell'Antonella, tratto dal forum Culto a Dio, visto che qui si parla della transustanziazione, penso che sia più utile anche qui dentro.
 
Da: Roma Inviato: 14/02/2006 3.34
 Buona sera (o buona notte) a tutti.
Ho postato un pò di materiale e benchè vi leggessi dal 2002, chiedo scusa se ho deciso di intervenire solo ora.
Ritengo da parte mia di potervi dare un piccolo contributo al già potenziale rendimento che qui è presente.
 
Sono una laica come molti e fra i tanti, in ambito ecclesiale sono appassionata della Chiesa non meno e non più di come lo siete voi qui che mi avete dato, in tante letture, molto da meditare e da imparare.
 
Vorrei arricchire questo therad specificando l'evoluzione che ha avuto il Tabernacolo. Se i moderatori lo ritenessero comunque possibile di spostamento altrove, saranno naturalmente liberi di farlo.
 
Innanzitutto è opportuno fare chiarezza: il tabernacolo è una istituzione ufficiale  al Concilio di Trento (XVI secolo), ma questo non significa che fino alla fine del 1500 il Tabernacolo nelle chiese cattoliche non avesse acquisito  pienamente la sua importanza che verrà appunto determinata (ufficializzata) dalle affermazioni dello stesso Concilio sul termine "Transustanziazione" a causa dell'eresia Protestante.

L'istituzione del Tabernacolo per contenere la riserva eucaristica è legata non solo a ragioni teologiche, ma anche a questioni culturali e contingenti ad una evoluzione del tutto naturale: come per le Sacre Scritture l'apprendimento e la scoperta del suo contenuto camminano con le generazioni, così anche il culto a Dio ha subito delle modifiche nel tempo, ma questo non deve scandalizzare poichè un conto è l'evoluzione del Culto, altra cosa è il cambiare dottrine come è accaduto nel Protestantesimo.
 
Nei primi secoli del cristianesimo il problema del Tabernacolo non si poneva nemmeno perchè nelle assemblee veniva diviso il pane fra tutti i fedeli, e non restava nulla; venivano messe da parte alcune porzioni che venivano mandate ai malati tramite i diaconi non appena l'assemblea si scioglieva.

Questa usanza è testimoniata dal termine stesso "Messa", che deriva dalla locuzione finale "ite, missa est", ossia "andate, atto di congedare", e che col tempo ha assunto il significato, non propriamente corretto, di "la messa è finita" per indicare la fine della celebrazione.

La parola "messa" nasce come atto di "congedare" è vero, ma si usava per i catecumeni e i penitenti i quali, come suggerito dalla stessa Didachè, non essendo ancora Battezzati (e i penitenti dovevano scontare la loro penitenza) non prendevano parte all'Eucarestia e dunque venivano congedadi prima, dopo la lettura delle Scritture. Con il tempo, e siamo già circa al III sec. si perfeziona "ite missa est", ossia dal "rendimento di grazie (gr. eukaristein) che avete ricevuto, l'assemblea è sciolta per portare Cristo nel mondo" .

Il termine "Eucaristia" designava quindi tre realtà:
la "conoscenza delle Scritture mediante l'ascolto della Parola";
la "condivisione delle offerte che i fedeli portavano o in danari o in vestiario o in cibo";
la "comunione" con
la preghiera eucaristica (altrimenti detta Canone).
Appunto: la Messa che si faceva la Domenica, ogni Domenica mentre i presbiteri la facevano più volte insieme al vescovo a seconda delle necessità.

Presto la preghiera eucaristica, a partire all'incirca da Tertulliano (II sec.), verrà chiamata "sacrificiorum orationes", preghiere del/i sacrificio/i.

Ad un certo punto, l'Eucaristia non venne più portata agli assenti immediatamente dopo la celebrazione, anche a causa delle persecuzioni, per cui sorse la necessità di conservare in un apposito luogo i resti del pane consacrato destinati ai malati e ai prigionieri affinchè non andassero a male; così essi venivano riposti in ceste o altri contenitori e tenuti in vari luoghi (generalmente armadi) con grande devozione e rispetto, tanto da designare gli stessi diaconi alla loro custodia.

Inoltre, nelle chiese i fedeli portavano essi stessi i pani, i quali venivano raccolti in grossi cesti che il sacerdote ridistribuiva al momento dell'Eucarestia: ciò era fatto apposta perchè la comunità ricevesse da Dio lo stesso pane che aveva portato.


Ovviamente, poichè i pani non erano azzimi ma lievitati, nelle ceste rimanevano una grande quantità di briciole, che finivano gettate via o agli animali da cortile, seppur consacrate.

Questo non perchè all'epoca non si avesse riverenza verso il Corpo del Signore (anzi), ma perchè la mentalità comune dell'epoca non aveva ancora maturato il modo di procurarsi un pane che non sbriciolasse e che si potesse conservare. Si ripristina così l'uso antico del "pane azzimo", senza mollica e di gran lunga più facile da custodire.
 
Apro un inciso: il termine "Ostia" venne adoperato dalla Chiesa per designare l'Eucarestia perchè il suo significato originale usato dai romani, stava ad indicare il sacrificare alla divinità i nemici presi in guerra.
L'offerta dei romani, i pagani, alla divinità  consisteva in un agnello sacrificale che veniva identificato appunto come "ostia" alla quale vi accostavano il termine "vittima" indicato nei nemici da sconfiggere propiziandosi il favore degli dèi. Questo rituale si svolgeva anche con un "rendimento di grazie (eucarestia dal termine greco) in caso di vittoria sul nemico. Quindi l'agnello era l'ostia che veniva sacrificato agli dèi come augurio per la battaglia, il toro o un bue come "vittime" per ringraziare gli dèi in caso di vittoria.
 
Con il Cristianesimo dei primi secoli tale termine, Ostia, passa a significare il simbolico  "pane" ( e non simbolico Corpo) che il sacerdote consacra quale vero Corpo di Cristo, unica e vera Vittima sacrificale per la salvezza degli uomini.
Il Protestantesimo sbagliò nel parlare dell'Eucarestia quale "simbolo" usando spesso i Padri che usano il termine "simbolo" perchè essi stessi non conoscevano probabilmente le usanze dei romani e le terminologie dei primi secoli, conoscenze maturate del resto in questi ultimi due secoli attraverso i quali abbiamo imparato anche a scoprire come il significato dei termini si sia evoluto. Il termine "simbolo" veniva usato dai Padri per indicare il "pane" e non il Corpo del Signore nel Pane consacrato!
 
Il Tabernacolo perciò, non fu una invenzione della Chiesa la quale attraverso l'ispirazione avuta dai Padri della Chiesa, ritorna più semplicemente ad usare il termine biblico nel quale il Tabernacolo era appunto la tenda nella quale era conservata l'Arca del Signore. Da qui, giungere ad usare il Tabernacolo per conservare gli avanzi dell'Eucarestia, il passo è breve! L'Ostia sostituisce il pane comunemente inteso favorendo non solo la praticità e la conservazione, ma anche quel pensiero che preoccupava i vescovi: le briciole che cadevano in terra.
 
Con san Tommaso D'Aquino abbiamo la così detta "epoca d'oro" dell'Eucarestia per la quale egli ne divenne il grande teologo che non solo la "spiegò", ma ne divenne il maggiore  cantore. Nascono con lui gli "Inni Eucaristici", famoso il Tantum Ergo e Adoro te devote latens Deitas, da lui composti. San Tommaso d'Aquino (1221-1274), per ordine del Papa, compone ai piedi del Tabernacolo l'Ufficio e la Messa del SS. Sacramento.
 
Siamo così giunti alla conclusione di questo percorso eucaristico.
 
Se vi piacciono gli acrostici, eccone uno con l'Eucarestia:
 

Una salvezza per le nostre anime

Cristo Gesù. Tu

Amando tanto gli uomini e

Rinunciando alla vita

Elevi ogni cuore

Sopra i peccati del mondo

Ti porto con me tra

I miei giovani giorni

Ancora da vivere nella fede e nell’amore

Gesù istituì l'Eucaristia quando, durante l'Ultima Cena, distribuì agli apostoli il pane e il vino e ordinò di ripetere quel gesto "in memoria di me" (Luca 22:17-20; Corinzi 1, 11:23-25). Tale gesto fu compiuto nel contesto di una cena pasquale ebraica, nella quale si ricordava la liberazione dall'Egitto e l'Alleanza di Israele con Dio. Gesù nel benedire il pane e il vino annunciava e interpretava la sua passione e il senso della sua morte, suggello della "nuova alleanza" nel suo sangue.

La Chiesa, fin dalle origini, ha ripetuto questo rito come memoriale (cioè ci ritroviamo come duemila anni fa ai piedi della Croce  per vivere il rituale della salvezza) della croce di Cristo, del suo sacrificio per la salvezza degli uomini.

L'uso di consumare pasti in memoria del Signore e la convinzione della presenza di Cristo allo "spezzare il pane" erano universali nella Chiesa primitiva e rito fondamentale della comunità cristiana.

 
Per i teologi della Chiesa antica le parole di Gesù "Questo è il mio corpo" e "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" (Luca 22:19-20) sono spiegazione sufficiente della trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo semplicemente perchè crede che le parole di Gesù sono la Verità, la Via e la Vita!
 
L'Eucarestia è così da sempre: Verità, Via, e Vita.
 
 
Un caro saluto a tutti, da Antonella.