00 26/09/2009 12:34
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 25/11/2003 14.27
SOLO FEDE, SOLO OPERE...O TUTTE E DUE?
SIAMO PREDESTINATI??
Sembra che Calvino abbia "copiato" alcune fonti agostiniane (che del resto Lutero doveva conoscere bene...) e tuttavia facendo una "cernita" di quanto scriveva.....
Ok procedemus......Agostino nel suo dialogo con Pelagio, rende palese di credere nella predestinazione.....rialliacciamo i fili...
Libero arbitrio e grazia
Il libero arbitrio ha una grande rilevanza in teologia. Uno dei dogmi fondamentali della teologia cristiana sostiene che Dio è onnisciente e onnipotente, e che ogni azione umana è preordinata da Dio. La dottrina della predestinazione, il corrispettivo teologico del determinismo, sembra
escludere l'esistenza del libero arbitrio
. Poiché moralità e astensione dal peccato sono elementi fondamentali dell'insegnamento cristiano, com'è possibile che gli individui siano moralmente responsabili se si accetta la predestinazione? I teologi hanno cercato in ogni modo di risolvere questo paradosso.
Sant'Agostino, il grande padre e dottore della Chiesa, credeva  nella predestinazione, sostenendo che soltanto gli eletti da Dio avrebbero ottenuto la salvezza. Tuttavia, nessuno, comunque, può sapere se è tra gli eletti: tutti sono quindi tenuti a vivere nel rispetto della religione e nel timore
di Dio
. Per Agostino la libertà era il dono della Grazia divina. Contro Agostino il monaco irlandese Pelagio e i suoi seguaci sostenevano che il peccato originale riguardava solamente Adamo e non l'intero genere umano, e ognuno, benché assistito dalla Grazia divina per raggiungere la salvezza, aveva completa libertà di volere, nello scegliere o nel rifiutare la via tracciata da Dio. Alla fine i teologi cattolici, per spiegare il libero arbitrio, enunciarono la dottrina della "grazia preveniente", secondo la quale Dio concede agli individui la grazia di scegliere di vivere in una condizione di Grazia.

Predestinazione
Nella teologia cristiana, l'insegnamento secondo cui il destino eterno di una persona è predeterminato per immutabile decreto divino. La predestinazione non implica necessariamente una negazione del libero
arbitrio
. La maggior parte degli esponenti della dottrina sostiene che sia predeterminato unicamente il destino eterno di ciascuno, non le sue azioni, che rimangono libere. La dottrina tradizionalmente assume due forme:
predestinazione singola, duplice predestinazione.

Doppia predestinazione
La doppia predestinazione è una conclusione tratta dalla predestinazione singola. Se alcuni godranno della presenza di Dio per sua decisione eterna, altri devono essere separati da Dio, ugualmente per suo decreto. Poiché
salvezza e gloria sono predestinati, ne segue che anche condanna e distruzione devono essere predestinate. Il primo teologo a enunciare la dottrina della doppia predestinazione fu sant'Agostino nel V secolo, senza
avere, però, molti continuatori. Il più noto esponente della doppia predestinazione fu Giovanni Calvino, secondo cui "predestinazione" è l'eterno decreto con il quale Dio ha deciso in sé che cosa sarà di ciascun uomo, perché non tutti sono stati creati per la stessa condizione; al contrario per alcuni è preordinata la vita eterna, per altri la dannazione
eterna
(Institutio 3.21.5). Dopo Agostino, i teologi cattolici hanno rifiutato la doppia predestinazione, sottolineando che non esiste alcuna predestinazione al male e che chi è dannato ne ha la piena responsabilità.

Frasi importanti
Per descrivere il rapporto tra fides et ratio, Agostino enuncia due formule:
crede ut intelligas, intellige ut credas (credi per capire e capisci per credere). All'atarassia scettica si contrappone la desperatio verum inveniendi (disperazione per non trovare la verità). Con la fede Agostino supera l'epochè e cerca di confutare il dubbio scettico razionalmente, cioè illustrando razionalmente ciò che per fede è certezza assoluta. La prima certezza è dal dubbio e dall'errore l'uomo ricava la certezza di esistere "si fallor, ergo sum" (se sbaglio, allora esisto) e "in interiore homine habitat veritas" (la verità dimora nell'uomo interiore).
Ora proviamo a capire che cosa intendeva Agostino e ci accorgeremo che non è quanto intendeva Calvino....buona meditazione, spero che si avrà la pazienza di leggerlo tutto......
Fraternamente Caterina
 

PARTE TERZA

PREDESTINAZIONE

La dottrina della predestinazione dipende totalmente dalle due verità esposte sopra: efficacia e gratuità della grazia. Ammesso che Dio ha sempre in serbo la grazia per condurre infallibilmente gli uomini alla salvezza e che questa grazia è un dono ineffabilmente gratuito, si potrebbe tacere affatto della predestinazione che non è altro, nei piani di Dio, come dice Agostino nella celebre definizione, che " la prescienza e la preparazione dei benefici di Dio " 1, quei benefici appunto efficaci e gratuiti che conducono l'uomo alla salvezza o più semplicemente, come dice ancora: " la disposizione [da parte di Dio] delle sue opere future: proprio questo, nient'altro, vuol dire predestinare " 2.
Ma questa dottrina ha suscitato troppe controversie nel passato - si ricordi la violenta reazione dei semipelagiani e le distorte interpretazioni dei predestinaziani - e troppe ne suscita anche nel presente 3 per poter tacerne completamente. Ne esporrò pertanto le linee fondamentali, perché sia possibile darne un giudizio che rispetti le leggi della critica, che sono poi le leggi dell'esatta informazione, la quale esclude l'avventatezza e la superficialità, due mali non sempre assenti negli scritti di studiosi anche, per altre ragioni, benemeriti.
Comincerò dunque da una precisazione doverosa per esporne, poi, alcune premesse necessarie, indicarne il senso e i termini del mistero, le grandi verità a cui è legato, le relazioni con la vita pastorale della Chiesa. Importa, soprattutto, quest'ultimo aspetto sul quale il lettore non mancherà di fissare l'attenzione.

CAPITOLO PRIMO

PRECISAZIONE DOVEROSA

La precisazione consiste nell'avvertire il lettore che la dottrina non occupa nel complesso dell'insegnamento agostiniano sulla grazia il posto che molto spesso gli viene attribuito. Questo non è né primario né principale. Non sta infatti tra le verità fondamentali che la Chiesa cattolica, secondo Agostino, difendeva contro i pelagiani.


1. Le tre verità fondamentali

Tra queste verità fondamentali che il dottore della grazia riassume esplicitamente per ben quattro volte, la predestinazione non c'è. Né si sa bene perché ce l'abbiano messa gli studiosi, o forse si sa: la storia delle discussioni teologiche può insegnarci qualcosa. Ma per ora restiamo ad Agostino.
Scrive verso il 420, rispondendo alle due lettere dei pelagiani: " Or dunque i pelagiani con queste e simili testimonianze o voci della verità sono incalzati perché non neghino il peccato originale, perché non dicano che la grazia di Dio con la quale siamo giustificati non é data gratuitamente ma secondo i nostri meriti, perché non dicano che in un uomo mortale, per quanto santo e ben operante, si può trovare tanta giustizia da non essergli necessaria la remismissione dei peccati anche dopo il lavacro della rigenerazione fino a quando non cessi di vivere questa vita. Ma quando sono incalzati a non dire questi tre spropositi... " 4.
Poco dopo, nella stessa opera, ripete in un altro contesto le stesse idee quasi con le stesse parole. Son sempre le tre grandi verità che i cattolici difendevano contro i pelagiani. Questi esaltavano la loro dottrina con le lodi della creazione, delle nozze, della legge, del libero arbitrio, dei santi. Agostino replica che tutto questo va bene; ma essi, purtroppo, lo fanno per ingannare gli ineruditi e gli incauti su quanto negano della dottrina cattolica. Negano infatti le tre grandi verità che la Chiesa difende contro di loro: il peccato originale, la gratuità della grazia, che non viene concessa secondo i meriti, la necessità che ogni uomo, anche giustificato, chieda perdono dei propri peccati 5.
In un'altra opera di più grande respiro, nel Contra Iulianum, scritto l'anno appresso, riassume nella negazione di queste tre verità la ragione della condanna dei pelagiani. " I giudici che vi hanno condannato - scrive - sapevano che voi insegnate che i bambini nascendo non contraggono nulla di male che debba essere purificato rinascendo. Sapevano che voi insegnate che la grazia di Dio viene data secondo i nostri meriti... Sapevano che voi insegnate che l'uomo in questa vita possa non avere alcun peccato... " 6.
Ma è particolarmente significativo che in una delle ultime opere, nel De praedestinatione sanctorum - si sa che il De dono perseverantiae non era che un secondo libro di quest'opera - riassumendo le grandi verità che la Chiesa difendeva contro i pelagiani, nomina le tre ricordate sopra, e non nomina la predestinazione, della quale pur stava parlando e che aveva messo a titolo della sua opera. Data l'importanza del testo, eccolo per intero: " Tre sono i punti, come sapete, che con ogni energia la Chiesa cattolica difende contro di loro. Il primo è che la grazia di Dio non viene data secondo i nostri meriti, perché anche tutti i meriti dei giusti sono doni di Dio e per grazia di Dio sono conferiti; il secondo è che, per quanto grande sia la sua giustizia, nessuno può vivere in questo corpo corruttibile senza qualche forma di peccato; infine il terzo è che ogni individuo nasce colpevole del peccato del primo uomo e stretto nel vincolo della condanna, a meno che la colpa che si contrae con la generazione non sia eliminata dalla rigenerazione " 7.
Il testo non ha bisogno di commenti. Questo è certo: tra le verità che costituivano oggetto dell'energica difesa contro i pelagiani, non c'è la predestinazione, segno evidente che non era considerata tra le principali. In realtà non lo era, e non lo è. Serviva soltanto, nella convinzione di Agostino, come roccaforte per difendere la gratuità della grazia che era, ed è, una delle tre verità principali. Lo dice e lo ripete. " Che cosa è stato infatti che in questo nostro lavoro ci ha costretto a difendere con maggior completezza e chiarezza i passi della Scrittura nei quali si ribadisce la predestinazione, se non il fatto che i pelagiani dicono che la grazia di Dio è data secondo i nostri meriti? " 8. E conclude: " Bisogna predicare la predestinazione, affinché la vera grazia di Dio, cioè quella che non viene data secondo i nostri meriti, possa essere difesa con una trincea inespugnabile " 9. La stessa conclusione è ripetuta altrove 10.
.La verità dunque che stava a cuore ad Agostino e che difendeva con tutta l'energia dello spirito, convinto di difendere con essa l'insegnamento della Scrittura e della Chiesa e il fondamento stesso e la forma propria della pietà cristiana, non era la predestinazione ma un'altra, anche se connessa con essa; era la gratuità assoluta della grazia. Chi credesse di poter sostenere questa verità fondamentale, che cioè la fede, la giustificazione, la perseveranza finale, e perciò la vita eterna, sono un dono di Dio; sostenerla, dico, senza ricorrere alla predestinazione, lo faccia pure: troverebbe consenziente il vescovo d'Ippona. Ma chi dovesse confessare di non riuscire a farlo, non critichi almeno chi prima di lui ha avuto la stessa convinzione. Non c'è bisogno dunque di " deagostinizzare " - come qualcuno si compiace di dire - la dottrina della predestinazione, ma solo, se si potesse usare questo barbaro termine, di " depredestinazionizzare " la dottrina agostiniana della grazia, dando alla predestinazione il posto che le compete, che non è principale, e che nulla aggiunge alla gratuità della grazia quando non sia il considerarla nei piani di Dio. Dio infatti non può non avere la prescienza e la predisposizione dei suoi doni. Quello che importa dunque è riconoscere questi doni, che era l'unica cosa che Agostino voleva.

[Modificato da (Teofilo) 26/09/2009 12:39]