00 15/09/2009 19:03
Nel Paese attivate otto stazioni

Le radio cattoliche in Sudan
strumento di unità nazionale





di Alessandro Trentin

Rigenerare le potenzialità della popolazione e nutrirla dei valori evangelici: è l'impegno che caratterizza il lavoro degli operatori del Sudan Catholic Radio Network, la rete radiofonica cattolica nel Paese, che il mese scorso ha ulteriormente potenziato il suo servizio grazie all'entrata in funzione dell'ottava stazione che trasmette dalla città di Malakal. "Si tratta - spiega a "L'Osservatore Romano" la direttrice, suor Paola Moggi - di una rete di radio locali, nata su iniziativa della famiglia comboniana, che contribuisce a ricostituire il tessuto umano della società sudanese e a promuoverne la crescita spirituale e materiale".

"La metodologia stessa della "rete" di stazioni radiofoniche - aggiunge - facilita il superamento della frammentazione etnica, che tuttora divide la nazione, e favorisce un'integrazione della popolazione basata sul rispetto dei diritti umani". Per la suora, inoltre, "il grado elevato di analfabetismo e la mancanza di strade, soprattutto in Sud Sudan rende la radio uno strumento importante per raggiungere la popolazione e coinvolgerla in un processo che guarisca i traumi causati dalla lunga guerra".

Oltre che da Malakal, i programmi vengono diffusi dalle città di Juba, Rumbek, Torit, Yei, Tombora-Yambio, Wau e Gidel: si tratta di località situate nel Sud Sudan, mentre nella restante parte della nazione non sono finora state rilasciate da parte delle autorità civili le frequenze necessarie per trasmettere da Khartoum ed El Obeid. "Nel campo delle comunicazioni - ricorda la suora - il Paese ha una delle legislazioni più ristrettive di tutto il continente africano". Le radio e la televisione sono controllate direttemente dal Governo centrale e devono rispecchiare le direttive delle autorità.

La televisione nazionale, fra l'altro, è sottoposta al controllo di un censore militare permanente che assicura che le notizie trasmesse corrispondano al punto di vista del Governo.
Il Governo di unità nazionale gestisce il servizio radio-televisivo pubblico, che trasmette un misto di notizie, musica e programmi culturali, ma, tuttavia, l'autonomia garantita dal trattato di pace al Governo del Sud Sudan ha consentito l'avvio delle trasmissioni radiofoniche e televisive e il moltiplicarsi delle licenze ai privati.

In questo contesto favorevole si è quindi potuto sviluppare il Sudan Catholic Radio Network. Articolato risulta l'organigramma che sovrintende al sistema. L'organo direttivo (board of governors) è costituito da due vescovi che rappresentano la Conferenza episcopale del Sudan e dai superiori e dalle superiore provinciali dei comboniani in Sud Sudan.

Il network opera, dunque, sulla base di un coordinamento nazionale con decentramento operativo a livello diocesano. "Le articolazioni diocesane del network - puntualizza suor Moggi - sono finalizzate a garantire la necessaria unità nella diversità, ma rendono il progetto molto complesso. Solo un efficiente coordinamento può evitare il rischio della frammentazione e dell'accentramento".

Dal punto di vista, invece, dei contenuti, le radio sono tenute a trasmettere programmi comuni al network (notizie regionali, nazionali e internazionali, approfondimenti e lezioni di educazione civica) per almeno due ore al giorno; assieme ai programmi locali per il resto della giornata. Dato l'altro grado di analfabetismo tra la popolazione, la lingua usata per i programmi comuni è l'inglese (lingua ufficiale del Sud Sudan); mentre i programmi specifici di ogni radio, prodotti a livello diocesano, tengono conto delle varie lingue parlate localmente (Shilluk, Dinka, Nuer, Anyuak, Mabban, Bari e altre).

Un aspetto cui tiene in particolare la religiosa è quello della capacità del progetto, in linea con il motto dei comboniani "Salvare l'Africa con l'Africa", di coinvolgere la popolazione locale. "La sostenibilità del progetto - sottolinea - si basa essenzialmente sulla mobilitazione delle potenzialità locali, che sono state gravemente compromesse dalla lunga guerra civile".

Per questo, è stato costituito una centro di formazione provvisorio a Juba, nel 2008, che finora ha permesso a una ventina di giovani di acquisire nozioni e tecniche al fine di progettare e produrre programmi radiofonici di qualità.



(©L'Osservatore Romano - 16 settembre 2009)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)