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CAPPELLA PAPALE PER L’APERTURA DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, 10.10.2010

                               A bishop wears his mitre during a mass, celebrated by Pope Benedict XVI, marking the opening of the Synod of bishops from the Middle Eastern region in St. Peter's Basilica at the Vatican October 10, 2010.

Alle ore 9.30 di questa mattina, XXVIII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione dell’apertura dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)».
Concelebrano con il Papa 177 Padri sinodali e 69 Presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo.
Per la Preghiera Eucaristica, salgono all’altare i Presidenti delegati: Sua Beatitudine Em.ma il Card. Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Presidente delegato ad honorem; Sua Beatitudine Em.ma il Card. Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq), Presidente delegato ad honorem; l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano); il Relatore generale: Sua Beatitudine Rev.ma Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto); il Segretario generale: S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo titolare di Cibale, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi; il Segretario speciale: S.E. Mons. Joseph Soueif, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (Cipro).
Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che pubblichiamo di seguito:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle!


La Celebrazione eucaristica, rendimento di grazie a Dio per eccellenza, è segnata oggi per noi, radunati presso il Sepolcro di San Pietro, da un motivo straordinario: la grazia di vedere riuniti per la prima volta in
un’Assemblea Sinodale, intorno al Vescovo di Roma e Pastore Universale, i Vescovi della regione mediorientale. Tale singolare evento dimostra l’interesse dell’intera Chiesa per la preziosa e amata porzione del Popolo di Dio che vive in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente.

Anzitutto eleviamo il nostro ringraziamento al Signore della storia, perché ha permesso che, nonostante vicende spesso difficili e tormentate, il Medio Oriente vedesse sempre, dai tempi di Gesù fino ad oggi, la continuità della presenza dei cristiani. In quelle terre l’unica Chiesa di Cristo si esprime nella varietà di Tradizioni liturgiche, spirituali, culturali e disciplinari delle sei venerande Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, come pure nella Tradizione latina. Il fraterno saluto, che rivolgo con grande affetto ai Patriarchi di ognuna di esse, vuole estendersi in questo momento a tutti i fedeli affidati alle loro cure pastorali nei rispettivi Paesi e anche nella diaspora.

In questa Domenica 28.ma del Tempo per annum, la Parola di Dio offre un tema di meditazione che si accosta in modo significativo all’evento sinodale che oggi inauguriamo. La lettura continua del Vangelo di Luca ci conduce all’episodio della guarigione dei dieci lebbrosi, dei quali uno solo, un samaritano, torna indietro a ringraziare Gesù. In connessione con questo testo, la prima lettura, tratta dal Secondo Libro dei Re, racconta la guarigione di Naaman, capo dell’esercito arameo, anch’egli lebbroso, che viene guarito immergendosi sette volte nelle acque del fiume Giordano, secondo l’ordine del profeta Eliseo. Anche Naaman ritorna dal profeta e, riconoscendo in lui il mediatore di Dio, professa la fede nell’unico Signore. Dunque, due malati di lebbra, due non ebrei, che guariscono perché credono alla parola dell’inviato di Dio. Guariscono nel corpo, ma si aprono alla fede, e questa li guarisce nell’anima, cioè li salva.

Il Salmo responsoriale canta questa realtà: "Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, / agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. / Egli si è ricordato del suo amore, / della sua fedeltà alla casa d’Israele" (Sal 98,2-3). Ecco allora il tema: la salvezza è universale, ma passa attraverso una mediazione determinata, storica: la mediazione del popolo di Israele, che diventa poi quella di Gesù Cristo e della Chiesa. La porta della vita è aperta per tutti, ma, appunto, è una "porta", cioè un passaggio definito e necessario. Lo afferma sinteticamente la formula paolina che abbiamo ascoltato nella Seconda Lettera a Timoteo: "la salvezza che è in Cristo Gesù" (2 Tm 2,10). E’ il mistero dell’universalità della salvezza e al tempo stesso del suo necessario legame con la mediazione storica di Gesù Cristo, preceduta da quella del popolo di Israele e prolungata da quella della Chiesa. Dio è amore e vuole che tutti gli uomini abbiano parte alla sua vita; per realizzare questo disegno Egli, che è Uno e Trino, crea nel mondo un mistero di comunione umano e divino, storico e trascendente: lo crea con il "metodo" – per così dire – dell’alleanza, legandosi con amore fedele e inesauribile agli uomini, formandosi un popolo santo, che diventi una benedizione per tutte le famiglie della terra (cfr Gen 12,3). Si rivela così come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (cfr Es 3,6), che vuole condurre il suo popolo alla "terra" della libertà e della pace. Questa "terra" non è di questo mondo; tutto il disegno divino eccede la storia, ma il Signore lo vuole costruire con gli uomini, per gli uomini e negli uomini, a partire dalle coordinate di spazio e di tempo in cui essi vivono e che Lui stesso ha dato.

Di tali coordinate fa parte, con una sua specificità, quello che noi chiamiamo il "Medio Oriente". Anche questa regione del mondo Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe "dall’alto": è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza.

E’ l’ottica interiore che mi ha guidato nei viaggi apostolici in
Turchia, nella Terra Santa - Giordania, Israele, Palestina - e a Cipro, dove ho potuto conoscere da vicino le gioie e le preoccupazioni delle comunità cristiane. Anche per questo ho accolto volentieri la proposta di Patriarchi e Vescovi di convocare un’Assemblea sinodale per riflettere insieme, alla luce della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa, sul presente e sul futuro dei fedeli e delle popolazioni del Medio Oriente.

Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio significa riconoscere in essa la "culla" di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta. Abramo, i profeti, la Vergine Maria sono i protagonisti di questa risposta, che però ha il suo compimento in Gesù Cristo, figlio di quella stessa terra, ma disceso dal Cielo.

Da Lui, dal suo Cuore e dal suo Spirito, è nata la Chiesa, che è pellegrina in questo mondo, ma gli appartiene. La Chiesa è costituita per essere, in mezzo agli uomini, segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio; essa adempie questa missione semplicemente essendo se stessa, cioè "comunione e testimonianza", come recita il tema dell’Assemblea sinodale che oggi si apre, e che fa riferimento alla celebre definizione lucana della prima comunità cristiana: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32).

Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. Lo disse chiaramente Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. E’ dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato.

I primi cristiani, a Gerusalemme, erano pochi. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che poi è accaduto. E la Chiesa vive sempre di quella medesima forza che l’ha fatta partire e crescere. La Pentecoste è l’evento originario ma è anche un dinamismo permanente, e il Sinodo dei Vescovi è un momento privilegiato in cui si può rinnovare nel cammino della Chiesa la grazia della Pentecoste, affinché la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutte le genti.

Pertanto, lo scopo di questa Assise sinodale è prevalentemente pastorale. Pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione.

Al riguardo, l’Instrumentum laboris, elaborato da un Consiglio Presinodale i cui Membri ringrazio vivamente per il lavoro svolto, ha sottolineato questa finalità ecclesiale dell’Assemblea, rilevando che essa intende, sotto la guida dello Spirito Santo, ravvivare la comunione della Chiesa Cattolica in Medio Oriente.

Anzitutto all’interno di ciascuna Chiesa, tra tutti i suoi membri: Patriarca, Vescovi, sacerdoti, religiosi, persone di vita consacrata e laici. E, quindi, nei rapporti con le altre Chiese. La vita ecclesiale, così corroborata, vedrà svilupparsi frutti assai positivi nel cammino ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti in Medio Oriente. Questa occasione è poi propizia per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani.

I lavori dell’Assise sinodale sono, inoltre, orientati alla testimonianza dei cristiani a livello personale, familiare e sociale. Questo richiede di rafforzare la loro identità cristiana mediante la Parola di Dio e i Sacramenti.

Tutti auspichiamo che i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa, terra benedetta dalla presenza e dal glorioso mistero pasquale del Signore Gesù Cristo. Lungo i secoli quei Luoghi hanno attirato moltitudini di pellegrini ed anche comunità religiose maschili e femminili, che hanno considerato un grande privilegio il poter vivere e rendere testimonianza nella Terra di Gesù.

Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza. Ma quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione.

Tutti dunque sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza. I cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione. In tale impegno essi avranno sempre l’appoggio di tutta la Chiesa, come attesta solennemente la presenza qui dei Delegati degli Episcopati di altri continenti.

Cari amici, affidiamo i lavori dell’Assemblea sinodale per il Medio Oriente ai numerosi Santi e Sante di quella terra benedetta; invochiamo su di essa la costante protezione della Beata Vergine Maria, affinché le prossime giornate di preghiera, di riflessione e di comunione fraterna siano portatrici di buoni frutti per il presente e il futuro delle care popolazioni mediorientali. Ad esse rivolgiamo con tutto il cuore il saluto augurale: "Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!" (1Sam 25,6).



Bishops look at Pope Benedict XVI at a mass marking the opening of the Synod of bishops from the Middle Eastern region in St. Peter's Basilica at the Vatican October 10, 2010.

Pope Benedict XVI leaves after leading mass on the opening of the Synod on the Middle East on October 10, 2010 at St Peter's basilica at the Vatican. Christianity, Islam and Judaism should work for Middle East peace, Pope Benedict XVI said today, opening a Vatican conference set to include senior Muslim and Jewish leaders for the first time.

Pope Benedict XVI celebrates a mass marking the opening of the Synod of bishops from the Middle Eastern region in St. Peter's Basilica at the Vatican October 10, 2010.

 Pope Benedict XVI blesses pilgrims as he leads a mass on the opening of the Synod on the Middle East on October 10, 2010 at St Peter's basilica at the Vatican.A member of the clergy prays during a mass lead by Pope Benedict XVI on the opening of the Synod on the Middle East on October 10, 2010 at St Peter's basilica at the Vatican.




LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 10.10.2010

Conclusa nella Basilica Vaticana la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali in occasione dell’apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Vengo or ora dalla Basilica di San Pietro dove ho presieduto la
Messa di apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.
Questa straordinaria assise sinodale, che durerà due settimane, vede riuniti in Vaticano i Pastori della Chiesa che vive nella regione mediorientale, una realtà quanto mai variegata: in quelle terre, infatti, l’unica Chiesa di Cristo si esprime in tutta la ricchezza delle sue antiche Tradizioni.
Il tema su cui rifletteremo è il seguente: "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza".
Infatti, in quei Paesi, purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti, la Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima comunità di Gerusalemme, nella quale "la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4,32) come dice San Luca.

Questo compito è arduo, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: "Convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc 1,15).

Nella mia recente
visita a Cipro ho consegnato lo Strumento di Lavoro di questa Assemblea sinodale; ora che essa è iniziata, invito tutti a pregare invocando da Dio un’abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo.

Il mese di ottobre è detto il mese del Rosario. Si tratta, per così dire, di un’«intonazione spirituale» data dalla memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario, che si celebra il giorno 7. Siamo dunque invitati a lasciarci guidare da Maria in questa preghiera antica e sempre nuova, che a Lei è specialmente cara perché ci conduce direttamente a Gesù, contemplato nei suoi misteri di salvezza: gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Sulle orme del Venerabile Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae), vorrei ricordare che il Rosario è preghiera biblica, tutta intessuta di Sacra Scrittura. E’ preghiera del cuore, in cui la ripetizione dell’"Ave Maria" orienta il pensiero e l’affetto verso Cristo, e quindi si fa supplica fiduciosa alla Madre sua e nostra. E’ preghiera che aiuta a meditare la Parola di Dio e ad assimilare la Comunione eucaristica, sul modello di Maria che custodiva nel suo cuore tutto ciò che Gesù faceva e diceva, e la sua stessa presenza.

Cari amici, sappiamo quanto la Vergine Maria sia amata e venerata dai nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente. Tutti guardano a Lei quale Madre premurosa, vicina ad ogni sofferenza, e quale Stella di speranza. Alla sua intercessione affidiamo l’Assemblea sinodale che oggi si apre, affinché i cristiani di quella regione si rafforzino nella comunione e diano a tutti testimonianza del Vangelo dell’amore e della pace.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)