00 11/10/2010 15:32

PRIMA CONGREGAZIONE GENERALE
 
                       Pope Benedict XVI (C) delivers an address during the opening of a synod on the Middle East on October 11, 2010 at The Vatican. A senior Iranian cleric and a Jewish rabbi are among some of the guests invited by Pope Benedict XVI to attend the synod running from October 10 to 24 to discuss the Middle East.

CITTA' DEL VATICANO, 11 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina, nell'Aula del Sinodo, si è svolta la prima Congregazione Generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, presieduta dal Santo Padre.
 
  Benedetto XVI ha ricordato all'inizio che oggi, 11 ottobre, si ricorda il Beato Giovanni XXIII, che in un giorno come quello di oggi del 1962, ha aperto ufficialmente il Concilio Ecumenico Vaticano II.
 
  Il Presidente Delegato di turno, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha pronunciato un breve discorso all'inizio della sessione mattutina.
 
  Poi il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, l'Arcivescovo Nikola Eterovic, ha parlato della preparazione di questa Assemblea Speciale, di cui Benedetto XVI ha annunciato la convocazione il 19 settembre 2009, durante l'incontro con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche "sui iuris".
 
  Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), Relatore Generale del Sinodo, ha letto la "Relatio ante disceptationem" (relazione che precede la discussione). Offriamo un riassunto del suo intervento:
 
A. OBIETTIVO DEL SINODO
 
Il duplice obiettivo del Sinodo è stato ben recepito e apprezzato dalle nostre Chiese:
 
1) Confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità, grazie alla Parola di Dio e ai Sacramenti.
2) Rinnovare la comunione ecclesiale fra le Chiese "sui iuris", affinché possano offrire una testimonianza di vita autentica ed efficace. Nel contesto in cui viviamo, la dimensione ecumenica, il dialogo interreligioso e l'aspetto missionario sono parte integrante di questa testimonianza.
 
I. LA CHIESA CATTOLICA IN MEDIO ORIENTE
 
A. SITUAZIONE DEI CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE
 
1. Breve excursus storico: unità nella molteplicità
 
  "La conoscenza della storia del cristianesimo in Medio Oriente è importante sia per noi che per tutto il mondo cristiano".
 
2. Apostolicità e vocazione missionaria
 
  "Le nostre Chiese, benedette dalla presenza di Cristo e degli Apostoli, sono state la culla del cristianesimo e delle prime generazioni cristiane. Proprio per questo hanno la vocazione di mantenere viva in loro la memoria delle origini, di consolidare la fede dei propri fedeli e di vivificare in essi lo spirito del Vangelo affinché guidi la loro vita e i loro rapporti con gli altri, cristiani e non cristiani".
 
3. Ruolo dei cristiani nella società, nonostante il loro numero esiguo
 
  "I cristiani sono, nei loro Paesi, dei 'cittadini nativi', membri a pieno diritto della loro comunità civile. Sono a casa loro, e spesso da molto tempo. La loro presenza e partecipazione alla vita del Paese sono una ricchezza preziosa, da proteggere e da mantenere. Una laicità positiva permetterebbe alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso e aiuterebbe a rafforzare lo status di cittadino di tutti i membri del Paese, sulla base dell'uguaglianza e della democrazia".
 
  "Con la presentazione della Dottrina Sociale della Chiesa, le nostre comunità offrono un valido contributo alla costruzione della società. La promozione della famiglia e la difesa della vita dovrebbero avere un posto primario nell'insegnamento e nella missione delle nostre Chiese. L'educazione è un campo privilegiato della nostra azione ed un investimento essenziale".
 
B. LE SFIDE CHE I CRISTIANI DEVONO AFFRONTARE
 
  "Le situazioni politico-sociali dei nostri Paesi hanno una ripercussione diretta sui cristiani, che risentono più fortemente delle conseguenze negative. Nei 'Territori Palestinesi' la vita è molto difficile e, spesso, insostenibile. La posizione dei cristiani arabi è molto delicata. Pur condannando la violenza da dovunque provenga, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo. Ascoltare la voce dei cristiani del luogo potrà aiutare a capire meglio la situazione. Lo statuto di Gerusalemme dovrebbe tener conto della sua importanza per le tre religioni: cristiana, musulmana ed ebrea".
 
  "È triste che la politica mondiale non tenga sufficientemente conto della drammatica situazione dei cristiani in Iraq, che sono la vittima principale della guerra e delle sue conseguenze. In Libano, una maggiore unità fra i cristiani contribuirebbe ad assicurare una maggiore stabilità nel Paese. In Egitto le Chiese avrebbero molto da guadagnare se coordinassero i loro sforzi allo scopo di confermare nella fede i loro fedeli e realizzare opere comuni per il bene del Paese. In base alle possibilità presenti in ogni Paese, i cristiani devono favorire la democrazia, la giustizia e la pace, la laicità positiva nella distinzione fra religione e Stato e il rispetto di ogni religione. Un atteggiamento di impegno positivo nella società è la risposta costruttiva sia per la società sia per la Chiesa".
 
  "La promozione dei diritti umani ha bisogno di pace, giustizia e stabilità. La libertà religiosa è una componente essenziale dei diritti dell'uomo. La libertà di culto non è che un aspetto della libertà religiosa. Nella maggior parte dei nostri Paesi, essa è garantita dalle costituzioni. Ma anche qui, in alcuni Paesi, certe leggi o pratiche ne limitano l'applicazione. L'altro aspetto è la libertà di coscienza, basata sulla libera scelta della persona. La mancanza di questa ostacola la libera scelta di quanti avrebbero voluto aderire al Vangelo, che temono anche misure vessatorie nei loro confronti e nei confronti delle loro famiglie".
 
  "Essa può esistere e svilupparsi solo in misura della crescita del rispetto dei diritti dell'uomo nella loro totalità e nella loro integralità. L'educazione, in questo senso, è un apporto prezioso al progresso culturale del Paese, per una maggiore giustizia e uguaglianza davanti al diritto. La Chiesa cattolica condanna fermamente ogni tipo di proselitismo. Sarebbe bene discutere serenamente tali questioni nelle istituzioni e istanze di dialogo, in primo luogo all'interno di ogni Paese. I numerosi istituti di istruzione di cui le nostre Chiese dispongono sono uno strumento privilegiato per favorire questa educazione. I centri ospedalieri e di servizi sociali costituiscono anch'essi una testimonianza eloquente dell'amore per il prossimo, senza alcuna distinzione né discriminazione. La valorizzazione di giornate, eventi e celebrazioni locali e internazionali dedicati a questi temi, aiutano a diffondere e a rafforzare questa cultura. I mass media devono essere utilizzati per diffondere questo spirito".
 
  "Attualmente, nei nostri Paesi, l'emigrazione si è accentuata. Le cause principali sono il conflitto israelo-palestinese, la guerra in Iraq, le situazioni politiche ed economiche, l'avanzata del fondamentalismo musulmano, la restrizione delle libertà e dell'uguaglianza. A partire, sono soprattutto i giovani, le persone istruite e le persone agiate, privando la Chiesa e il Paese delle risorse più valide".
 
  "L'emigrazione rappresenta un sostegno notevole ai Paesi e alle Chiese. La Chiesa del Paese d'origine deve trovare i mezzi per mantenere stretti legami con i suoi fedeli emigrati e assicurare loro l'assistenza spirituale. È indispensabile assicurare la Liturgia, nel loro rito, ai fedeli delle Chiese orientali che si trovano in un territorio latino. (...) Le comunità della Diaspora hanno il ruolo di incoraggiare e consolidare la presenza cristiana in Oriente in vista di renderne più forte la testimonianza e sostenerne le cause, per il bene del Paese. Una pastorale adeguata deve prendersi cura dell'emigrazione all'interno del Paese".
 
C. RISPOSTE DEI CRISTIANI NELLA LORO VITA QUOTIDIANA
 
II. LA COMUNIONE ECCLESIALE
 
  "La diversità nella Chiesa cattolica, lungi dal nuocere alla sua unità, ansi la valorizza".
 
A. COMUNIONE NELLA CHIESA CATTOLICA E TRA LE DIVERSE CHIESE
 
  "I segni principali che manifestano la comunione nella Chiesa cattolica sono: il Battesimo, l'Eucaristia e la comunione con il Vescovo di Roma, Corifeo degli Apostoli (hâmat ar-Rusul). Il C.C.E.O. regola gli aspetti canonici di questa comunione, accompagnata e assistita dalla Congregazione per le Chiese Orientali e dai diversi Dicasteri romani".
 
  "Fra le Chiese cattoliche in Medio Oriente, la comunione è espressa dal Consiglio dei Patriarchi Cattolici d'Oriente (C.P.C.O.)".
 
III. LA TESTIMONIANZA CRISTIANA
 
A. TESTIMONIARE NELLA CHIESA: LA CATECHESI
 
  "L'attività catechetica non può limitarsi oggi alla sola trasmissione orale. I metodi attivi sono indispensabili. (...) I nuovi media sono molto efficaci per annunciare il Vangelo e testimoniarlo. Le nostre Chiese hanno bisogno di persone esperte in questo campo. (...) La catechesi deve prendere in considerazione il contesto conflittuale dei Paesi della regione. Essa deve rafforzare i fedeli nella fede, formarli a vivere il comandamento dell'amore e ad essere artefici di pace, di giustizia e di perdono. L'impegno nella vita pubblica è un dovere che la testimonianza e la missione di edificare il Regno di Dio impongono. Tutto questo richiede una formazione volta a superare il confessionalismo, il settarismo e le ostilità interne per vedere il volto di Dio in ogni persona e collaborare assieme per costruire un futuro di pace, di stabilità e di benessere".
 
B. UNA LITURGIA RINNOVATA E FEDELE ALLA TRADIZIONE
 
Nelle nostre Chiese orientali, la Divina Liturgia è al centro della vita religiosa. Essa svolge un ruolo importante nel conservare l'identità cristiana, rafforzare l'appartenenza alla Chiesa, vivificare la vita di fede e suscitare l'attenzione di quanti sono lontani e anche di coloro che non credono. Essa costituisce dunque un annuncio e una testimonianza importanti di una Chiesa che prega e non soltanto che agisce".
 
C. L'ECUMENISMO
 
L'azione ecumenica necessita di comportamenti adeguati: la preghiera, la conversione, la santificazione e lo scambio reciproco dei doni, in uno spirito di rispetto, amicizia, carità reciproca, solidarietà e collaborazione. Bisogna coltivare e incoraggiare tali atteggiamenti attraverso l'insegnamento e i vari media. Il dialogo è uno strumento essenziale dell'ecumenismo. Esso richiede un atteggiamento positivo di comprensione, di ascolto e di apertura all'altro. Ciò aiuterà a superare le diffidenze e a lavorare insieme per sviluppare i valori religiosi e collaborare ai progetti di utilità sociale. I problemi comuni devono essere affrontati insieme".
 
D. RAPPORTI CON L'EBRAISMO
 
2. Magistero attuale della Chiesa
 
Il conflitto israelo-palestinese ha le sue ripercussioni nei rapporti tra cristiani ed ebrei. A più riprese, la Santa Sede ha chiaramente espresso la sua posizione, soprattutto in occasione della visita di Sua Santità il Papa Benedetto XVI in Terra Santa nel 2009".
 
  "Le nostre Chiese rifiutano l'antisemitismo e l'antiebraismo. Le difficoltà dei rapporti fra i popoli arabi e il popolo ebreo sono dovute piuttosto alla situazione politica conflittuale. Noi distinguiamo tra realtà religiosa e realtà politica. (...) La lettura dell'Antico Testamento e l'approfondimento della tradizione dell'ebraismo aiutano a conoscere meglio la religione ebraica. Offrono un terreno comune a studi seri e contribuiscono a conoscere meglio il Nuovo Testamento e le Tradizioni orientali. Nella realtà attuale sono presenti altre forme di collaborazione".
 
E. RAPPORTI CON I MUSULMANI
 
  "Le ragioni per intrecciare rapporti tra cristiani e musulmani sono molteplici. Tutti sono connazionali, condividono la stessa lingua e la stessa cultura, come pure le gioie e le sofferenze. Inoltre, i cristiani hanno la missione di vivere come testimoni di Cristo nelle loro società. Fin dalla sua nascita, l'Islam ha trovato radici comuni con il Cristianesimo e l'Ebraismo, come ha detto il Santo Padre. Deve essere maggiormente valorizzata la letteratura arabo-cristiana".
  "L'Islam non è uniforme, esso presenta una diversità confessionale, culturale e ideologica. Alcune difficoltà nei rapporti tra cristiani e musulmani derivano dal fatto che in generale i musulmani non fanno distinzione fra religione e politica. Deriva da qui il disagio dei cristiani per cui si sentono in una situazione di non-cittadini, benché siano a casa loro nel proprio paese, molto tempo prima dell'Islam. Abbiamo bisogno di un riconoscimento che passi dalla tolleranza alla giustizia e all'uguaglianza, basate sulla cittadinanza, la libertà religiosa e i diritti dell'uomo. Questa è la base e la garanzia per una buona coesistenza".
 
  "È necessario purificare i libri scolastici da qualsiasi pregiudizio sull'altro e da qualsiasi offesa o deformazione. Si cercherà piuttosto di comprendere il punto di vista dell'altro, pur rispettando le diversità di fede e di pratiche".
 
F. LA TESTIMONIANZA NELLA CITTÀ
 
  "Tutti i cittadini dei nostri paesi devono affrontare insieme due sfide principali: la pace e la violenza. Le situazioni di guerre e conflitti che viviamo generano la violenza e vengono sfruttate dal terrorismo mondiale. L'Occidente viene identificato con il Cristianesimo e le scelte degli Stati vengono attribuite alla Chiesa. Oggi, invece, i governi occidentali sono laici e sempre più in contrasto con i principi della fede cristiana. È importante spiegare questa realtà e il senso di una laicità positiva, che distingue il politico dal religioso".
 
1. Ambiguità della modernità
 
  "Nelle nostre società, l'influenza della modernizzazione, della globalizzazione e del laicismo si ripercuotono sui nostri cristiani. (...) Tutte le Costituzioni affermano l'uguaglianza dei cittadini. Ma negli stati a maggioranza musulmana, a parte qualche eccezione, l'Islam è la religione di Stato e la 'sharia' è la fonte principale della legislazione. In alcuni Paesi o parte di questi, viene applicata a tutti i cittadini. (...) Viene riconosciuta la libertà di culto, ma non la libertà di coscienza. Con l'avanzata dell'integralismo, aumentano gli attacchi contro i cristiani."
 
G. CONTRIBUTO SPECIFICO E INSOSTITUIBILE DEL CRISTIANO
 
  "Il contributo specifico del cristiano alla propria società è insostituibile. Con la sua testimonianza e la sua azione, la arricchisce dei valori che Cristo ha portato all'umanità. Molti di questi valori sono comuni a quelli dei musulmani, per cui c'è la possibilità e l'interesse a promuoverli insieme. La catechesi deve formare credenti che siano cittadini attivi. L'impegno sociale e politico privo dei valori del Vangelo è una contro-testimonianza".
 
  "L'elemento che contraddistingue la nostra identità di cristiani è il servizio degli altri e non l'appartenenza confessionale. Il nostro primo compito è quello di vivere la fede, lasciar parlare le nostre azioni, vivere la verità e proclamarla nella carità, con coraggio, e praticare la solidarietà nelle nostre istituzioni. Dobbiamo vivere una fede adulta, non superficiale, sostenuta e vivificata dalla preghiera. La nostra credibilità esige la concordia all'interno della Chiesa, la promozione dell'unità fra i cristiani, una vita religiosa convinta e tradotta nella vita. Questa testimonianza eloquente richiede un'educazione e un accompagnamento permanenti, con i bambini, i giovani e gli adulti".
CONCLUSIONE
 
A. QUALE FUTURO PER I CRISTIANI DEL MEDIO ORIENTE?
  "I contesti attuali sono fonte di difficoltà e di preoccupazione. Animati dallo Spirito Santo e guidati dal Vangelo, li affrontiamo nella speranza e nella fiducia filiale nella Divina Provvidenza. Siamo oggi un 'piccolo resto', ma il nostro comportamento e la nostra testimonianza possono fare di noi una presenza che conta. (...) Davanti alla tentazione dello scoraggiamento, dobbiamo ricordare che siamo discepoli del Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte".
 
B. LA SPERANZA
 
  "Le nostre Chiese hanno bisogno di credenti-testimoni, sia a livello di Pastori sia a livello di fedeli. L'annuncio della Buona Novella può essere fruttuoso solo se i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici sono infiammati dall'amore di Cristo e ardono dallo zelo di farlo conoscere e amare. Abbiamo fiducia che questo Sinodo non sarà solo un avvenimento passeggero, ma permetterà realmente allo Spirito di far muovere le nostre Chiese".


Pope Benedict XVI (C) sdelivers an address during the opening of a the synod on the Middle East on October 11, 2010 at The Vatican. A senior Iranian cleric and a Jewish rabbi are among some of the guests invited by Pope Benedict XVI to attend the synod running from October 10 to 24 to discuss the Middle East.

Exarch of Greece, Faithful of Eastern Rite (Byzantine), Bishop Dimitrios Salachas (R) chats with an unidentified bishop during the opening of a synod on the Middle East on October 11, 2010 at The Vatican. A senior Iranian cleric and a Jewish rabbi are among some of the guests invited by Pope Benedict XVI to attend the synod running from October 10 to 24 to discuss the Middle East.



La meditazione del Papa all'inizio dei lavori del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente

La caduta degli dei e la fede dei semplici



Nella mattina di lunedì 11 ottobre, durante la celebrazione dell'Ora Terza che ha aperto i lavori della prima congregazione generale dell'Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, il Papa ha pronunciato a braccio la seguente meditazione.


Cari fratelli e sorelle,
l'11 ottobre 1962, quarantotto anni fa, Papa Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Vaticano II. Si celebrava allora l'11 ottobre la festa della Maternità divina di Maria, e, con questo gesto, con questa data, Papa Giovanni voleva affidare tutto il Concilio alle mani materne, al cuore materno della Madonna. Anche noi cominciamo l'11 ottobre, anche noi vogliamo affidare questo Sinodo, con tutti i problemi, con tutte le sfide, con tutte le speranze, al cuore materno della Madonna, della Madre di Dio.

Pio XI, nel 1931, aveva introdotto questa festa, millecinquecento anni dopo il Concilio di Efeso, il quale aveva legittimato, per Maria, il titolo Theotókos, Dei Genitrix. In questa grande parola Dei Genitrix, Theotókos, il Concilio di Efeso aveva riassunto tutta la dottrina di Cristo, di Maria, tutta la dottrina della redenzione. E così vale la pena riflettere un po', un momento, su ciò di cui parla il Concilio di Efeso, ciò di cui parla questo giorno.

In realtà, Theotókos è un titolo audace. Una donna è Madre di Dio. Si potrebbe dire:  come è possibile? Dio è eterno, è il Creatore. Noi siamo creature, siamo nel tempo:  come potrebbe una persona umana essere Madre di Dio, dell'Eterno, dato che noi siamo tutti nel tempo, siamo tutti creature?
Perciò si capisce che c'era forte opposizione, in parte, contro questa parola.

I nestoriani dicevano:  si può parlare di Christotókos, sì, ma di Theotókos no:  Theós, Dio, è oltre, sopra gli avvenimenti della storia. Ma il Concilio ha deciso questo, e proprio così ha messo in luce l'avventura di Dio, la grandezza di quanto ha fatto per noi.
 Dio non è rimasto in sé:  è uscito da sé, si è unito talmente, così radicalmente con quest'uomo, Gesù, che quest'uomo Gesù è Dio, e se parliamo di Lui, possiamo sempre anche parlare di Dio. Non è nato solo un uomo che aveva a che fare con Dio, ma in Lui è nato Dio sulla terra. Dio è uscito da sé. Ma possiamo anche dire il contrario:  Dio ci ha attirato in se stesso, così che non siamo più fuori di Dio, ma siamo nell'intimo, nell'intimità di Dio stesso.

La filosofia aristotelica, lo sappiamo bene, ci dice che tra Dio e l'uomo esiste solo una relazione non reciproca. L'uomo si riferisce a Dio, ma Dio, l'Eterno, è in sé, non cambia:  non può avere oggi questa e domani un'altra relazione. Sta in sé, non ha relazione ad extra. È una parola molto logica, ma è una parola che ci fa disperare:  quindi Dio stesso non ha relazione con me.

Con l'incarnazione, con l'avvenimento della Theotókos, questo è cambiato radicalmente, perché Dio ci ha attirato in se stesso e Dio in se stesso è relazione e ci fa partecipare nella sua relazione interiore. Così siamo nel suo essere Padre, Figlio e Spirito Santo, siamo nell'interno del suo essere in relazione, siamo in relazione con Lui e Lui realmente ha creato relazione con noi. In quel momento Dio voleva essere nato da una donna ed essere sempre se stesso:  questo è il grande avvenimento. E così possiamo capire la profondità dell'atto di Papa Giovanni, che affidò l'Assise conciliare, sinodale, al mistero centrale, alla Madre di Dio che è attirata dal Signore in Lui stesso, e così noi tutti con Lei.

Il Concilio ha cominciato con l'icona della Theotókos. Alla fine Papa Paolo vi riconosce alla stessa Madonna il titolo Mater Ecclesiae. E queste due icone, che iniziano e concludono il Concilio, sono intrinsecamente collegate, sono, alla fine, un'icona sola. Perché Cristo non è nato come un individuo tra altri. È nato per crearsi un corpo:  è nato - come dice Giovanni al capitolo 12 del suo Vangelo - per attirare tutti a sé e in sé. È nato - come dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini - per ricapitolare tutto il mondo, è nato come primogenito di molti fratelli, è nato per riunire il cosmo in sé, cosicché Lui è il Capo di un grande Corpo. Dove nasce Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa.

La Madre di Theós, la Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per  riunirci  tutti  nel  suo  Corpo risorto.

San Luca ci fa capire questo nel parallelismo tra il primo capitolo del suo Vangelo e il primo capitolo degli Atti degli Apostoli, che ripetono su due livelli lo stesso mistero. Nel primo capitolo del Vangelo lo Spirito Santo viene su Maria e così partorisce e ci dona il Figlio di Dio. Nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli Maria è al centro dei discepoli di Gesù che pregano tutti insieme, implorando la nube dello Spirito Santo. E così dalla Chiesa credente, con Maria nel centro, nasce la Chiesa, il Corpo di Cristo. Questa duplice nascita è l'unica nascita del Christus totus, del Cristo che abbraccia il mondo e noi tutti.

Nascita a Betlemme, nascita nel Cenacolo. Nascita di Gesù Bambino, nascita del Corpo di Cristo, della Chiesa. Sono due avvenimenti o un unico avvenimento. Ma tra i due stanno realmente la Croce e la Risurrezione. E solo tramite la Croce avviene il cammino verso la totalità del Cristo, verso il suo Corpo risorto, verso l'universalizzazione del suo essere nell'unità della Chiesa. E così, tenendo presente che solo dal grano caduto in terra nasce poi il grande raccolto, dal Signore trafitto sulla Croce viene l'universalità dei suoi discepoli riuniti in questo suo Corpo, morto e risorto.

Tenendo conto di questo nesso tra Theotókos e Mater Ecclesiae, il nostro sguardo va verso l'ultimo libro della Sacra Scrittura, l'Apocalisse, dove, nel capitolo 12, appare proprio questa sintesi. La donna vestita di sole, con dodici stelle sul capo e la luna sotto i piedi, partorisce. E partorisce con un grido di dolore, partorisce con grande dolore. Qui il mistero mariano è il mistero di Betlemme allargato al mistero cosmico. Cristo nasce sempre di nuovo in tutte le generazioni e così assume, raccoglie l'umanità in se stesso. E questa nascita cosmica si realizza nel grido della Croce, nel dolore della Passione. E a questo grido della Croce appartiene il sangue dei martiri.
 
Così, in questo momento, possiamo gettare uno sguardo sul secondo Salmo di questa Ora Media, il Salmo 81, dove si vede una parte di questo processo. Dio sta tra gli dei - ancora sono considerati in Israele come dei. In questo Salmo, in un concentramento grande, in una visione profetica, si vede il depotenziamento degli dei. Quelli che apparivano dei non sono dei e perdono il carattere divino, cadono a terra. Dii estis et moriemini sicut nomine (cfr. Sal 81, 6-7):  il depotenziamento, la caduta delle divinità.

Questo processo che si realizza nel lungo cammino della fede di Israele, e che qui è riassunto in un'unica visione, è un processo vero della storia della religione:  la caduta degli dei. E così la trasformazione del mondo, la conoscenza del vero Dio, il depotenziamento delle forze che dominano la terra, è un processo di dolore. Nella storia di Israele vediamo come questo liberarsi dal politeismo, questo riconoscimento - "solo Lui è Dio" - si realizza in tanti dolori, cominciando dal cammino di Abramo, l'esilio, i Maccabei, fino a Cristo. E nella storia continua questo processo del depotenziamento, del quale parla l'Apocalisse al capitolo 12; parla della caduta degli angeli, che non sono angeli, non sono divinità sulla terra. E si realizza realmente, proprio nel tempo della Chiesa nascente, dove vediamo come col sangue dei martiri vengono depotenziate le divinità, cominciando dall'imperatore divino, da tutte queste divinità. È il sangue dei martiri, il dolore, il grido della Madre Chiesa che le fa cadere e trasforma così il mondo.

Questa caduta non è solo la conoscenza che esse non sono Dio; è il processo di trasformazione del mondo, che costa il sangue, costa la sofferenza dei testimoni di Cristo. E, se guardiamo bene, vediamo che questo processo non è mai finito. Si realizza nei diversi periodi della storia in modi sempre nuovi; anche oggi, in questo momento, in cui Cristo, l'unico Figlio di Dio, deve nascere per il mondo con la caduta degli dei, con il dolore, il martirio dei testimoni. Pensiamo alle grandi potenze della storia di oggi, pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l'uomo, che non sono più cosa dell'uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche.

Apparentemente in nome di Dio viene fatta violenza, ma non è Dio:  sono false divinità, che devono essere smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e distrugge:  è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere.
O anche il modo di vivere propagato dall'opinione pubblica:  oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via.
 
Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini:  le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell'unico Signore Gesù Cristo.

Di questa lotta nella quale noi stiamo, di questo depotenziamento di dio, di questa caduta dei falsi dei, che cadono perché non sono divinità, ma poteri che distruggono il mondo, parla l'Apocalisse al capitolo 12, anche con un'immagine misteriosa, per la quale, mi pare, ci sono tuttavia diverse belle interpretazioni.


Viene detto che il dragone mette un grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere. Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile:  sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l'unica razionalità, come l'unico modo di vivere.
E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo dice - il primo salmo dell'Ora Media - la fede dei semplici è la vera saggezza (cfr. Sal 118, 130). Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia divorare dalle acque, è la forza della Chiesa. E siamo ritornati al mistero mariano.

E c'è anche un'ultima parola nel Salmo 81, "movebuntur omnia fundamenta terrae" (Sal 81, 5), vacillano le fondamenta della terra. Lo vediamo oggi, con i problemi climatici, come sono minacciate le fondamenta della terra, ma sono minacciate dal nostro comportamento. Vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano le fondamenta interiori, le fondamenta morali e religiose, la fede dalla quale segue il retto modo di vivere. E sappiamo che la fede è il fondamento, e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono vacillare se rimane ferma la fede, la vera saggezza.

E poi il Salmo dice:  "Alzati, Signore, e giudica la terra" (Sal 81, 8). Così diciamo anche noi al Signore:  "Alzati in questo momento, prendi la terra tra le tue mani, proteggi la tua Chiesa, proteggi l'umanità, proteggi la terra". E affidiamoci di nuovo alla Madre di Dio, a Maria, e preghiamo:  "Tu, la grande credente, tu che hai aperto la terra al cielo, aiutaci, apri anche oggi le porte, perché sia vincitrice la verità, la volontà di Dio, che è il vero bene, la vera salvezza del mondo". Amen.



(©L'Osservatore Romano - 11-12 ottobre 2010)




[Modificato da Caterina63 11/10/2010 18:50]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)