00 23/10/2010 18:09
Presentate le Proposizioni finali del Sinodo: pace, speranza e comunione per i cristiani in Medio Oriente

Pace, speranza, comunione: il
Sinodo per il Medio Oriente basa su questi tre princìpi le sue 44 Proposizioni finali, presentate e votate stamani alla presenza del Papa, durante l’ultima Congregazione generale. Normalmente, si tratta di un documento riservato esclusivamente al Pontefice, ma Benedetto XVI ne ha autorizzato la pubblicazione di una bozza. Al termine dei lavori, i Padri sinodali hanno condiviso l’agape fraterna con il Santo Padre, mentre domani alle 9.30, in San Pietro, prenderanno parte alla Messa conclusiva del Sinodo, presieduta da Benedetto XVI. Il servizio di Isabella Piro.

Parla con un’unica voce il Medio Oriente, un’unica voce articolata nelle 44 Proposizioni finali. Un documento tecnico e programmatico, ma scritto con un tono vivo che richiama più volte la pace, la speranza, la comunione. Divise in tre gruppi – presenza cristiana in Medio Oriente, comunione ecclesiale e testimonianza cristiana - le Proposizioni ripercorrono i temi discussi in Aula, dall’importanza della Parola di Dio, la cui lettura e meditazione va incoraggiata, con il suggerimento di indire un Anno Biblico, alla denuncia delle persecuzioni e delle violenze contro i cristiani in Medio Oriente, che talvolta giungono al martirio. Centrali l’impegno per la pace, con i governi chiamati in causa perché applichino le risoluzioni Onu, la promozione di una pastorale per le vocazioni e di una per le migrazioni, perché emigrati ed immigranti siano tutelati nei loro diritti a prescindere da nazionalità e religione, ricevano aiuto giuridico ed umanitario e non perdano i legami con i Paesi d’origine. Quanto alla comunione, sia esterna che interna alla Chiesa, il Sinodo ribadisce il principio che la varietà non nuoce all’unità, richiede una maggiore collaborazione tra le gerarchie ecclesiali, sostiene i nuovi movimenti, dono dello Spirito alla Chiesa intera, ad operare in unione con i vescovi. E ancora: il Sinodo ascolta i giovani, li incoraggia a non rinunciare ai loro sogni, a guardare a Cristo come modello per costruire ponti di dialogo.

L’attenzione dell’Aula si volge anche alle donne, ai bambini, alla famiglia: tutti da sostenere, tutelare e difendere nella dignità e nei diritti. Si chiamano poi i laici all’evangelizzazione, si ricorda ai mass media e alle istituzioni educative cattoliche di promuovere il messaggio di Cristo, ponendo attenzione anche ai più poveri e ai disabili. Spazio, poi, al dialogo, sia ecumenico che interreligioso che deve essere lontano da confessionalismo, estremismo, antisemitismo, puntando al mutuo rispetto per promuovere giustizia, pace, e i diritti fondamentali come quello alla libertà religiosa, di culto e di coscienza. Religione e politica siano distinte, auspica il Sinodo, ci sia uguaglianza tra diritti e doveri e il pluralismo religioso venga rispettato. L’Aula del Sinodo sottolinea anche l’importanza che i religiosi diano il buon esempio con coerenza tra vita e parole, la necessità di diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa, di salvaguardare il Creato, di approfondire la preparazione dei catechisti perché il Vangelo sia proposto senza timidezza né provocazione, e di rinnovare la liturgia, dove necessario, guardando al contesto attuale. Proposizioni specifiche, inoltre, suggeriscono di lavorare per l’unificazione del Natale e della Pasqua, di istituire una festa dei martiri dell’Oriente, di promuovere l’uso della lingua araba nelle istituzioni della Santa Sede, di adottando anche una traduzione araba comune del Padre Nostro. Pensato poi uno studio su due possibilità: estendere la giurisdizione dei Patriarchi anche al di fuori dei loro territori e permettere ai preti sposati di operare oltre i confini dei Patriarcati.

Molti di questi temi, naturalmente, si ritrovano anche nel Messaggio finale del Sinodo, votato ieri pomeriggio e indirizzato al popolo di Dio. Quello che cambia è il tono: più divulgativo, il Messaggio parla con voce appassionata e definisce “una svolta storica” il contesto contemporaneo mediorientale, in cui tutti sono chiamati a portare avanti il messaggio di Cristo con coraggio, verità ed obiettività. Riguardo all’aspetto politico, il Messaggio chiama in causa i governi locali e la comunità internazionale, perché tutelino il diritto di cittadinanza, la libertà di coscienza e di culto. Per il conflitto israelo-palestinese, la soluzione dei due Stati diventi una realtà e non rimanga un sogno, afferma il Messaggio, e l’Iraq veda la fine di una guerra assassina. In questo contesto, violenza, terrorismo, razzismo, vengono condannati, insieme ad antisemitismo, anticristianesimo ed islamofobia. Infine, sia il Messaggio che le Proposizioni finali affidano alla protezione Vergine Maria il futuro degli uomini. Così, con la Madre di Dio, il Sinodo chiude i battenti. Tocca ora al mondo non dimenticare la sua voce.
Al termine della mattinata, incontrando i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede, il Patriarca Naguib, Relatore generale dell’Assise, ha così riassunto il significato del Sinodo:

“Questo Sinodo ci ha dato l’occasione di parlare delle nostre realtà e di esprimere anche le nostre speranze e la nostra volontà di collaborare con tutti per il bene delle nostre Chiese e delle nostre società”.

Dal suo canto, mons. Soueif, segretario speciale del Sinodo, ha ribadito l’importanza del dialogo interreligioso, definendolo così:

“E' un segno di questa testimonianza di amore, dei valori del Vangelo e dei valori umani. Quindi, è partendo dalla fraternità, dal rispetto, dalla libertà, dai valori spirituali e umani che si fa il dialogo”.

 Radio Vaticana


Al termine dei lavori Benedetto XVI ringrazia i padri sinodali e sottolinea la ricchezza della pluralità nella Chiesa cattolica del Medio Oriente

La polifonia dell'unica fede



La polifonia dell'unica fede. È ricorso a una metafora musicale Benedetto XVI per descrivere le due settimane di lavori sinodali vissuti con i vescovi del Medio Oriente durante l'ormai tradizionale pranzo al termine dei lavori sinodali, svoltosi sabato 23 ottobre, nell'atrio dell'Aula Paolo vi.

Domani, domenica 24, con la messa conclusiva presieduta dal Papa nella basilica Vaticana, si chiuderà quest'assemblea speciale dedicata a quella terra benedetta da Dio - ha detto il Pontefice - che è culla del cristianesimo, una fede non rinchiusa in se stessa, ma aperta al dialogo ecumenico e a quello con i fratelli musulmani ed ebrei.

Parlando dell'esperienza di comunione vissuta durante le giornate del sinodo - da domenica 10 a sabato 23 - e durante il pranzo, il Papa ha poi invitato i presenti a partecipare l'indomani alla liturgia domenicale:  momento di convivialità con il Signore nell'Eucaristia, dove Cristo viene con noi, ci mette in movimento, in sinodo, appunto; in un cammino comune.

In precedenza Benedetto XVI aveva ricordato come la tradizione del pranzo a conclusione dei lavori sinodali fosse stata inaugurata da Giovanni Paolo ii - di cui ieri si celebrava il trentaduesimo anniversario di inizio del ministero petrino - e aveva ringraziato la presidenza e la segreteria di questo sinodo per il Medio Oriente, rievocando le fatiche sperimentate in prima persona quando, da cardinale, fu relatore al sinodo sulla famiglia del 1980.

Riferendosi al tema dei lavori, il Papa ha spiegato come sia stata vissuta una vera comunione e testimonianza, mostrando al mondo la ricchezza della diversità nell'unità di sette Chiese, con i loro vari riti, ricca di culture, ma accomunate dall'unica fede in Gesù Cristo. Quella fede - ha aggiunto - che solo il Signore può dare e che mette in collegamento tutte le Chiese cattoliche orientali.

All'inizio dell'incontro conviviale il segretario generale del Sinodo, arcivescovo Nikola Eterovic, ha presentato al Papa i dati principali dei lavori, ai quali hanno partecipato 173 padri sui 184 invitati, poiché undici non sono potuti venire a Roma per vari motivi. Si sono tenute 14 congregazioni generali (con la prima che detiene il record di presenze, 170) e sei riunioni di circoli minori; sono state offerte dieci tra meditazioni e omelie; ci sono stati 125 interventi più cinque consegnati per iscritto. Nonostante i tempi ristretti - di solito le assemblee sinodali durano tre settimane - sono inoltre intervenuti dodici delegati fraterni e sono state svolte dodici relazioni. Soprattutto monsignor Eterovic ha messo in evidenza i 111 interventi liberi tenuti alla presenza del Papa che li ha voluti:  una dimensione - ha commentato - che si va sviluppando.

Quindi ha reso noto che i padri hanno voluto donare a Benedetto XVI un ritratto, esposto all'entrata dell'atrio, realizzato da un'artista greco-cattolico ucraino, che studia a San Pietroburgo:  una scuola realista - ha spiegato - attenta ai dettagli, ma anche alla dimensione spirituale. Successivamente, dopo una parentesi canora - con il classico napoletano O sole mio intonato da un giovane assistente del segretario speciale e un canto di ringraziamento al Papa eseguito in francese e in arabo sull'aria musicale dell'Ave Maria di Lourdes - ha parlato il patriarca dei Siri Ignace Youssif iii Younan, presidente delegato. Ha ringraziato il Pontefice per l'opportunità offerta alle Chiese del Medio Oriente di far sentire la loro voce, assicurando che i pastori presenti torneranno nelle loro terre, nelle loro comunità, senza timore di proclamare il Vangelo nella carità e nella verità e di viverlo ogni giorno. Infine il patriarca greco-melkita, Gregorios iii Laham, ha donato al Papa uno splendido indumento liturgico orientale.



(©L'Osservatore Romano - 24 ottobre 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)