La polifonia dell'unica fede. È ricorso a una metafora musicale Benedetto XVI per descrivere le due settimane di lavori sinodali vissuti con i vescovi del Medio Oriente durante l'ormai tradizionale pranzo al termine dei lavori sinodali, svoltosi sabato 23 ottobre, nell'atrio dell'Aula Paolo vi.
Domani, domenica 24, con la messa conclusiva presieduta dal Papa nella basilica Vaticana, si chiuderà quest'assemblea speciale dedicata a quella terra benedetta da Dio - ha detto il Pontefice - che è culla del cristianesimo, una fede non rinchiusa in se stessa, ma aperta al dialogo ecumenico e a quello con i fratelli musulmani ed ebrei.
Parlando dell'esperienza di comunione vissuta durante le giornate del sinodo - da domenica 10 a sabato 23 - e durante il pranzo, il Papa ha poi invitato i presenti a partecipare l'indomani alla liturgia domenicale: momento di convivialità con il Signore nell'Eucaristia, dove Cristo viene con noi, ci mette in movimento, in sinodo, appunto; in un cammino comune.
In precedenza Benedetto XVI aveva ricordato come la tradizione del pranzo a conclusione dei lavori sinodali fosse stata inaugurata da Giovanni Paolo ii - di cui ieri si celebrava il trentaduesimo anniversario di inizio del ministero petrino - e aveva ringraziato la presidenza e la segreteria di questo sinodo per il Medio Oriente, rievocando le fatiche sperimentate in prima persona quando, da cardinale, fu relatore al sinodo sulla famiglia del 1980.
Riferendosi al tema dei lavori, il Papa ha spiegato come sia stata vissuta una vera comunione e testimonianza, mostrando al mondo la ricchezza della diversità nell'unità di sette Chiese, con i loro vari riti, ricca di culture, ma accomunate dall'unica fede in Gesù Cristo. Quella fede - ha aggiunto - che solo il Signore può dare e che mette in collegamento tutte le Chiese cattoliche orientali.
All'inizio dell'incontro conviviale il segretario generale del Sinodo, arcivescovo Nikola Eterovic, ha presentato al Papa i dati principali dei lavori, ai quali hanno partecipato 173 padri sui 184 invitati, poiché undici non sono potuti venire a Roma per vari motivi. Si sono tenute 14 congregazioni generali (con la prima che detiene il record di presenze, 170) e sei riunioni di circoli minori; sono state offerte dieci tra meditazioni e omelie; ci sono stati 125 interventi più cinque consegnati per iscritto. Nonostante i tempi ristretti - di solito le assemblee sinodali durano tre settimane - sono inoltre intervenuti dodici delegati fraterni e sono state svolte dodici relazioni. Soprattutto monsignor Eterovic ha messo in evidenza i 111 interventi liberi tenuti alla presenza del Papa che li ha voluti: una dimensione - ha commentato - che si va sviluppando.
Quindi ha reso noto che i padri hanno voluto donare a Benedetto XVI un ritratto, esposto all'entrata dell'atrio, realizzato da un'artista greco-cattolico ucraino, che studia a San Pietroburgo: una scuola realista - ha spiegato - attenta ai dettagli, ma anche alla dimensione spirituale. Successivamente, dopo una parentesi canora - con il classico napoletano O sole mio intonato da un giovane assistente del segretario speciale e un canto di ringraziamento al Papa eseguito in francese e in arabo sull'aria musicale dell'Ave Maria di Lourdes - ha parlato il patriarca dei Siri Ignace Youssif iii Younan, presidente delegato. Ha ringraziato il Pontefice per l'opportunità offerta alle Chiese del Medio Oriente di far sentire la loro voce, assicurando che i pastori presenti torneranno nelle loro terre, nelle loro comunità, senza timore di proclamare il Vangelo nella carità e nella verità e di viverlo ogni giorno. Infine il patriarca greco-melkita, Gregorios iii Laham, ha donato al Papa uno splendido indumento liturgico orientale.