00 22/09/2009 15:33
 

Il mondo è finalizzato, dunque Dio esiste

 

"Diciamo dunque che Dio è vivente, eterno e ottimo; cosicché a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna: questo è, dunque, Dio".

(ARISTOTELE, Metafisica, XII, 1072 b 30)

 

I. Il Concilio Vaticano II, confermando il bimillenario insegna­mento della Chiesa cattolica, afferma che "Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza col lume naturale dell'umana ragione dalle cose create" (Dei Verbum, n. 6). Questo è tenuto a credere ogni cattolico. Ma anche chi non crede, se ragiona bene, può giungere a condividere l'insegnamento del Concilio. Vediamo come.

 

2. Il punto di partenza di questa via che conduce alla esistenza di Dio è una semplice constatazione, così evidente che chiunque, anche chi non crede, può fare propria. Eccola: intorno a noi ci sono cose (enti, nel linguaggio filosofico) che non sono intelligenti.

 

3. Queste cose prive di intelligenza sono i corpi della natura: un fiore, una cellula, gli organi umani non intelligenti, il fegato, lo stomaco, l'intestino, gli animali, etc.

 

4. Dopo questa prima constatazione, il cattolico condividerà con chi non crede un secondo dato di fatto, innegabile: queste cose non intelligenti si comportano intelligentemente. Sono cose prive di intelli­genza, sono prive di conoscenza intellettiva, ma si comportano come se fossero intelligenti.

 

5. Perché diciamo che si comportano intelligentemente? Perché - come insegna san Tommaso d'Aquino - agiscono costantemente per rag­giungere uno scopo, un obiettivo. E questo fine è identificato in ciò che per queste cose non intelligenti è il loro meglio. Vedremo, poco oltre, che per raggiungere costantemente un fine è necessaria una operazione intelligente.

 

6. Ripetiamo che questo punto di partenza dell'indagine sull'esi­stenza di Dio è un dato di fatto, è una semplice constatazione. Esso non dipende dalla Fede religiosa, ma dalla osservazione della realtà umana o della natura che ci circonda. Facciamo un esempio, prendendo un organo del corpo umano: l'occhio.

 

7. È un organo complicatissimo. Il fisiologo statunitense George Wald, premio Nobel nel 1967 per la medicina, sostiene: "Che sul fondo di ciascun nostro occhio vi siano oltre 100 milioni di antennine riceventi, lascia tutti noi sorpresi e sgomenti. È un prodigio della natura che supera ogni più ardita fantasia" (tratto da DOMENICO E. RAVALICO, La Creazione non è una favola, Paoline, VI ed., Milano 1987, p. 133). La scienza moderna non è ancora capace di riprodurlo, di ricostruirlo, non è ancora in grado di risolvere definitivamente il problema della cecità, costruendo occhi nuovi ed efficienti per sostituirli a quelli che non fun­zionano.

 

8. È facile osservare come l'occhio sia costituito in modo tale da raggiungere sempre o quasi sempre il suo scopo: vedere. Tutti sanno che esso non è intelligente, ma adempie un compito - il vedere, appunto - intelligentissimo. E non solo: il nostro stupore aumenta quando consta­tiamo (un'altra constatazione, un altro dato di fatto) che anche fuori dal­l'occhio ci sono cose non intelligenti che esistono con lo scopo di colla­borare con l'occhio, di permettergli di vedere (la luce) o di essere visti (gli oggetti colorati). Queste cose non intelligenti, la luce e gli oggetti colorati, permettono all'occhio di svolgere la sua funzione, di raggiun­gere il suo obiettivo.

 

9. Come è possibile che cose non intelligenti (l'occhio, la luce e gli oggetti colorati) collaborino tra di loro in modo estremamente intelli­gente per consentire il raggiungimento di uno scopo, di un fine, il vedere appunto? È una domanda che possono avanzare tanto credenti quanto non credenti. Teniamo, per ora, in sospeso la risposta.

 

10. Facciamo un secondo esempio. Pensiamo ad un'altra realtà non intelligente: una cellula, una semplice (si fa per dire) cellula. Essa è l'ele­mento base della vita, dice la scienza. Tutti sanno che una cellula non è intelligente tanto nel suo insieme quanto negli elementi che la compon­gono: la membrana plasmatica o cellulare, il citoplasma, il nucleo con il suo nucleolo, la membrana nucleare, il reticolo endoplasmatico, il mito­condrio, l'apparato di Golgi, i centrioli, il lisosoma, il vacuolo e i ribosomi.

 

11. Ora, che cosa possiamo constatare con immenso stupore? Tutti questi elementi non intelligenti, posti uno accanto all'altro, invece di fare confusione come logica vorrebbe, interagiscono con mirabile organizza­zione e distribuzione di compiti. In un certo senso possiamo dire che si accordano tra loro, quindi compiono una operazione intelligentissima, per raggiungere un fine, uno scopo: dare vita ad una struttura complessa, la cellula, capace di conservarsi, di moltiplicarsi, di riprodursi e di ripa­rarsi quando si registrano danni.

 

12. E non solo. Le cellule, che singolarmente considerate sono tutte realtà non intelligenti, invece di fare confusione, si accordano mira­bilmente all'interno del corpo di un essere vivente per raggiungere uno scopo: dare vita ad organi complessi, così complessi da svolgere funzioni che nemmeno i più sofisticati computers inventati dall'uomo sono in grado di imitare.

 

13. Perché miliardi di cellule si organizzano per raggiungere lo scopo di dare vita ad organismi complessi? Anche qui lasciamo in sospeso la risposta.

 

14. Facciamo un terzo ed ultimo esempio. In ciascun uomo esi­stono organi non intelligenti, che tuttavia si comportano in modo straor­dinariamente intelligente: l'occhio opera per vedere, lo stomaco agisce per digerire, il cuore si contrae per pulsare il sangue, le vene e le arterie canalizzano il sangue e lo trasportano, etc.

 

15. Che cosa ci offre una semplice osservazione degli organi che compongono il nostro corpo? Ci fa vedere che tutti questi organi messi insieme in un corpo umano, invece di fare confusione, si coordinano (dunque fanno una cosa intelligente) per raggiungere uno scopo gene­rale. Scopo generale che in noi uomini, e in tutti gli esseri viventi, è la conservazione in salute della vita.

 

16. Dunque, il cattolico, per dimostrare l'esistenza di Dio, parte da un punto fermo: in natura vi sono cose/enti non intelligenti che ope­rano intelligentemente per raggiungere un fine. Tutto questo viene chia­mato "finalismo della natura non intelligente".

 

17. Prima di domandarci chi sta all'origine di questo finalismo, è bene interpellare anche la scienza, che studia i fenomeni della natura. Essa conferma che la natura non intelligente è finalizzata.

 

18. Jacques Monod (1910-1976), biologo francese, pioniere della genetica molecolare, Premio Nobel per la fisiologia e la medicina, dichia­ratamente ateo, scrive in un'opera divenuta celebre: "Una delle proprietà fondamentali di tutti i viventi, nessuno escluso, [è] quella di essere oggetti dotati d i un progetto, rappresentato nelle loro strutture e, al tempo stesso, realizzato mediante le loro prestazioni [...]. È indispensabile riconoscere questa nozione come essenziale alla definizione stessa degli esseri viventi [...]. A questa nozione daremo il nome di teleonomia" (JACQUES MONOD, Il caso e la necessità, Mondadori, Milano 1970, p. 21). Teleo­nomia, dal greco "telos" = fine. Teleonomia è la legge finalistica.

 

19. Sentiamo ancora Monod, a pag. 38 del suo libro più famoso: "L'oggettività ci obbliga a riconoscere il carattere teleonomico degli esseri viventi, ad ammettere che nelle loro strutture e nelle loro operazioni realiz­zano e perseguono un progetto".

 

20. Le osservazioni di questo scienziato dichiaratamente ateo, additato come modello da tutti coloro che negano l'esistenza di Dio e rimandano al caso e alla necessità per spiegare quanto esiste, andrebbero utilizzate anche da ogni cattolico. Monod, infatti, ritiene che tutti gli esseri viventi, e non solo le cose non intelligenti delle quali ci stiamo occupando in questo capitolo, sono dotate di un progetto, sono proget­tate ed operano per raggiungere uno scopo.

 

21. In ogni caso, ciò che per ora conta è che il dato della nostra esperienza è confermato dalla scienza. La natura non intelligente opera per raggiungere un fine, uno scopo: è finalizzata. Da questo dato, acces­sibile a tutti gli uomini, credenti in Dio o meno, parte la nostra rifles­sione. Proprio su questo dato di esperienza, che nessuno, credente o non credente, può negare senza cadere nel ridicolo e nell'assurdo, noi impo­stiamo un ragionamento.

 

22. Ci aiuta san Tommaso d'Aquino. Egli afferma che le cose non intelligenti, i corpi della natura non intelligente che tuttavia si com­portano intelligentemente per raggiungere un fine, non possono essersi dato questo fine da soli.

 

23. San Tommaso aveva perfettamente ragione. Perché non posso­no essersi dato un fine da soli? Per un semplice motivo, che anche chi non crede in Dio può facilmente condividere: perché per raggiungere un fine sono necessarie due operazioni che possono essere compiute solo da realtà intelligenti:

- la prima: conoscere il fine che si vuole raggiungere, ma che ancora non c'è. È dunque necessario, in un certo senso, "anticipare" il fine, "pre­vedere" il fine;

- la seconda: predisporre i mezzi per raggiungere il fine.

 

24. Ora, si è ben compreso qual è la chiave di volta della nostra riflessione, che un cattolico esporrà con chiarezza a chi non crede: solo un essere intelligente può conoscere e pre-vedere (vedere prima) il suo fine. Solo un essere intelligente può conoscere uno scopo da raggiungere prima che sia stato raggiunto, dunque uno scopo che esiste solo nella mente. E solo un essere intelligente è dotato di una mente, di una intelligenza e grazie ad essa può predisporre (ordinare, disporre prima di uti­lizzarli) i mezzi necessari per raggiungere un obiettivo.

 

25. Un occhio, una cellula, ma anche un fiore e tutti i vegetali, gli animali, gli organi di un corpo vivente, proprio perché non sono intelligenti, non conoscono il loro fine, nulla sanno dei loro compiti, non sono in grado di decidere da soli e di predisporsi alla collaborazione con altre realtà non intelligenti con le quali operare per raggiungere uno scopo. Ma, ciononostante, questo è quello che accade costantemente in natura. Come è possibile?

 

26. Se le cose della natura non intelligente si comportano intelli­gentemente, e si comportano intelligentemente - lo abbiamo visto - per­ché raggiungono un fine, e se non possono essersi date da sole questo fine proprio perché non sono intelligenti, domandiamoci: "Da dove viene questo finalismo? da dove viene questo progetto della natura non intelligente?" In altre parole: "Chi ha finalizzato la natura non intelli­gente? Chi l'ha dotata di un progetto?".

 

27. Questa è la domanda alla quale chi non crede nell'esistenza di Dio non sa e non può rispondere.

 

28. Infatti, abbiamo visto come sia del tutto impossibile che la natura si sia finalizzata da sola perché essa non è intelligente.

 

29. È altrettanto impossibile che la natura si sia finalizzata per caso, per opera di un caso. Il caso, per definizione, è cieco, incostante e irripetibile. Invece, le operazioni intelligenti compiute dalla natura non intelligente per raggiungere il suo fine si ripetono costantemente, ed essendo ripetitive non possono avere origine dal caso.

 

30. Tuttavia, poiché il caso è la risposta maggiormente utilizzata da chi nega l'esistenza di Dio, e nell'immaginario collettivo ha ancora un certo diritto di cittadinanza, anche se infondato, gli dedicheremo un ap­posito capitolo.

 

31. È impossibile che sia stato l'uomo a finalizzare la natura non intelligente. È vero che l'uomo è un essere intelligente, che è capace di porsi un fine e di preordinare i mezzi per raggiungerlo. Ma chi di noi può vantarsi di avere predisposto anche un solo organo di cui è compo­sto per raggiungere un fine?

 

32. Vi è chi risponde affermando che sono le leggi della natura a far sì che i corpi non intelligenti si comportino necessariamente così (in modo intelligente) per raggiungere il loro fine. Ma questa non è una ri­sposta alla domanda che ci siamo posti. Infatti, resta aperta la questione: e chi ha dato alla natura non intelligente queste leggi intelligentissime?

 

33. L'unica risposta ragionevole, logica, che soddisfa la ragione umana, anche quella di coloro che non credono, ci conduce ad ammette­re l'esistenza di un altro Essere intelligente, che non sia l'uomo "dal quale tutte le cose naturali sono ordinate ad un fine" (san Tommaso d'Aquino).

 

34. Ora, questo essere intelligente è colui che ha finalizzato l'uni­verso intero, ha predisposto i mezzi della natura tutta intera. Una simile intelligenza è solo quella di Dio.

 

35. Dunque, Dio esiste e ha lasciato una traccia evidente della sua opera intelligente: il finalismo della natura non intelligente. La ragione umana, anche quella di chi si dichiara ateo, osservando con attenzione il finalismo della natura e domandandosi l'origine di questo dato, di questa traccia, non può non giungere ad ammettere l'esistenza di un Finalizza­tore dell'universo intero: Dio.

 

“La filosofia può rispondere alla domanda: Esiste Dio? Il vangelo risponde all'interrogativo: chi è Dio? La Ri­velazione ci fa entrare all'interno, svelandocene essenza e segreti, di quel Dio di cui la ragione ha ammesso l'esi­stenza”. (JEAN GUITTON, tratto da VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul Cristianesimo, Oscar Mondadori, 1993, pp. 72-73)

 

Il mondo è ordinato, dunque Dio esiste

 

"L'ultimo passo della ragione è di riconoscere che ci sono infinite cose che la sorpassano". (BLAISE PASCAL, Pensieri, in Pensieri, opuscoli, lettere, introd. e note di Adriano Bausola, Rusconi, Milano 1984, p. 582)

 

I. Un'altra strada, simile ma non identica a quella percorsa nel capitolo precedente, può condurre chi non crede a dubitare del proprio ateismo. Il cattolico deve conoscerla bene e proporla in termini com­prensibili ed accettabili a coloro che negano l'esistenza di Dio, sperando di contribuire, con questo, alla loro conversione.

 

2. Il punto di partenza di questa via è costituito da una dato di esperienza, da un dato di fatto innegabile. Anche chi non crede lo può facilmente verificare.

 

3. Ecco il dato: se osserviamo la realtà che ci circonda, l'universo intero e la natura, possiamo constatare che è costantemente (o quasi costantemente) ordinata.

 

4. Nel capitolo precedente, abbiamo riscontrato, confortati dalle osservazioni scientifiche, che la natura non intelligente è finalizzata. Ora osserviamo che la stessa natura non intelligente è ordinata.

 

5. Perché diciamo che la natura è sostanzialmente ordinata? Perché le cose che la compongono sono disposte in maniera tale da poter rag­giungere uno scopo. Ma dire che sono disposte è quanto dire che sono ordinate. Facciamo qualche esempio, di facile comprensione.

 

6. Troviamo un ordine meraviglioso nella disposizione delle com­ponenti di un fiore. Un fiore non è intelligente, è composto da cose non intelligenti (le radici, il gambo, i petali, la corolla, il pistillo) le quali si compongono in un ordine straordinariamente complesso e certamente dettato da una intelligenza.

 

7. C'è ordine nella disposizione delle parti che formano un essere vivente. Anche in questo caso vale lo stesso ragionamento. Cuore, pol­moni, arterie e vene, stomaco e fegato, scheletro e articolazioni non sono intelligenti. Eppure, svolgono funzioni assai complesse, che una intelligenza come quella dell'uomo ancora non sa riprodurre perfetta­mente. E non solo: all'interno di un corpo, queste realtà si compon­gono, si coordinano (dunque sono ordinate) per interagire, collaborano tra di loro per svolgere il loro compito.

 

8. Ci sono cose non intelligenti che appartengono a regni diversi: regno minerale, vegetale ed animale. Queste cose hanno dei rapporti tra di loro e interagiscono in modo straordinariamente ordinato. Facciamo un esempio:

a. la terra, con i suoi minerali e con con l'acqua appartiene al Regno mi­nerale;

b. essa, che non è intelligente, sa interagire con un seme per permettere, attraverso un processo straordinariamente intelligente, complesso ed ordinato, la nascita di un fiore. Il fiore appartiene al Regno vegetale;

c. il fiore, che non è intelligente, fornisce il polline alle api, che apparten­gono al Regno animale;

d. giungiamo così anche all'uomo, che consuma il miele prodotto dalle api e che si nutre degli animali (Regno degli animali intelligenti).

 

9. Dati che riguardano la straordinaria complessità, l'infinita bel­lezza e la splendida armonia che regnano nelle realtà sopra ricordate sono accessibili a chiunque sfogli un manuale di scienza della natura. E le stesse straordinarie, complesse ed ordinate interazioni possiamo osservare nel macrocosmo, nell'universo, tra pianeti con le loro orbite, le stelle, la forza di gravità, etc. Anche in questo caso, basta sfogliare un semplice manuale di astronomia per rendersi conto delle meraviglie del creato.

 

10. Per dimostrare l'esistenza di Dio, a noi è sufficiente constatare l'ordine che regna nella natura non intelligente. Ci conforta il fatto che anche la scienza conferma questo dato della nostra esperienza.

 

11. Stephen Hawking, astrolìsico inglese di fama mondiale, dichiaratamente ateo, nato nel 1942, scrive: "L'intera storia della scienza è stata una graduale presa di coscienza del fatto che gli eventi non acca­dono in modo arbitrario (sta dicendo - si noti bene - che gli eventi non accadono per caso, ma su questo punto ci soffermeremo in un apposito capitolo), ma che riflettono un ordine sottostante" ("citato in EUGENIO CORTI - GIANCARLO CAVALLERI, scienza e Fede, Mimep - Docete, Pessano 1995, p. 16).

 

12. Per lo scienziato ateo Hawking, la scienza scopre un "ordine sot­tostante" gli eventi che accadono nell'universo. Dello stesso parere è un al­tro scienziato, questa volta un credente, il fisico italiano Carlo Rubbia, na­to nel 1934, premio Nobel per la Fisica nel 1984. Ecco le sue parole: "credo che sia più evidente in noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose" (CARLO FIORE, scienza e fede, Elle di ci, Torino 1986, p. 23).

 

13. Se a qualcuno non bastasse, ecco una terza testimonianza. La fornisce il francese Jean Dorst, professore di zoologia dei mammiferi e degli uccelli, già direttore del Museo Nazionale di Storia Naturale: "L'ecologia indica come il diverso assortimento delle specie non si è stabi­lito a caso (anche qui, per il momento, tralasciamo il discorso sul caso che riprenderemo più avanti), ma che procede, invece, da un ordine pre­stabilito [...]. Non meno evidente appare l'ordine che riscontriamo nel mondo vivente [ ... ]. Il costituirsi del mondo vivente, nel corso di qualche miliardo di anni, non è concepibile senza un disegno" (tratto da: RENÉ LAURENTAIN, Dio esiste ecco le prove. [Le scienze erano contro. Ora conducono a Lui], Piemme, Casale M.to 1997, p. 53).

 

14. Dunque, scienziati credenti e non credenti confermano che la natura è sostanzialmente ordinata, che il mondo, meglio: l'universo intero, è sostanzialmente ordinato.

 

15. Questo è il punto di partenza della riflessione che condurrà la ragione umana ad ammettere l'esistenza di Dio. A quanti non credono in Dio va posta la seguente domanda: da dove viene l'ordine presente nella natura non intelligente e nell'universo non intelligente? In altre parole: chi ha ordinato il mondo?

 

16. A prima vista, sembra siano possibili 6 risposte non contraddit­torie, non immediatamente irragionevoli, che dobbiamo esaminare, sep­pur brevemente:

- la prima: il mondo si è ordinato da solo;

- la seconda: il mondo è sempre stato ordinato così;

- la terza: il mondo si è evoluto ed evolvendosi si è dato una legge natu­rale che ha ordinato le cose non intelligenti che lo compongono e conti­nua ad ordinarle;

- la quarta: l'uomo ha ordinato il mondo, perché l'uomo è un essere intelligente capace di ordinare;

- la quinta: il caso. Il mondo si è ordinato per caso;

- la sesta: il mondo è stato ordinato da una Intelligenza ordinatrice, che è Dio.

 

17. Esaminiamo la prima risposta: "il mondo si è ordinato da solo". Questa risposta è da escludere categoricamente, perché contrasta invinci­bilmente con la ragione umana. Infatti, tutti sanno che il mondo è com­posto da cose non intelligenti (ad eccezione dell'uomo) e tutti sanno che cose non intelligenti non sono in grado di comportarsi in modo intelli­gente. Questo significa che non sono capaci di ordinarsi, perché ordi­narsi è una operazione intelligente. Se non ci fosse la ricerca di un fine (che è operazione intelligente, come abbiamo visto nel precedente capi­tolo) non ci sarebbe ragione del perché il mondo sia strutturato in que­sto modo ordinato piuttosto che diversamente. Se non ci fosse l'obiet­tivo di vedere, non ci sarebbe ragione del perché l'occhio sia strutturato in questo modo piuttosto che in un altro. Questa risposta va, pertanto, scartata.

 

18. Poniamo attenzione alla seconda risposta: "il mondo è sempre stato ordinato così". Anche questa risposta è da respingere categorica­mente per due ragioni:

- la prima: si tratta di una risposta gratuita, dogmatica. Quali prove? Non ne esistono.

- la seconda: lo nega la scienza. L'universo non è sempre stato così. Una volta, in un tempo che gli scienziati calcolano tra i 10 e i 20 miliardi di anni fa, l'universo era tutto compresso in un punto infinitesimale e solo con il famoso Big Bang ha cominciato ad espandersi. E, secondo qualche scienziato, l'universo potrebbe avere anche una fine (la teoria del Big Crunch). Anche in nome della scienza, oltre che della logica, questa risposta risulta essere inaccettabile.

 

19. Osserviamo la terza risposta: "il mondo si è evoluto ed evolvendosi si è dato una legge naturale che ha ordinato le cose non intelligenti che lo compongono e continua ad ordinarle". Secondo questa teoria., la materia si sarebbe evoluta fino a produrre l'ordine che vediamo. La materia avrebbe leggi necessarie che devono per forza produrre l'ordine che constatiamo.

 

20. Secondo questa teoria, l'occhio vede perché è fatto in modo tale che non potrebbe non vedere e il serpente striscia per terra perché la sua struttura fisica è tale che esso può solo strisciare per terra, e non cam­minare o volare. In altre parole:

- l'occhio non è costruito per vedere (finalismo),

- ma vede perché è costruito così e non potrebbe fare altro che vedere (necessità).

 

21. Pensiamoci bene. Questa teoria non risponde alla nostra do­manda che riguarda la ragione dell'ordine presente nell'universo non in­telligente. Infatti, anche ammesso che le cose stiano come afferma questa teoria, cioè che l'ordine sia sorto dall'evoluzione della materia e che si con­servi grazie ad una ferrea legge naturale, resta pur sempre un quesito da sciogliere: chi ha programmato intelligentemente questa legge della natura? E ancora: perché l'occhio è fatto in maniera tale che può soltanto vedere e non è fatto in un altro modo? Chi ha intelligentemente predispo­sto una legge della natura grazie alla quale, necessariamente, l'occhio vede?

 

22. In realtà, è molto più ragionevole credere che l'occhio sia fatto come è fatto proprio perché deve raggiungere un fine, il suo scopo pre­ciso, che è quello di vedere. Se l'occhio avesse un altro fine, non sarebbe strutturato come noi lo vediamo. Tutte le sue parti, infatti, sono coordi­nate, dunque ordinate, in modo tale da rendere possibile la vista. Ripe­tiamo: se non ci fosse la ricerca di un fine (cioè il vedere), non ci sarebbe ragione del perché l'occhio è fatto così e non diversamente. Che la natura non intelligente, quindi anche l'occhio, sia finalizzata lo afferma la scienza e noi lo abbiamo visto nel precedente capitolo.

 

23. Passiamo alla quarta risposta: "l'uomo ha ordinato il mondo". L'uomo è un essere intelligente, capace di darsi un fine e di ordinare, e preordinare, i mezzi per raggiungerlo. Ma affermare che l'uomo, con la sua intelligenza, ha ordinato l'universo intero, tutta la natura è semplice­mente ridicolo ed assurdo.

 

24. Giungiamo alla quinta risposta: "Il caso. Il mondo si è ordinato per caso". Finalmente eccoci giunti alla risposta più frequentemente uti­lizzata quando si vuole negare a tutti i costi l'esistenza di Dio. Piuttosto che ammettere l'esistenza di un Essere intelligente che ha ordinato e finalizzato l'universo intero, si attribuisce tutto l'ordine che la scienza scopre nel macro e nel microcosmo al caso.

 

25. Il cattolico deve essere in grado di distruggere culturalmente questa pseudo-risposta, anche quando, per esempio a scuola, la propon­gono professori di materie scientifiche o insegnanti di filosofia. Poiché si tratta della risposta più utilizzata da chi non crede, le dedicheremo il capitolo che segue, spendendo poche parole nostre e chiedendo, invece, il parere ad illustri scienziati, atei o credenti indifferentemente.

 

26. Qui ci basti soltanto riflettere un momento: come può il caso dare origine all'ordine? Come si può pitturare a caso una tela e dar vita alla Gioconda di Leonardo da Vinci? Come si può chiudere in una sca­tola un quadrante, due lancette, un bottone di carica, un albero di carica, una ruota a corona, un bilanciere, molle e quant'altro, capovol­gere la scatola un paio di volte e sperare che, a caso, si sia composto un orologio, che è uno strumento funzionante solo se le parti che lo com­pongono sono ordinate? Il caso come origine dell'ordine è una risposta che ripugna alla ragione umana. Ormai sono sempre meno gli scienziati che ritengono il caso autore delle leggi complesse che regolano l'uni­verso.

 

27. Contestando la posizione di Jacques Monod, che riteneva essersi formata per caso la prima molecola di DNA, la molecola fonda­mentale della vita vegetale, Guido Sommavilla scrive: "Ma già il Dna è una molecola abbastanza complessa (circa dieci volte la molecola a tre atomi dell'acqua), sebbene al Monod sia sembrata semplice al punto da poterla pensare formabile per puro caso: come a dire un trenterno al lotto. E dunque se per caso un Dna (così ragionava Monod), per caso anche tutti i Dna, e per caso anche tutto il resto che se ne sviluppa: per caso le cel­lule, per caso gli organi, per caso gli organismi strutture di organi. E avanti via: sempre per caso tutte le fittissime interrelazioni tra organismi e tra regni: vegetale, animale, umano, e di nuovo minerale. Come avviene, per esempio, tra occhi e luci, colori, tra api e fiori, animali e vari loro habitat, uomini e mondo. Come a dire che, formatosi a caso un accordo di tre note (può succedere) o magari di trenta (già impossibile) si sviluppano poi ugualmente per puro caso da questo (come da causa o seme) le fasi, i tempi (allegro, adagio), i leitmotiv musicali e l'intera sinfonia. Ma non solo: anche accordi tra sinfonie e sinfonie a non finire. E senza mai un Mozart da nessuna parte a combinare mai niente. Ma no: perfino al lotto (che è a caso), quando escono dei terni a ripetizione, chi non è sciocco già al terzo o al quarto deve pensare al trucco, cioè all'intel­ligenza consapevole" (GUIDO SOMMAVILLA, Dio: una sfida logica, Rizzoli, Milano 1995, pp. 57-58). Ci sembra, quella dello studioso Sommavilla, una risposta del tutto condividibile e assolutamente ragio­nevole.

 

28. Siamo prossimi alla conclusione del nostro ragionamento. Dobbiamo escludere anche il caso come ragione dell'ordine presente nell'universo. Non ci è rimasta che una sola risposta: l'ordine viene da una Intelligenza. L'universo è ordinato, ma non si è ordinato da solo, non è sempre stato ordinato così, non è stato ordinato dall'uomo e non si è ordinato per caso.

 

29. Deve dunque esistere un Ordinatore, straordinariamente intel­ligente e infinitamente potente: noi chiamiamo Dio questo ordinatore onnipotente. Solo Dio ha tanta intelligenza e tanta potenza da riuscire ad ordinare tutto l'universo. Dio esiste e ha lasciato una traccia evidente della sua opera nell'ordine presente nell'universo.

 

30. La stessa logica che abbiamo fin qui seguito ci conduce inequi­vocabilmente ad ammettere l'esistenza di Dio anche percorrendo una terza strada. Vediamo intorno a noi esistere delle cose, vediamo che esi­ste l'universo intero. Domandiamo: "chi ha fatto il mondo,".

 

31. Siamo ora in grado di rispondere:

- non lo ha fatto l'uomo, perché lo nega l'esperienza.

- Il mondo non si è fatto da solo, perché avrebbe dovuto esistere prima di cominciare ad essere, e questo è contraddittorio.

- L'universo non può essere stato fatto per caso, perché è ordinato.

- Non ci resta che ammettere l'esistenza di Dio, che è Creatore, Causa Prima di tutto quello che esiste.

 

32. Dunque Dio esiste.

"Ho cercato di mostrare, insomma, che, se la “critica” può allontanare dalla fede, la “critica della critica” può ricondurvi. O, come diceva il cardinal Newman: Se un po' di cultura allontana da Dio, molta cultura lo fa riscoprire". (JEAN GUITTON, in VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul Cri­stianesimo, Oscar Mondadori, 1993, p. 66)