00 02/12/2014 19:06



Trovato il sarcofago

di San Laviero martire

di GIOVANNI RIVELLI

GRUMETO NOVA - Una nuova scoperta archeologica sembra destinata ad accrescere l’importanza storica del sito di Grumentum accentrando sulla stessa località anche attenzioni religiose. Ma anche per questo è urgente un intervento di messa in sicurezza, per evitare che alla presenza degli archeologi, limitata dalle scarse disponibilità di fondi, si alterni quella dei tombaroli.


Poco lontano dall’abitato dell’antica città romana sarebbe stata trovata la tomba del Santo martire Laverio (o Laviero) originario di queste parti (la sua nascita è contesa tra Teggiano e Acerenza), martirizzato proprio a Grumentum il 17 novembre del 312, e molto venerato in diversi centri lucani, tra cui Tito, di cui è patrono, e Acerenza, di cui è compatrono.


La scoperta si deve ad un equipe di ricercatori dell’Università di Bari, guidata da Gioia Bertelli, professore straordinario di Archeologia e Storia dell’Arte paleocristiana e altomedievale. Nel corso di due distinte campagne di scavo, una a settembre 2008, l’altra nello scorso giugno, è stata trovata un fitta necropoli e, in questa, sono emersi due sarcofagi, uno dei quali potrebbe essere quello che ha custodito i resti mortali del Santo. Ma anche se non dovesse essere proprio quella l’ultima dimora di Laverio la sua sepoltura sarebbe avvenuta comunque lì. 

«Abbiamo trovato - dice Michela Rizzi, giovane dottoranda di Barletta che ha preso parte agli scavi - una forte presenza sepolcrale con fino a quattro livelli di sepoltura, fatto che accredita la tesi della sepoltura del Santo perchè a quei tempi si credeva che seppellire i morti vicino alla tomba di un martire desse protezione».


San Laviero sarebbe stato decapitato proprio in quel luogo, dove ora sorge una chiesa a lui dedicata. Le cronache raccontano che il Santo, dopo essere riuscitio a scappare da Acerenza, dove era stato imprigionato dal prefetto Agrippa, si diresse a Grumento per continuare l’opera di conversione, ma preso dai soldati romani venne condotto alla confluenza dei fiumi Agri e Sciaura e gli fu tagliata la testa con la spada.


Proprio questo racconto ha fatto sì che quando l’architetto Palmiro Sacco (oggi presidente del Consiglio provinciale di Potenza) ha avuto l’incarico di restaurare la chiesa avesse la felice intuizione, riuscendo ad ottenere dal Pit manager Giuseppe Galante i fondi per avviare la campagna di scavo.


Attualmente sono stati aperti quattro saggi di scavo, uno interno alla moderna chiesetta e tre all’esterno e hanno messo in luce alcuni setti murari di fase paleocristiana, caratterizzata da numerosi reimpieghi di marmi o frammenti arcitettonici più antichi, provenienti dalla città romana e al tempo stesso è stata messa in luce la gran parte dei muri relativi alla chiesetta medievale attribuita a S. Luca di Demenna. Quanto all’uso sepolcrale, al momento le tombe scavate, tutte prive di corredo, coprono una fase che va dall’età paleocristiana sino all’età moderna.


Ma, sebbene ci sia poco da rubare, trattandosi di tombe «povere», il rischio dell’arrivo dei tombaroli è alto. «L’area è recintata - testimonia Rizzi - ma già quest’anno, quando siamo tornati, abbiamo notato strani movimenti e abbiamo dovuto chiamare i carabinieri».





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)