00 06/11/2012 14:05
Problemi attuali di mariologia

 
di GIUSEPPE DAMINELLI, smm

La Vergine e il discepolo di Cristo
   

«La Madre di Dio... deve essere molto amata e onorata, ma con una devozione che, per essere autentica, dev’essere ben fondata sulla Scrittura e sulla Tradizione» 
(Giovanni Paolo II).

 

La Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa invitano il discepolo di Cristo ad accogliere Maria tra i suoi beni spirituali e ad affidarsi filialmente a lei, introducendola in tutto lo spazio della propria vita interiore. Sulla via maestra della liturgia egli troverà con ritmo frequente la memoria della Madre del Signore.

Maria apparirà al discepolo di Cristo quale modello dell’atteggiamento spirituale con il quale deve celebrare, partecipare e vivere i divini misteri: Vergine in ascolto, che insegna ad accogliere con fede la Parola di Dio; Vergine in preghiera, che educa ad effondere lo spirito in espressioni di glorificazione a Dio, di umiltà, di fede, di speranza e di intercessione per i fratelli; Vergine Madre, che aiuta i suoi figli ad essere portatori e testimoni di Cristo nel mondo; Vergine offerente, che ottiene al discepolo di Cristo quella volontà oblativa che lo muove a portare la croce e a seguire Gesù maestro.

Così, da Maria il discepolo di Cristo imparerà a fare della propria vita un culto a Dio e del proprio culto un impegno di vita; da Maria si sentirà chiamato al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre.

Ex voto nel santuario, ritenuto fin dal 1335 dai Mercedari, Nostra Signora di Bonaria (Cagliari).
Ex voto nel santuario, ritenuto fin dal 1335 dai Mercedari, Nostra Signora di Bonaria (Cagliari – foto Alessia Giuliani).

A partire dalla fede vera. A questa sapienza pastorale della Marialis cultus lo stesso Paolo VI si era già ispirato, anni prima, nel suo pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Bonaria presso Cagliari. Aveva osservato che «la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione come era un tempo».

Si era chiesto se «siamo noi oggi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero ed il buon popolo cristiano»; se «una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta, la nostra pietà verso la Madonna». «Dobbiamo soprattutto, a noi pare, cercare di comprendere nuovamente le ragioni della nostra venerazione e della nostra fiducia verso la Madonna. Ne abbiamo bisogno? Sì, tutti ne abbiamo bisogno. Bisogno e dovere. Questo momento prezioso deve segnare un punto di illuminata ripresa, per tutti, della nostra venerazione a Maria, di quella speciale venerazione cattolica alla Madre di Cristo, che a lei è dovuta e che costituisce un presidio speciale, un conforto sincero, una speranza singolare della nostra vita religiosa, morale e cristiana».

Le ragioni ultime della nostra devozione a Maria – concludeva il Pontefice – procedono dunque dalla fede vera: dal piano redentivo di Dio, dal mistero di Cristo. «Dice l’Apostolo, che ha tracciato la struttura teologica fondamentale del cristianesimo: "Quando arrivò la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato di donna..." (Gal 4,4). E "Maria – ci ricorda il Concilio – non fu strumento puramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed ubbidienza" (LG 56). Questa dunque non è una circostanza occasionale secondaria, trascurabile; essa fa parte essenziale e per noi uomini importantissima, bellissima, dolcissima, del mistero della salvezza: Cristo a noi è venuto da Maria; lo abbiamo ricevuto da lei... Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che a lui ci conduce».

Dire che la devozione a Maria scaturisce dalla fede vera è dire che essa è dono di Dio. San Luigi da Montfort invita a chiedere a Dio, in ginocchio, «la grazia di comprendere e gustare il divino mistero di Maria» (Segreto di Maria, 2): «Spirito Santo, pianta in me l’albero della vera vita, che è Maria. Irrigalo e coltivalo perché cresca, fiorisca e produca abbondanti frutti di vita». Lo Spirito Santo aiuta a superare anche quelle «pericolose esitazioni», che generando il timore di dar troppo a Maria, portano, invece, a darle troppo poco. Scrive, a questo proposito, Léon­Joseph Suenens: «Nel Vangelo secondo Matteo, il primo messaggio del cielo alla terra è un invito a ricevere Maria: "Non temere di prendere con te, dice l’Angelo a Giuseppe... perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1,20). Al di là delle circostanze concrete del momento, questa parola si rivolge a tutte le generazioni cristiane: l’accoglienza della maternità spirituale di Maria è segno sicuro della nostra apertura allo Spirito Santo... Respirare Maria vuol dire inspirare lo Spirito Santo».

Maria, lettera scritta dal dito del Dio vivente. «Ella è davvero una lettera scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, come l’antica legge, né su pergamena o papiro, ma sulla tavola di carne che è il suo cuore di credente e di madre. Una lettera che tutti possono leggere e capire, dotti e indotti. La Tradizione ha raccolto questo pensiero, parlando di Maria come di "una tavoletta incerata", su cui Dio ha potuto scrivere in libertà tutto ciò che ha voluto (Origene); come di "un libro grande e nuovo", in cui solo lo Spirito Santo ha scritto (sant’Epifanio), o come "il volume, in cui il Padre scrisse il suo Verbo" (Liturgia bizantina)».

Dovremmo leggere col cuore in festa questa lettera che il Dio vivente ha scritto all’umanità redenta e, quindi, a ciascuno di noi in persona. Il Vaticano II definisce benignissimus e sapientissimus il piano redentivo di Dio che volle e vuole presente e operante Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa e, pertanto, nella storia delle singole anime.

L’aggettivo qualificativo benignissimus del testo conciliare – abitualmente reso con misericordiosissimo – rimanda alla lettera pastorale di san Paolo a Tito, là dove l’Apostolo esorta i cristiani ad essere mansueti, «mostrando ogni dolcezza verso gli uomini», sull’esempio di Gesù Cristo nostro salvatore. «Quando si sono manifestati la bontà (benignitas) di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia» (Tt 3,4­5).

La chiesa dell'incarnazione di Avila (Spagna), città natale di santa Teresa.
La chiesa dell’incarnazione di Avila (Spagna), città natale di santa Teresa (foto Bertotti).

In Maria, la benignità di Dio nostro salvatore e del suo amore per gli uomini appare sotto forma di amore materno. «Maria è un’esca posta dalla bontà divina per pigliare le creature che hanno in sé ragione» (santa Caterina da Siena in Dialogo, 139). Così «la vera devozione a Maria è una via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all’unione con Nostro Signore nella quale consiste la perfezione del cristiano» (san Luigi da Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, 152). Il Vaticano II dirà che il salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini «non impedisce minimamente l’immediato contatto dei redenti con Cristo, anzi lo facilita» (LG 60). Per questo, «la Chiesa non dubita di riconoscere apertamente la funzione subordinata di Maria, continuamente la sperimenta e raccomanda all’amore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore» (LG 62).

Anche l’aggettivo sapientissimus si addice molto bene al piano redentivo di Dio che include la presenza viva e operante di Maria. «Hai visto l’ammirabile vittoria?», chiede san Giovanni Crisostomo. «Una vergine, un legno e la morte furono i simboli della nostra sconfitta. Ma ecco ancora una vergine, un legno e la morte, già simboli della sconfitta, diventare ora simboli della vittoria. Infatti al posto di Eva c’è Maria, al posto dell’albero della scienza del bene e del male c’è l’albero della croce, al posto della morte di Adamo la morte di Cristo».

Ma dov’è questa lettera scritta dal dito e dal cuore del Dio vivente? Il Vaticano II ce l’offre, in compendio, in una finissima miniatura (LG 55).

Volendo dare più rilievo alla presenza di Maria nel Nuovo Testamento, potremmo dire che Maria non è assente in nessuno dei tre momenti costitutivi del mistero cristiano che sono: l’incarnazione, il Mistero pasquale e la Pentecoste. «Ella fu presente nell’incarnazione perché essa è avvenuta in lei; il suo grembo – dicevano i Padri della Chiesa – è stato il "telaio" o il "laboratorio", in cui lo Spirito Santo ha tessuto al Verbo la sua veste umana, il "talamo" in cui Dio si è unito all’uomo.

Fu presente nel Mistero pasquale, perché è scritto che "presso la croce di Gesù stava Maria sua madre" (cf Gv 19,25). E fu presente nella Pentecoste, perché è scritto che gli apostoli erano "assidui e concordi nella preghiera con Maria, la madre di Gesù" (cf At 1,14). Seguendo Maria in ognuna di queste tre tappe fondamentali siamo aiutati a metterci alla sequela di Cristo in modo concreto e risoluto, per vivere tutto il suo mistero».

Per essere autentica la devozione a Maria deve anche essere ben fondata sulla Tradizione. Data l’abbondante letteratura su tale argomento, sarà facile a ciascuno di attingervi a piene mani. A mo’ di invito riferiamo qui due brevi testi: «Questo è il volere di Dio, il quale ha voluto che noi ricevessimo tutto per mezzo di Maria. Se dunque abbiamo una qualche speranza, una qualche grazia, una qualche salvezza, riconosciamo che tutto ci viene da lei» (san Bernardo). «Essa distribuisce a chi vuole, quando vuole, come vuole e quanto vuole tutti i doni, virtù e grazie dello Spirito Santo» (san Bernardino).

Giuseppe Daminelli




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)