00 25/11/2011 23:09

Le vesti e le insegne del Vescovo



Ecco due foto che mostrano come dovrebbe vestirsi correttamente (cioè secondo il Caeremoniale Episcoporum) un Vescovo per la Celebrazione della S. Messa:

Le vesti e le insegne del vescovo

56. Le vesti del vescovo nella celebrazione liturgica sono le stesse del presbitero; ma nelle celebrazioni solenni è opportuno che, secondo l’uso tramandato dall’antichità, indossi sotto la casula la dalmatica, che può essere sempre bianca.

57. Le insegne pontificali portate dal vescovo sono: l’anello, il pastorale, la mitra e la croce pettorale; inoltre il pallio, se gli compete di diritto.

61. La croce pettorale sia portata sotto la casula o sotto la dalmatica.


Foto di Mons. Eugenio Ravignani, Vescovo emerito di Trieste, da

http://sacrissolemniis.blogspot.com/2010/08/la-festa-di-san-rocco-in-venezia.html

[SM=g1740733]

e ancora... ricordiamo:

Principi e norme per l'uso del Messale Romano, n. 298: "La veste sacra comune a tutti i ministri di qualsiasi grado è il camice, stretto ai fianchi dal cingolo, a meno che non sia fatto in modo da aderire al corpo anche senza cingolo. Se il camice non copre pienamente, intorno al collo, l'abito comune, prima di indossarlo si deve mettere l'amitto".

Aggiungo che il buon gusto è merce rara quanto il buon senso... ossia, l'amitto come il cingolo, non sono degli accessori-opcional e privi di senso, l'abbiamo spiegato sopra.... un sacerdote non può fare a meno del BUON SENSO e vestire, per la Messa, IN MODO COMPLETO e non come spesso tristemente si osserva: SENZA LA CASULA, con un camice senza amitto e senza cingolo, con la stola portata come una sciarpa.... [SM=g1740729]

Il problema è che, in questo modo, ossia, con certa LIBERTA' nel vestire del Sacerdote, si è perduto completamente il senso del valore simbolico dei paramenti.

L'amitto e il cingolo, nelle rubriche del novus ordo, sono stati ridotti a semplici complementi dal camice, di cui si può fare a meno quando non servono, anche se non è così letteralmente descritto, la scelta libera dell'indossare ora uno ora l'altro, o perfino solo la stola...hanno prodotto una naturale ANARCHIA....

Ma non dobbiamo scordare che, accanto alla loro funzione pratica, i paramenti hanno anche un significato mistico
. L'amitto simboleggiava l'elmo con cui si armava il sacerdote contro gli assalti del demonio (orazione del Messale) e la virtù dell'umiltà (Pontificale Romano). Col cingolo si alludeva, in maniera abbastanza intuitiva, alla castità.

Anche prima si era in grado di fabbricare camici alti al collo e stretti in vita. Ma, per fortuna, si aveva un senso della liturgia che andava ben oltre le caratteristiche sartoriali degli abiti.

Del resto, se ci limitiamo alla dimensione puramente utilitaristica, non c'è bisogno di alcun paramento, di nessun orpello esteriore, di nessuna liturgia, in ultima analisi. Ecco che, allora, molti sacerdoti non usano la stola sotto la pianeta perché "non si vede". Altri, andando oltre, celebrano in borghese: fenomeno raro, oggi, almeno dalle nostre parti, meno raro negli anni Settanta.

I camicioni di oggi, spesso realizzati con materiali tessili che non si userebbero neppure per coprire la motocicletta nella propria rimessa, non sono soltanto brutti e ridicoli. Sono anche svuotati di quel senso ultraterreno che la saggezza della Chiesa aveva loro conferito in secoli di elaborazione liturgica. [SM=g1740730]

Le rubriche del Messale pre-Vaticano II prescrivevano che il sacerdote  baciasse l'amitto prima di usarlo.... e dal non baciarlo a non indossarlo più significa solo alimentare il dubbio che la Liturgia, il suo significato, il Sacerdozio stesso, hanno subito delle gravi modifiche...

    *  San Tommaso d'Aquino  vede nell'amitto un segno della fermezza nel compimento del ministero sacro da parte dei sacerdoti.
Summa Theologiae, Supplemento, q. 40, a. 7.

[SM=g1740733]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)