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LE COSE DI DON BOSCO

JOSÉ J. GÓMEZ PALACIOS

http://www.webgif.org/gif_animate/animali/asini/immagini/03.gifL’asino della Generala

Sono forte e resistente. Ho imparato a non mostrarmi troppo caparbio o cocciuto. Non sono mica un mulo. Anche perché in caso contrario mi riempiono di botte. Il mio pelo grigio è il riflesso della mia vita triste.

Quando ero solo un puledrino fui comprato dall’amministratore della “Generala”, il carcere per giovani delinquenti di Torino. Servo a trasportare gli arnesi più pesanti che i carcerati devono usare durante i lavori forzati. Quando le guardie li prendono a bastonate, questi giovani orribili si rifanno su di me, a calci e pugni, come se anch’io fossi un carceriere. Sono tristi, cattivi, sporchi e puzzolenti.

Ma in mezzo a tante sofferenze, conservo un segreto che è stato un lampo di luce nella mia povera vita. C’era una persona speciale che veniva di tanto in tanto a visitare i giovani carcerati e li riempiva di dolci e soprattutto di amicizia e parole buone. Era un giovane prete e tutti lo chiamavano don Bosco.

Un giorno, il giovane prete si presentò arditamente dal direttore del carcere e propose: «Questi giovani hanno bisogno di aria aperta. Vorrei farli uscire tutti per un giorno. Una bella passeggiata farà loro del bene all’anima e al corpo».

Il Direttore sbalordito fece un salto sulla sedia: «Lei scherza, vero?» «Per nulla! Mi impegno

a riportarli tutti alla sera» ribatté don Bosco. Ma per avere il permesso dovette ricorrere al Ministro del Re, che acconsentì: «Va bene, ma dei carabinieri in incognito vi seguiranno». Il giovane prete aveva sorriso: «Vorrei essere da solo, se non le dispiace»

Il Ministro, sbalordito, brontolò: «Alla sera non ne porterà nemmeno uno».

Il giorno dopo un’allegra e variopinta carovana prese la strada di Stupinigi, una delle più belle ville del re. Io trottavo davanti a tutti, con un gran carico di salami, pagnotte e fiaschi di vino. Ero così felice che non mi accorgevo del peso.

Ad un certo punto, temendo che don Bosco si stancasse, mi liberarono dalle provviste e mi misero don Bosco sulla groppa. Mi sentivo più fiero del cavallo del re.

A Stupinigi don Bosco li condusse in chiesa, celebrò la Messa, li trattò allegramente a pranzo e a merenda e durante tutta la giornata li occupò in diversi divertimenti. Descrivere la felicità che rifioriva su tutti quei volti è impossibile. Godettero un mondo di delizie, nei viali del castello reale, all’ombra delle piante, sulle sponde delle acque, in quei prati vestiti di erbe e smaltati di fiori.

La sera, rientrarono tutti nella loro triste dimora.

Il Ministro aspettava con impazienza il risultato della spedizione e ne fu contento. Anzi, siccome aveva un giovane nipote assai dissipato, decise di affidarlo a don Bosco, dichiarando: «Solo lui può cambiargli il cuore!».

 


Nel 1855, don Bosco ottenne il permesso di portare in gita a Stupinigi tutti i giovani del carcere minorile “La Generala” di Torino. Le vettovaglie erano portate da un asino su cui i giovani fecero salire don Bosco. Alla sera, tutti i giovani tornarono in carcere. (Memorie Biografiche V, 220 e ss.)

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)