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DIFENDERE LA VERA FEDE

In Ricordo (ad Memoriam) di Rolando Rivi, il seminarista ucciso dai partigiani in odio alla fede Cattolica

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    Caterina63
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    00 05/10/2009 10:52

    Viaggio a San Valentino

    Rolando Rivi



    M
    ercoledì 23 luglio 2008, mattino, ore 6. Partiamo da Costigliole d’Asti in auto. Guida Marco, giovane ingegnere di 42 anni, uno degli "angeli miei" dalla luminosa fede nel Cristo. Destinazione: S. Valentino di Castellarano (Reggio Emilia), i luoghi del mio piccolo Servo di Dio Rolando Rivi, seminarista martire, del quale ho scritto la biografia (Un ragazzo per Gesù, Ed. Del Noce. Camposampiero-PD, 2004), documentatissima, interpellando i testimoni – lo stesso suo papà, Roberto Rivi (1903-1992) – che lo hanno conosciuto, nel suo breve passaggio sulla terra. Ma non sono mai stato dove lui è nato, vissuto…

    In auto, Marco si fa raccontare da me la storia di Rolando. Ascolta in silenzio, per più di un’ora, ed è colpito dall’amore incandescente di questo ragazzo per Gesù solo, sempre pronto a "rompersi la testa" per Lui. Io al solito comincio a commuovermi e gli dico; "Adesso diciamo il Rosario alla Madonna. Tu dici e io rispondo. I misteri gloriosi che ci fanno pregustare il Paradiso".

    Abbiamo programmato di giungere a Reggio Emilia, prima delle 9,30 per andare a Messa al Santuario della Madonna della Chiara e di lì salire a S. Valentino. Ma l’autostrada, presso Stradella (PV) è bloccata per più di due ore da un incidente. Telefoniamo con il cellulare a Sergio Rivi, il cugino di Rolando, che ci aspetta con l’altro cugino Alfonsino. Sergio ci dà l’appuntamento all’incrocio di Rondinara, dove lui sarà ad attenderci con il suo "Ulisse".

    I nostri Angeli custodi e il "navigatore" ci aiutano a trovare la via giusta. Finalmente la segnaletica ci indica Rondinara.

    All’incrocio suddetto, troviamo davvero "l"Ulisse" con i due cugini. Scendiamo dall’auto a salutarli. Sergio ci dice: "Ora seguiteci. Saliamo a S. Valentino". S. Valentino ci sta davanti, ma io non lo vedo. Mi ricordo di aver scritto che si tratta in gran parte di casolari sparsi sulle colline, che guardano però all’antica pieve romanica, dove tutti, ai tempi di Rolando, si incontravano "in Cristo Gesù".

    Incontro a Rolando

    Saliamo per la strada che conduce alla pieve… Ora mi trovo sulla piazza della Chiesa di S. Valentino: adesso si chiama "piazza Rolando Rivi".

    È tal quale allora: il sagrato coperto di erba verde, il muretto di cinta attorno in pietra, un ambiente rustico.

    Sergio mi mostra la strada che sale al "Foggiolo", la collina dove c’è ancora la casa dove abitava la famiglia di Roberto Rivi e Albertina Canovi e Rolando vi nacque il 7 gennaio 1931. "Vedo" Rolando che discende a passetti leggeri e veloci, indossando la veste nera e il cappello tondo da prete, dalla strada, e si dirige qui alla sua chiesa. Lo "vedo" che gioca sulla piazza con i suoi amici chierichetti prima della Messa e, al suono della campana, entra in chiesa, veste la bianca cotta e serve il Rito più augusto della Fede Cattolica Apostolica Romana. "Sento" che quasi mi sfiora con la sua tonachetta nera e mi dice: "Ciao, benvenuto, siamo amici tu e io, da tempo ti aspettavo".

    Mi accoglie P. Carlo, dei Missionari della Consolata, ai quali da alcuni anni è affidata questa antica pieve. Nella canonica risento il "profumo" di don Olinto Marzocchini, il santo parroco che qui visse dal 1934 al 1967, con un solo fine: la gloria di Dio e la salvezza delle anime, in Cristo.

    Qui Rolando seminarista collaborava con lui a servizio della parrocchia.Tomba

    L’autore sulla tomba di Rolando Rivi, San Valentino di Reggio Emilia, 23 luglio 2008.

    Finalmente vado in chiesa. Guardo l’altare rivolto al Crocifisso e al quadro della Madonna dipinto dal Garofalo, della scuola di Raffaello Sanzio. Davanti ai miei occhi c’è Rolando, in ginocchio ai piedi dell’altare, don Olinto che inizia la Messa: "In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Introibo ad altare Dei", cui Rolando risponde: "Ad Deum qui laetificat juventutem meam". Sento la sua voce: "Suscipiat Dominus Sacrificium de manibus tuis…".

    Ecco, ora Rolando è salito proprio alle spalle di don Olinto che consacra l’Ostia e il Vino nel calice: Corpo e Sangue di Cristo. Rolando suona il campanello e fissa – adorando – l’Ostia santa e il sacro Calice, estatico di fede e di amore: "Mio Signore e mio Dio". Ora Rolando si accosta a ricevere Gesù nella Comunione eucaristica, in ginocchio, le mani giunte… A lungo ringrazia e adora Gesù, con il volto velato tra le mani.

    "Tu ci credi davvero che Gesù è lì presente sull’altare e si offre in sacrificio di espiazione. Piccolo mio, dammi la tua fede, la tua purezza, il tuo ardore di serafino per Lui".

    Finalmente sono sulla sua tomba: davanti all’altare della Madonna del Carmelo, sotto un cristallo nel pavimento della navata di destra, l’urna che raccoglie il suo piccolo corpo martoriato, il capo forato da un pallottola dei senza-Dio. Sull’urna c’è il suo nome con le parole che diceva spesso: "Io sono di Gesù". Attorno al sacello, un’aiuola di fiori bianchi quasi a proteggerlo; sopra, la sua foto ormai nota in tutto il mondo, con l’inseparabile talare.

    Indugio a guardare senza parole: "Rolando, sono venuto qui da te, in questa tua chiesa, dove vengono a pregarti anche da molto lontano, anche dall’Inghilterra e dall’America, e tu dispensi i favori di Dio, soprattutto ci rafforzi nella fede… Rolando, tu e io siamo molto amici". Senza accorgermi, mi trovo in ginocchio davanti a questo "angelo della terra", come l’ha definito il Card. José Saraiwa Martins, Prefetto della Congragazione delle Cause dei Santi, questo angelo che pensava solo a diventare un "alter Chistus" e che proprio per questo è stato trucidato da chi odia Cristo.

    Dal suo quadro, Rolando è complice della mia preghiera a Gesù: "Rolando, grazie perché sei vissuto per Lui solo e per Lui hai immolato la vita. Rolando, dammi il tuo coraggio, la tua fortezza, dammi di rassomigliare a Gesù, come tu volevi. Dammi di farlo conoscere e amare, come tu facevi. Dà a molti giovani di prendere il tuo posto, e di salire l’altare che tu non hai potuto salire; anche a Marco di continuare la tua missione".

    Marco ci scatta molte foto: vuole che io ricordi per sempre questo incontro. Alzo gli occhi alla Madonna che tiene tra le mani il suo Bambino: vicino a Lei c’è Rolando nella luce di Dio che lo prega con la forza "onnipotente" dell’innocenza e del martirio. Rolando mi sorride felice tra i piccoli martiri delle prime generazioni cristiane e quelli della Russia, del Messico e della Spagna, tutti massacrati dai senza-Dio di ogni risma: "Io prego anche per costoro, affinché si convertano a Gesù. Prega anche tu per loro".

    Esco dalla chiesa. Dal sagrato noto il piccolo cimitero lì vicino. Sergio mi indica ancora "il Poggiolo" e il boschetto che dall’alto della collina scende verso il basso: "Là – mi dice – Rolando, il 10 aprile 1945 – fu rapito dai comunisti. Qui, nel cimitero, ha riposato per 52 anni, dal 1945 al 1997, quando, in seguito alla biografia da lei scritta in prima edizione, è stato esumato e portato in chiesa. Ha visto quante preghiere sono scritte sul quaderno vicino alla sua tomba?".

    "Io sono di Gesù"

    Partiamo. Andiamo a Monchio (Modena), percorrendo la strada che, per Rolando, in mano ai partigiani comunisti, fu la sua "Via Crucis", per Gusciola, Farneta… La strada che papà Roberto e don Camellini, viceparroco a S. Valentino, hanno fatto per cercarlo, sperando di trovarlo ancora in vita. Ecco, siamo a Fiane di Monchio, sulla strada che ancora sale verso l’alto; a sinistra c’è la casa dove i briganti comunisti lo tennero prigioniero tre giorni, coprendolo di bestemmie e di insulti volgari. Lì, Rolando, solo perché studiava da prete, è stato privato del santo abito che indossava sempre e che li irritava troppo; è stato malmenato, schiaffeggiato e frustato da capo a piedi sul suo corpo puro di angelo in carne.

    "Sento" il suo pianto, lo "vedo" tumefatto e coperto di lividi, sanguinante, lo ascolto mentre chiede pietà. Così è stato fatto a Gesù. Non c’è discepolo più grande del suo Maestro (Mt 10,24). "Rolando, coraggio, è la massima gloria essere trattato come il Martire divino del Calvario. Gesù ti ha ritenuto abbastanza grande e maturo nell’amore per Lui per affrontare la sua medesima passione di sangue. Sii forte, sii eroico, piccino mio!".

    Non è diplomatico, Rolando, e non cerca il dialogo. Non dice a questi diavoli: "Io sono in seminario soltanto per studiare un po"… Io sono… anch’io dei vostri… Io adesso sto con voi". L’avrebbero lasciato libero quei "democratici". Davanti a loro ripete, sincero e limpido: "Io non ho fatto nulla di male. Io sono seminarista. Io mi faccio prete… Io… Io sono di Gesù".

    "Altre frustate sul tuo corpo, altri schiaffi e pugni in faccia. Non ne puoi più. Sei soltanto un bambino e chiami la mamma e il papà. Invochi la Madonna. Ma ti sento ancora dire a quegli immondi: "Io non vi faccio del male. Perché mi volete uccidere? Sì, io sono di Gesù".

    Sulla destra della strada, all’incrocio con il sentiero che scende nel bosco, dopo il 2000, gli amici di Rolando hanno innalzato una croce delle stesse dimensioni di quella di Gesù. Ai suoi piedi, una lapide con la breve narrazione del suo martirio. Chi passa, si ferma a vedere a chi è dedicata questa croce.

    Insieme a Marco, a Sergio e a Alfonsino, scendo anch’io per il medesimo sentiero verso il folto del bosco. "Vedo" Rolando davanti a me – solo un paio di calzoncini sdrusciti e una maglietta addosso – lacero e sanguinante, strattonato dai due assassini.

    Ecco, mi trovo sul luogo dell’efferato delitto: la fossa già scavata.

    Rolando in ginocchio che prega. Sono circa le ore 19 del venerdì 13 aprile 1945. Per sé, per la mamma e per il papà: "Pater noster qui es in caelis, sanctificetur nomen tuum… adveniat regnum tuum… fiat voluntas tua…". Una scarica di rivoltella al cuore. Rolando già giace riverso nel suo sangue. Un’altra scarica alla testa – il colpo di grazia – e l’opera infame è compiuta. Rolando ha solo 14 anni. Un prete in meno. La rivoluzione proletaria procederà più spedita. Qualche badilata di terra e di foglie secche su costui, nemico della rivoluzione, e tutto sarà finito.

    Dalla casa dove è stato prigioniero, un giovane che non voleva la sua uccisione, sente gli spari e dice: "Di tutte le porcherie che hanno fatto, questa è la peggiore". Io sono qui, sul luogo dove Rolando è caduto martire di Cristo Re e dico con Papa Pio XI e Pio XII: "Comunismo intrinsecamente perverso, perché ateo e omicida, che odia a morte Gesù Cristo".

    Viene in mente ciò che scrisse la sentenza pronunciata il 22 ottobre 1952 dal tribunale di Firenze contro i suoi uccisori: "Il seminarista Rivi Rolando, con la sua condotta pia e irreprensibile, con lo zelo per le pratiche della fede, con i sentimenti di simpatia per i partigiani della brigata democristiana Italia, costituiva per l’elemento giovanile locale un esempio edificante di virtù civile e cristiane che, di per se stesso, doveva determinare un effetto di attrazione verso la fede cristiana. La sua cattura e la sua soppressione (…) ebbero l’effetto di eliminare per sempre un ragazzo che nella zona di S. Valentino, costituiva un efficace ostacolo alla penetrazione comunista nella gioventù, e ciò proprio in un momento in cui gli estremisti speravano la conquista di una loro superiorità politica nella nostra Nazione".

    Oh, Rolando, eri solo un bambino, ma dovevi essere un gigante di dedizione a Gesù e di fascino sul tuo ambiente, se a 14 anni, ostacolavi il comunismo nella sua penetrazione, e attiravi i giovani al nostro divino Redentore. Lo ha già riconosciuto la Giustizia di questo mondo. Presto dovrà riconoscerlo anche la Chiesa!

    Mi guardo attorno: da quel giorno a oggi, qui non è più cresciuto un filo d’erba. Papà Roberto ha fatto porre un cippo su cui, sotto la tua foto, ha fatto scrivere: "Sia la pace e la luce eterna di Dio e l’affetto dei suoi cari a Rolando Rivi, seminarista di 14 anni, quivi ucciso". È davvero oscuro questo bosco e allora scendeva la notte. Ma Rolando – come Stefano il protomartire (Atti 7,56) – vide il Cielo aperto e Gesù che lo accoglieva per sempre sul suo Cuore, modello di suprema dedizione a Lui per i ragazzi e anche per i preti di tutti i tempi.

    Anch’io, oggi 23 luglio 2008, all’ora nona, l’ora del sacrificio di Gesù sulla croce, vedo il "Cielo aperto" e Rolando in candide vesti sul petto di Colui che era morto; ma ora è vivo per sempre: Cristo Signore, il Redentore del mondo.

    Alla sua sequela

    Dico a Marco, Sergio e Alfonsino: "Martire… ucciso in odio alla fede, in odio al sacerdozio cattolico… dai senza-Dio". Sergio mi spiega con solide prove: "È martire in odio alla sua purezza angelica". Io fremo, percorso da un brivido da capo a piedi, e esclamo: "Martire… ucciso in odio a Cristo, da chi lo bestemmia e lo nega, lo combatte, ma non ce la farà mai a sopraffarlo… "Non praevalebunt" (Mt 16, 18). L’ha assicurato Lui: "Io ho vinto il mondo" (Gv 16, 33).

    Oggi Rolando Rivi è avviato alla gloria degli altari e la sua "causa" procede a Roma, in attesa che il Pontefice Romano lo iscriva tra i santi.

    Senza accorgermi, mi trovo di nuovo in ginocchio su questa terra intrisa di sangue di un innocente perdutamente innamorato di Gesù: "Rolando, ti contemplo più bello del sole, nel Sole divino che è Cristo glorificato dal Padre.
     Qui ora tutto comincia: - il tuo trionfo – tu, piccolo luminoso capo di schiere di giovani in bianche stole, che salgono l’altare, nella nostra Italia e nel mondo intero, a offrire il Sacrificio di Gesù nella S. Messa, a donare il suo perdono, a dire a tutti, soprattutto a chi vive nel fango e nelle tenebre più nere: "Ma che fai? Alzati e mettiti alla sequela del Cristo, che solo Lui, oggi e sempre, è la risurrezione e la vita".

    (P. Risso, Rolando Rivi, un ragazzo per Gesù, Ed. Del Noce, Camposanpiero – PD – 2004; E. Bonicelli, Il sangue e l’amore, Jaca Book, Milano, 2004).

    http://www.collevalenza.it/Riviste/2008/Riv0908/Riv0908_11.htm


    GRAZIE ROLANDO e grazie a quanti ancora tengono vivo il tuo ricordo...

    [Modificato da Caterina63 05/10/2009 10:52]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 27/01/2011 11:55
    Una via per Rolando Rivi? Non a Reggio Emilia
                                                                  Rolando Rivi


    di Andrea Zambrano
    26-01-2011


    Per la Chiesa Cattolica sarà presto beato, ma nella sua terra non c’è posto nemmeno per una via. L’ennesima dimostrazione che nessuno è profeta in patria arriva in questi giorni da Reggio Emilia.
     
    I gruppi consiliari di Pdl e Lega hanno presentato una mozione per intitolare una strada al giovane seminarista Rolando Rivi, sequestrato e brutalmente assassinato il 13 aprile del 1945 dai partigiani comunisti, in odio alla sua fede. La risposta del consiglio comunale è stata negativa e cassa, almeno per il momento, il tentativo di riconoscere ad un vero martire della fede, uno spazio adeguato in cui istituzioni e cittadini possano riconoscere un testimone che ha pagato con il sacrifico della vita la sua fedeltà al Vangelo.

    La vicenda di Rivi si inquadra nella terribile stagione della guerra civile che nel dopoguerra ha conosciuto i suoi strascichi più efferati con l’uccisione di molti innocenti, tra cui anche preti, colpevoli, per dirla con Giampaolo Pansa, di stare dalla parte sbagliata. Quella giusta, ampiamente osannata dai libri di storia era quella comunista, che grazie al controllo della gran parte delle formazioni partigiane ha operato in un quadro di vendette sommarie che di fatto ha insanguinato quel territorio che va sotto il nome di Triangolo della morte. La storia di Rivi però è significativa perché quel giovane seminarista, innamorato di Gesù, che viveva sulle colline di San Valentino, sopra Castellarano, non aveva mai fatto politica attiva.

    Aveva soltanto 14 anni quando alcuni partigiani comunisti lo prelevarono per portarlo in montagna, dove, dopo essere stato torturato e seviziato, lo uccisero abbandonando il suo corpo e lasciandolo insepolto. Un gesto esemplare, un monito di quella che doveva essere la futura società comunista, una società senza Dio nella quale i principali nemici, una volta eliminati tutti i fascisti, dovevano essere i cristiani e i loro sacerdoti.
    Quella di Rivi è la storia di un martire della fede, che prega per i suoi aguzzini sul punto di morte, implorando per loro misericordia, ma è anche la storia di una devozione popolare silenziosa, che è cresciuta negli anni nonostante l’oblio nel quale la sua vicenda era stata tenuta per tanti anni.



    La sua venerazione
    è arrivata in molte parti del mondo e passa dalla Cina agli Stati Uniti, attraverso un passa parola, di cui la Chiesa non ha potuto che riconoscere i frutti più genuini. C’è chi racconta guarigioni miracolose attraverso la sua intercessione, chi ha abbracciato la fede dopo aver conosciuto la sua figura, così genuina e limpida per amore per Cristo.

    Oggi, dopo la chiusura della positio diocesana e la proclamazione di Rivi a Venerabile, la Congregazione per le Cause dei Santi sta portando a termine l’ultimo passaggio che lo separa dagli altari. Come confermato recentemente dal prefetto emerito per della Congregazione per le cause dei Santi, il cardinal Josè Saraiva Martins, «Rivi in un certo senso è già santo perché è nel martirio la dimostrazione della sua spiritualità incarnata». Evidentemente a Reggio questo non basta per riconoscergli un luogo pubblico. La richiesta di intitolazione nasceva dall’esigenza di cancellare l’attuale via “Tito”, dopo che il consiglio comunale aveva inaugurato una via ai martiri delle foibe.

    Secondo il Pdl e la Lega le due vie erano in contrasto l’una con l’altra. «Come si fa a onorare sia le vittime che, contemporaneamente, i carnefici?», si erano chiesti i consiglieri. Così hanno proposto di cancellare la via per il tiranno jugoslavo e sostituirla con quella dedicata al giovane seminarista. Ma il Pd si è messo di mezzo e, con la motivazione che “Tito è stato comunque un grande statista”, ha bocciato la proposta, derubricando la discussione su Rivi ad un futuro non meglio precisato. Intanto il tiranno resterà dov’è e il martire sarà ancora pubblicamente ignorato.



    Fraternamente CaterinaLD

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    00 02/12/2011 19:05
    ASSOCIAZIONE ROLANDO RIVI utile per le Parrocchie

    L'intervista di Fatti-Sentire
    Il vescovo Negri: il martirio del seminarista Rivi riscrive la storia

    Il vescovo spiega il significato della beatificazione del giovane religioso ucciso dai partigiani

    di Andrea Zambrano


    REGGIO EMILIA (16 novembre 2011) - "Il martirio di Rolando Rivi riscrive la storia . Quella storia nella quale tanta parte di cultura cattolica ha preferito non entrare". Il vescovo di San Marino monsignor Luigi Negri spiega in questa intervista esclusiva il significato dell’ormai imminente beatificazione del seminarista di Castellarano, ucciso il 13 aprile 1945 a soli 14 anni in odium fidei da due partigiani comunisti. 70 anni, milanese, allievo di don Giussani, monsignor Negri conserva ancora una caratterstica fondamentale oggi per l’uomo di Chiesa: la chiarezza, senza se e senza ma.

    E nel suo ruolo di presidente del Comitato Amici di Rolando Rivi, che da 6 anni promuove la causa di beatificazione del seminarista di San Valentino, parla di Rolando come di un martire, il cui sacrificio è in grado di dare verità storica ad una pagina oscura della nostra storia. Un martirio che arriva agli onori degli altari dopo decenni di oblio, con un ricordo coltivato negli anni bui del dopoguerra soltanto in ambito familiare, ma che col tempo si è trasformato in una vera e propria devozione e che farà di Rolando Rivi non solo il primo beato di Reggio dopo 500 anni e il primo seminarista di un seminario minore diocesano dichiarato beato. Ma soprattutto il primo martire ucciso per mano della violenza partigiana comunista che la Chiesa riconosce beato. Un modo per ribadire che in quegli anni si moriva in odio alla fede e, da parte della Chiesa, certificare che in quegli anni era in atto una sistematica violenza messa in campo per debellare i cristiani.
    Ecco perché con la sua beatificazione, è come se in un certo senso, la Chiesa riconoscesse il martirio dei tanti sacerdoti uccisi dalla violenza della guerra civile, soprattutto nel Triangolo della morte. Intervistiamo monsignor Negri all’indomani la notizia, data dal comitato, che la causa di beatificazione presso la Congregazione per le cause dei Santi, è uscita dal limbo dell’indeterminatezza per entrare in quella delle date certe.

    Eccellenza, il 5 giugno prossimo la commissione teologica si pronuncerà sul martirio. Da lì la causa procederà in discesa, con la firma dei cardinali e quella del Papa. Siamo in un momento decisivo.

    Evidentemente in questo momento la Chiesa ha deciso di dare una considerazione precisa a questo cammino che sarà molto veloce.

    Quanto veloce?

    Per quello che risulta a me, non ci sono da leggere testi o da analizzare documenti, che nelle altre cause dilungano i tempi.

    Rivi è una figura ancora sconosciuta alle masse...

    E’ una figura di straordinaria fedeltà alla Chiesa e alla presenza di Cristo nella storia. Ha preferito in modo eroico la fedeltà a Dio rispetto a tutto il resto.

    Com’è possibile a soli 14 anni accettare un martirio?

    Spesso mi immedesimo in lui. Credo che non sia stato semplice per lui, come non è semplice per nessun uomo e non lo è stato per Cristo, vedere la violenza che si accanisce contro l'uomo. Avrà avuto sicuramente paura, come Gesù, e che abbia pianto, ma è proprio questa normalità, questa familiarità con la quale ha affrontato il martirio che si iscrive nella storia di oggi come una pagina insuperabile per l'attualità della Chiesa, soprattutto nell’impatto con i giovani.

    Che cosa dice oggi Rolando all’uomo moderno?


    Rolando è il capofila di quei giovani che incontrando la Chiesa, hanno trovato se stessi. Leggevo qualche giorno fa sul Foglio del martirio di un giovane copto, che si era rifiutato di togliersi il crocifisso al collo su istigazione dell’insegnante: è stato massacrato. Ecco, la storia di Rolando si ripete anche oggi.

    Ai giovani, specchio di una società ormai scristianizzata?

    Siamo abituati, perché ci fa comodo, a giudicarla una generazione disincagliata dalla realtà e perduta dietro i deliri consumistici, ma non ci rendiamo conto che se sono così molti giovani, una grave responsabilità è anche da parte della realtà adulta, che non ha saputo proporre una ragione adeguata di vivere. Invece le risorse di tanti giovani sono un grande aiuto del Signore in questo momento di passaggio nella società e nella vita della Chiesa.

    Come viene recepita la figura di Rivi in un contesto di lettura della storia della Resistenza?


    Come viene recepita la figura di Rivi in un contesto di lettura della storia della Resistenza? Spesso la sensazione è che ci siano morti di serie A e morti di serie B. Nel caso di Rivi, derubricato dalla vulgata a semplice omicidio "non politico". addirittura di serie C...

    Ha un indubbio vantaggio culturale. Con questa causa di beatificazione abbiamo ulteriormente sollevato il velo dell’omertà, del silenzio e della viltà con cui tanta cultura, forse anche quella cattolica, preferiva non riaprire queste questioni.

    Vale anche oggi? A quasi 70 anni di distanza?

    Ancor di più. Una volta un ecclesiastico molto in vista, quando ero ancora a Milano, mi mostrò il suo stupore: "Ma come? Ormai con i comunisti stiamo così bene, che bisogno c'è di aprire questa questione?".

    Invece c’è ancora bisogno?

    Certo. Lo dimostra il fatto che gli amici di Rolando Rivi hanno favorito in tutt’Italia una ripresa della verità storica contro la viltà dell’omertà e dell’omologazione.

    E la chiesa come ha recepito questo ripresa di verità?


    Con la più grande disponibilità. Dall’arcivescovo di Modena Benito Cocchi al suo attuale successore, passando per il vescovo di Reggio Caprioli, la Chiesa come istituzione ha ha manifestato la medesima sensibilità, si è fidata di me senza un minimo di perplessità. Un atteggiamento comprensivo da parte della Chiesa, che ha percepito questa grande possibilità educativa che si apre davanti a lei.

    Fonte: www.4minuti.it/showPage.php?template=news&id=16567&masterPage=arti...



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    Fraternamente CaterinaLD

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    00 19/05/2012 10:43

    "Validità di martirio" del Seminarista Rolando Rivi (di soli 14 anni)

    COMUNICATO STAMPA  
    «E’ stato un giudizio pieno e all’unanimità quello con cui i teologi censori, presso la Congregazione per i santi di Roma, hanno riconosciuto la validità del martirio di Rolando Rivi

    Questa decisione spalanca le porte alla beatificazione che ora appare imminente. 
    Dopo un’attenta analisi degli atti del processo diocesano, delle testimonianze, dei documenti e di un’ampia relazione sul contesto storico del periodo, i teologi, con la loro decisione, hanno confermato che il seminarista innocente, a soli 14 anni, fu ucciso in odio a quella fede cristiana che proclamava con coraggio vestendo sempre l’abito talare. 

    Ora, dopo la firma dei Cardinali e del Santo Padre Benedetto XVI, Rolando potrà essere proclamato Beato e salire all’onore degli altari. 

    Per il nostro Paese la beatificazione di Rolando Rivi è un fatto di grande rilevanza civile e religiosa. 
    Rolando Rivi infatti è il primo tra i 130 Sacerdoti e Seminaristi uccisi sul finire della guerra e nel dopoguerra dai partigiani comunisti per il quale si è avviato e ora si sta concludendo il processo di beatificazione. Rolando Rivi nella storia della Chiesa italiana è inoltre il primo seminarista di un seminario minore diocesano a essere proclamato beato perché martire. 

    Un martire bambino testimone della libertà. La causa di beatificazione è stata avviata e sostenuta (vedi scheda allegata) dal Comitato Amici di Rolando Rivi. 

    Il Comitato è un’associazione senza fini di lucro che ha lo scopo di far conoscere, nel modo più ampio possibile, la figura di Rolando Rivi e la sua ardente testimonianza di fede come tesoro di verità, di libertà, di riconciliazione. 
    Appena avuta la notizia monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino e presidente del Comitato Amici di Rolando Rivi, ha espresso la sua soddisfazione e ha affermato: “In questa causa è in gioco non solo il riconoscimento della santità di vita e del martirio di Rolando, ma è in gioco molto del destino della Chiesa, non solo in Italia”. 

    Per un profondo rinnovamento cristiano nel corpo della Chiesa deve infatti entrare “nuovo sangue”. 
    Se nel corpo della Chiesa circolerà anche il sangue di Rolando Rivi, martire semplice e purissimo ucciso in odio alla fede a soli 14 anni dalla violenza dell’ideologia marxista, se circolerà il sangue della sua testimonianza di vita e del suo amore totale a Gesù, noi daremo alla Chiesa nuova energia per ritornare a essere una Chiesa fedele a Cristo e appassionata all’uomo»

    COMITATO AMICI DI ROLANDO RIVI ( Da Facebook )


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 28/03/2013 11:38
    PROMULGAZIONE DI DECRETI DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

    Mercoledì 27 marzo 2013, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

    (...)

    - il martirio del Servo di Dio Rolando Rivi, Alunno del Seminario; nato a San Valentino di Castellarano (Italia) il 7 gennaio 1931 e ucciso in odio alla Fede a Piane di Monchio (Italia) il 13 aprile 1945;

    http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/cronaca/2012/05/18/714942/images/1252574-rolando_rivi.JPG






    [SM=g1740771]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 15/04/2013 18:51

    Il nuovo beato Rolando Rivi vittima del comunismo

    di Cristina Siccardi
     
     
    Da Corrispondenza Romana
     
    «Domani un prete di meno», questa la motivazione che venne data dal commissario politico della formazione partigiana garibaldina che uccise nel 1945 il seminarista Rolando Rivi di 14 anni. Ci furono molte vittime fra il clero italiano durante la Seconda guerra mondiale e la guerra civile. Vittime dei nazisti, come don Giuseppe Morosini (1913-1944), accompagnato al supplizio dal Vescovo che lo aveva ordinato sacerdote, il futuro Cardinale Luigi Traglia (1895-1977), oppure come tanti sacerdoti e parroci assassinati dai partigiani e militanti comunisti, anche oltre il 25 aprile, come don Umberto Pessina (1902-1946).

    Scrisse il Vescovo di Reggio Emilia, Beniamino Socche (1890-1965), nel suo diario: «…la salma di don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto (…). Parlai al funerale (…) presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio per coloro che toccano i consacrati del Signore. (…) Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. Io ̶ dissi ̶ farò noto a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia». In Emilia Romagna e soprattutto nel «Triangolo della morte» (Bologna, Modena, Reggio Emilia) perirono barbaramente 93 sacerdoti e religiosi; la maggior parte a seguito delle vendette dei «rossi». Fra le vittime anche Rolando Rivi, colpevole di indossare la talare.

    Il Papa, il 27 marzo scorso, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti 63 nuovi Beati e 7 nuovi Venerabili: molti sono martiri della guerra civile spagnola, dei regimi comunisti dell’Europa Orientale e del nazismo. Fra di loro c’è anche il giovane seminarista, del quale libri di storia e mass media hanno debitamente taciuto… per non sporcare l’ “eroica” memoria della Resistenza rossa.

    Rolando Maria Rivi nacque il 7 gennaio 1931 a San Valentino, borgo rurale del Comune di Castellarano (Reggio Emilia), in una famiglia profondamente cattolica. Brillante e vivace, di lui si diceva: «o diventerà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo». Con la prima Comunione e la Cresima divenne maturo e responsabile. Rolando, ogni mattina, si alzava presto per servire la Santa Messa e ricevere la Comunione. All’inizio di ottobre del 1942, terminate le scuole elementari, entrò nel Seminario di Marola (Carpineti, Reggio Emilia). Si distinse subito per la sua profonda fede. Amante della musica, entrò a far parte della corale e suonava l’armonium e l’organo.

    Quando stava per terminare la seconda media, i tedeschi occuparono il Seminario e i frequentanti furono mandati alle loro dimore. Rolando continuò a sentirsi seminarista: la chiesa e la casa parrocchiale furono i suoi luoghi prediletti. Sue occupazioni quotidiane, oltre allo studio, la Santa Messa, il Tabernacolo, il Santo Rosario. I genitori, spaventati dall’odio partigiano, invitarono il figlio a togliersi la talare; tuttavia egli rispose: «Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela. Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù».

    Questa pubblica appartenenza a Cristo gli fu fatale. Un giorno, mentre i genitori si recavano a lavorare nei campi, il martire Rolando prese i libri e si allontanò, come al solito, per studiare in un boschetto. Arrivarono i partigiani, lo sequestrarono, gli tolsero la talare e lo torturarono. Rimase tre giorni loro prigioniero, subendo offese e violenze; poi lo condannarono a morte. Lo condussero in un bosco, presso Piane di Monchio (Modena); gli fecero scavare la sua fossa, fu fatto inginocchiare sul bordo e gli spararono due colpi di rivoltella, una al cuore e una alla fronte. Poi, della sua nera e immacolata talare, ne fecero un pallone da prendere a calci. Era venerdì 13 aprile 1945.
     
    Fonte:



    [SM=g1740771]

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    Caterina63
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    00 05/10/2013 11:01

    Beatificazione di Rolando Rivi, seminarista ucciso a 14 anni dai partigiani comunisti nel 1945



    Santa Messa con rito di Beatificazione, oggi 5 ottobre 2013 a Modena, di Rolando Rivi, seminarista e martire nel 1945, ucciso a soli 14 anni dai partigiani comunisti. A presiedere la celebrazione, come rappresentante del Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

    Una intensa testimonianza di amore a Gesù, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando si era diffuso un clima di ostilità contro i sacerdoti. È l’esperienza di vita cristiana di Rolando Rivi, nato nel 1931 in provincia di Reggio Emilia. Da subito è “assorto nella preghiera”, come recita la biografia ufficiale, matura presto un’autentica vocazione al sacerdozio. A soli 11 anni entra in seminario e veste per la prima volta l’abito talare che non lascerà più sino al martirio. Quando il seminario viene occupato dai soldati tedeschi, torna a casa a San Valentino di Castellarano e continua gli studi da seminarista sotto la guida del parroco, portando in paese un’ardente testimonianza di fede e carità. Proprio per questo suo percorso, così toccante da attirare gli altri ragazzi verso l’esperienza cristiana, Rolando, a 14 anni, finisce nel mirino di un gruppo di partigiani comunisti. Viene sequestrato, picchiato e torturato, poi spogliato a forza della veste talare e ucciso a colpi di pistola. Prima di morire, chiede di poter pregare per i suoi genitori e così, nella preghiera, Rolando riafferma la sua appartenenza a Gesù, al suo insegnamento ad amare i nemici. Ascoltiamo il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:

    “Ecco cosa aveva Rolando nel suo cuore di bambino, un amore per tutti: amare non solo i genitori e i fratelli, ma anche i nemici, fare del bene a chi lo odiava e benedire chi lo malediceva. Era questa - e lo è ancora - una dottrina rivoluzionaria, certo, ma nel senso buono, perché porta ad atteggiamenti di fraternità, di tolleranza e di rispetto della libertà altrui, senza soprusi, senza imposizioni forzate e senza spargimento di sangue”.

    Da questa immagine di bambino strappato con violenza alla vita e all'amore il cristiano, aggiunge il cardinale Amato, non trae sentimenti di rancore, né di rivincita:

    “Vogliamo ricordare e celebrare la vicenda martiriale del piccolo Rolando Rivi con un atteggiamento di perdono, di riconciliazione, di fraternità umana. Vogliamo gridare forte: mai più odio fratricida, perché il vero cristiano non odia nessuno, non combatte nessuno, non fa male a nessuno. L'unica legge del cristiano è l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Le ideologie umane crollano, ma il Vangelo dell'amore non tramonta mai perché è una buona notizia, che porta pace e bene a tutti”.




    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/10/05/beatificazione_di_rolando_rivi,_seminarista_ucciso_a_14_anni_dai/it1-734182
    del sito Radio Vaticana 


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 06/10/2013 15:16

    ANGELUS 

    Piazza San Pietro
    Domenica, 6 ottobre 2013

    Video

    rosario angelus
     

    Cari fratelli e sorelle................

     


    DOPO L’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle,

    ieri, a Modena, è stato proclamato Beato Rolando Rivi, un seminarista di quella terra, l’Emilia, ucciso nel 1945, quando aveva 14 anni, in odio alla sua fede, colpevole solo di indossare la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra. Ma la fede in Gesù vince lo spirito del mondo! Rendiamo grazie a Dio per questo giovane martire, eroico testimone del Vangelo. E quanti giovani di 14 anni, oggi, hanno davanti agli occhi questo esempio: un giovane coraggioso, che sapeva dove doveva andare, conosceva l’amore di Gesù nel suo cuore e ha dato la vita per Lui. Un bell’esempio per i giovani!  [SM=g1740721]

     

    A tutti auguro una buona domenica.


    ***********************************

    Tratto dall’Osservatore Romano – Una delle più dolorose pagine della storia italiana recente, a pochi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale, fu la barbara uccisione del quattordicenne Rolando Rivi (1931-1945). Un ragazzo che preferì morire per «onorare e difendere la sua identità di seminarista».

    Per questo, il suo martirio per la fede è «una lezione di esistenza evangelica». All’odio dei suoi carnefici, infatti, rispose «con la mitezza dei martiri, che inermi offrono la vita perdonando e pregando per i loro persecutori». È quasi commosso il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, quando durante il rito di beatificazione del giovane Rivi – presieduto in rappresentanza di Papa Francesco, sabato pomeriggio, 5 ottobre, a Modena – racconta i drammatici e ultimi giorni di vita del nuovo beato.

    «Era – ha sottolineato il porporato – troppo piccolo per avere nemici, erano gli altri che lo consideravano un nemico. Per lui tutti erano fratelli e sorelle. Egli non seguiva una ideologia di sangue e di morte, ma professava il Vangelo della vita e della carità». Nonostante fosse ancora un bambino, Rolando aveva già ben compreso il messaggio del Vangelo: «Amare non solo i genitori e i fratelli, ma anche i nemici, fare del bene a chi lo odiava e benedire chi lo malediceva».

    Celebrare il martirio del piccolo Rolando, ha detto il cardinale, è anche un’occasione per «gridare forte: mai più odio fratricida, perché il vero cristiano non odia nessuno, non combatte nessuno, non fa male a nessuno. L’unica legge del cristiano è l’amore di Dio e l’amore del prossimo». Infatti, le ideologie umane «crollano, ma il Vangelo dell’amore non tramonta mai perché è una buona notizia». E la beatificazione di Rivi è «una buona notizia per tutti. Di fronte alla sua bontà e alla sua gioia di vivere, siamo qui riuniti per piangere sì il suo sacrificio, ma soprattutto per celebrare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della carità sull’odio».

    rolando-riviFin da piccolo, Rolando aveva un sogno: quello di diventare sacerdote. A undici anni entrò in seminario, come ha ricordato il porporato, e come si usava allora, indossò la veste talare, che da quel giorno «diventò la sua divisa». La portava «con orgoglio. Era il segno visibile del suo amore sconfinato a Gesù e della sua totale appartenenza alla Chiesa.
    Non si vergognava della sua piccola talare. Ne era fiero», tanto che la portava in seminario, in campagna, in casa. «Era il suo tesoro da custodire gelosamente – ha aggiunto – era il distintivo della sua scelta di vita, che tutti potevano vedere e capire». A causa della guerra, molti consigliavano a Rolando di togliersi la talare, perché era pericoloso indossarla, visto il clima di odio contro il clero.
    Davanti ai timori anche dei familiari, Rolando rispondeva: «Non posso, non devo togliermi la veste. Io non ho paura, io sono orgoglioso di portarla. Non posso nascondermi. Io sono del Signore».

    Ma il 10 aprile 1945, dei partigiani «imbottiti di odio e indottrinati a combattere il cristianesimo», catturarono Rolando. Il ragazzo, ha ricordato il porporato, venne «spogliato, insultato e seviziato con percosse e cinghiate per ottenere l’ammissione di una improbabile attività spionistica». Dopo tre giorni di sequestro, «con una procedura arbitraria e a insaputa dei capi, il 13 aprile 1945, il ragazzo fu prima barbaramente mutilato e poi assassinato con due colpi di pistola, uno alla tempia sinistra e l’altro al cuore». Dal sacrificio di Rolando, ha aggiunto il porporato, vengono quattro consegne per tutti noi: perdono, fortezza, servizio e pace. In modo particolare, ha concluso, egli «si rivolge ai seminaristi d’Italia e del mondo, esortandoli a rimanere fedeli a Gesù, a essere fieri della loro vocazione sacerdotale e a testimoniarla senza rispetto umano, con gioia, serenità e carità».



    Leggi di Più: Rolando Rivi è beato. «È la vittoria della vita sulla morte» | Tempi.it


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    [Modificato da Caterina63 07/10/2013 11:50]
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