La solennità del Corpo e Sangue del Signore
160. Il giovedì che segue la solennità della santissima Trinità la Chiesa celebra la solennità del sacratissimo Corpo e Sangue del Signore. La festa, estesa nel 1264 da papa Urbano IV a tutta la Chiesa latina, da una parte costituì una risposta di fede e di culto a dottrine ereticali sul mistero della presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, dall'altra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso l'augusto Sacramento dell'altare. La pietà popolare, dunque, favorì il processo istitutivo della festa del Corpus Domini; a sua volta, questa fu causa e motivo del sorgere di nuove forme di pietà eucaristica nel popolo di Dio. Per secoli, la celebrazione del Corpus Domini è stata il principale punto di convergenza della pietà popolare verso l'Eucaristia. Nei secoli XVI-XVII, la fede, ravvivata dal bisogno di reagire alle negazioni del movimento protestante, e la cultura - arte, letteratura, folklore - hanno concorso a rendere vive e significative molte espressioni della pietà popolare verso il mistero dell'Eucaristia.
161. La devozione eucaristica, così radicata nel popolo cristiano deve tuttavia essere educata a cogliere due realtà di fondo: - che supremo punto di riferimento della pietà eucaristica è la Pasqua del Signore; la Pasqua infatti, secondo la visione dei Padri, è la festa dell'Eucaristia, come, d'altra parte, l'Eucaristia è anzitutto celebrazione della Pasqua, ossia della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù; - che ogni forma di devozione eucaristica ha un intrinseco riferimento al Sacrifico eucaristico o perché dispone alla sua celebrazione o perché prolunga gli orientamenti cultuali ed esistenziali da essa suscitati. Perciò il Rituale Romano ammonisce: "I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale".61
162. La processione nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è, per così dire, la "forma tipo" delle processioni eucaristiche. Essa infatti prolunga la celebrazione dell'Eucaristia: subito dopo la Messa, l'Ostia, che in essa è stata consacrata, viene portata fuori dall'aula ecclesiale perché il popolo cristiano "renda pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il santissimo Sacramento".62
I fedeli comprendono e amano i valori insiti nella processione del Corpus Domini: essi si sentono "popolo di Dio" che cammina con il suo Signore proclamando la fede in lui, divenuto veramente il "Dio-con-noi". E’ necessario tuttavia che nelle processioni eucaristiche siano osservate le norme che ne regolano lo svolgimento,63 in particolare quelle che ne garantiscono la dignità e la riverenza dovuta al santissimo Sacramento;64 ed è pure necessario che gli elementi tipici della pietà popolare, come l'addobbo delle vie e delle finestre, l'omaggio dei fiori, gli altari dove verrà collocato il Santissimo nelle soste del percorso, i canti e le preghiere, "portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore",65 e alieni da forme di competizione.
163. Le processioni eucaristiche si concludono ordinariamente con la benedizione del santissimo Sacramento. Nel caso specifico della processione del Corpus Domini, la benedizione costituisce la conclusione solenne dell'intera celebrazione: al posto della consueta benedizione sacerdotale viene impartita la benedizione con il santissimo Sacramento. E' importante che i fedeli comprendano che la benedizione con il santissimo Sacramento non è un forma di pietà eucaristica a sé stante, ma è il momento conclusivo di un incontro cultuale sufficientemente prolungato. Perciò la norma liturgica vieta "l'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione".66
L'adorazione eucaristica
164. L'adorazione del santissimo Sacramento è una espressione particolarmente diffusa di culto all'Eucaristia, a cui la Chiesa vivamente esorta i Pastori e i fedeli. La sua forma primigenia si può far risalire all'adorazione che, il Giovedì Santo, segue la celebrazione della Messa nella Cena del Signore e la reposizione delle sacre Specie. Essa è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del memoriale del sacrificio del Signore e la sua presenza permanente nelle Specie consacrate. La conservazione delle sacre Specie, motivata soprattutto dalla necessità di poter disporre di esse in ogni momento per amministrare il Viatico agli infermi, fece sorgere nei fedeli la lodevole consuetudine di raccogliersi davanti al tabernacolo per adorare Cristo presente nel Sacramento.67 Infatti, "la fede nella presenza reale del Signore conduce naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di quella fede medesima (...). La pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi presso la santa Eucaristia, li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo Corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità e dinanzi a lui aprono il loro cuore per loro stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. Alimentano quindi così le giuste disposizioni per celebrare, con la devozione conveniente, il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel Pane che ci è dato dal Padre ".68
165. L'adorazione al santissimo Sacramento, in cui convergono forme liturgiche ed espressioni di pietà popolare di cui non è facile distinguere nettamente i confini, può rivestire diverse modalità:69
- la semplice visita al santissimo Sacramento riposto nel tabernacolo: breve incontro con Cristo suggerito dalla fede nella sua presenza e caratterizzato dall'orazione silenziosa;
- l'adorazione dinanzi al santissimo Sacramento esposto, secondo le norme liturgiche, nell'ostensorio o nella pisside, in forma prolungata o breve;70
- la cosiddetta Adorazione perpetua e quella delle Quaranta Ore, che investono un'intera comunità religiosa, o un'associazione eucaristica, o una comunità parrocchiale, e forniscono l'occasione per numerose espressioni di pietà eucaristica. Per questi momenti di adorazione i fedeli dovranno essere aiutati a servirsi della Sacra Scrittura quale impareggiabile libro di preghiera, a utilizzare canti e preci idonee, a familiarizzarsi con alcune strutture semplici della Liturgia delle Ore, a seguire il ritmo dell'Anno liturgico, a sostare in preghiera silenziosa. In tal modo essi comprenderanno progressivamente che durante l'adorazione del Santissimo Sacramento non si devono compiere altre pratiche devozionali in onore della Vergine Maria e dei Santi.72 Tuttavia, per lo stretto vincolo che unisce Maria a Cristo, la recita del Rosario potrebbe aiutare a dare alla preghiera un profondo orientamento cristologico, meditando in esso i misteri dell'Incarnazione e della Redenzione.73
Note
61 RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1973, 80.
62 Ibid, 101; cf CIC, can 994.
63 Cf RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 101-108.
64 Cf Ibid, 101-102.
65 Ibid, 104.
66 Ibid, 81.
67 Cf PIO XII, Lettera enciclica Mediator Dei, in AAS 39 (1947) 568-572; PAOLO VI, Lettera enciclica Mysterium Fidei, in AAS 57 (1965) 769-772; S. Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, nn 49-50, in AAS 59 (1967) 566-567; RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 5.
68 S. CONGREGAZIONE DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, nn 49-50.
69 Sulle indulgenze concesse all’adorazione e processione eucaristica, cf EI, Aliae concessiones, 7, pp 54-55.
70 Cf RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 82-90: CIC, can 941
71 Cf CIC, can 942.
72 Cf Risposta al dubium sul n 62 dell’Istruzione Eucharisticum mysterium, in Notitiae 4 (1968) pp 133-134; circa il Rosario vedi la nota seguente.
73 Cf PAOLO VI , Esortazione apostolica Marialis Cultus, 46; Lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (15.1.1997), in Notitiae 34 (1998) 506-510; si veda anche il rescritto della Penitenzieria Apostolica dell’8 marzo 1996, in Notitiae 34 (1998) 511
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