00 07/10/2009 17:52
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Da: TeofiloInviato: 24/12/2001 20.45
Carissima Caterina,
ti ringrazio per questo lavoro che hai voluto allegare su un tema tanto IMPORTANTE, qual'è quello della EUCARESTIA.
Il nostro caro Sgrillo, in uno dei suoi interventi, ci ha ricordato che purtroppo, spesso anche noi cattolici, distogliamo il nostro sguardo e il nostro cuore dal Signore, presente in mezzo a noi, nel Pane eucaristico.
Il suo, mi è parso un grido di allarme che ci deve far riflettere.
Certo non possiamo mai giudicare cosa vi è nel cuore dei nostri fratelli, ma almeno, sforziamoci per quanto sta in noi di amare di più questo nostro Dio che è così vicino al suo popolo.
In questo giorno speciale, di attesa vigilante, memoria della sua nascita, fermiamo il nostro affetto in Lui che è venuto per noi.
Ricordiamo quella espressione sconsolata con cui il Signore si lamentava per bocca del profeta Isaia:
"L'asino riconosce il suo padrone e il bue la sua Mangiatoia, ma il mio popolo non mi conosce" (cap.1)
Ma noi non lasciamoci distrarre da tanti gingilli tintinnanti, e la gioia del Signore sia la nostra forza.
Con affetto.

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Da: TeofiloInviato: 29/12/2001 15.30

Carissimi, ho trovato questo interessante testo sull'eucarestia che voglio condividere con voi.

Da un testo comune approvato nel 1972 da teologi cattolici e protestanti appartenenti al gruppo di Dombes:

L'azione eucaristica è dono della Persona di Cristo. In effetti il Signore ha detto: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo dato per voi". " Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per la moltitudine in remissione dei peccati."

Noi confessiamo quindi unanimemente la presenza reale di Cristo, vivo ed operante in questo sacramento.

Il discernimento del corpo e del sangue di Cristo esige la fede. Tuttavia, la presenza di Cristo alla sua Chiesa nell'eucarestia non dipende dalla fede dei singoli, perchè è Cristo stesso che, con le sue parole e nel Suo Spirito, si lega all'evento sacramentale, segno della sua presenza offerta.

Essendo, l'atto di Cristo dono del suo corpo e del suo sangue, cioè di se stesso, la realtà offerta sotto i segni del pane e del vino è il suo corpo e il suo sangue.

In virtù della parola creatrice di Cristo e per la potenza dello Spirito Santo, il pane e il vino sono fatti sacramenti e quindi "comunione del corpo e del sangue" di Cristo (1 Cor 10,16).

Essi sono d'ora in poi, nella loro verità ultima, sotto il segno esteriore, la realtà offerta e tale restano per essere comunicati.

Ciò che è dato come corpo e sangue di Cristo rimane dato come corpo e sangue di Cristo e come tale dev'essere trattato.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 29/12/2001 16.08
Caspita Teofilo....importante questo documento...direi quasi che trattasi della ciliegina sulla torta....riconoscersi tutti in questo Sacramento...sarebbe una sicura "oasi" dove poter sostare e riflettere....Grazie per questa notizia stupenda, non ne sapevo nulla...Ne riparleremo di certo...ciao C.

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 13/11/2003 18.21
Questo forum giace sul fondo dal 2001........ora vorrei riportarlo alla vostra attenzione non soltanto con il testo d'apertura che è una fonte di meditazione, ma anche per una domanda che ricorre spesso non solo fra i cattolici più ignari, o i cristiani...ma anche fra gli Ortodossi che NON lo usano...che cos'è?....
Il tabernacolo
Perché il tabernacolo si chiama così? Quale dev’essere la sua forma? 

Tabernacolo è una parola latina italianizzata; tabernaculum vuol dire tenda. Perciò anche nel nome il tabernacolo è richiamo alla tenda della Presenza, la Dimora del Signore che era eretta accanto all’accampamento d’Israele e camminava al centro delle sue schiere quando Israele si muoveva, poiché Dio è un Dio che abita in mezzo al popolo, si accampa con lui e cammina con lui (cf Es 33,7-11; Nm 10,11-36).

Il richiamo alla tenda era più evidente quando i nostri tabernacoli erano ricoperti dal conopeo, che, appunto, non era altro che una tenda di stoffa preziosa e ricamata.

Pensiamo utile riportare qui le disposizioni contenute nelle Premesse al libro liturgico Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, nn 9-10-11:
Il luogo per la conservazione dell’Eucaristia si distingua davvero per nobiltà e decoro. Si raccomanda caldamente che sia anche adatto all’adorazione e alla preghiera personale, in modo che i fedeli possano con facilità e con frutto venerare, anche con culto privato, il Signore presente nel Sacramento. E’ più facile raggiungere questo scopo, se si prepara una cappella separata dal corpo centrale della chiesa, specialmente nelle chiese in cui si svolgono frequenti celebrazioni di matrimoni e di funerali o che sono meta di pellegrinaggi o di visite per i loro tesori di arte e di storia”.

La santissima Eucaristia si custodisca in un tabernacolo solido, non trasparente e inviolabile. Di norma ci sia in ogni chiesa un solo tabernacolo o posto sopra un altare o collocato, a giudizio dell’Ordinario del luogo, fuori di un altare, ma in una parte della chiesa che sia davvero nobile e debitamente ornata. La chiave del tabernacolo in cui è conservata l’Eucaristia deve essere custodita con la massima cura dal sacerdote o dal diacono responsabile della chiesa o dell’oratorio o dall’accolito o dal ministro straordinario a cui è stata concessa la facoltà di distribuire la santa Comunione”.
“La presenza della santissima Eucaristia nel tabernacolo venga indicata dal conopeo o da altro mezzo idoneo, stabilito dall’autorità competente. Secondo la tradizione, arda sempre davanti all’altare una lampada ad olio o un cero, segno di onore reso al Signore”.

Come si può constatare nulla di specifico è detto sulla forma del tabernacolo; esso in realtà è una custodia, una teca, per così dire, può assumere qualsiasi forma, essere lavorata artisticamente e preziosa. C’è però una tradizione nelle nostre chiese, che cioè il tabernacolo abbia la forma di un piccolo tempio, una chiesa in miniatura, spesso anzi è la miniatura dell’edificio-chiesa che lo contiene. Per la verità è questa la forma che sembra preferire l’epoca post-tridentina sulla scia delle indicazioni date da san Carlo Borromeo, il quale si prestò anche a dettare le decorazioni adatte.

(Si confronti il libro di recente pubblicazione: Instructionum fabricae et supellectilis ecclesiasticae, Libri II, Caroli Borromei (1577), Collana Monumenta Studia Instrumenta Liturgica, (a cura di) Manlio Sodi e Achille Maria Triacca, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, pp 37-38)..

Noi di gran lunga ameremmo che i tabernacoli fossero proprio così: la miniatura della chiesa cui appartengono, proprio perché il messaggio è più eloquente: Dio abita in mezzo, nel suo popolo. Il popolo di Dio è l’edificio e il tempio di Dio, costruito e fondato sulla pietra angolare, scartata dai costruttori, che è Cristo Maestro risorto, vero Tempio
Se non è possibile realizzare questa forma si possono adattare quelle forme che rimandano all’ottagono, al quadrato, al tondo…
Normalmente il conopeo sta ad indicare la Presenza eucaristica, a meno che il tabernacolo sia monumentale o di particolare valore artistico. Accanto ad esso è prescritta una lampada che onora e indica la Presenza eucaristica. 
Considerazioni come qui da noi si ritrovano nelle due Note pastorali della Commissione episcopale per la liturgia della CEI La progettazione di nuove chiese del 1993 al n 13 e L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica del 1996 al n 20. Sono previsti aggiornamenti a queste due Note ma sul nostro argomento non si prevedono grosse novità.



Ma abbiamo fonti antiche sull'uso del Tabernacolo? Sembra di si....., anche se è d'obbligo dirlo, è entrato in uso dopo i primi secoli proprio per la conservazione delle particole Consacrate....ma approfondiremo anche questi aspetti, per ora fraternamente Caterina


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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 13/11/2003 18.36
Dunque.....per ora approfondiamo il significato Eucaristico....e vi lascio con questa bella spiegazione in occasione della Festa del Corpus Domini....dove con la Bibbia davanti ci viene offerta una meditazione mirata a questo tema......

di Emmanuela VivianO

"Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, 
lo ha saziato di miele dalla roccia".

Queste parole tratte dal salmo 80 costituiscono l’antifona d’ingresso dell’odierna solennità. Davvero il Signore ha nutrito il suo popolo per quarant’ anni nel deserto e continua a nutrire la Chiesa con il pane degli angeli e l’acqua scaturita dalla roccia. "Quel cibo e quella bevanda provengono dalla roccia divina che seguiva il popolo, Cristo, che in essi donava lo Spirito Santo". 
La Chiesa non si accontenta di commemorare l’istituzione dell’Eucaristia il giovedì santo ma festeggia nuovamente questo mirabile Mistero della fede oggi, con la festa del Corpus Domini, per poter meglio cogliere la grandezza del dono che le è stato fatto. Essa si comporta come colui che avendo ricevuto un tesoro, e avendolo portato con sè, si rimette a guardarlo per beneficiare meglio di quello che possiede, per goderne maggiormente
Oggi il Buon Pastore delle anime nostre, l’Emmanuele sempre con noi fino alla fine del mondo, passa in mezzo a noi, sulle nostre strade, accanto alle nostre case come il buon Samaritano. Come incenso odoroso Egli passa... ogni ginocchio si pieghi al suo passaggio, ogni lingua gli renda la lode pura. 
Pane e vino sono i due segni principali da cui parte la celebrazione eucaristica e le letture bibliche ci svelano il senso profondo del cibo e della bevanda che Dio offre all’umanità tutta.

La manna della vita eterna
(Vangelo: Gv 6,51-58)

Il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni è una grande catechesi eucaristica. Siamo nella sinagoga di Cafarnao dove Gesù pronunzia il suo discorso sul pane di vita offrendo se stesso come unico pane che veramente da la vita, quella eterna, nuova manna che non perisce, quella che va cercata per non andare incontro alla morte. "Cafarnao - dice G. Ravasi - resta inscritta nella geografia dell’anima come la terra della suprema presenza sotto i segni del pane e del vino ... ma è anche il luogo dello scandalo nei confronti di un Dio che offre se stesso fino a donare carne e sangue". 
Il segno massimo del dono di Dio è l’Eucaristia, sacramento della fede, fonte di vita e salvezza. La vita eterna è la vita di Dio in noi, la comunione con il Padre per mezzo di Cristo, nello Spirito. Per noi pellegrini sulla terra è possibile entrare nella vita divina mangiando la carne gloriosa del Figlio di Dio e bevendo il suo sangue sparso per la salvezza del mondo, "inapprezzabile e meraviglioso convito, che dona ai commensali salvezza e gioia senza fine".

"Ricordati.... non dimenticare"
(Prima lettura: Dt 8,2-3.14b-16a)

Israele è in una situazione di grande benessere ma non può, non deve dimenticare il cammino che il Signore Dio gli ha fatto percorrere per quaranta anni nel deserto, nutrendolo di manna e di acqua, segni della Parola che esce dalla bocca di Dio. Ecco che questo testo del Deuteronomio viene definito come "comandamento per un tempo di benessere". Israele ha imparato, nel suo lungo peregrinare sotto la guida divina, che l’uomo non vive solo di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Nel pericolo dell’autosufficienza risuona l’invito a "ricordarsi", a "non dimenticare" per vivere ancora nell’oggi l’evento salvifico che ha Dio per autore. Cibo e bevanda per Israele e per la Chiesa è sempre la Parola di Dio che nutre per la vita eterna.

Siamo un corpo solo
(Seconda lettura: 1 Cor 10,16-17)

"Poichè c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo". Così san Paolo scrive alla comunità di Corinto divisa in molte fazioni. L’apostolo ci aiuta a divenire consapevoli delle esigenze concrete che derivano dal celebrare l’Eucaristia in cui diveniamo un solo Corpo con Cristo e tra di noi. Gli fa eco il bellissimo testo della Didachè che rivela mirabilmente il senso dell’essere e del fare Eucaristia:

"Come i grani di frumento che sono germinati sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fà di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento".

L’Eucaristia realizza l’unità della Chiesa nel perenne memoriale di ciò che il Signore ha fatto in quella Cena del dolore e dell’amore.

Signore Gesù, il tuo Corpo ed il tuo
Sangue sono il mistero che ci sostiene.
Molto più del cibo di questa mensa tu sei
il nostro nutrimento. Noi siamo poveri di
risorse interiori, ma confidiamo
nell'abbondanza nascosta nel tuo
Sacramento. Abbiamo fame e sete di te,
"pane vivo disceso dal cielo". Amen.

Continua.......


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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 13/11/2003 18.49
......riportiamo le indicazioni del Direttorio su Pietà popolare e liturgia, Principi e orientamenti (cf pp 135-139) per la solennità del Corpo e Sangue del Signore. Oltre alle origini e al significato di questa festa vi sono indicazioni per la processione e l’Adorazione Eucaristica.....così da conoscere a da comprendere come si muove la Chiesa....

La solennità del Corpo e Sangue del Signore

160. Il giovedì che segue la solennità della santissima Trinità la Chiesa celebra la solennità del sacratissimo Corpo e Sangue del Signore. La festa, estesa nel 1264 da papa Urbano IV a tutta la Chiesa latina, da una parte costituì una risposta di fede e di culto a dottrine ereticali sul mistero della presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, dall'altra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso l'augusto Sacramento dell'altare. La pietà popolare, dunque, favorì il processo istitutivo della festa del Corpus Domini; a sua volta, questa fu causa e motivo del sorgere di nuove forme di pietà eucaristica nel popolo di Dio. Per secoli, la celebrazione del Corpus Domini è stata il principale punto di convergenza della pietà popolare verso l'Eucaristia. Nei secoli XVI-XVII, la fede, ravvivata dal bisogno di reagire alle negazioni del movimento protestante, e la cultura - arte, letteratura, folklore - hanno concorso a rendere vive e significative molte espressioni della pietà popolare verso il mistero dell'Eucaristia.

161. La devozione eucaristica, così radicata nel popolo cristiano deve tuttavia essere educata a cogliere due realtà di fondo: - che supremo punto di riferimento della pietà eucaristica è la Pasqua del Signore; la Pasqua infatti, secondo la visione dei Padri, è la festa dell'Eucaristia, come, d'altra parte, l'Eucaristia è anzitutto celebrazione della Pasqua, ossia della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù; - che ogni forma di devozione eucaristica ha un intrinseco riferimento al Sacrifico eucaristico o perché dispone alla sua celebrazione o perché prolunga gli orientamenti cultuali ed esistenziali da essa suscitati. Perciò il Rituale Romano ammonisce: "I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale".61

162. La processione nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è, per così dire, la "forma tipo" delle processioni eucaristiche. Essa infatti prolunga la celebrazione dell'Eucaristia: subito dopo la Messa, l'Ostia, che in essa è stata consacrata, viene portata fuori dall'aula ecclesiale perché il popolo cristiano "renda pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il santissimo Sacramento".62 
I fedeli comprendono e amano i valori insiti nella processione del Corpus Domini: essi si sentono "popolo di Dio" che cammina con il suo Signore proclamando la fede in lui, divenuto veramente il "Dio-con-noi". E’ necessario tuttavia che nelle processioni eucaristiche siano osservate le norme che ne regolano lo svolgimento,63 in particolare quelle che ne garantiscono la dignità e la riverenza dovuta al santissimo Sacramento;64 ed è pure necessario che gli elementi tipici della pietà popolare, come l'addobbo delle vie e delle finestre, l'omaggio dei fiori, gli altari dove verrà collocato il Santissimo nelle soste del percorso, i canti e le preghiere, "portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore",65 e alieni da forme di competizione.

163. Le processioni eucaristiche si concludono ordinariamente con la benedizione del santissimo Sacramento. Nel caso specifico della processione del Corpus Domini, la benedizione costituisce la conclusione solenne dell'intera celebrazione: al posto della consueta benedizione sacerdotale viene impartita la benedizione con il santissimo Sacramento. E' importante che i fedeli comprendano che la benedizione con il santissimo Sacramento non è un forma di pietà eucaristica a sé stante, ma è il momento conclusivo di un incontro cultuale sufficientemente prolungato. Perciò la norma liturgica vieta "l'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione".66

L'adorazione eucaristica

164. L'adorazione del santissimo Sacramento è una espressione particolarmente diffusa di culto all'Eucaristia, a cui la Chiesa vivamente esorta i Pastori e i fedeli. La sua forma primigenia si può far risalire all'adorazione che, il Giovedì Santo, segue la celebrazione della Messa nella Cena del Signore e la reposizione delle sacre Specie. Essa è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del memoriale del sacrificio del Signore e la sua presenza permanente nelle Specie consacrate. La conservazione delle sacre Specie, motivata soprattutto dalla necessità di poter disporre di esse in ogni momento per amministrare il Viatico agli infermi, fece sorgere nei fedeli la lodevole consuetudine di raccogliersi davanti al tabernacolo per adorare Cristo presente nel Sacramento.67 Infatti, "la fede nella presenza reale del Signore conduce naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di quella fede medesima (...). La pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi presso la santa Eucaristia, li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo Corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità e dinanzi a lui aprono il loro cuore per loro stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. Alimentano quindi così le giuste disposizioni per celebrare, con la devozione conveniente, il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel Pane che ci è dato dal Padre ".68

165. L'adorazione al santissimo Sacramento, in cui convergono forme liturgiche ed espressioni di pietà popolare di cui non è facile distinguere nettamente i confini, può rivestire diverse modalità:69 
- la semplice visita al santissimo Sacramento riposto nel tabernacolo: breve incontro con Cristo suggerito dalla fede nella sua presenza e caratterizzato dall'orazione silenziosa;
- l'adorazione dinanzi al santissimo Sacramento esposto, secondo le norme liturgiche, nell'ostensorio o nella pisside, in forma prolungata o breve;70
- la cosiddetta Adorazione perpetua e quella delle Quaranta Ore, che investono un'intera comunità religiosa, o un'associazione eucaristica, o una comunità parrocchiale, e forniscono l'occasione per numerose espressioni di pietà eucaristica. Per questi momenti di adorazione i fedeli dovranno essere aiutati a servirsi della Sacra Scrittura quale impareggiabile libro di preghiera, a utilizzare canti e preci idonee, a familiarizzarsi con alcune strutture semplici della Liturgia delle Ore, a seguire il ritmo dell'Anno liturgico, a sostare in preghiera silenziosa. In tal modo essi comprenderanno progressivamente che durante l'adorazione del Santissimo Sacramento non si devono compiere altre pratiche devozionali in onore della Vergine Maria e dei Santi.72 Tuttavia, per lo stretto vincolo che unisce Maria a Cristo, la recita del Rosario potrebbe aiutare a dare alla preghiera un profondo orientamento cristologico, meditando in esso i misteri dell'Incarnazione e della Redenzione.73

Note

61 RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1973, 80.
62 Ibid, 101; cf CIC, can 994.
63 Cf RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 101-108.
64 Cf Ibid, 101-102.
65 Ibid, 104.
66 Ibid, 81.
67 Cf PIO XII, Lettera enciclica Mediator Dei, in AAS 39 (1947) 568-572; PAOLO VI, Lettera enciclica Mysterium Fidei, in AAS 57 (1965) 769-772; S. Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, nn 49-50, in AAS 59 (1967) 566-567; RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 5.
68 S. CONGREGAZIONE DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, nn 49-50.
69 Sulle indulgenze concesse all’adorazione e processione eucaristica, cf EI, Aliae concessiones, 7, pp 54-55.
70 Cf RITUALE ROMANUM, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, cit, 82-90: CIC, can 941
71 Cf CIC, can 942.
72 Cf Risposta al dubium sul n 62 dell’Istruzione Eucharisticum mysterium, in Notitiae 4 (1968) pp 133-134; circa il Rosario vedi la nota seguente.
73 Cf PAOLO VI , Esortazione apostolica Marialis Cultus, 46; Lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (15.1.1997), in Notitiae 34 (1998) 506-510; si veda anche il rescritto della Penitenzieria Apostolica dell’8 marzo 1996, in Notitiae 34 (1998) 511

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