00 10/11/2009 11:55
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 14/02/2002 11.15
Amici, da solare/Rom, copio questa serie di meditazioni sull'Eucarestia dei Padri della Chiesa....in questo primo pezzo, possiamo notare come già agli inizi della Chiesa, c'era fermento in certi periodi dell'anno, come il celebrare la Pasqua oggi....si parla anche di "chiesa e di folla imponente....".....si accenna AGLI ADDOBBI NELLA CHIESA....come vedete, nulla di nuovo con i fratelli cristiani dell'origine.....si parla anche di COMMEMORAZIONE DEI MARTIRI....

15. - ll tempo opportuno per accostarsi alla mensa del Signore

Il grave è che tu misuri la tua dignità di accedere al sacramento non dalla tua purezza interiore, ma dal distanziamento nel tempo e ritieni che sia manifestazione di pietà non accedervi più spesso. Non sai che accostarvisi indegnamente, anche se avviene una volta sola, macchia l`anima, farlo invece degnamente, anche se spesso, la salva? Non è temerarietà accedere spesso, ma farlo indegnamente, anche se lo si fa una volta sola all`anno. Ma noi siamo tanto sciocchi e miseri, che, macchiandoci di mille colpe ogni anno, non ci preoccupiamo affatto di smettere, ma crediamo che basti non osare troppo spesso impossessarci oltraggiosamente del corpo del Cristo. Non pensiamo che i crocifissori del Cristo lo crocifissero una volta sola. Ora, poiché avvenne una volta sola, fu forse una colpa più lieve? Anche Giuda tradì una volta sola, e con ciò? Questo lo strappò forse alla condanna? Perché prendiamo come misura il tempo? Il tempo opportuno per accostarci al sacramento è la purezza di coscienza. Questo mistero celebrato a Pasqua non ha nulla di più di quello che ora celebriamo: è uno e identico; identica è la grazia dello Spirito: è sempre Pasqua! Sapete quello che dico, perché siete iniziati: il venerdì, il sabato, la domenica e nel giorno dei martiri, sempre lo stesso sacrificio viene offerto: Ogni volta che mangiate questo pane - è detto - e bevete questo calice annunciate la morte del Signore (1Cor 11,26). L`Apostolo non ha circoscritto il sacrificio a un tempo determinato. «Ma perché dunque si parla di Pasqua?» dice qualcuno. Perché in quel tempo Cristo patì per noi. Dunque nessuno si accosti al sacramento allora in modo diverso da ora. Unica è la potenza, unica la dignità e la grazia, unico e identico il Corpo: quello non è più santo di questo né questo è minore di quello. Lo sapete bene anche voi: nulla di nuovo vedete a Pasqua, se non l`ornamento esteriore della chiesa e una folla più imponente. Invero quei giorni hanno qualcosa di più in quanto rappresentano la vita d`inizio della nostra salvezza, il momento nel quale Cristo si è immolato; ma in rapporto ai sacri misteri non hanno nessuna prerogativa speciale.

        Giovanni Crisostomo, Omelie sulla prima lettera a Timoteo, 5,3



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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/02/2002 11.28
In questa seconda parte, ci sono suggerimenti per il "dopo-comunione"...notare che si parla di "AVER RICEVUTO LO SPOSO", quindi una Eucarestia vera, come è insegnato dalla Chiesa.....e non un simbolo....infatti i consigli si suggueno sul concetto paolino "siamo Tempio di Dio" e lo siamo in virtù dell'Eucarestia perchè ciò che ci viene dato è vero Corpo e vero Sangue.....tanto è vero che si accenna alla condanna se dopo aver ricevuto l'Eucarestia, se ci si lascia ai bagordi della carne.....lo stesso Gesù dice che questo Cibo è salvezza, ma che può diventare anche condanna! Forte l'espressione usata: "IL CRISTO SI è DEGNATO DI FARTI TOCCARE LA LINGUA DALLE SUE CARNI"... e ancora: "LE TUE LABBRA SONO VESTIBOLO DELL'INGRESSO DEL CRISTO"...........meditiamo.....qui siamo agli inizi della Chiesa e non nel 2000.....

16. - Come comportarsi dopo la comunione

Se a pranzo hai mangiato qualcosa di buono, tu badi che un altro sapore cattivo non ti rovini la bocca; eppure, mangiato lo Spirito, ammetti il piacere satanico. Pensa cosa fecero gli apostoli dopo aver partecipato a quella sacra cena: non si diedero alla preghiera e al canto di inni? Non sostennero una sacra veglia? Non ascoltarono quegli insegnamenti lunghi e colmi di sapienza? Cose grandi e mirabili infatti diceva loro Gesù, mentre Giuda se ne andava a chiamare coloro che lo avrebbero crocifisso (cf. Gv 13-17). Non hai udito che anche quei tremila uomini che godevano della comunione (cf. At 2,41-47) erano assidui alla preghiera e all`istruzione, non si davano all`ubriachezza e ai bagordi? Tu invece prima di prendervi parte digiuni, per sembrare in qualche modo degno della comunione; dopo che vi hai preso parte, quando dovresti crescere in temperanza, rovini tutto. Eppure non è lo stesso digiunare prima e dopo: in ogni caso bisogna essere temperanti, ma soprattutto dopo che hai ricevuto lo Sposo; prima, per essere degno di accoglierlo; dopo, per non mostrarti indegno di averlo avuto. Che dunque? Bisogna digiunare anche dopo? Non dico questo, né lo impongo, ma è bello anche questo: tuttavia, non è a questo che voglio costringervi, ma vi esorto a non darvi al piacere insaziabile. Infatti, se mai ci si deve abbandonare al piacere - e lo ha detto chiaramente Paolo asserendo: La donna che si dà al piacere, è morta pur vivendo (1Tm 5,6) -, tanto più in questo caso morirebbe. Se per la donna il piacere è morte, molto di più per l`uomo: se poi in altre circostanze il piacere uccide, molto di più dopo aver partecipato ai misteri. Dopo aver ricevuto il pane della vita compi opere di morte, e non inorridisci? Non sai quanti mali provengono dal piacere? Risate inopportune, discorsi scurrili, scherzi rovinosi, chiacchiere inutili e altre cose che è bene tacere. E fai questo dopo essere stato accolto alla mensa di Cristo, nel giorno in cui si è degnato di farti toccare con la lingua le sue carni! Perché ciò non avvenga, purifica in ogni modo la tua destra, la tua lingua, le tue labbra che sono state vestibolo all`ingresso del Cristo; e quando è pronta la mensa materiale, eleva la mente a quella mensa, alla cena del Signore, alla veglia dei discepoli in quella notte sacra: o meglio, se qualcuno riflette attentamente, ora siamo in piena notte! Vigiliamo dunque con il Signore, compungiamoci con i discepoli. E` tempo di preghiera, non di ubriachezza; sempre, ma soprattutto nei giorni festivi. Le feste ci sono per questo: non perché ci diportiamo vergognosamente, o accumuliamo peccati su peccati, ma perché togliamo di mezzo anche quelli che abbiamo commesso.

         Giovanni Crisostomo, Omelie sulla prima lettera ai Corinti, 27,5


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/02/2002 11.42
Per far comprendere come altri Padri della Chiesa concordano fra loro, sempre da Solare/Rom, copio quest'altra meditazione sull'Eucarestia...Qui troviamo una esortazione a prendere l'Eucarestia accostandone la meditazione sui fatti biblici.....si parla di prendere la "Carne e il Sangue del Cristo" per rimediare la "putridume delle nostre membra umane" (terminologia ripresa da S.Caterina da Siena nel Dialogo), sottolineando come il cibarsi di Cristo è la chiarezza di Paolo quando parla dell'UOMO NUOVO....

9. - Esortazione alla comunione eucaristica

Un altro [non quello delle celebrazioni misteriche pagane] è il cibo che elargisce la salvezza e la vita, un altro è il cibo che sommamente raccomanda a Dio l`uomo e a lui lo riconcilia; un altro è il cibo che ristora i languenti, richiama gli erranti, solleva i caduti, che dona ai moribondi le insegne dell`eterna immortalità. Cerca il pane di Cristo, brama il calice di Cristo, perché, disprezzando la fragilità terrena, l`essenza dell`uomo si sazi del cibo immortale. Qual è il pane, qual è il calice che, nei libri di Salomone, la sapienza solennemente annuncia a gran voce? Dice infatti: Venite e mangiate dei miei pani e bevete il vino che per voi ho preparato (Pr 9,5). E Melchisedek, re di Salem e sacerdote del sommo Dio, con pane e vino offrì ad Abramo che tornava la grazia della benedizione (Gen 14,18)...

         Ma perché fosse più apertamente proclamato qual è il pane per cui si vince la rovina della morte miseranda, lo stesso Signore lo contrassegnò, affinché la speranza degli uomini non venisse ingannata e tratta in direzioni diverse da false interpretazioni. Egli dice infatti nel Vangelo di Giovanni: Io sono il pane della vita; chi verrà da me, non avrà fame, e chi crederà in me non avrà mai sete (Gv 6,35). Anche in seguito ribadisce ciò nello stesso modo, dicendo: Se qualcuno ha sete, venga da me e beva, colui che crede in me (Gv 7,37). E ancora, per comunicare ai credenti l`essenza della sua maestà, dice: Se non mangerete la carne del Figlio dell`uomo e non berrete il suo sangue, non avrete la vita in voi (Gv 6,53).

Non abbiate perciò parte alcuna con i timpani e con il cibo odioso, o miseri mortali; cercate la grazia del cibo di salvezza e bevete il calice immortale. Col suo banchetto, Cristo vi richiama alla luce e vivifica gli arti putridi e le membra intorpidite per il grave veleno. Rinnovate col cibo celeste l`uomo perduto, affinché tutto ciò che in voi è morto, rinasca per i benefici divini! Sapete quel che vi conviene fare, scegliete quel che volete: là nasce la morte, qui viene donata la vita immortale.

         Firmico Materno, L`errore delle religioni profane, 18


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/02/2002 11.57
In quest'altra meditazione, si parla del Cibo salutare QUALE ANTIDOTO AI NOSTRI MALI.....perciò non UN SIMBOLO L'EUCARESTIA, MA UN VERO E PROPRIO FARMACO DI SALVEZZA......Parla del "Corpo" entrato nel NOSTRO CORPO....CHE VIENE COSI' TRASFORMATO...Qui vine sottolineato adirittura che "NON è POSSIBILE ENTRARE IN UN CORPO SE NON UNENDOSI ALLE SUE VISCERE ATTRAVERSO UN CIBO E UNA BEVANDA....CHE GRAZIE ALLO SPIRITO TUTTO VIVICA...." leggiamolo questo passo, è molto interessante ed è testamento dei primi anni del cristianesimo....in esso sono le nostre RADICI!
- Cibo e bevanda di vita eterna

Quelli che, cadendo nelle insidie loro tese, hanno preso il veleno, ne estinguono il potere mortifero con un altro farmaco. Allo stesso modo, come è entrato nelle viscere dell`uomo il principio esiziale, deve entrarvi anche il principio salutare, affinché si distribuisca in tutte le parti del suo corpo la virtù salvifica. Avendo noi gustato il cibo dissolvitore della nostra natura, ci fu necessario un altro cibo, che riunisce ciò che è dissolto, perché, entrato in noi, questo medicamento di salvezza agisse da antidoto contro la forza distruggitrice presente nel nostro corpo. E cos`è questo cibo? Null`altro che quel Corpo che si rivelò più possente della morte e fu l`inizio della nostra vita. Come un po` di lievito, secondo quanto dice l`Apostolo (cf. 1Cor 5,5), rende simile a sé tutto l`impasto, così quel Corpo, dotato da Dio dell`immortalità, entrato nel nostro, lo trasforma e lo tramuta tutto in sé. Come, infatti, il principio salutare mescolato al principio mortifero toglie il potere esiziale al miscuglio, così il Corpo immortale una volta dentro colui che lo ha ricevuto, lo tramuta tutto nella propria natura.

        Ma non è possibile entrare in un altro corpo, se non unendosi alle sue viscere, se non cioè, come alimento e bevanda: dunque è necessario ricevere la forza vivificante dello Spirito nel modo possibile alla natura. Ora, solo il Corpo, ricettacolo di Dio, ricevette la grazia dell`immortalità, ed è dimostrato che non è possibile per il nostro corpo vivere nell`immortalità, se non partecipandovi per la comunione a quel Corpo. E` necessario considerare come mai sia possibile che quel Corpo, continuamente distribuito in tutto il mondo a tante migliaia di fedeli, rimanga sempre unico e identico in tutto se stesso, affinché la fede, riguardando ciò che è conseguente non abbia dubbi circa le nozioni proposte, è bene fermare un poco il nostro ragionamento sulla fisiologia del corpo.

         Chi non sa che il nostro corpo, per natura sua, ha una vita che non è in sé sussistente, ma, per l`energia che in esso affluisce, si mantiene e resta nell`essere attirando con moto incessante a sé ciò che è estraneo ed espellendo ciò che è superfluo? Un otre pieno di un liquido, se il contenuto esce dal fondo, non può mantenere inalterata la forma e il volume, se dall`alto non entra altro liquido al posto di quello che se ne è andato: perciò chi vede la massa a forma d`otre di questo recipiente, sa che non è propria dell`oggetto che vede, ma che è il liquido che in lui affluisce a dare forma e volume al recipiente. Così anche il nostro corpo, per sua struttura, non ha nulla di proprio, a quanto ci consta, per la propria sussistenza, ma resta nell`essere per una forza che introduce in sé. Questa forza è e si chiama cibo. Essa poi non è identica per tutti i vari corpi che si nutrono, ma per ciascuno è stato stabilito il cibo conveniente da colui che governa la natura. Alcuni animali scavano radici e se ne nutrono, per altri nutrimento è l`erba e per altri ancora, invece, la carne. Per l`uomo, l`alimento principale è il pane, mentre la bevanda, necessaria per mantenere e conservare l`umidità, non è solo la semplice acqua, ma spesso unita al vino, che è di giovamento al nostro calore animale. Chi dunque guarda questi cibi, vede in potenza la massa del nostro corpo. Quando infatti sono in me diventano rispettivamente carne e sangue, perché il potere assimilante muta l`alimento nella forma del nostro corpo.

         Esaminato così dettagliatamente tutto ciò, riportiamo il pensiero al nostro argomento. Ci si chiedeva dunque come il corpo di Cristo, che è in lui, possa vivificare la natura di tutti gli uomini che hanno fede, venendo a tutti distribuito e non diminuendo in se stesso. Forse non siamo lontani da una ragione plausibile. Infatti, se la realtà di ogni corpo deriva dall`alimentazione, che consta di cibo e bevanda, e il cibo è pane, la bevanda acqua unita al vino; se poi, come abbiamo detto sopra, il Logos di Dio, che è Dio e Logos, si unì alla natura umana, e venendo nel nostro corpo, non innovò la realtà di tale natura umana, ma diede al suo corpo la possibilità di permanere in vita per mezzo di ciò che è consueto e adatto, dominandone cioè la sussistenza, per mezzo del cibo e della bevanda; se quel cibo era pane; se come in noi - l`abbiamo già detto ripetutamente - chi vede il pane vede in un certo senso il corpo umano, perché il pane in esso entrato in esso si trasforma; così anche nel nostro caso: il corpo ricettacolo di Dio, preso il pane in nutrimento, era in un certo senso lo stesso che il pane, perché il nutrimento, come abbiamo detto, si tramuta nella natura del corpo.

         Ciò che è proprio di tutti i corpi umani si verificava anche in quella carne: quel Corpo cioè veniva sostentato dal pane; ma quel Corpo, per l`inabitazione del Logos di Dio, si era trasmutato in dignità divina: giustamente credo, dunque, che anche ora il pane santificato dal Logos (Parola) di Dio si tramuta nel Logos di Dio; anche quel Corpo, infatti, era in potenza pane; fu santificato dall`abitazione del Logos che si attendò nella carne. Come il pane, trasformato in quel Corpo, si mutò in potenza divina, così anche ora diventa la stessa realtà. Allora la grazia del Logos rese santo il corpo la cui sussistenza dipendeva dal pane e in un certo senso era anch`esso pane; allo stesso modo ora il pane, come dice l`Apostolo (cf. 1Tm 4,5), santificato dal Logos di Dio e dalla preghiera, diviene corpo del Logos, non lentamente, come fanno cibo e bevanda, ma immediatamente come disse il Logos stesso: Questo è il mio corpo (Mt 26,26).

         Ogni corpo si ciba anche di liquido: senza il suo apporto, infatti, l`elemento terrestre che è in noi, non resterebbe in vita. Come sostentiamo la parte solida del nostro corpo con il cibo solido e duro, così all`elemento liquido del nostro corpo aggiungiamo qualcosa della sua stessa natura. Quando questo liquido è in noi, per la funzione assimilatrice, si tramuta in sangue, soprattutto se dal vino ha ricevuto la forza di mutarsi in calore. Dunque, anche questo elemento accolse nella sua struttura quella carne ricettacolo di Dio, ed è chiaro che il Logos unì se stesso alla caduca natura degli uomini affinché per la partecipazione alla divinità ciò che è umano fosse anch`esso divinizzato; per questo motivo egli, per disegno della sua grazia, per mezzo della carne la cui sussistenza proviene dal pane e dal vino, quasi seminò se stesso in tutti i credenti, unendosi ai loro corpi, affinché per l`unione con ciò che è immortale anche l`uomo diventasse partecipe dell`incorruttibilità. Questo egli dona per la potenza della benedizione che tramuta in ciò la natura degli elementi visibili.

         Gregorio di Nissa, Grande Catechesi, 37


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Da: ° rom °Inviato: 16/02/2002 0.29
Sto trascrivendo le 4 preghiere eucaristiche per una ricerca e vi voglio offrire la IV perché la trovo bellissima.
Peccato che i nostri sacerdoti, per favorire i 'fedeli frettolosi', non la usino quasi mai.
Io l'ho scoperta oggi:
E' veramente giusto renderti grazie, è bello cantare la tua gloria, Padre santo, unico Dio vivo e vero: prima del tempo e in eterno tu sei, nel tuo regno di luce infinita.
Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all'universo, per effondere il tuo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua luce.
Schiere innumerevoli di angeli stanno davanti a te per servirti, contemplano la tua lode. Insieme con loro anche noi, fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo: Santo, Santo, Santo...
Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza:
tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore.
A tua immagine hai formato l'uomo,
alle sue mani operose hai affidato l'universo perché nell'obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato.
E quando, per la sua disobbedienza, l'uomo perse la tua amicizia, tu non l'hai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare.
Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, hai insegnato a sperare nella salvezza.
Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unico Figlio come salvatore.
Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria; ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana.
Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia.
Per attuare il tuo disegno di redenzione si consegnò volontariamente alla morte, e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita.
E perché non viviamo più per noi stessi ma per lui che è morto e risorto per noi, ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo, primo dono ai credenti, a perfezionare la sua opera nel mondo e compiere ogni santificazione.
Ora ti preghiamo, Padre:
lo Spirito Santo santifichi questi doni perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nostro Signore, ...