Dal Libro di Sant'Agostino, leggiamo quanto il Santo credeva in questa intercessione..... Con questa vi saluto per un pò perchè siamo sotto una settimana di impegni, appena posso ci leggeremo. Pace Gino Funzione apologetica del miracolo. 8. 1. Perché, obiettano, quei miracoli che andate dicendo siano avvenuti, ora non avvengono più? 33. Potrei rispondere che sono stati necessari prima che il mondo credesse, affinché il mondo credesse. Chi per credere va ancora in cerca di prodigi, è egli stesso un prodigio perché non crede, mentre il mondo crede. Però lo dicono affinché si creda che quei miracoli non sono avvenuti. Come si spiega dunque che con tanta fede si canta da ogni parte che Cristo è stato elevato al cielo con la carne? Come si spiega che in tempi addottrinati, i quali rifiutano tutto ciò che è inattendibile, il mondo ha creduto senza miracoli a fatti incredibili perché troppo meravigliosi? Diranno forse che sono stati credibili e perciò sono stati creduti? E allora perché essi non credono? È quindi molto semplice il nostro dilemma: o da un fatto incredibile, perché fuori dell'esperienza, hanno suscitato la fede altri fatti incredibili, che tuttavia avvenivano ed erano nell'esperienza; ovvero un fatto così credibile, da non aver bisogno di miracoli per essere evidenziato, confuta l'eccessiva mancanza di fede di costoro. Direi questo per ribattere i più sciocchi. Difatti non possiamo negare che sono avvenuti molti miracoli, i quali dimostrerebbero quell'unico grande salvifico miracolo, per cui Cristo è salito al cielo con la carne con cui era risorto. È stato tutto scritto nei medesimi libri assolutamente veri: i fatti che sono avvenuti e per quale verità da credere sono avvenuti. Essi furono palesi per suscitare la fede; essi molto più evidentemente sono palesi mediante la fede che hanno suscitato. Sono letti fra i popoli affinché siano creduti, ma non si leggerebbero fra i popoli se non fossero creduti. Difatti anche al presente avvengono miracoli nel suo nome, sia mediante i sacramenti, sia attraverso le preghiere e il culto dei santi, ma non sono divulgati con la medesima notorietà al punto da avere una fama come quella. Il canone della sacra Scrittura, che doveva essere autenticato, fa in modo che quelli siano annunziati dovunque e siano impressi nel ricordo di tutti i popoli. Questi altri invece, dovunque avvengano, sono conosciuti appena da tutta una città o in qualsiasi località di individui che vivono insieme. Spesso infatti anche in quel luogo li conoscono pochissimi, mentre i più li ignorano, soprattutto se la città è molto grande; e quando sono narrati ad altri, in altre parti, non li sostiene una grande autorità, in modo che siano creduti senza difficoltà e incertezza, sebbene siano comunicati da cristiani a cristiani. Il cieco di Milano. 8. 2. Il miracolo che avvenne a Milano, mentre vi risiedevo, quando un cieco riacquistò la vista, poté giungere alla conoscenza di molti perché la città era grande, vi risiedeva allora l'Imperatore e il fatto avvenne alla presenza di una grande folla che era accorsa per vedere i corpi dei martiri Gervasio e Protasio, che erano rimasti nascosti e del tutto ignoti. Erano stati scoperti perché svelati in sogno al vescovo Ambrogio e in quel luogo il cieco, fugate le tenebre di prima, rivide la luce 34. Guarigione dall'ossessione del tribuno Esperio... 8. 7. Esperio, ex tribuno della plebe e nostro concittadino, possiede nel territorio di Fussala una tenuta che ha nome Zubedi. Avendo costatato che la sua casa, con disagio degli animali e degli schiavi, subiva l'influsso malefico degli spiriti cattivi, pregò i nostri presbiteri, dato che io ero assente, che qualcuno di loro si recasse sul posto affinché il diavolo si arrendesse alle sue preghiere. Uno vi andò, vi offrì il sacrificio del corpo di Cristo pregando con tutta la devozione possibile che cessasse quella vessazione; per la bontà di Dio cessò all'istante. Esperio aveva avuto da un suo amico un po' di terra santa, recata da Gerusalemme, dove il Cristo sepolto era risorto al terzo giorno; la teneva esposta nella sua camera da letto per non subire anch'egli il fastidio. Ma appena la sua casa fu liberata da quella molestia, pensava che cosa fare di quella terra che per rispetto non voleva tenere più a lungo nella sua camera da letto. Per caso avvenne che io e un mio collega ora defunto, Massimino, vescovo di Siniti, ci trovassimo nei pressi. Esperio pregò che andassimo da lui e vi andammo. Dopo aver riferito tutto, ci chiese anche che fosse conservata sottoterra quel po' di terra e vi fosse costruito un luogo di preghiera, in cui i cristiani potessero radunarsi per celebrare il culto di Dio. Non ci rifiutammo e fu fatto. V'era in quel luogo un giovane di campagna paralitico. Venuto a conoscenza del fatto, chiese ai suoi genitori che lo conducessero senza indugio in quel luogo santo. Essendovi stato condotto, pregò e, subito guarito, si allontanò dal posto con i propri piedi. ... di un ragazzo vicino ad Ippona... 8. 8. Si chiama Vittoriana una casa di campagna che dista da Ippona meno di trenta miglia. Vi è in essa una cappella dedicata ai martiri di Milano Protasio e Gervasio. Vi fu portato un giovanetto il quale, mentre verso la mezza estate lavava un cavallo nella corrente di un fiume, fu invaso da un demonio. Mentre, vicino alla morte o assai simile a un morto, giaceva sul pavimento, la padrona del locale, come di consueto, vi entrò per i canti e le preghiere della sera insieme alle domestiche e ad alcune religiose e cominciarono a cantare gli inni. Il demonio fu come colpito e scosso da quel canto e con un terribile brontolio, non osando o non riuscendo a smuovere l'altare, vi si era avvinghiato come se vi fosse legato o incatenato e, supplicando con grande lamento che gli si perdonasse, confessò dove, quando e come aveva invaso il giovanetto. Infine dichiarando che voleva uscire, nominava le singole parti di lui che nell'uscire minacciava di asportare e, pronunziando queste parole, si distaccò dal ragazzo. Ma un suo occhio, riversatosi sulla guancia, pendeva con una piccola vena come da una radice interna e l'intera sua cornea, che era leggermente nera, era divenuta bianca. A quella vista i presenti, dato che erano accorsi anche altri, attirati dalle sue grida, e si erano tutti inginocchiati nella preghiera per lui, sebbene fossero contenti che fosse tornato all'uso della ragione, rattristati tuttavia per il suo occhio, dicevano che bisognava cercare un medico. Allora il marito della sorella, che l'aveva condotto in quel posto, disse: "Dio, che ha allontanato il demonio, può anche, per le preghiere dei suoi santi, restituirgli la vista". E lì, come poté, dopo averlo rimesso al suo posto, legò con un fazzoletto l'occhio riversato fuori e penzolante e ritenne di doverlo slegare soltanto dopo sette giorni. Avendo così fatto, lo trovò sanissimo. In quel luogo furono guariti altri, di cui sarebbe lungo parlare. ... e di una ragazza a Ippona. 8. 9. So che una ragazza d'Ippona, essendosi segnata con l'olio, in cui un sacerdote, mentre pregava per lei, aveva fatto cadere delle lacrime, fu immediatamente libera dal demonio. So anche che un vescovo ha pregato una sola volta per un giovinetto che non conosceva e questi fu immediatamente libero dal demonio. Fede rimunerata di Fiorenzo. 8. 10. V'era l'anziano Fiorenzo della nostra Ippona, uomo devoto e povero che si sostentava col mestiere di rammendatore. Aveva perduto il ferraiuolo e non aveva denaro per ricomprarlo. Nella cappella dei Venti Martiri, la cui devozione è molto diffusa nel nostro popolo 37, pregò a voce alta per avere roba da indossare. L'udirono alcuni ragazzi che per caso si trovavano là a deriderlo, e mentre si allontanava, lo seguivano prendendolo in giro come se dai martiri avesse chiesto cinquanta spiccioli per comprarsi un vestito. Ma egli camminando in silenzio vide un grosso pesce fuori dell'acqua che guizzava sulla spiaggia e col benevolo aiuto di quei ragazzi lo catturò e, denunziando quel che era avvenuto, lo vendette per trecento spiccioli a un cuoco, di nome Cattoso, buon cristiano, per la cottura adatta a conservare. Contava di acquistare con quel denaro la lana affinché la moglie, secondo la propria abilità, eseguisse per lui qualche capo da indossare. Ma il cuoco, spaccando il pesce, trovò nello stomaco un anello d'oro e subito, mosso da compassione e intimorito da un senso religioso, lo restituì all'uomo dicendo: "Ecco come i Venti Martiri ti hanno fatto avere un vestito". Per intercessione di santo Stefano guarigione di una cieca... 8. 11. Dal vescovo Preietto veniva portata alle Acque Tibilitane una reliquia del gloriosissimo martire Stefano in mezzo a una grande folla che accompagnava e veniva incontro. In quell'occasione una cieca pregò di essere guidata al vescovo, offrì i fiori che portava, li riprese, li avvicinò agli occhi e istantaneamente vide. Nello sbalordimento dei presenti procedeva a passo di danza, percorrendo la via senza più chiedere la guida. ... del vescovo Lucillo da fistola. 8. 12. La reliquia è stata riposta nella cittadella di Siniti che è vicina alla colonia d'Ippona. Lucillo, vescovo della medesima località, la portava in processione in mezzo al popolo che precedeva e seguiva. Una fistola, che lo affliggeva da molto tempo e che attendeva l'intervento di un medico, suo grande amico, all'improvviso fu guarita nel trasporto di quel sacro peso; difatti in seguito non la riscontrò più nel suo corpo. (qui rispondo a Luca che tempo fa mi chiedeva se un sant'Agostino oggi avrebbe partecipato ad una processione, la risposta ce la da proprio lui! ^__^) Santo Stefano e la risurrezione del sacerdote Eucario... 8. 13. Eucario è un sacerdote proveniente dalla Spagna e risiede a Calama. Da tempo era afflitto da calcolosi; fu guarito mediante la reliquia del martire Stefano che il vescovo Possidio trasportò dove abitava. Il medesimo sacerdote fu colpito da un male molto grave e giaceva come morto sicché gli stavano già legando i pollici. Egli risuscitò per l'intercessione del martire suddetto quando gli fu riportata a casa, dal luogo ove era la reliquia del santo, la tunica e posta sopra il suo corpo disteso. ... e la conversione del nobile Marziale. 8. 14. V'era un uomo, uno dei principali del suo ceto, di nome Marziale, già avanzato in età e fortemente renitente alla religione cristiana. Aveva una figlia credente e il genero che si era battezzato in quell'anno. Essendosi ammalato, poiché essi con molte accorate lacrime lo supplicavano di farsi cristiano, rifiutò decisamente e con grande sdegno li respinse. Il genero decise di andare alla cappella di santo Stefano e lì pregare fino al possibile per lui, affinché il Signore gli concedesse la buona coscienza di non tardare nel credere in Cristo. Lo fece con grande lamento e pianto e sinceramente con ardente sentimento di pietà, poi nell'allontanarsi prese dall'altare una parte dei fiori che era a portata ed essendo già buio, glieli pose vicino alla testa e si dormì. Ed ecco prima dell'alba Marziale grida affinché si corra dal vescovo, che allora per caso era con me ad Ippona. Avendo udito che era assente, chiese che venissero i sacerdoti. Vennero, disse di credere e con meraviglia e gioia di tutti fu battezzato. Finché visse ebbe sulle labbra questa invocazione: "Cristo, accogli il mio spirito". Eppure non sapeva che furono queste le ultime parole di santo Stefano mentre veniva lapidato dai Giudei 38. Anche per lui furono le ultime. Poco dopo infatti spirò. Guarigione dalla gotta. 8. 15. Sempre a Calama per intercessione del martire Stefano furono guariti dalla gotta due cittadini e uno straniero: i cittadini completamente; lo straniero udì in visione che cosa doveva usare quando soffriva e appena fatto ciò, il dolore scomparve immediatamente. Santo Stefano e la risurrezione di un bimbo... 8. 16. Auduro è il nome di una tenuta, in cui v'è una chiesa e in essa la reliquia del martire Stefano. Buoi, che trainavano un carro agricolo, uscendo di carreggiata, con le ruote schiacciarono un bambino che stava giocando nell'aia ed egli immediatamente spirò spasimando. La madre, trattolo fuori, lo pose davanti alla reliquia e non soltanto tornò in vita, ma apparve del tutto incolume. ... di una monaca morta di tumore... 8. 17. Poiché una religiosa in un possedimento vicino, che si denomina Caspaliana, era affetta da un male senza speranza, una sua tunica fu portata all'altare del Santo. Prima che fosse ricondotta, la religiosa morì. I suoi genitori però coprirono il cadavere con la tunica suddetta e lei riprese a respirare e fu guarita. ... di una giovinetta... 8. 18. Presso Ippona un tale della Siria, chiamato Basso, davanti alla reliquia del martire Stefano pregava per la figlia ammalata in pericolo di vita e aveva portato con sé un vestito di lei, quando all'improvviso dalla casa accorsero i servi per avvertirlo che era morta. Però mentre egli pregava furono fermati dagli amici di lui i quali proibirono di dirglielo affinché non piangesse alla vista di tutti. Essendo tornato a casa che risuonava già dei pianti dei familiari e avendo steso la veste, che aveva fra mano, sopra la figlia, ella fu resa alla vita. ... di un giovane... 8. 19. Ancora ad Ippona il figlio di un certo Ireneo, esattore delle imposte, morì di malattia. Mentre il corpo giaceva esanime e si preparava il funerale da persone che piangevano per lo strazio, uno degli amici, fra le parole di conforto degli altri, suggerì che il corpo fosse unto con l'olio del santo martire. Si fece così e il morto tornò in vita. ... e di un bimbo. 8. 20. Sempre ad Ippona l'ex tribuno della plebe Eleusino pose sopra l'altare dei martiri, che si ha in un suo possedimento nel sobborgo, il figliolino morto in seguito ad una malattia e dopo una preghiera, che ivi rivolse con molte lacrime, lo risollevò tornato in vita. Diffusa e documentata devozione a santo Stefano a Calama... 8. 21. Che fare? Sollecita l'impegnativo intento di questa opera a non ricordare a questo punto tutti i fatti che conosco. Senza dubbio molti dei nostri, quando leggeranno queste pagine, si addoloreranno che ne abbia omessi molti che assieme a me certamente conoscono. Li prego fin d'ora di perdonare e di riflettere che sarebbe una fatica molto prolungata fare ciò che al momento l'obbligo dell'opera intrapresa mi costringe a non fare. Se infatti volessi soltanto riferire, per non parlare degli altri, i miracoli delle guarigioni che per l'intercessione di questo martire, cioè del glorioso Stefano, sono avvenuti nella colonia di Calama e nella nostra, ci sarebbe da compilare moltissimi libri. Tuttavia non potranno essere messi insieme tutti, ma soltanto quelli sui quali sono state consegnate le redazioni per essere lette nelle adunanze. Abbiamo desiderato che questo avvenisse quando abbiamo notato che segni, eguali agli antichi, della potenza di Dio sono in gran numero anche ai nostri tempi e che non debbono andare perduti per la conoscenza di molti. Non sono ancora passati due anni da quando ad Ippona Regia è stata costruita questa cappella e sebbene, e questo è per noi assolutamente certo, non siano state molte le redazioni dei fatti avvenuti per prodigio, quelle che sono state consegnate erano giunte all'incirca a settanta, quando ho scritto queste pagine. A Calama poi, in cui si è avuta la prima cappella e avvengono più spesso, superano di molto il numero. ... e a Uzali nella casa della nobile Petronia. 8. 22. Abbiamo saputo che anche a Uzali, colonia vicina a Utica, sono avvenuti molti miracoli per l'intercessione del martire Stefano e molto prima che nella nostra città fosse stata dal vescovo Evodio organizzata la devozione per lui. Però in essa l'uso di consegnare le redazioni non v'è o meglio non v'è mai stato, poiché probabilmente ora ha già avuto inizio. Quando poco tempo addietro sono stato là, esortai, per desiderio del vescovo stesso, la nobildonna Petronia, guarita miracolosamente da una grave, prolungata infermità, per la quale erano stati insufficienti tutti i ritrovati dei medici, a compilare la redazione da leggere al popolo. Ed ella eseguì con solerte obbedienza. In essa inserì un episodio che non posso passare sotto silenzio, sebbene sia incalzato a volgermi in fretta a quegli argomenti che svolgono questa opera. Scrisse che da un giudeo era stata convinta ad introdurre un anello in un cordone di capelli intrecciati da avvincere sotto le vesti, al nudo. L'anello doveva avere sotto la gemma una pietra trovata nei reni di un bue. Fasciata da quell'aggeggio, quasi fosse un medicamento, s'incamminava verso la chiesa del santo martire. Ma partita da Cartagine, pernottò in un suo possedimento posto sulla sponda del fiume Bagrada. Alzatasi per continuare il viaggio, vide quell'anello caduto davanti ai suoi piedi e meravigliata tentò di sciogliere la cintura di capelli, in cui era stato inserito. Avendola trovata legata con nodi solidissimi, pensò che l'anello si fosse spezzato e scivolato via. Essendo stato trovato anch'esso intatto, suppose di aver ricevuto da un così grande miracolo in certo senso la garanzia della futura guarigione e, sciogliendo quella fasciatura, la gettò nel fiume assieme all'anello. Non credono a questo fatto coloro i quali non credono che anche il Signore Gesù è stato messo al mondo attraverso l'utero intatto della vergine Madre e che è entrato a porte chiuse nel luogo dov'erano i discepoli. Però su questo miracolo s'informino direttamente e, se accerteranno che è vero, credano anche a quelli. Petronia è una donna illustre, nata da nobili, sposata con un nobile, vive a Cartagine; una città importante, una personalità importante non permettono che il fatto rimanga celato a coloro che se ne informano. Evidentemente il martire, per la cui intercessione è stata guarita, credette nel Figlio di colei che rimase vergine, credette in colui che entrò a porte chiuse nel luogo dov'erano i discepoli; infine, e proprio per questo vengono da noi espressi questi concetti, credette in colui che salì al cielo con la carne con cui era risorto. Quindi per la sua intercessione avvengono così grandi miracoli perché per questa fede ha dato la propria vita. Avvengono dunque anche ai nostri tempi molti miracoli operati sempre da Dio per la mediazione di chi vuole e come vuole ed Egli ha operato anche quelli che conosciamo dalla Scrittura. Questi però non sono noti allo stesso modo e non sono pigiati come ghiaia della memoria da una frequente lettura affinché non sfuggano al pensiero. Infatti dove si ha l'attenzione, che attualmente ha cominciato a manifestarsi anche dalle nostre parti, di leggere al popolo le redazioni di coloro che ottengono guarigioni, i presenti ascoltano una sola volta e molti non sono presenti. Quindi anche quelli che furono presenti dopo alcuni giorni non ricordano quel che hanno udito e difficilmente si trova qualcuno di essi che riferisca ciò che ha udito a chi sa che non era presente. |