00 11/10/2009 22:23
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Da: Soprannome MSNSoloGesùSalvaInviato: 24/11/2003 10.44
Pace a tutti da Michele.
Dal mio gruppo di Cristiani Evangelici, inserisco una bella meditazione nostra su Maria, spero di dare un aiuto al dialogo in atto, per la verifica del testo, potete cliccare da qui su questa scritta Non hanno più vino
 che il Signore ci benedica

Non hanno più vino

Giovanni 2:1-12

Nel mondo cristiano è noto a tutti che Gesù iniziò a manifestare la Sua onnipotenza col primo miracolo alle nozze di Cana. Notare la presenza di Maria Sua madre in quella casa, ci fa supporre che poteva esserci qualche affinità di parentela tra lei e gli sposi, tantoché la vediamo come una coordinatrice nel servire gli invitati. È notorio che c’era l’usanza che nei banchetti fossero le donne a servire i commensali. Siccome la festa delle nozze durava alcuni giorni e si alternavano le visite, proprio quando fu invitato Gesù con i Suoi discepoli Maria si accorse che era finito il vino, così lei prese l’iniziativa di notificare il problema a Gesù stesso: "Non hanno più vino". È logico che quando ci rivolgiamo a qualcuno per avere la soluzione a qualche nostro problema bisogna prima sapere se questa persona potrà fare qualcosa per noi. Maria sapeva chi era Gesù, oltre che essere suo figlio naturale. Prima di tutto sapeva che la Sua nascita fu opera dello Spirito Santo, poi serbava nel suo cuore la testimonianza dei pastori: "E tutti coloro che li udivano si meravigliavano delle cose che erano loro dette dai pastori" (Luca 2:18-19). Maria conservava in sé tutte queste cose nel suo cuore (Luca 2:31,32,34). Conservava il ricordo della visita e dell’adorazione dei magi al bambino; essi erano studiosi degli astri ed a conoscenza delle scritture che parlavano di una stella ai tempi di Balaam (Num.15:17). Ricordava anche quando Gesù, a dodici anni, si fermò con gli scribi mostrando loro la Sua sapienza nel tempio. Da allora le scritture non ci dicono più nulla della fanciullezza di Gesù. Erano passati diversi anni, durante i quali certamente Gesù, che visse in casa con i Suoi genitori terreni, fu di conforto e benedizione. Da come troviamo scritto si comprende che sentissero la Sua mancanza da quando iniziò il Suo ministerio terreno in mezzo al popolo. Lo cercavano dove Egli predicava (Matt.12:46-47). Volevano parlarGli, forse volevano chiederGli perché non si ritirava a casa. La presenza di Gesù nelle case è sempre di grande benedizione, lo fu nella casa degli sposi, di Marta e Maria, di Jairo, di Zaccheo. Maria notificò soltanto il problema: "Non hanno più vino" e nella fiduciosa attesa della soluzione consigliò ai servi di mettersi a disposizione di Gesù: "fate tutto quello che vi dirà". Oh se tutto il mondo mettesse in pratica il consiglio di Maria, cioé facesse tutto quello che Gesù ha comandato di fare per la salvezza dell’anima! Cambierebbero tutte quelle cose che le migliori organizzazioni non riescono a cambiare. Che cosa fare? Troviamo una guida "al fare" condensata nelle beatitudini (Mat.5:1-12), nella parabola del buon samaritano (Luca 10:37) quando Gesù stesso esortò il Suo interlocutore: "va’, fa’ tu il simigliante". Non c’è problema che Gesù non possa risolvere. Anche nell’Antico Testamento troviamo persone che hanno notificato un problema a Dio, un esempio lo troviamo nel comportamento del re Ezechia riportato in 2 Re 19:10-16. Anche una vedova andò da Eliseo ad esporgli il suo problema. Fece quello che l’uomo di Dio le ordinò e si verificò il miracolo dell’olio sovrabbondante. Noi abbiamo il privilegio di andare direttamente al Figliuolo di Dio per i nostri problemi. Come quegli sposi ebbero la gioia di godere del primo miracolo di Gesù nella loro casa, così Gesù vuole iniziare anche in coloro che non Lo conoscono con un "primo miracolo", quello della salvezza. Beati quelli che hanno invitato Gesù nel loro cuore che possono notificarGli qualsiasi problema sia esso fisico, economico o spirituale. Come nel caso del fanciullo lunatico, quel padre disperato potè vedere soluzione alle sofferenze del suo figliuolo solo in Gesù. Gesù stesso disse: "Venite a me voi tutti che siete travagliati e oppressi e Io vi darò riposo" (Matt. 11:28). Egli desidera meraviglare chiunque Lo voglia conoscere e si rivolga a Lui. Egli ha sempre in riserva "il buon vino", anche alla fine. E possiamo continuare a confidare in Lui perché "Gesù è lo stesso, ieri, oggi e in eterno". Possa la nostra casa essere una testi-monianza dell’opera di Gesù come quella di quegli sposi, del cieco nato, di Jairo, della cavriola, ... Per il popolo Gesù era il figlio del falegname, per noi che L’abbiamo accettato è il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, il nostro Guaritore, il nostro Consolatore, il nostro Maestro. Possiamo accostarci liberamente a Lui presentandoGli i nostri problemi; Egli ci ascolterà e interverrà al momento opportuno. A Lui sia l’onore e la gloria!

Antonio Basile


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 25/11/2003 14.12

Riprendiamo questo testo da una conferenza tenuta dal Card. Leo Suenens, una delle personalità della Chiesa più sensibili sia al dialogo ecumenico che al mistero di Maria. Le critiche dei protestanti circa la confusione di ruoli tra Maria e lo Spirito è occasione per esaminare più in profondità il loro rapporto.

del Card. LEO SUENENS
   

Nel settembre del 1970, nell'apertura di un congresso Teologico Internazionale, dissi: «Io non conoscerò altri che te, quando suonerà l'ora della riscoperta dell'unità. Io penso che i cristiani della mia generazione debbano accontentarsi, come Mosè, di scorgere solo da lontano la Terra Promessa. Ma, se leggo bene i segni Il Card. Leo Suenens.dei tempi, possiamo credere che questo ritorno di tutti i Cristiani all'unità visibile verrà presto. La stella che ha condotto i Magi a Betlemme brilla ancora nel cielo dell'ecumenismo. I pellegrini verso l'unità sono ancora in cammino, essi avanzano, ma talvolta la stella è nascosta ed essi devono controllare la strada che hanno preso e consultare la mappa. Ma tutto indica che essi non sono lontani da Betlemme».

Ed ho aggiunto: «Forse, come i Magi, anche essi tutti assieme vedranno prima la Madre che il Bambino. Sarebbe difficile immaginare la riunione dei figli disuniti nella loro casa comune senza che essi trovino la Madre in attesa sulla soglia per riceverli e per condurli al Signore».

Pronunciando queste parole allora (1971) ho come anticipato questo Congresso, che considero realmente come un segno di speranza, un simbolo, una primizia. Esso mi appare come un raggio di luce all'alba: la notte non è ancora del tutto scomparsa e la tenebra è ancora stesa su di noi, ma il raggio di luce annuncia già il brillio dell'aurora.
   

Maria Vergine al posto dello Spirito Santo?

Il secondo motivo di gioia è il tema stesso della mia conferenza: la relazione che esiste tra lo Spirito Santo e Maria. Non solo il tema è fecondo in sé, ma ancora di più, esso offre l'opportunità di chiarire, forse, alcune ambiguità che turbano il dialogo ecumenico e blocca la strada verso l'unità. Ed è proprio su questo punto che rimangono delle incomprensioni fra cristiani di differenti tradizioni.

La difficoltà di capirsi gli uni gli altri circa il posto occupato, rispettivamente, dallo Spirito Santo e da Maria è stato sottolineato in modo molto chiaro in un articolo da Elie Gibson. Ella scrive: «È possibile che, come per i Cattolici è difficile comprendere ciò che i Protestanti credono circa lo Spirito Santo, così per i Protestanti ciò che i Cattolici credono su Maria. Quando cominciai a leggere le riviste e i libri cattolici, rimasi subito sconcertata e offesa dalle caricature della nostra posizione riguardo allo Spirito Santo, più che da ogni altra cosa. Il pensiero comune dei cattolici sembrava essere che noi esaltavamo gli impulsi e le decisioni umane, attribuendole all’ispirazione della Terza Persona della Ss.ma Trinità. Questo è travisare la posizione protestante... Quando incominciai lo studio della teologia cattolica, ogni qualvolta io mi aspettavo l’esposizione della dottrina sullo Spirito Santo, vi trovavo Maria».

Fra i cristiani non cattolici non è inusuale incontrare un senso di disagio nei confronti di certe affermazioni ed espressioni riguardanti la Vergine Maria. Tali affermazioni sembrano presentare ai loro occhi un errore comune: la sostituzione dello Spirito Santo con Maria, l’attribuzione a Maria di ciò che appartiene, di fatto, allo Spirito Santo, o di ciò che gli appartiene in modo assolutamente prioritario. Si rilevano espressioni come:

  • a Gesù per Maria;

  • Maria forma Cristo in noi;

  • Maria è il legame fra noi e Gesù;

  • Maria è associata alla Redenzione;

  • Maria è la mediatrice di grazia.

Si obietta, a proposito di tali espressioni, che il ruolo dello Spirito Santo è precisamente quello di condurci a Gesù, di formare Cristo in noi, di unirci a lui, che lo Spirito Santo ha cooperato in maniera unica nella Redenzione e che se Cristo è il solo Mediatore, appartiene allo Spirito assisterci e promuovere il nostro ritorno al Padre tramite Cristo.

Tutto questo ci invita ad usare la necessaria precisione perché la gerarchia delle verità venga rispettata e che lo Spirito Santo abbia il posto prioritario che gli compete e che ci permette di situare quelle espressioni su Maria nel loro contesto, riferiti allo Spirito Santo e in connessione con lui.

Il rimprovero di "sostituzione", di offuscamento dello Spirito Santo in favore di Maria non ci può lasciare indifferenti e non possiamo sorvolarlo. È possibile incontrare la stessa reazione negativa presso diversi autori, sia protestanti che cattolici. È un fatto che, storicamente, la mariologia latina si è fortemente sviluppata, mentre la pneumatologia è stata in calo.

 

Il massimo capolavoro dello Spirito Santo

Dopo aver rilevato gli opposti punti di vista sul nostro tema, Elie Gibson continua la sua esposizione tentando di individuare la via per uscire da questo punto morto ed ella sottolinea un aspetto che merita la nostra riflessione: «Nel Protestantesimo la divina presenza dello Spirito Santo è riconosciuta dalla santità generata sia in personalità, in forme di azione o sviluppi nella vita della Chiesa. Forse i cattolici trovano tali effetti visibili in Maria più che in nessun altro? Se la vita di Maria è il primo frutto della permanente azione dello Spirito Santo nella Chiesa, in contrasto con l’attività temporanea dello Spirito del Signore nella parola profetica del l’Antico Testamento, questo può aiutare a spiegare ai Protestanti la priorità conferita a lei dalla Chiesa cattolica. Forse il disegno stesso della Chiesa rende in modo più chiaro la relazione tra lo Spirito Santo e Maria. Ma come il problema si poneva nel passato, anche ora una figura umana sembra eclissare la divina Persona».

Come abbiamo già detto, anche noi crediamo, per parte nostra, che è necessario porre l’accento sull’assoluta priorità dello Spirito Santo, dello Spirito santificatore e quindi mostrare Maria come la santificata per eccellenza, in modo incomparabile, e come l’umile donna che lo Spirito Santo ha adombrato in modo ineguagliabilmente profondo.

Per essere vista come ella realmente è, Maria deve apparire a noi come una creatura reale privilegiata dallo Spirito Santo, come il suo più eminente successo, sempre come il risultato dell’azione dello Spirito Santo, sempre sotto la sua ispirazione e in dipendenza da lui. E’ in questa prospettiva che noi vogliamo riflettere su di lei per poterla situare meglio in rapporto allo Spirito Santo e per situare meglio noi stessi nella nostra propria adesione allo Spirito Santo, conformemente al suo esempio e in comunione spirituale con lei.

Il roveto che arde e non si consuma

Consideriamo, prima di tutto, il fondamentale rapporto fra lo Spirito Santo e Maria, così come si trova nel cuore stesso del mistero dell’Incarnazione.

La Sacra Scrittura ci riferisce di come, quando Mosé salì sul monte Oreb, egli vide l’angelo del Signore sotto forma di fiamme che si sprigionavano gagliarde da un roveto. Guardando il fenomeno, egli si avvide che, benché il roveto ardesse, esso non si consumava; come egli volle avvicinarsi per esaminare meglio tale fenomeno, Dio lo chiamò di mezzo al roveto e gli comandò: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!» (Es 3,5).

La tradizione ha paragonato Maria a quel roveto, il quale, benché bruciasse, non si consumava. Essendo divenuta madre senza cessare di essere vergine, essa porta in sé tale fiamma di fuoco, che è il Dio vivente; la presenza dello Spirito in Maria l’ha resa, proprio così, un santuario vivente, una terra santa, da non poter essere accostata se non con infinito rispetto e dopo esserci liberati da idee che sono troppo umane.

L’Angelo Gabriele le dice che la divina presenza stava per farsi presente, proprio così, nel suo grembo verginale e che la stava trasformando in un vivente "Santo dei Santi".

Nell’ora dell’Annunciazione, nel preludio alla Incarnazione e all’unica mediazione di Cristo, ella è l’elemento di unione fra il cielo e la terra. Si potrebbe dire che lo Spirito Santo è l’amore di Dio che viene a noi, nella sua forma massima, come il Messaggero del Padre e del Figlio. Maria è l’amore umano più puro mai espresso in una creatura, che sia puramente creatura, e che sia stato suscitato dallo Spirito nell’incontro con essa.

Dal momento che noi vediamo lo Spirito Santo discendere su di lei, è necessario comprendere come lo Spirito Santo è all’opera nel profondo del cuore di Maria. Il suo "fiat" sorge dal profondo della sua libertà, ma questa supremamente libera risposta è essa stessa opera della grazia divina. La libera ed attiva co-operazione di Maria è interamente nutrita e guidata dall’Amore che produce in lei "il volere e l’operare". Ella rimane totalmente recettiva rispetto all’azione di Dio nell’impulso del suo libero consenziente volere. Non è lei che prende l’iniziativa: è Dio che la solleva fino a sé, è Dio che le dà l’inaudita grazia del completo dono di se stessa.

E’ certamente per la sua gloria che Dio chiama una creatura al suo servizio e dargli prender parte della sua traboccante generosità, che Dio nella sua assoluta indipendenza può consentire di essere dipendente. E’ questo un sovvertimento di valori? E’ inconcepibile che Dio, per mezzo dell’arcangelo Gabriele, richieda il consenso di Maria? E’ disdicevole per lui richiedere il di lei consenso? Non è piuttosto un esempio di ineguagliabile delicatezza? Mai una creature ha ricevuto una più decisamente magnifica o trionfale grazia che Maria; e mai libertà umana è rimasta più inviolata. L’angelo si è inchinato davanti a Maria in segno del rispetto di Dio per lei e tutto il suo essere è stato in trepida venerazione per Dio. Quel "fiat", capolavoro di divina grazia e di umana libertà, un mistero di grazia preveniente che ha fatto sottomettere Maria al volere di Dio, è, per ragioni che non saranno mai eguagliate, «il più altro trasporto di un amore libero da ogni condizionamento».

Nel mondo protestante
l’azione materna
e confortatrice di Maria
viene attribuita spesso
alla Parola di Dio.

Una Madre in attesa sulla soglia di casa

Perché i nostri fratelli cristiani così spesso persistono nel pensare a lei come ad una ostacolo? Più un’anima appartiene a Dio, più strettamente è unita a Dio. Le nostre riserve e la nostra diffidenza nell’amare pienamente Maria per paura di mostrare non sufficiente riverenza a nostro Signore è prova della nostra fondamentale non comprensione di chi ella sia. «E’ compito della Beata Vergine condurre noi in modo sicuro verso Cristo, come il compito di Gesù è quello di condurci in modo sicuro verso il Padre», ha scritto S. Luigi M. da Montfort.

Qui siamo al cuore del mistero di Dio; essa perfeziona tutti i nostri ristretti pensieri, i nostri timidi calcoli e distrugge le nostre artificiose divisioni e compartimenti; entriamo in un mondo di mutua sincerità di assoluto disinteresse e di luminosa comunione. In proporzione che cresce la nostra unione con Maria, non solo ella porrà nei nostri cuori le disposizioni che ella ha preso da Gesù, ma ella ci darà il suo stesso cuore con il quale amare lui. Questo è il suo unico pensiero e il suo proposito. Dare Gesù ad ogni anima e a tutto il mondo è sempre l’unica ambizione di questa incomparabile madre . Uniamoci a lei: il suo amore senza limiti per Gesù diverrà il nostro Noi conseguiremo una trasformazione dell’anima, una identificazione con Cristo, che ci farà pensare, sentire, agire e volere come lui. Allora, e solo allora, il compito di Maria sarà completato, quando lei potrà dire (con più ragione che lo stesso S. Paolo): «Figli miei, che io di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi» (Gal 4,19). Questo "parto" non sarà altro che la nostra nascita nel paradiso.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/01/2004 19.50

Lettera del Papa alle Famiglie Monfortane sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore


In occasione del 160° anniversario della pubblicazione del "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" di san Luigi Maria Grignion de Montfort (anche Terziario Domenicano), il Santo Padre, in data 8 dicembre 2003, Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ha diretto alle Famiglie monfortane una Lettera sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore. "San Luigi Maria Grignion de Montfort - scrive tra l'altro Giovanni Paolo II - compose il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" agli inizi del 1700, ma il manoscritto rimase praticamente sconosciuto per oltre un secolo. Quando finalmente, quasi per caso, nel 1842 fu scoperto e nel 1843 pubblicato, ebbe un immediato successo, rivelandosi un'opera di straordinaria efficacia nella diffusione della "vera devozione" alla Vergine Santissima. Io stesso, negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo libro". "Com'è noto - aggiunge - nel mio stemma episcopale, il motto "Totus tuus" è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort. Queste due parole esprimono l'appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria:  "Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt", scrive san Luigi Maria; e traduce:  "Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre"". "La devozione alla Santa Vergine - sottolinea ancora il Papa - è un mezzo privilegiato "per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente". Questo centrale desiderio di "amare  teneramente" viene  subito  dilatato  in  un'ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di partecipare all'indicibile comunione d'amore che esiste tra Lui e sua Madre".


(©L'Osservatore Romano - 14 Gennaio 2004)

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/02/2004 14.48

ACCANTO ALLA MADRE
Al Convegno internazionale di mariologia il vescovo Flack ha spiegato il senso del documento dell’Arcic atteso per Maggio

Maria avvicina cattolici e anglicani

Da Roma Laura Badaracchi

È atteso per il mese di maggio un documento comune di cattolici e anglicani sulla figura di Maria. Il testo, frutto dei lavori dell'Arcic (la commissione mista incaricata del dialogo teologico tra le due confessioni), affronta in chiave ecumenica anche i dogmi dell'Assunzione e dell'Immacolata Concezione. Ad annunciarlo è stato il vescovo anglicano John Flack, rappresentante di Canterbury presso la Santa Sede e coordinatore delle 22 congregazioni anglicane presenti in Italia, nel corso del XIV Colloquio internazionale di mariologia, sul tema «L'Immacolata Madre di Dio nel Seicento», che si è concluso sabato a Roma, in una sede molto significativa. Infatti «da tre secoli nella chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli ogni sabato si prega per i fratelli della comunione anglicana», ricorda il parroco, padre Davide Carbonaro, dei Chierici regolari della Madre di Dio.

E anche i lavori del convegno sono stati segnati dalla preghiera ecumenica, animata dalla Comunità di Taizè.
«La mia preghiera è di riuscire a riguadagnare Maria come modello della nostra unità piuttosto che della nostra divisione», ha affermato il responsabile del Centro Anglicano, anticipando il tema del documento: «Maria e il suo ruolo nel disegno della salvezza». «Credo che anglicani e cattolici abbiano raggiunto un'idea comune su come esprimere le due dottrine mariane dell'Assunzione e dell'Immacolata Concezione, in modo che possano essere accettate da entrambe le nostre Chiese. Se saremo tutti capaci di approvare questo testo, faremo un lungo passo verso quell'unità che tutti desideriamo, e perciò attendiamo la pubblicazione di questo documento con interesse», ha dichiarato Flack.

Per il vescovo anglicano la dottrina dell'Immacolata Concezione «in sé non rappresenta un ostacolo all'unità dei cristiani. Viene già creduta ed accettata da alcuni anglicani. Diverrebbe una barriera se gli anglicani fossero costretti ad accettarla come motivo essenziale di fede», mentre viene accolta quale « espressione di devozione».

Ma gli ostacoli non mancano: se la teologia anglicana considera la dottrina dell'Immacolata Concezione come «non necessaria» piuttosto che come «errata», è molto diverso l'approccio all'insegnamento della fede rispetto alla Chiesa cattolica. Infatti l'insegnamento anglicano dichiara di essere «biblico» e non ravvisa nella Scrittura i fondamenti per questa dottrina. Flack ha concluso che allo stato attuale del dialogo ecumenico «è improbabile che essa divenga parte dell'insegnamento ufficiale della nostra Chiesa».
Nel calendario anglicano Maria viene commemorata tre volte: il 25 marzo (Annunciazione), il 15 agosto (Assunzione) e l'8 settembre (Natività).

Tuttavia alcune Chiese «mantengono anche la festa della sua concezione, i primi di dicembre», ha ricordato Flack, evidenziando che nell'ultimo secolo si è verificato «un ritorno d'interesse verso la Vergine nella vita della Chiesa anglicana», fino alla riapertura dei luoghi di pellegrinaggio in onore di Maria. Però non si tratta di un fenomeno generalizzato: la maggioranza dei laici anglicani - ha osservato il vescovo - sono piuttosto «riservati» rispetto alla devozione a Maria. Un atteggiamento da far risalire agli avvenimenti della Riforma, quando la Vergine rappresentò «un punto focale di divisione tra i cristiani protestanti e cattolici». Allora l'eccessiva devozione a Maria in alcune culture cattoliche provocò «una reazione nei suoi confronti nelle culture protestanti come la Gran Bretagna. Ma quest'atteggiamento sta cambiando - ha concluso con ottimismo - e a Maria viene gradualmente restituito il posto di diritto nella comprensione cristiana all'interno della tradizione anglicana».

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/04/2004 22.41
Un grazie a: www.avvenire.it
Amici questa che segue è veramente una grande notizia....dei protestanti Evangelici, stanno partecipando ad un Convegno MARIANO insieme a Cattolici ed Ortodossi....NEL SANTUARIO MARIANO DI TINDARI.....preghiamo affinchè lo Spirito conceda di comprendere.......

CONVEGNO
Teologi e studiosi a confronto nel santuario siciliano su «Maria e la cultura del nostro tempo»

Tindari, volto materno dell’ecumenismo

L'ortodosso Popescu: per noi è soprattutto «Teotokos». Elena Ribet, Chiesa battista: «Una sorella nella fede»

Da Tindari (Messina) Maria Gabriella Leonardi

C'è una Madonna bruna a Tindari che da secoli unisce le due sponde del Mediterraneo. Un'immagine giunta in Sicilia dall'Oriente e dinanzi alla quale, all'interno dello splendido santuario che la ospita, per tre giorni, si svolge il XIV Colloquio interdisciplinare di mariologia sul tema Maria e la cultura del nostro tempo. Due le coincidenze da cui sgorga la riflessione: i 25 anni dalla dedicazione del tempio in onore alla Madonna nigra sed formosa e i 30 dall'esortazione di Paolo VI Marialis cultus. Numerosi docenti, sacerdoti e laici a Tindari ne stanno approfondendo da ieri sino a domani i vari aspetti. «La Marialis cultus introduce un nuovo modo di pregare che nasce dalla valorizzazione della dottrina patristica su Maria e dall'esigenza culturale di una preghiera più interiorizzata - spiega monsignor Giovanni Orlando vicario della diocesi di Patti - indicazione preziosa ma che stenterà ad entrare nella prassi liturgica. La Marialis cultus si propone un rinnovamento del culto mariano, che giunga a rivedere e migliorare le forme tradizionali».
Ma quali sono le aspettative di questo colloquio? Lo mette in luce ancora monsignor Orlando: «Innanzitutto ci preme compiere una rilettura della Marialis cultus nella sua genesi e nella sua ricezione e in modo speciale nei suoi contenuti. Tale lettura abbiamo voluto che non fosse limitata all'occidente o ai cattolici, ma che si realizzasse da un orizzonte più vasto e più ecumenico. In secondo luogo è intenzione del Colloquio attirare l'attenzione sulla necessaria inculturazione nel nostro tempo della figura di Maria e del suo culto».
«La Marialis cultus porta il sigillo di un Papa profandamente mariano», ha affermato nel suo intervento il professore Jean Pierre Sieme Lasoul docente al Marianum e sottolineando una frase di Paolo VI: «Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani». Dumitru Popescu che invece ha riletto l'esortazione di Paolo VI con lo sgu ardo dell'ortodosso. «Teotokos è l'appellativo più frequente nel culto ortodosso di Maria, Per molti la verginità della madre di Dio è inaccettabile ma possiamo dire che il corpo di Cristo ha attraversto il corpo di Maria come la luce attraversa il vetro»
Dal canto suo Elena Ribet, della Chiesa Battista di Torino ha spiegato che «la Riforma ha lasciato cadere tutta la mariologia e il culto connesso come non giustificato dalla Scrittura». Conseguenze? Nel protestantesimo manca la figura biblica di Maria che «potrebbe però essere recuperata come sorella di fede». Il primo giorno si è concluso con una corale preghiera ecumenica. Oggi sarà la volta ai altre relazioni: "Maria risposta alle attese della cultura contemporanea" (professor Datolo); "Maria e la persona umana oggi: libertà e relazionalità" (professor Trenti); "Maria donna eucaristica modello della Chiesa che celebra i divini misteri" (padre De Fiores); "La donna del nostro tempo si confronta con Maria di Nazaret" (professoressa Siviglia). Domenica la conclusione con gli interventi dei professori Cervera e Calabuig.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 27/04/2004 22.42
Leggiamo nella Lumen Gentium al cap. VIII (Documento Conciliare Vaticano II)

52. Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, “ quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adottivi” (Gal 4,4-5), “ Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine ”. Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli, aderendo a Cristo capo e in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria “innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo ”

Maria e la Chiesa

53. Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “ veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra ”. Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.

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Un grazie al sito: www.sulrosario.org