00 12/10/2009 17:23
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/03/2003 14.48

Da un discorso alla Sacra Rota del Papa Giovanni Paolo II:

3. La Chiesa, dal canto suo e nell’ambito delle sue competenze, ha cercato sempre di tutelare la famiglia anche con un’appropriata legislazione, oltre a favorirla e ad aiutarla con varie iniziative pastorali. Ho già citato il recente Sinodo dei Vescovi. Ma è ben noto come, fin dagli inizi del suo magistero, la Chiesa, confortata dalla parola del Vangelo, abbia sempre insegnato e ribadito esplicitamente il precetto di Gesù sull’unità e indissolubilità del matrimonio, senza del quale non si può mai avere una famiglia sicura, sana e vera cellula vitale della società. Contro la prassi greco-romana e giudaica, che facilitava assai il divorzio, già l’apostolo Paolo dichiarava: «agli sposi poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito (...) e il marito non ripudi la moglie». Seguì la predicazione dei Padri, i quali, di fronte al dilagare dei divorzi, affermavano con insistenza che il matrimonio, per volontà divina, è indissolubile

Il rispetto, dunque, delle leggi volute da Dio per l’incontro tra l’uomo e la donna e per il perdurare della loro unione, fu l’elemento nuovo che il Cristianesimo introdusse nell’istituto matrimoniale. Il matrimonio dirà poi il Vaticano II in quanto «intima comunità di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilito dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale. E così, è dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono, che nasce, anche davanti alla società, l’istituto (del matrimonio) che ha stabilita per ordinamento divino». 

Questa dottrina guidò subito la pastorale, la condotta dei coniugi cristiani, l’etica matrimoniale e la disciplina giuridica. E l’azione catechetico-pastorale della Chiesa, suffragata e avvalorata dalla testimonianza delle famiglie cristiane, introdusse modificazioni persino nella legislazione romana, che con Giustiniano non ammetteva più il divorzio sine causa e andava accogliendo gradatamente l’istituto matrimoniale cristiano. Fu una grande conquista per la società, poiché la Chiesa, avendo ridato dignità alla donna e alle nozze, mediante la famiglia, contribuì a salvare il meglio della cultura greco-romana. 

24 gennaio 1981

.......

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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 17/03/2003 14.51
Scusa Tea, ma perchè non hai risposto alla mia domanda?
Immaginiamo allora che il matrimonio è stato consumato, è nato un bel bimbo...nessuno ha forzato l'altro a sposarsi.
Semplicemente i due si amavano con tutto il cuore, poi come accade spesso oggi, l'amore è svanito come la neve al sole...
Il poveretto abbandonato è condannato per tutta la vita a non poter avere un'altra moglie per una separazione che non è stata voluta da lui?
per favore evitiamo i giri di parole e diciamo le cose come stanno.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/03/2003 15.07
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA
 
Sacra Rota
Tribunale della Curia romana detta originariamente Audentia sacri palatii (secolo XII). Il nome Rota, che compare per la prima volta nel 1337, secondo alcuni, pare sia dovuto al fatto che i rotoli delle cause venivano posti su un sostegno girevole; secondo i più, potrebbe derivare dal fatto che gli uditori sedevano in cerchio; secondo altri ancora, dal fatto che le cause venivano giudicate a turno. Oggi la S.R. è un tribunale collegiale che giudica per turni di tre uditori o videntibus omnibus; il più anziano di questi è presidente e normalmente ponente e anche eventualmente istruttore della causa. Di norma è tribunale di appello e giudica in seconda istanza le cause definite in primo grado dai tribunali ordinari e deferite alla Santa Sede per legittimo appello; in terza istanza quelle già  trattate in appello dalla stessa S.R., da altro tribunale ecclesiastico e dal tribunale ecclesiastico della Città  del Vaticano. Però, secondo il Codice di Diritto canonico (can. 1405, par. 3), giudica anche in prima istanza i vescovi (salvo il prescritto del can. 1419, par. 2), gli abati e i superiori generali di istituti religiosi e di diritto pontificio. Giudica in prima istanza anche quelle cause che il romano pontefice avoca a sè e poi affida a essa (CIC, can. 1444, par. 2).

Ebbe origine dalla Cancelleria Apostolica, nella quale dopo il Cancelliere (poi Vice-Cancelliere) venivano l'auditor contradictorum ed i cappellani. A questi, prima caso per caso e poi stabilmente, era affidata l'istruzione delle cause (auditores causarum curiae domini papae); ma Innocenzo III diede loro anche il potere di pronunziare la sentenza. Con Innocenzo IV e il primo Concilio di Lione i cappellani formarono un tribunale stabile; Giovanni XXII assegnò ad esso una sede particolare e nel 1331 con la Cost. Ratio iuris lo disciplinò con uno speciale regolamento.

Sisto IV (1472) fissò a 12 il numero dei Cappellani Uditori. Benedetto XIV determinò definitivamente la competenza del tribunale con la Cost. Iustitiae et pacis nel 1747.

L'elezione degli uditori fu sempre riservata al Papa; ma fu concesso anche ad alcune Nazioni il diritto di nominare qualche uditore; così due ne nominò la Spagna, uno la Germania e uno la Francia. Dovevano essere doctores iuris famosi oltre che distinti per prudenza e integrità di vita.

Da Gregorio XVI (1834) la Rota fu anche tribunale di appello per lo Stato Pontificio, mentre le cause pertinenti il foro ecclesiastico, di preferenza venivano decise dalle Congregazioni.

Nel 1870 l'attività della Rota Romana quasi cessò; ma San Pio X con la Cost. Sapienti Consilio (29 giu. 1908) la ricostituì. Furono pubblicate la Lex propria S. R. Rotae et Signaturae Apostolicae (1908) e le Regulae servandae apud S. R. Rotae Tribunal (1910), rinnovate poi dalle Normae S. R. Rotae Tribunalis (1 sett. 1934). Le Norme vigenti sono state approvate e promulgate da Giovanni Paolo II il 7 febb. 1994, ed in vigore dal 1 ott. 1994. La Rota giudica per turni di tre uditori o videntibus omnibus. Essenzialmente è Tribunale di appello (can. 1444, § 1, 2) e giudica: a) in seconda istanza, le cause definite dai Tribunali ordinari di primo grado e deferite alla Santa Sede per legittimo appello; b) in terza ed ulteriore istanza, le cause trattate già in appello dalla stessa Rota o da altro Tribunale ecclesiastico d'appello. E' anche Tribunale d'appello per il Tribunale Ecclesiastico della Città del Vaticano (Motu Proprio Quo civium del 21 nov. 1987, art. 7). Giudica però anche in prima istanza le cause espressamente ad essa riservate a tenore del can. 1405 § 3 e quelle che vengono ad essa affidate da parte del Sommo Pontefice a norma del can. 1444 § 3 o avocate dal Decano della Rota ROmana a norma dell'art. 52 delle Norme del Medesimo Tribunale.

STUDIO ROTALE

Lo «Studio» esistente presso la Rota Romana ha per scopo la formazione degli Avvocati Rotali e dei futuri Giudici, Promotori di Giustizia e Difensori del Vincolo nel foro ecclesiastico. Lo «Studio» è sotto la direzione del Decano. L'intero corso, necessario per il conseguimento del titolo di Avvocato Rotale, consta di tre anni. (Decreto Nihil antiquius dell'8 giu. 1945, A.A.S., vol. XXXVII, pp. 193 ss.).


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/03/2003 15.23
Scusami Stefano...quando vuoi una risposta con il "si o un no".....chiedilo..........ma alcune risposte hanno bisogno di SPIEGAZIONI.........
La tua domanda partiva da queste parole di Gesù:
"Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio"
.....
quindi, secondo te...significherebbe che se commettesse adulterio l'uomo potrebbe risposarsi.......ok...allora io ti ho già risposto:
L'UOMO NON SEPARI CIO' CHE DIO HA UNITO!.......
....
ma se prendiamo lo stesso Paolo......SUGGERISCE UNA NUOVA CONDOTTA DI VITA...... "MEGLIO NON RISPOSARSI"......
ma tu dici:
Immaginiamo allora che il matrimonio è stato consumato, è nato un bel bimbo...nessuno ha forzato l'altro a sposarsi.
Semplicemente i due si amavano con tutto il cuore, poi come accade spesso oggi, l'amore è svanito come la neve al sole.........
Ma dico di chi stiamo parlando?? di carta straccia  DA BUTTARE VIA?? allora poichè oggi è di moda mettese le corna...che famo....divorziamo tutti quanti e sfasciamo le famiglie??
Stefano.....il matrimonio con Gesù prende un NUOVA VISIONE......e SIMBOLEGGIA L'UNITA' DELLA CHIESA CON CRISTO E IN CRISTO E PER CRISTO.....e così come GESU' NON RIPUDIA LA SUA CHIESA....IDEM DEVONO FARE I CONIUGI.......la Famiglia è, con il N.T. la visione dell'unione sponsale di Cristo con la Chiesa....o almeno DOVREBBE.....
ESISTE IL PERDONO....lo sapevi Stefano? Due coniugi che si sono sposati per AMORE...DEVONO IMPARARE A PERDONARSI COME CRISTO HA PERDONATO......"E I DUE DIVERRANO UNA COSA SOLA".......C'è SCRITTO ANCHE QUESTO.......è questa la rivoluzione portata dal Cristo....e non le mode.....soltanto perchè oggi le corna sono più facili? ma chi l'ha detto?? ma hai idea in passato che cosa doveva subire la donna?
Lo sai tu che una donna veniva ripudiata se non faceva FIGLI MASCHI?? poi nel 1900 si è scoperto che è l'uomo a determinare IL SESSO DEL NASCITURO......ma nessuno ha chiesto perdono alle donne, solo il Papa ha avuto questa delicatezza......
Allora fanno bene certi cinquantenni BAVOSI....che perchè vedono invecchiare la moglie, cominciano a metterle le corna con donne più giovani?? Lo sapevi tu che l'uomo comincia diventare interessante fisicamente dopo superati i quaranta cinque anni, mentre la donna perde, ovviamente, la sua giovinezza? e che facciamo giustifichiamo così le corna che si deve portare??
Ma dico siamo bestie in cerca di soddisfazioni sessuali o siamo PERSONE che possono autogestirsi??
o....per dirla alla Totò......siamo uomini o caporali??......
Ciao C.

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Da: Soprannome MSNlizzie9821EInviato: 17/03/2003 16.18
è un discorso difficile.... difficile per noi poveri peccatori!
tutt'oggi il matrimonio viene spezzato anche solo dopo un anno.
eppure i matrimoni di una volta duravano fino alla morte ed erano molto rare le separazioni, quindi non è poi così impossibile...
E' impegno serio verso una persona, non è soltanto amore...
quindi una persona che lascia la moglie o il marito per qualcun'altro, oltre a non essere affatto innamorato, non è nemmeno una persona matura e capace di un impegno. Del resto per sapere amare davvero è necessario essere maturi!
L'amore che sta alla base di un rapporto può essere + o - profondo a seconda di come la persona è in grado d'amare. E amore non è certamente quella forte emozione che si prova quando si ha davanti una persona che piace!
quindi l'amore che svanisce come la neve al sole non merita nemmeno di essere definito tale!!
Ma non è solo questo. Come dicevo prima è anche impegno. Perchè un problema + reale non è tanto che l'amore svanisca, ma che le due persone possano cambiare...
ma amare è proprio questo! amare anche ciò che non ci piace, sennò che merito ne avremmo?
Se ci si sposasse da persone mature e quindi con un amore profondo niente potrebbe spezzarlo, tanto meno ci sarebbero cornette a destra o a manca! e il problema del divorzio non esisterebbe! Conoscere quindi a fondo l'altro e sapere se è davvero pronto ad un grande passo quale è il matrimonio!
Perciò ha perfettamente ragione Caterina! tutto ruota attorno alla PERSONALE RESPONSABILITA' e aggiungerei anche MATURITA'! e la Chiesa fa bene a "punire", punire come nel senso di raddrizzare una pianta che si sta storcendo!
Lizzie

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 17/03/2003 17.36
A tutto il Gruppo,            La pace di Cristo!
Msn continua a fare problemi. Avrei voluto partecipare a questo forum l'altro ieri, quando c'erano ancora due soli messaggi, ma forse è meglio così, pechè ho potuto assistere all'andamento della discussione.
Cosa ho osservato?
1) StefanoS mi sembra l'unico che abbia saputo guardale la situazione con gli occhi di Gesù, cioè con gli occhi della com-passione, di colui che soffre con chi soffre e non semplicemente giudica attraverso i principi che come tali non guardano in faccia le sofferenze di nessuno, perchè la legge deve essere uguale per tutti!!!! (ma il cristianesimo è Legge o Spirito?)
Mi viene subito in mente l'invettiva di Gesù hai farisei sul problema dell'aiutare i propri genitori ed il dono offerto al tempio: i farisei dicevano che se la proprietà era donata al tempio una persona era scusata se poi non aveva niente da offrire per aiutare i genitori a sostenersi...
Se un matrimonio è sacro nulla si può per soccorrere chi si è trovato ad incappare in una situazione non voluta (come quella di cui parla StefanoS)
Io rispondo con le parole di Gesù: "Avete annullato la Parola di Dio con le vostre Tradizioni!"
2) Si parla di Sacra rota, di vincolo, di legame, ma si dimentica che la parte giuridica è la parte "naturale" dell'istituto matrimoniale e dovrebbe interessare la chiesa solo marginalmente (come è stato per i primi undici secoli della sua storia).
Ciò che dovrebbe essere centrale nella chiesa è la natura si sacramento che il matrimonio cristiano ha e cioè di impegno che i due sposi fanno di essere rivelazione del misero di unità tra Cristo e la Sua chiesa che si ha in tutta la loro relazione (oltre l'atto unitivo in sè).
Se la chiesa sapesse distinguere le due cose come fece nel primo millennio... come cambierebbe la situazione!
3) Si cita l'attuale magistero, in cui si dice di riferirsi ai santi Padri. Ma, pur essendo tutti convinti dell'indissolubilità del matrimonio, non tutti i Padri erano d'accordo sull'esclusione dei risposati dalla comunione eucaristica.
Piccola nota storica: nel concilio di Nicea si faceva riferimento ad una setta che rifiutava la santa comunione ai risposati. Proprio lì, in uno dei canoni si afferma (a proposito, il canone lo volle proprio la chiesa di Roma) che se essi volevano accedere di nuovo all'unità con la Grande Chiesa, i loro chierici potevano restare chierici ma giurare di non rifiutare la comunione ai risposati! Sbalorditivo? Per tutti i primi secoli la chiesa di roma era il baluardo contro i rigoristi (si veda la polemica con Novaziano); è con il 1600 e la nascita dei giuristi e il grande successo dei canonisti che si impose l'attuale istituto rotale per i matrimoni, che di certo non è il massimo.
4) Sarebbe riduttivo pensare che il peccato dei risposati consista nelle "unioni sessuali" presenti nella nuova relazione. Il problema è che sussiste una relazione amorosa, una condivisione di vita e sentimenti e affetti che non è quella che mi ero impegnato a vivere come segno del Mistero di Cristo e della Chiesa.
E' dunque la situazione il peccato, e non solo i singoli rapporti sessuali. Dunque è la relazione ad aver bisogno di perdono e assoluzione, è la nuova relazione l'adulterio!
5) Nota dottrinale: non è vero che i risposati non possono accostarsi al perdono sacramentale; possono farlo, come un qualunque cristiano, possono anche ricevere utili consigli, crescere e riparare agli "altri peccati" commessi. Ciò che non possono ricevere è un'assoluzione generale.
Ma nel Benedizionale Romano ci sono molte benedizioni che si possono fare sulle persone e con le quali si invoca la misericordia di Dio.
6) Quando il Concilio di Trento definì l'indissolubilità usò parole diverse rispetto a tutti gli altri anatemi, e qeusto perchè sapeva che nella pratica orientale esisteva una diversa discipilina riguardo al matrimonio, ritenuta valida; infatti era in vita anche durante la piena unità tra oriente ed occidente e nessun Vescovo di Roma ebbe mai a dire niente sull'illeicità di tale tradizione.
Cioè, pur ritenendo il matrimonio indissolubile, un vescovo orientale poteva prendere atto del suo fallimento e riammettere alla comunione eucaristica la nuova coppia dopo un lungo periodo di catechesi e penitenza, alla fine del quale si assolvevano le persone ed erano riammesse alla piena comunione eucaristica.
Una prassi che, pur salvando il principio, comprende la limitatezza e peccabilità dell'uomo.
Piccolo pensiero: se Roma guardasse a TUTTA la tradizione della Chiesa e non citasse solo i Padri che gli fanno comodo, e guardasse al suo passato (a come combattè con forza Novaziano e tutti i rigoristi presenti in Occidente), non si farebbe forse un servizio maggiore alla Verità?
E' arrivato il momento di cambiare, di trovare nuove strade. Ed il bello è che per farlo la chiesa non deve innovare, seguendo il modo di sentire del mondo, opure arrendersi ad un certo pensiero divorzista presente anche in molte comunità protestanti, ma tornare alle sue genuine fonti. Al pensiero dei Santi padri, alla tradizione bizantina, a quella delle comunità giovannee dell'asia minore, alla comunità cristiana di Gerusalemme.
Probabilmente mi si darà dell'eretico, o almeno dell'eterodosso, ma se non si guardassero solo gli attuali documenti di Roma ed il pensiero tutto personale di Ratzinger (che contro ogni norma è al suo posto dall'81 mentre il codice di diritto canonico prevede cariche di sette anni per i Prefetti di Congregazione), ma ci si sforzasse di guardare la storia, di cercare gli originali dei padri e non solo gli stralci posti in nota dei documenti, si potrebbe vedere il tutto con maggiore equilibrio e con una maggiore ampiezza di orizzonti.
Una piccola nota per Caterina: è principio base dell'esegesi biblica il seguire la lectio difficilior, e cioè: non bisogna cercare di allineare passi biblici differenti con troppa disinvoltura!
Il fatto che da qualche parte ci sia scritto "L'uomo non separi ciò che DIo ha unito" non annulla automaticamente il "se non per motivo di fornicazione" di Matteo. Il passo c'è e certamente denota la prassi della Chiesa a cui Matteo indirizza il suo Evangelo.
Cercare l'accordo di ogni passo biblico a tutti i costi è contrario ad ogni regola esegetica ed ermeneutica, sa tanto di "testimone di Geova incallito" (senza offesa, ma nelle pubbicazioni della Watch Tower l'accordo dei versetti ad ogni costo è uno dei metodi più comuni, che a volte raggiunge il grottesco)!
Il problema esiste, è oggettivo e non possiamo chiudere gli occhi solo perchè è difficile risolverlo e perchè è molto più rassicurante aggrapparsi al principio in modo assoluto!
Con affetto,
Ireneo