Pax Christi!
Scusate ma devo rispondere brevemente, perchè il sonno non mi permette di essere approfondito.
Per Raptor; scusa raptor, non era alcuna offesa a come era stata condotta la discussione, e scusa se il mio è sembrato un andare fuori luogo.
Ma mi è sembrato che con le domande di StefanoS e le risposte che gli erano state date il discorso si fosse allargato, visto che alla fin fine della posizione ufficiale di Roma non si può dire molto altro. L'unica precisazione in tal senso era sulla confessione, e ne ho parlato al punto 5 del mio scorso intervento, e noto che anche Caterina si è trovata d'accordo con me.
Per Caterina; carissima... sempre un piacere pensare con te! Spero che sia chiaro che a nulla mi arrendo alla mentalità divorzistica, che è ben lungi dal mio modo di vedere la realtà; se è vero che i doni di Dio sono irrevocabili...
Continui a parlare del versetto "Ciò che Dio ha unito nessuno separi" escludendo aprioristicamente il famoso caso di porneia di cui parla Matteo. Non è onesto mozzare così la parola di Dio! occorre ammettere con umiltà che la comunità di Matteo utilizzava una prassi differente che ammetteva una nuova unione per un coniuge che aveva subito l'adulterio. E noi sappiamo che una simile tradizione era diffusa in Africa al tempo di Agostino, ed in molti altri luoghi della Chiesa, se addirittura tale pratica considerata troppo lassista da parti di alcuni pose le basi per l'anatema sopra citato del Concilio di Nicea per coloro che si rifiutavano di comunicare coloro che si erano risposati.
Hai ragione poi per quanto riguarda il lavoro fatto dal Vaticano in qua sulla dimensione sacramentale del matrimonio: davvero passi da gigante. Ma sul concreto però, ciò che è sulla carta, ciò che vincola, è ancora tutto su base giuridica. Si protegge ancora il Matrimonio concordatario senza rendersi conto che questo rende il matrimonio in Chiesa una semplice parata troppo spesso vuota di qualunque significato rituale e cristiano.
Viene ancora considerato come mai avvenuto un matrimonio regolarmente celebrato civilmente, seppure rispetta tutti i canoni che sarebbero rispettati se fosse celebrato davanti ad un ministro ecclesiastico. Ma non è forse stato così fino all'XI secolo in tutta la Chiesa d'occidente e d'Oriente? Non è stato così anche nei primi secoli, dove l'istituto matrimoniale era gestito da istituzioni pagane? Perchè non dovrebbe essere così ora?
L'annullamento: scusa caterina se metto in mezzo la Sacra Rota, non lo faccio perchè l'hai citata tu, ma perchè posso dire che cercare di far annullare il proprio matrimonio arriva a delle bassezze enormi. Infatti uno dei metodi più veloci per far si che il proprio matrimonio sia considerato nullo è dimostrare la cattiva fede del coniuge, o addirittura la propria cattiva fede! Allora di tutto viene messo in ballo: dei tradimenti propri o del coniuge, magari malattie veneree o erettili che uno dei coniugi ha scoperto poi, la costante poca attenzione per i figli ed il sostentamento della famiglia, ogni minimo sciaffo diventa un maltrattamento isopportabile, e tutto per un processo che a volte dura anni, esacerba gli anime e fa si che veramente non ri riesca a salvare neanche un rapporto di amicizia tra i due ex coniugi... per non dire che magari figli di 10 anni o più, regolarmente concepiti in un matrimonio fino al momento prima dell'assoluzione, si ritrovano ad essere figli illegittimi, frutto di rapporti in realtà consumati fuori dal matrimonio.
Ora, seppur tanto si è parlato del matrimonio come sacramento, per quanto riguarda il suo annullamento, tutto è rimasto come duecento secoli fa, tutta una faccenda giuridica e di avvocati.
E' in questa linea che più la conosco, più mi capita di leggere testi dei padri e formulari liturgici bizantini, ritengo assai più vincente la linea tenuta dai cristiani d'Oriente.
La rispiego: essi semplicemente prendono atto di due cose. 1) L'avvenuta rottura del vincolo coniugale, non necessariamente preventivata, come dici tu Caterina! Io parto sempre dal caso esposto da StefanoS,e cioè di un coniuge che è stato deliberatamente mollato.
2) Il desiderio dei due risposati di rientrare pienamente nella comunione della Chiesa.
L'oridinario del luogo allora li segue, per capire se il loro è semplice opportunismo o realmente un desiderio di partecipare più intensamente alla vita della comunità. Se vede questo, dopo un cammino di opportuna catechesi e penitenza li riammette alla comunione della Chiesa.
Non si celebra un nuovo matrimonio ecclesiastico (perchè il primo è sempre valido), ma si ammette il dato di fatto e se ne assumono le conseguenze.
Per partire dal tuo esempio, quello della donna beccata in flagrante adulterio, ti vorrei invitare a pesare bene le parole di Gesù. "Va e non peccare più" nota bene, non "ti perdono se non peccherai più". Il perdono è assoluto e non è ipotecato a nessuna azione. Sola grazia, direbbe Lutero, ma io qui preferisco dire puro amore di un Dio sempre disposto a darci una nuova possibilità.
E poi quel non peccare di Gesù, è un esortativo e non un imperativo, ma naturlamente nella traduzione italiana non si capisce bene la differenza.
Per ritornare alla differenza tra atti sessuali e relazione, vorrei logicamente far notare che il tuo discorso vale se il peccato di adulterio è visto negli atti sessuali e non nella relazione.
Infatti, l'attuale disciplina eccesiale prevede che due risposati che vivono in castità, anche se vivono insieme, possono ricevere l'eucarestia.
Invece, se si sposasse, come in oriente, la prospettiva di un perdono alla relazione tutta intera, dal momento dell'assoluzione e riammissione alla Comunione Eucaristica, la situazione stessa in sè è sanata; anzi diventa essa stessa segno di come, anche di fronte alla fragilità umana, l'Amore di Dio è sempre più grande.
Nota in calce: io capisco che basandosi sui dati attuali di divorzi si veda un grave rischio anche nel dare una simile possibilità. Ma io mi chiedo: quanti di quei matrimoni erano poi veramente sacramenti e quali semplici cerimonie che si sarebbero pure potute celebrare davanti al sindaco del comune senza che nulla cambiasse?
Anche il catechismo della Chiesa cattolica in questo è chiaro: la fedeltà fino alla morte non si può raggiungere con le sole forze umane, ma è dono dello Spirito. E i matrimoni che lasciano spazio allo Spirito, che sono realmente vissuti e celebrati come Sacramento, durano, seni a me.
In quello che sto per dire esulo dalla Tradizione e da qualunque dottrina, è un mio pensiero di cui io per primo vedo le concrete difficoltà nel realizzare, ma che con piacere condivido con voi per una discussione anche su questo.
E se la chiesa facesse una chiara separazione tra il diritto naturale a convolare a nozze e la celebrazione del Sacramento del Matrimonio?
Cioè: Immaginiamo che la chiesa ritenga validi i matrimoni civili, e cioè permetta agli sposati "in comune" di poter partecipare normalmente alla vita della Chiesa. Allora, liberamente, coloro che veramente voglio far si che la loro relazione "naturale" sia segno e testimonianza (in una parola, sacramento) della mistica unione tra Cristo e la Chiesa, potrebbero chiedere il sacramento del Matrimonio e allora si, coloro che hanno ricevuto il sacramento potrebbero essere vere famiglie cristiane, con genitori formati e motivati, quei matrimoni si chiederebbero con piena coscienza il dono dello Spirito e durerebbero, sarebbero comunità di Amore vero segno dell'Amore di Cristo per la sua chiesa.
Oggi, francamente, che qualcuno sia sposato in chiesa o in comune non fa differenza, non si vede nessuna qualità maggiore, nessuna esemplarità nel matrimonio cristiano in sè. La distinzione fra istituto naturale ed istituto sacramentale (come nel primo millennio dove solo dopo i due sposi chiedevano la benedizione del ministro della chiesa) farebbe davvero capire come il matrimonio non sia una cerimonia ma un Sacramento del Signore Gesù.
In Cristo,
Ireneo