La Pace di Cristo!
Cara Caterina, grazie mille per l'intervista a Lafont consegnataci.
Avendo letto il libro in questione, concordo pienamente sul concetto di teologia meditativa. E' davvero un testo affascinante...
Ritorno a scriverti, non per controbbatterti o ribadire strenuamente la verità del mio punto di vista.
Ma a chiarire, ancora una volta, che al di là di ogni provocazione, mi trovi d'accordo con quello che affermi.
Ritorno allora su alcuni punti solo nella speranza di esprimermi ancora più chiaramente:
1) Transignficiazione e Transfinalizzazione, nel senso in cui sono utilizzati da Ghislan Lafont, non stanno ad indicare una presenza divina poco più che simbolica e non reale.
Anzi, essi stanno ad indicare proprio un radicale mutamento della realtà eucaristica.
L'imcomprensione sorge se le parole significato e fine sono riposte ancora una volta nel panorama del linguaggio aristotelico.
In tale filosofia infatti solo la parola SOSTANZA equivale a REALE.
Ma in filsosofie come quelle analitiche del linguaggio o in fenomenologia, non è la parola SOSTANZA, del tutto esclusa, ma appunto le parole SIGNIFICATO/SENSO e FINALITA' ad essere sinonimi di REALE.
Ma evevo già precisato che il discorso rischiava di essere frainteso se semplificato, ed è per questo che rimandavo al libro.
Capisco quello che voleva dire Paolo VI, ma non è quello che dice Lafont.
Ti invito a leggere il testo, che tra l'altro dà anche una bella spiegazione della TRANSUSTANZAZIONE; poi magari ne possiamo parlare. Ti assicuro Caterina che saranno tra gli 11euro meglio spesi della tua vita! 2) Sul problema invece del rapporto tra TRANSUSTANZAZIONE e CONSUSTANZAZIONE; mi trovi di nuovo d'accordo.
Ma le differenze tra le due dottrine si pongono se restiamo nell'ambito della terminologia aristotelica... Possibile che non riesca a spiegarmi?
La parola SOSTANZA è una categoria mentale!
Aristotele la introdusse per sostituire il concetto di IDEA platonico.
Con la parola SOSTANZA/FORMA egli indicava il principio di individuazione, cioè quella realtà che faceva di una cosa ciò che è.
Ad esempio: ciò che fa di due braccia, un cervello, due gambe, due polmoni, uno stomaco un Uomo è l'Anima, che quindi può essere considerata come la Sostanza dell'uomo, mentre il corpo non ne sono altro che gli accidenti (con questo esempio non voglio dire nulla di eretico, faccio solo un esempio congeniale al pensiero di Aristotele, che tra l'altro non credeva nella risurrezione, ed è dubbio se credesse nell'immortalità dell'anima... quindi per favore non entriamo nel merito; cercate di capire il concetto!)
Le filosofie contemporanee non possiedono il concetto di sostanza, ma non per questo non parlano della REALTA'; utilizzano solo parole diverse.
Per quanto riguarda l'analitica del linguaggio, voglio fare un esempio, e poi far vedere come in effetti esso possa essere, mutandis mutanda, riportato nel pensiero aristotelico.
Pronti? Allora via.
Definiamo la realtà del Televisore
Filosofia del Linguaggio: la realtà del televisore è nel suo significato, cioè di essere uno strumento per la visione a distanza. Il fatto che poi si avvalga di un tubo catodico, come quelli di vecchia generazione, o utilizi fibra ottica e cristalli liquidi, è fortuito. Ciò non cambia il significato dell'oggetto, nè il suo FINE.
Filsofia Aristotelica: la realtà del televisore è la sua sostanza; cioè la sua capacità di permettere la visione di immagini riprese in luoghi distanti. Tubo catodico, schermo, sono funzionali alla sostanza, ma semplicemente accidentali; la stessa sostanza si può munire di diversi accidenti, come ad esempio i Cristalli liquidi, senza per questo mutare.
Sono stato chiaro? Spero di si perchè non saprei come altro esprimermi! A cosa voglio giungere? Occorre chiarirsi in che lingua stiamo parlando!
Se stiamo parlando l' "aristotelese", allora non c'è dubbio: transustanzazione e consustanzazione sono due dottrine differenti.
Ma proviamo a fare la stessa traduzione che ho fatto per il televisore, e traduciamo tutte e due le dottrine dall' aristotelese all' "analitichese".
Il mio parere è che, in questo nuovo orizzonte linguistico le due dottrine indichino la stessa cosa, e che cioè, grazie alle parole di Consacrazione, e all'intervento dello Spirito Santo, quelle che ancora all'occhio umano rappresentano il pane ed il vino hanno per l'occhio della fede (e cosa c'è più reale della fede?) un nuovo significato; sono una nuova realtà: rendono presente in mezzo a noi il Corpo e Sangue di Gesù.
E, miracolo ancora più sorprendente: hanno un nuovo fine: non sono più cibo che nutre il corpo, ma cibo che nutre lo spirito!
3) A volte i carismo vanno tenuti a freno Caterina! Eheheheheh Leggi troppe sfumature, che io non intendo inserire, nei miei post.
Ma viediamo se ora sono stato ancora più chiaro. Se no, mi arrendo a restare incompreso. Nel frattempo Crociato tace... forse sta veramente riuscendo a trovare prove contro di me..... Devo trovare un buon difensore: qualcuno si offre volontario? Ciao a tutti,
Ireneo