Cari Teofilo e Caterina, La Pace di Cristo!
Che devo dire? Mi trovate d'accordo!
Vi sembrerà strano... ma è così.
1) Caro Teofilo, quando tu sottolinei il fatto che Cristo è presente sostanzialmente e corporalmente, credo (e spero!) che tu voglia sottolineare la realtà e concretezza dell'evento. Perchè occorre fare attenzione a non cadere nel realismo esasperato, anch'esso condannato dalla Chiesa alla stregua dell'errore opposto, cioè quello del simbolismo calvinista.
Grazie a cosa Cristo è presente nel pane e nel vino? Grazie all'effusione dello Spirito Santo. E dunque non possiamo mai dimenticare che Cristo è presente nel pane e nel vino in virtù dello Spirito che modifica la realtà del pane e del vino.
Corporalmente non vuol dire che ci nutriamo di un "pezzo di corpo" ... stiamo attenti dunque a non ingenerare confusione.
Detto ciò, che ci devo fare! Non riesco a vedere alcun pericolo nel dire che Cristo è realmente presente al posto di dire che è sostanzialmente presente.
Ma forse in questo io mi salvo perchè Aristotele mi è sempre stato un po' indigesto, e dunque non ho assimilato in me le sue categorie... Mi rendo conto però che per chi non abbia la mia stessa deformazione professionale il suo pensiero possa sembrare tutto sommato chiaro e senza aporie. Ma non posso essere diverso di ciò che sono, quindi, se questo è un problema chiedo scusa. 2) Accolgo una cosa molto interessante dal discorso di Teofilo e Caterina, e una provocazione che effettivamente aiuta il dialogo.
Se infatti il mio intento è di trovare un nuovo modo di esprimere la Verità eucaristica che superi i limiti nei quali può incorrere l'attuale terminologia, occorre ricercare un discorso più condivisibile e non che porti maggiori problemi e abbia bisogno di ancora maggiori spiegazioni... Mi avete dato altro materiale su cui pensare, GRAZIE!
3) Mi hai frainteso in un punto però Caterina, e cioè quando dici:
a mio parere il TUO ERRORE STA NEL FATTO DI PARLARE DI....NUOVA REALTA'......quasi che l'Eucarestia del passato possa subire UN CAMBIAMENTO....L'Eucarestia, caro Ireneo NON è una questione linguistica o scientifica o aristotelica......
se rileggi bene il brano a cui ti riferisci, potrai capire che NUOVA REALTA' non era in riferimento alla vecchia concezione dell'eucarestia, ma rispetto al pane.
Stavo cioè dicendo che Il Pane ed il Vino, per mezzo della Consacrazione, divengono una nuova realtà (cioè non sono più pane e vino, ma Presenza del Signore Gesù).
Dato che per il momento sei stata molto corretta, cerca di leggermi bene, e di non mettermi, per foga oratoria, in bocca parole che non ho mai pronunciato. 4) L'Eucarestia, come tutto il cristianesimo del resto, è questione di Fede, e su questo hai perfettamente ragione, Caterina.
Indipendentemente dai vocaboli usati infatti, la questione rimane:
Crediamo che Gesù sia presente nel Pane e nel Vino?
Quali conseguenze teoriche e pratiche traiamo da ciò?
Trattiamo con rispetto le specie eucaristiche anche fuori dalla celebrazione?
Sono interrogativi che mantengono tutta la loro pregnanza.
Ma se la fede non è questione filosofica, è innegabile che la riflessione sulle realtà di fede si sia sempre avvalsa della filosofia; non per nulla tutti i curriculum di studi teologici partono appunto con due anni almeno di filosofia!
5) Dunque, sottolineo una distinzione tra fede e ricerca teologica, ed inoltre vorrei sottolineare che non proponevo transignificazione e transfinalizzazione come sostituti della transustanzazione, ma come validi strumenti per approfondire... ed in effetti, anche se per reazione, lo sono stati, dato che il nostro dialogo continua, giusto? 6) Francamente, comunque, ritengo, a titolo strettamente personale, ed in rapporto alle mie preferenze filosofiche, che parlare di transignificazione di qualcosa non vuol dire sminuire il mistero.
Per me, infatti, la sostanza di un oggetto qualsiasi è il suo significato!
E dunque, sempre parlo a titolo pernonale, la parola significato è sinonimo di sostanza e di realtà.
Possiamo discutere se per tutti è così, se non ci sia chi invece ritiene il significato qualcosa di inferiore rispetto alla sostanza... ma per me non lo è. Comunque il discorso è troppo lungo e complesso da definire in poche righe, lascio perdere. L'ora è tarda per profonde trattazioni teologiche. 7) Un'ultima curiosità, ma i miei esempi del punto2 del precedente post, sono stati chari a tutti? Lo chiedo per pura curiosità. 8) Una precisazione per Teofilo e con questo ho veramente concluso: il mio intento di dire le realtà teologiche con nuovi termini non è fatto solo per venire incontro alla riforma protestante.
Io ritengo che, indipendentemente dal cammino ecumenico, la Chiesa possa guadagnare molto nell'esprimere le proprie verità con un linguaggio attuale, contemporaneo.
Come dicevo, e Caterina approvava, Tommaso utilizzo "la novità filosofica del momento", perchè aveva capito che era il modo più facile per farsi capire dai contemporanei.
Mi sembra che molti ambienti, non solo ufficiali, si siano stancati dell'esempio dato da Tommaso, e si siano arresi, non si sforzino di ricontinuare a rendere sempre attuale, anche nella terminologia, la scienza teologica.
Il rischio è di sembrare dei vecchi dinosauri legati ad un passato che rimpiangiamo, e che non riconosciamo come nostro il presente.
Io sono però profondamente persuaso che Cristo appartenga a tutte le epoche e a tutte le lingue!
Sono queste le premesse che mi spingono a fare ciò che faccio; nessuna voglia di fare meglio di chi ci ha preceduto; nessuna voglia di addolcire la pillola a chi sia restio ad accettare la verità.
Spero che queste mie ultime parole possano aiutare tutti a capire meglio il mio intento, e rileggere da quest'ottica anche il post di apertura di questa discussione.
A presto,
Ireneo