La testimonianza di "Ireneo di Lione", possa tornare assai più utile e di gran lunga più efficace!
Ireneo era originario dell’Asia Minore e in gioventù era stato in contatto con Policarpo, famoso vescovo di Smirne, discepolo dell’Apostolo Giovanni. Ma naturalmente questo NON lo troveremo in Atti...dal momento che Luca, l'evangelista....era MORTO.....
Lo troviamo in Gallia durante la grave persecuzione dell’anno 117 che provocò numerosi martiri fra i cristiani, anche questo NON troverete nella Bibbia.....ma non per questo è falso. In seguito al martirio del vescovo Potino, che non troverete citato nelle Lettere Apostoliche..... Ireneo da presbitero diventò vescovo e così potè contrastare più direttamente e più efficacemente le infiltrazioni eretiche gnostiche che, provenienti dall’Oriente, si facevano sempre più minacciose. Naturalmente Ireneo NON è citato nelle Lettere Apostoliche...che facciamo lo scartiamo?
Lo "gnosticismo", dal greco "gnosis" che significa "conoscenza", pretendeva di poter sostituire alla semplice fede una conoscenza del divino più elevata e perfetta, accessibile soltanto a pochi…e non era certo questo ciò che Gesù voleva!
Tuttavia, Ireneo, proprio perché colto e di animo sensibile, profondamente cristiano e Pastore di una comunità respinge senza mezzi termini l’errore dottrinale; con intuizione amorevole sa distinguere l’errore stesso dall’errante e tenta, così, di recuperare l’uomo alla verità.
Compone un opera in cinque volumi per proteggere e testimoniare l’autenticità e il valore indiscutibile della "Tradizione degli Apostoli" per la quale, egli stesso, si sente indegno erede e interprete. Cominciano i grandi testi scritti che chiamiamo "Patristica".....e "Tradizione dei Padri della Chiesa"....naturalmente NON li troveremo nelle Lettere Apostoliche...che facciamo li scartiamo?
E’ il primo ad esporre la dottrina ortodossa basata sul riconoscimento di alcune verità fondamentali:
- I due Testamenti (Antico e Nuovo), provengono dal medesimo Dio. In questa Rivelazione Dio, progressivamente, conduce l’uomo decaduto, all’accettazione della salvezza portata da Gesù Cristo.
- L’Uomo è dotato di "libero arbitrio" e, quindi, la predicazione cristiana non conosce "predestinatari", ma si rivolge indistintamente a tutti gli uomini di buona volontà purchè siano disposti ad accogliere il messaggio di salvezza.
- I garanti dell’autenticità della predicazione evangelica sono soltanto i "vescovi", eredi e continuatori della missione degli apostoli e custodi della Tradizione da essi insegnata.
Scrive Ireneo:
<Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio (la fede in Gesù Cristo), la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un'unica casa, benchè ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola "anima e un solo cuore". Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse una sola bocca. Benchè, infatti, nel mondo diverse sono le lingue, unica e identica è la forza della Tradizione. Per cui le Chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nella terra dei Celti, o in Oriente, o in Egitto, o in Libia, o al centro del mondo. Se c'erano....dunque gli "evangelicali".....ci dicano pure i nomi di qualche loro vescovo......
Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della Verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del Maestro. Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della "Tradizione"; unica e identica è la fede. Perciò ne il facondo può arricchirla, ne il balbuziente impoverirla >(Iraneo "Contro le eresie" I, 10, 1-3 – Liturgia delle Ore)
< Agli Apostoli il Signore disse: "Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi, disprezza me e colui che mi ha inviato (Lc.10, 16)>. (…) Dunque la "Tradizione degli apostoli", manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni chiesa tutti coloro che vogliono vedere la Verità e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli nelle chiese e i loro successori fino a noi…Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest’opera enumerare le successioni di tutte le chiese, prenderemo ad esempio la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo. (…) con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni chiesa, cioè, i fedeli che vengono da ogni parte – essa, nella quale per tutti gli uomini, sempre è stata conservata la "tradizione" che viene dagli Apostoli >
Qui segue la lista dei vescovi di Roma a partire da Pietro fino a Elutero, anno 174-179, ultimo successore nel momento in cui Ireneo scrive…e conclude:
< Con questo ordine di successioni è giunta fino a noi la "Tradizione" che è nella Chiesa a partire dagli Apostoli e la predicazione della Verità. E questa è la prova più completa: che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità >.
(Ireneo "Contro le eresie" III, 1-3)
Vorrei proporvi, infine, anche Cipriano, vescovo di Cartagine (200-258) in un periodo particolare e drammatico della sua storia. Viene definito "il campione dell’unità della Chiesa"…
Convertitosi dal paganesimo dove si sentiva "forestiero alla verità e alla luce", come egli stesso racconta nel "A Donato", appena eletto vescovo, vendette i suoi beni in favore dei poveri, prodigandosi in una interrotta e fruttuosa attività pastorale. In lui emerge una nobile figura, un buon "pastore" della comunità, vescovo sollecito alle necessità della vita morale e religiosa dei credenti. In questo campo saprà dare grandi prove della sua alta spiritualità, tutta imbevuta di motivi biblici e caratterizzata da una forte tensione pedagogica. La Chiesa fioriva e si moltiplicavano le conversioni, aumentavano i fedeli tuttavia, questo incremento, non era seguito dal miglioramento della vita cristiana; così, quando si scatenò la persecuzione ordinata da Decio, si produssero vaste e profonde lacerazioni nel tessuto della comunità cristiana. Molti avevano abiurato, cedendo all’imposizione di adorare la statua dell’imperatore per non dover affrontare il martirio…Una volta "passata" la tempesta, si pose in tutta la sua gravità il problema della riammissione di tutte queste persone nella Chiesa; cominciarono le prime spaccature nei confronti di chi non voleva la reintegrazione degli "apostati" e quella di chi, più morbidamente, chiedeva l’intervento dei "confessori della fede" come credibile intercessione. I "Confessori della fede" erano cristiani che avevano affrontato con coraggio i tormenti del martirio, senza abiurare. Essendo sopravvissuti, godevano nella comunità grande prestigio morale e spirituale degno di essere imitato, poteva (in casi gravi) talora rivaleggiare con quello del vescovo. Fra tanta confusione, Cipriano, tenta la soluzione per salvare e ristabilire l’autorità indiscutibile del vescovo: una penitenza che avrebbe consentito agli apostati di rientrare in seno alla comunità perché, soleva ricordare, "fuori di essa non si dà salvezza per nessuno". Scrive due opere importanti illustrando la "teologia della Chiesa": il trattato "Sui lapsi" e quello su "L’unità della Chiesa cattolica"…nel quale spiega come l’unità della Chiesa sia fondata sull’unità del corpo episcopale in comunione con la Sede romana. Questo "trattato", che verrà letto dai vescovi nel concilio del 251, sarà di grande utilità contro due gravi insidie che stavano lacerando la Chiesa: da una parte per le persecuzioni che stavano provocando numerosi abbandoni, dall’altra lo scisma e l’eresia sempre più invadenti minacciavano l’unità della chiesa, allora disse: "NESSUNO PUO’ AVERE DIO PER PADRE SE NON HA LA CHIESA PER MADRE"
< La sposa di Cristo non sarà mai adultera: essa è incorruttibile e pura…Lei ci conserva per Dio, lei destina al regno i figli che ha generato (= per mezzo del Battesimo). Chiunque separandosi dalla Chiesa, ne sceglie una adultera, viene a tagliarsi fuori dalle promesse della Chiesa: chi abbandona la Chiesa di Cristo, non perviene certo alle ricompense di Cristo. Costui sarà un estraneo, non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre…Ecco quanto il Signore ci dice ammonendoci: "Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde"(Mt.12, 30). Colui che spezza la concordia, la pace di Cristo è contro Cristo; e colui che raccoglie fuori dalla Chiesa disperde la Chiesa di Cristo. Il Signore dice: "Io e il Padre siamo uno"(Gv.10, 30). E ancora sta scritto del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: "e i tre sono uno" (1 Gv.5, 7). Ebbene, può forse esserci qualcuno che creda si possa dividere l’unità della Chiesa, questa unità che viene dalla stabilità divina e che è legata ai misteri celesti, e penserà che si possa dissolvere per le divergenze di opposte volontà? Chi non tiene a questa unità, non si tiene alla Legge di Dio, non si tiene alla fede del Padre e del Figlio, non si tiene nella vita e nella salvezza. Questo mistero dell’unità, questo vincolo di concordia stretto alla perfezione, ci viene indicato nel vangelo, la dove si parla della tunica del Signore Gesù Cristo: essa non viene affatto divisa, né strappata; ma si gettano le sorti sulla veste di Cristo; sicchè chi dovrà rivestirsi di Cristo riceve la veste intatta e possiede indivisa e integra quella tunica. Così leggiamo nella Divina Scrittura: "Quanto poi alla tunica, poiché era senza cuciture dall’alto al basso e tessuta d’un pezzo, si dissero a vicenda: Non stracciamola, ma tiriamola a sorte a chi tocchi…"(Gv.19, 23s.) Lui portava l’unità che viene dall’alto, che viene dal cielo e dal Padre: tale unità non poteva essere affatto divisa da chi la ricevesse in possesso, conservandosi tutta intera e assolutamente indissolubile. Non può possedere la veste di Cristo (= non può, cioè ritenersi un autentico cristiano) colui che divide e separa la Chiesa di Cristo…>
(Cipriano "L’unità della Chiesa Cattolica" 6-7 – I Padri della Chiesa, ed. isg di Pier Francesco Beatrice, 1983 - ).
Convocato ad Efeso per la Pentecoste dell’anno 431, il terzo concilio ecumenico proclamò la reale unione delle due nature (umana e divina) in Gesù Cristo e, di conseguenza, la maternità divina di Maria. Maria può legittimamente essere chiamata "Madre di Dio" (in greco, Theotòkos), cioè madre secondo l’umanità, di Uno che è Dio….
Concludo con un brano di quell’omelia (Om.4) su Maria, Madre di Dio, pronunciata al concilio di Efeso e di grande ricchezza spirituale.
< Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei santi (= assemblea dei vescovi riuniti in concilio per decretare e stabilire profonde verità di fede e di unicità nella e per la Chiesa) che, invitati dalla beata e sempre vergine Maria Madre di Dio, sono accorsi con prontezza. Perciò, quantunque oppresso da grave tristezza, tuttavia il vedere qui questi santi Padri mi ha recato grande letizia. Ora si è adempiuta presso di noi quella dolce parola del salmista Davide: "Ecco quant’è bello e giocondo che i fratelli vivano insieme"(Sal.132, 1).
Ti salutiamo, perciò, o santa mistica Trinità, che ci hai riuniti tutti in questa Chiesa
Della santa Madre di Dio, Maria.
Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio,
venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità,
scettro della retta dottrina, tempio indistruttibile,
abitacolo di Colui che non può essere circoscritto da nessun luogo,
madre e vergine insieme per la quale nei santi vangeli
è chiamato: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore"(Mt.21, 9).
Salve, o tu che hai accolto nel tuo grembo verginale Colui che è immenso e infinito.
Per te la Santa Trinità è glorificata e adorata.
Per Te i cieli esultano.
Per Te gli Angeli e gli Arcangeli si allietano.
Per Te i demoni sono messi in fuga. Per Te il diavolo tentatore è precipitato dal cielo.
Per te tutto il genere umano, schiavo dell’idolatria, è giunto alla conoscenza della Verità.
Per te i credenti arrivano alla grazia del santo Battesimo.
Per te viene l’olio della letizia.
Per te sono state fondate le chiese in tutto l’universo.
Per te le genti sono condotte alla penitenza.
E che dire di più?
Per te l’Unigenito Figlio di Dio risplendette quale luce
"a coloro che giacevano nelle tenebre e nell’ombra della morte"(Lc.1, 79).
Per te i profeti hanno vaticinato.
Per te gli apostoli hanno predicato al mondo la salvezza.
Per te i morti sono risuscitati.
Per te i re regneranno nel nome della santa Trinità.
E qual uomo potrebbe celebrare in modo adeguato Maria, degna di ogni lode?
Ella è Madre e Vergine. O Meraviglia! Questo miracolo mi porta allo stupore!
Chi ha mai sentito che al costruttore sia stato proibito di abitare nel tempio, che Egli stesso ha edificato?
Chi può essere biasimato per il fatto che chiama la propria serva ad essergli Madre?
Ecco dunque, che ogni cosa è nella gioia
Possa toccare a noi di venerare e adorare la divina Unità,
di temere e servire l’indivisa Trinità,
celebrando con lodi la sempre vergine Maria, che è il santo tempio di Dio,
e il suo Figlio e sposo senza macchia
poiché a Lui va la gloria per sempre,
nei secoli dei secoli.