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Assunzione. Un prodigio dell'amore di Dio
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 12/08/2004 11.09
Ne abbiamo così tanto parlato di questa Festa che forse sarebbe il caso di affrontare questo tema da un lato che poco abbiamo sondato...quello di UN ATTO D'AMORE DI DIO....
Già sappiamo che l'Amore in sè cambia gli eventi, unisce, perdona, commuove, intenerisce, è sommo Bene, e così via, e quando Dio AMA stravolge, sconvolge, lascia senza parole....come quando per amore verso l'uomo non disdegna di mandare a noi il Suo Figlio a MORIRE SULLA CROCE.....stoltezza per chi non comprende questo amore, ma vanto per chi comprende, come dice Paolo.....
NULLA E' IMPOSSIBILE A DIO......
partendo da questa verità fondamentale delle Scritture, la stessa Assunzione al Cielo di Maria ha dunque un significato che non è fine a sè stesso......l'Assunzione è qualcosa che RIGUARDA OGNUNO DI NOI così come avvenne per l'Incarnazione attraverso quel FIAT che non fu solo di Maria, ma anche nostro......
Maria assume così un ruolo unico che però ci coinvolge PERSONALMENTE, tutto ciò che è di Maria, appartiene anche a noi.....

Maria è assunta in cielo anima e corpo, questo proclama la Chiesa, questo essa celebra il 15 agosto di ogni anno. Ma cosa si cela dietro a questo mistero, la cui popolarità è più legata al folclore e al periodo estivo in cui si celebra che non alla sua comprensione?
L'assunzione di Maria è la conseguenza dell'unione perfetta di Maria col Figlio
. Dio, inoltre, non poteva permettere la corruzione del corpo di Colei che fu l'arca vivente del Figlio Suo. Questo felice esito della vita terrena di Maria non riguarda, tuttavia, lei sola: in lei ha avuto principio quell'opera di redenzione che deve, nel disegno misericordioso e buono di Dio, raggiungere ogni uomo.

(Ogni UOMO,ogni persona, deve propendere a quella UNIONE PERFETTA: non cercate le cose di quaggiù, dice Gesù, ma cercate PRIMA LE COSE DI LASSU' il resto è in più....)

"In te misericordia, in te pietate in te magnificenza in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate," canta Dante. Tutto ciò che di buono Dio ha pensato per le sue creature, in Maria si è realizzato con pienezza e perfezione grazie alla sua fedeltà a Cristo, perciò il suo destino si lega indissolubilmente a quello del Figlio, "come in terra, così in cielo"...(e di conseguenza lega NOI...al mistero dell'Amore di Dio).

 E come l'ascensione del Signore rivela che "un corpo abita nella Trinità" (Varillon) così l'assunzione di Maria realizza quello che sarà il destino di ogni credente.

Un cantore di questo singolare evento della Vergine Maria fu Tiziano Vecellio.
Nel vasto interno della chiesa gotica dei Frari dedicata, appunto, a Santa Maria Gloriosa, Tiziano dipinse in tempo brevissimo, dal 1516 al 1518, la tela monumentale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria.

Uno spazio tripartito narra l'evento: la terra gremita di apostoli e discepoli del Signore, il cielo che s'apre al passaggio della Vergine e i cieli dei cieli dai quali Dio Padre, solenne e compiacente, discende per accogliere Maria.
L'osservatore pur indugiando brevemente nella selva di forme e colori armoniosamente composti si trova spontaneamente portato a dirigere lo sguardo verso il volto della Giovane Donna che liberata da ogni legame terreno s'innalza verso l'alto fra stupore e commozione.

Una corona di angeli delimita il confine tra la terra e il cielo; la profondità non è narrata, ma intuita dentro la solare luminosità del giallo oro.

In basso il cielo è di tutt'altro segno, incombe sul gruppo dei discepoli rendendo ancora più esiguo lo spazio angusto entro il quale essi si muovono concitati.
E qui ci riconosciamo noi tutti, così lontani dalla chiarità del mistero che ha avvolto Maria, così lontani eppure così partecipi. Ci riconosciamo nello sgomento che pervade certi volti per aver perso dall'orizzonte quotidiano una tanto eloquente trasparenza del Cristo; ci riconosciamo nel desiderio profondo di affidamento a lei, discepola perfetta e fedele, al fine di giungere anche noi alla mèta; ci riconosciamo, ancora, nel volto orante dell'anziano apostolo in primo piano, così vuoto di sé e così pieno del mistero che sotto i suoi occhi si consuma. Siamo qui in questo spazio angusto quale è la vita, prezioso, ma sempre inadeguato alla sete di eternità che alberga nel nostro cuore.

La sacralità dell'evento è interamente affidata alla composizione classica e solenne e al profilo, in controluce, dell'Eterno Padre. La sua ombra dilata la luminosità dello sfondo e la calda luce dorata colpisce lo sguardo dell'osservatore spalancandogli il cuore al divino.
Uomini e angeli sembrano accomunati dallo stupore, gli uni pieni di sgomento gli altri al colmo del tripudio. Ma nel turbine dei gesti e dei colori un dialogo fatto di sguardi fissa l'attimo eterno: la Vergine solleva lo sguardo al suo Dio e un angelo, alla destra del Padre, come sorpreso indugia con la corona in mano. È proprio lei? È questa? È una creatura che dobbiamo accogliere nella vasta santità del Cielo? Ma Dio Padre guarda la Vergine: "È proprio lei."
"Umile ed alta, più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio."

Fraternamente Caterina


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 12/08/2004 11.36
Riflessioni sulle Letture della Liturgia
15 agosto 2004
Solennità dell'Assunzione - Anno C
di padre  Gianmarco Paris

Un invito a guardare il cielo

La solennità dell’assunzione di Maria in corpo e anima al cielo ha al centro la celebrazione della Resurrezione di Gesù e delle sue conseguenze concrete per l’umanità.

I vangeli ci permettono di seguire passo a passo gli ultimi giorni e ore della vita terrena di Gesù, per poi raccontarci come i discepoli hanno incontrato il Risorto e la loro vita ha preso definitivamente un destino nuovo.

Non è così per l’assunzione di Maria: essa ci è data dalla Chiesa come una verità della nostra fede. Non è un “fatto” che si possa raccontare o che si debba spiegare, ma è una verità che possiamo celebrare e contemplare: di fatto in Maria noi crediamo concretamente realizzata per tutti gli uomini la promessa di Gesù: vado a prepararvi un posto, tornerò e vi prenderò con me.

Per questo le letture della liturgia non parlano dell’assunzione di Maria come un fatto, ma la commentano, la contemplano nel quadro ampio della storia della salvezza, il cui centro è il mistero della Pasqua di Gesù.

Questa festa, nel pieno dell’estate, è un invito a guardare il cielo… Forse nelle lunghe sere d’estate, in montagna o al mare, lontano dalle luci che la città accende per non fermarsi, ci può capitare di contemplare il cielo e gli astri che lo illuminano riflettendo la luce del sole.

Una notte di luna piena mi sono meravigliato nel vedere quanto la luce illuminava: “questa è la nostra luce”, ha commentato un ragazzo africano della missione in cui vivo. Qui in Africa il cielo stellato è così acceso che sembra più vicino, sembra che lo puoi toccare con le mani.

Ascoltate con gli occhi pieni delle luci del cielo, le letture di questa festa hanno una risonanza più forte. Sembrano dirci: guardate ogni notte il cielo con fede, e potrete guardare ogni giorno la terra e la vostra vita con amore.

Lo sguardo fisso su Gesù

Il primo quadro che la liturgia offre alla nostra contemplazione è tratto dalla lettera ai Corinti, in cui Paolo sta dimostrando la verità della risurrezione di Gesù nella sua interezza di anima e corpo. Egli è la primizia dei morti: Cristo resuscitato è il fondamento e la garanzia della risurrezione di tutti coloro che credono in Lui. Gesù Cristo reintegra l’intera creazione (segnata dal peccato) secondo il piano iniziale di Dio (dare la vita). Il tempo presente si trova tra la risurrezione di Gesù, già avvenuta, e la risurrezione dei credenti, al ritorno di Cristo, quando Egli consegnerà il Regno al Padre. Il presente è il tempo in cui Gesù sottomette i suoi nemici, compresa la morte. Si tratta di una lotta che Cristo combatte in favore dell’umanità intera e di cui Egli è già il vincitore. Abbiamo già la promessa e non ancora il suo pieno compimento.

Uno sguardo al cielo

La visione dell’apocalisse ci invita a guardare il cielo, per contemplare ancora una volta il trionfo pasquale di Cristo, che realizza la salvezza dell’umanità (il santuario aperto, 11,19, l’inizio dell’inno 12,10). La certezza della vittoria non impedisce di riconoscere la fatica dell’umanità e la continua minaccia del male. La visione della donna e del mostro del caos rappresenta la lotta sempre aperta tra l’umanità, creata da Dio, esposta al peccato e salvata dalla misericordia fatta a Israele. L’umanità porta in sé la promessa della vita (il bambino che nasce) e soffre la minaccia del caos che mette in pericolo la vita. Il neonato rapito presso Dio e la donna mandata con protezione nel deserto indicano il tempo della storia: la vita di Dio è una promessa certa, ma c’è un tempo limitato in cui il male minaccia ancora la vita, senza poterla annientare.

Uno sguardo alla terra

Il vangelo ci riposta sulla terra, senza una apparente relazione con le due letture. Esso ci presenta la maniera più vera con cui i primi cristiani hanno conservato il ricordo di Maria e la base su cui è iniziato il culto alla madre di Gesù. Dopo aver ricevuto da Dio la vocazione e la missione di essere madre del suo figlio, Maria affronta un lungo viaggio per visitare la parente di cui l’angelo aveva parlato. Il centro del racconto è occupato dall’incontro di queste due donne incinte, che è l’incontro tra l’attesa di Israele e il compimento che Dio opera. Le parole delle due donne occupano quasi tutto il testo. Elisabetta, e attraverso di lei lo Spirito Santo, dichiara Maria “benedetta”, insieme al frutto “benedetto” del suo grembo; e la riconosce “beata” per la sua fede e Madre del NOSTRO DIO E SIGNORE. È il riconoscimento divino del valore di Maria, che sta tutto nell’accordare credito a Dio che realizza il suo progetto attraverso la collaborazione libera di chi si dispone a servirlo. Tutta la vita di Maria, fino alle ultime conseguenze della passione e della presenza materna nella Chiesa, sono già comprese nel suo “sì” iniziale a Dio. La risposta della fede di Maria è la lode a Dio: quello che Egli fa nella sua semplice serva conferma quello che fa nella storia dell’umanità, che vuole riunire a sé nell’amore.

Gesù Cristo, Maria e noi

La festa dell’assunzione non ci spinge a cercare spiegazioni, ma a contemplare il destino di vita piena che Gesù, con la sua risurrezione, apre a tutti gli uomini. Di questo destino Maria è resa partecipe per noi prima del ritorno di Cristo. Se è vero che Maria ha una relazione singolare con Gesù Cristo, non dobbiamo però pensare che abbia una relazione “speciale”, come se fosse diversa da quella che, nella fede, ogni credente può avere con Gesù.

La festa di oggi ci aiuta ad amare di più Maria, che sta totalmente della parte dell’umanità (non è una dea…), dal quel FIAT Ella si è posta dalla nostra parte, e che già partecipa della pienezza di vita che Dio vuole per tutte le persone. Ma ci aiuta ancora di più a fissare in nostro sguardo su Gesù, grazie al quale ci è stata di nuovo aperta la strada della piena relazione con Dio.



In Questa Festa dunque, non cerchiamo spiegazioni, ma contempliamo CON Maria il mistero dell'Amore di Dio che si attua IN CRISTO, PER CRISTO E CON CRISTO......rievocando la fede di Elisabetta in quell'incontro nel quale riconosciamo NOI con Lei la Madre del nostro Dio e Signore....e con Lei cantare quel Magnificat di lode nel quale è esplicito CHE NULLA E' IMPOSSIBILE A DIO....e seguendo questa Madre premurosa ed amorosa, accogliere l'invito costante "FATE TUTTO CIO' CHE GESU' VI DIRA' DI FARE", scatta la fede assoluta in Cristo che ci rivela il Padre e tutto l'Amore di cui questo nostro Dio è capace....ne saggiamo solo parzialmente i benefici per contemplarli poi nell'eternità al suo cospetto.....In questo senso Maria, insegna la Chiesa da sempre CI PORTA AL FIGLIO, ci vuole vedere legati a Gesù in una fede incontestabile, genuina, sofferta ma anche amata...Maria fece tutto quanto Dio le chiese di fare, per questo Ella si fa promotrice di questo fare e dice a noi alle Nozze di Cana "Fate tutto ciò che Egli vi dirà di fare", in sostanza Maria ci suggerisce da sempre: se volete essere santi, immacolati, se volete condividere la gloria dei santi in cielo, grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, mi chiamerete tutti beata....ma sarò felice solo se FARETE COME ME TUTTO QUANTO GESU' VI DIRA' DI FARE......

Fraternamente Caterina