Riflessioni sulle Letture della Liturgia
15 agosto 2004
Solennità dell'Assunzione - Anno C
Un invito a guardare il cielo
La solennità dell’assunzione di Maria in corpo e anima al cielo ha al centro la celebrazione della Resurrezione di Gesù e delle sue conseguenze concrete per l’umanità.
I vangeli ci permettono di seguire passo a passo gli ultimi giorni e ore della vita terrena di Gesù, per poi raccontarci come i discepoli hanno incontrato il Risorto e la loro vita ha preso definitivamente un destino nuovo.
Non è così per l’assunzione di Maria: essa ci è data dalla Chiesa come una verità della nostra fede. Non è un “fatto” che si possa raccontare o che si debba spiegare, ma è una verità che possiamo celebrare e contemplare: di fatto in Maria noi crediamo concretamente realizzata per tutti gli uomini la promessa di Gesù: vado a prepararvi un posto, tornerò e vi prenderò con me.
Per questo le letture della liturgia non parlano dell’assunzione di Maria come un fatto, ma la commentano, la contemplano nel quadro ampio della storia della salvezza, il cui centro è il mistero della Pasqua di Gesù.
Questa festa, nel pieno dell’estate, è un invito a guardare il cielo… Forse nelle lunghe sere d’estate, in montagna o al mare, lontano dalle luci che la città accende per non fermarsi, ci può capitare di contemplare il cielo e gli astri che lo illuminano riflettendo la luce del sole.
Una notte di luna piena mi sono meravigliato nel vedere quanto la luce illuminava: “questa è la nostra luce”, ha commentato un ragazzo africano della missione in cui vivo. Qui in Africa il cielo stellato è così acceso che sembra più vicino, sembra che lo puoi toccare con le mani.
Ascoltate con gli occhi pieni delle luci del cielo, le letture di questa festa hanno una risonanza più forte. Sembrano dirci: guardate ogni notte il cielo con fede, e potrete guardare ogni giorno la terra e la vostra vita con amore.
Lo sguardo fisso su Gesù
Il primo quadro che la liturgia offre alla nostra contemplazione è tratto dalla lettera ai Corinti, in cui Paolo sta dimostrando la verità della risurrezione di Gesù nella sua interezza di anima e corpo. Egli è la primizia dei morti: Cristo resuscitato è il fondamento e la garanzia della risurrezione di tutti coloro che credono in Lui. Gesù Cristo reintegra l’intera creazione (segnata dal peccato) secondo il piano iniziale di Dio (dare la vita). Il tempo presente si trova tra la risurrezione di Gesù, già avvenuta, e la risurrezione dei credenti, al ritorno di Cristo, quando Egli consegnerà il Regno al Padre. Il presente è il tempo in cui Gesù sottomette i suoi nemici, compresa la morte. Si tratta di una lotta che Cristo combatte in favore dell’umanità intera e di cui Egli è già il vincitore. Abbiamo già la promessa e non ancora il suo pieno compimento.
Uno sguardo al cielo
La visione dell’apocalisse ci invita a guardare il cielo, per contemplare ancora una volta il trionfo pasquale di Cristo, che realizza la salvezza dell’umanità (il santuario aperto, 11,19, l’inizio dell’inno 12,10). La certezza della vittoria non impedisce di riconoscere la fatica dell’umanità e la continua minaccia del male. La visione della donna e del mostro del caos rappresenta la lotta sempre aperta tra l’umanità, creata da Dio, esposta al peccato e salvata dalla misericordia fatta a Israele. L’umanità porta in sé la promessa della vita (il bambino che nasce) e soffre la minaccia del caos che mette in pericolo la vita. Il neonato rapito presso Dio e la donna mandata con protezione nel deserto indicano il tempo della storia: la vita di Dio è una promessa certa, ma c’è un tempo limitato in cui il male minaccia ancora la vita, senza poterla annientare.
Uno sguardo alla terra
Il vangelo ci riposta sulla terra, senza una apparente relazione con le due letture. Esso ci presenta la maniera più vera con cui i primi cristiani hanno conservato il ricordo di Maria e la base su cui è iniziato il culto alla madre di Gesù. Dopo aver ricevuto da Dio la vocazione e la missione di essere madre del suo figlio, Maria affronta un lungo viaggio per visitare la parente di cui l’angelo aveva parlato. Il centro del racconto è occupato dall’incontro di queste due donne incinte, che è l’incontro tra l’attesa di Israele e il compimento che Dio opera. Le parole delle due donne occupano quasi tutto il testo. Elisabetta, e attraverso di lei lo Spirito Santo, dichiara Maria “benedetta”, insieme al frutto “benedetto” del suo grembo; e la riconosce “beata” per la sua fede e Madre del NOSTRO DIO E SIGNORE. È il riconoscimento divino del valore di Maria, che sta tutto nell’accordare credito a Dio che realizza il suo progetto attraverso la collaborazione libera di chi si dispone a servirlo. Tutta la vita di Maria, fino alle ultime conseguenze della passione e della presenza materna nella Chiesa, sono già comprese nel suo “sì” iniziale a Dio. La risposta della fede di Maria è la lode a Dio: quello che Egli fa nella sua semplice serva conferma quello che fa nella storia dell’umanità, che vuole riunire a sé nell’amore.
Gesù Cristo, Maria e noi
La festa dell’assunzione non ci spinge a cercare spiegazioni, ma a contemplare il destino di vita piena che Gesù, con la sua risurrezione, apre a tutti gli uomini. Di questo destino Maria è resa partecipe per noi prima del ritorno di Cristo. Se è vero che Maria ha una relazione singolare con Gesù Cristo, non dobbiamo però pensare che abbia una relazione “speciale”, come se fosse diversa da quella che, nella fede, ogni credente può avere con Gesù.
La festa di oggi ci aiuta ad amare di più Maria, che sta totalmente della parte dell’umanità (non è una dea…), dal quel FIAT Ella si è posta dalla nostra parte, e che già partecipa della pienezza di vita che Dio vuole per tutte le persone. Ma ci aiuta ancora di più a fissare in nostro sguardo su Gesù, grazie al quale ci è stata di nuovo aperta la strada della piena relazione con Dio.
In Questa Festa dunque, non cerchiamo spiegazioni, ma contempliamo CON Maria il mistero dell'Amore di Dio che si attua IN CRISTO, PER CRISTO E CON CRISTO......rievocando la fede di Elisabetta in quell'incontro nel quale riconosciamo NOI con Lei la Madre del nostro Dio e Signore....e con Lei cantare quel Magnificat di lode nel quale è esplicito CHE NULLA E' IMPOSSIBILE A DIO....e seguendo questa Madre premurosa ed amorosa, accogliere l'invito costante "FATE TUTTO CIO' CHE GESU' VI DIRA' DI FARE", scatta la fede assoluta in Cristo che ci rivela il Padre e tutto l'Amore di cui questo nostro Dio è capace....ne saggiamo solo parzialmente i benefici per contemplarli poi nell'eternità al suo cospetto.....In questo senso Maria, insegna la Chiesa da sempre CI PORTA AL FIGLIO, ci vuole vedere legati a Gesù in una fede incontestabile, genuina, sofferta ma anche amata...Maria fece tutto quanto Dio le chiese di fare, per questo Ella si fa promotrice di questo fare e dice a noi alle Nozze di Cana "Fate tutto ciò che Egli vi dirà di fare", in sostanza Maria ci suggerisce da sempre: se volete essere santi, immacolati, se volete condividere la gloria dei santi in cielo, grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, mi chiamerete tutti beata....ma sarò felice solo se FARETE COME ME TUTTO QUANTO GESU' VI DIRA' DI FARE......
Fraternamente Caterina