00 22/10/2009 22:28
Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 4 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 12/08/2004 16.35
Ciao Lizzie tutto bene?....un abbraccio......
Vorrei che meditassimo in questa Festa....un grande vescovo, o meglio, attraverso i suoi scritti....S. ALFONSO M. DE LIGUORI.....nato in piena riforma Protestante, nel 1696.....
dunque la sua predicazione specie su Maria acquista per noi un grande valore contemplativo e di meditazione perchè le sue famosissime "Le Glorie di Maria", sono state ispirate molto prima di questo Dogma del quale quest'anno ricorre il 150* anniversario e certamente staremo con il Papa a Lourdes il quale ha chiesto la preghiera della Chiesa perchè in quella Eucarestia che celebrerà chiederà una speciale suoolica a Dio per tutte le necessità della Chiesa......
Dicevamo dunque, s.Alfonso, un grande vescovo e predicatore missionario DELLA MISERICORDIA DI DIO......dell'Amore del Cristo......
Fin dagli anni della sua adolescenza "lo Spirito del Signore scese su di lui e lo mandò ad annunciare ai poveri il lieto messaggio... a predicare un anno di grazia nel Signore" (Lc 4,18-19). In quest'ardua impresa che abbraccia l'intero arco della sua esistenza, si possono distinguere quattro tappe, ognuna delle quali si presenta con caratteristiche proprie. La prima tappa include gli anni della sua giovinezza. (1713-1726), periodo nel quale Alfonso cominciò a sentire l'appello dell'apostolato. Egli lo accolse come attuazione del carattere profetico del suo battesimo, e lo realizzò con la testimonianza di vita cristiana, con la frequente partecipazione ai sacramenti, con l'assidua adorazione eucaristica; lo esercitò nella sua professione di avvocato che svolse con onestà e con rispetto della verità, superando i pericoli morali che vi erano annessi; lo attuò come membro della congregazione dei nobili di Santa Maria della Misericordia, che aveva per programma l'esercizio delle opere di misericordia, quali la visita ai carcerati, l'ospitalità ai pellegrini, la cura degli infermi. Questa dedizione al prossimo divenne più intensa nella seconda tappa della vita missionaria di Alfonso (1726-1732) quando, consacrato sacerdote, si applicò totalmente all'evangelizzazione del popolo. Svolse il suo apostolato nei rioni più poveri di Napoli, superando i pregiudizi di classe, poiché egli discendeva da una famiglia nobile; facendosi coadiuvare dai laici, fondò l'opera delle "Cappelle serotine" con le quali riuniva in vari luoghi della città la gente umile, gli artigiani, gli ambulanti, i pescatori, i facchini, insegnando loro il catechismo e la pratica della vita cristiana. L'opera raggiunse una rapida diffusione e divenne una scuola di educazione civile e religiosa. Come membro delle " Apostoliche Missioni " Alfonso si recò in molti paesi e città della Campania e delle Puglie predicando le verità eterne soprattutto alla gente abbandonata. Man mano però che egli allargava il suo raggio d'azione e prendeva coscienza della situazione religiosa e morale del popolo, si andava accorgendo che da solo era impari alla vastità dell'impresa, e che occorrevano forze più numerose e attive. Spinto da questa esigenza e ispirato da Dio, nel 1732, fondò a Scala, un piccolo centro in provincia di Salerno, la congregazione dei Redentoristi, che segnò l'inizio della terza tappa del suo viaggio missionario, la quale si protrasse fino al 1762. Con tale fondazione Alfonso volle, in un certo senso, partecipare all'universalità e alla perennità della Chiesa, rivelando un profondo senso ecclesiale. Assegnò come fine specifico ai suoi religiosi la predicazione delle missioni ai poveri, agli abbandonati, ai lontani. Egli fu il primo missionario della sua congregazione svolgendo per un trentennio un'attività instancabile di evangelizzazione delle popolazioni del meridione, specialmente di quelle che erano nelle campagne e maggiormente sprovviste di aiuti spirituali...
Sant'Alfonso nei suoi scritti ha lasciato un altro messaggio di rilevante importanza alla Chiesa: il significato di Maria nella storia della salvezza. Lasciò questo messaggio soprattutto nel libro Le glorie di Maria, che pubblicò nel 1750, dopo molti anni di studio e di riflessione. Iniziò la ricerca nel 1734, e ci lavorò a lungo e con grande impegno perché voleva fare un'opera degna di Maria. In realtà per sedici anni ascoltò e scrutò il ricco patrimonio della tradizione in tutte le sue componenti: padri e teologi, liturgia e preghiere, scrittori spirituali e popolo di Dio, antichità, medioevo e tempi moderni, con l'interesse di uno storico, con la serietà di un teologo, con la sapienza di un santo. Le sue fonti immediate erano generalmente di seconda mano: Raccolte, Catene, Somme, Epitomi, Selve, degli ultimi duecento anni; ma sapeva maneggiarle con precisione quando si trattava di stabilire una dottrina, e con libertà intelligente di cuore quando si trattava invece di esprimere la pietà il libro non è soltanto l'esposizione di una ricerca erudita, una trattazione teologica a volte polemica; è anche espressione della grande devozione di Alfonso e un segno di riconoscenza a Maria per l'aiuto da lei ricevuto in tutto il corso della sua vita, come risulta dalla dichiarazione che si trova nella Supplica dell'autore, posta all'inizio del libro: " A te poi mi rivolgo, o mia dolcissima Signora e Madre Maria; tu ben sai che dopo Gesù in te ho posto tutta la speranza della mia eterna salvezza; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e tutte le altre grazie che ho ricevute da Dio, tutte riconosco che mi sono state date per mezzo tuo"...
...
In questo stesso periodo.....abbiamo un altro grande santo, s.Luigi M.Grignon de Montfort che scriverà "Il  trattato della vera devozione a Maria"...   proprio per liberare il campo dalle tante devozioni che facevano scandalizzare i Protestanti del momento......Questi due santi s'impegnarono per sgombrare il campo dalle incomprensioni.....e dalle deviazioni del culto alla Vergine......come non leggere nei loro scritti la potenza dello Spirito Santo che con pazienza e amore cura, corregge, istruisce, illumina...quanti devotamente e con cuore libero da ogni avversità si lasciano guidare?
Maria non è un'opera astratta di Dio....ma è il suo Progetto perfettamente riuscito e perfettamente portato a termine......Maria è il progetto d'Amore di Dio verso l'uomo di ogni tempo, per questo le generazioni la proclamano BEATA, perchè in Lei e con Lei ognuno di noi può ritrovarsi, può rispecchiarsi.....Ogni santo, ci ricorda Paolo è IMMAGINE E RIFLESSO DI DIO...."non sono più io che vivo,ma Cristo vive in me", ecco che in Maria TUTTO QUESTO E' ESPRESSO ALLA PERFEZIONE.......per questo nel culto mariano guardando a Lei, pregando con Lei, invocandola quale Madre del Varbo.... noi ritroviamo attraverso di Lei ed in Lei....i lineamenti affettivi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo......
La pubblicazione de Le glorie di Maria, secondo Giuseppe De Luca, grande studioso della storia della spiritualità, fu un evento, " una delle date più importanti nella storia del culto di Maria Santissima... [Le glorie di Maria] è l'ultimo grande libro europeo scritto in gloria di Maria". E uno specialista della storia della Chiesa in Italia, Gregorio Penco, ne dà il seguente giudizio: " Pur raccogliendo a piene mani tra i detti e le opinioni degli scrittori ecclesiastici di tutti i tempi, sant'Alfonso ha saputo penetrare in profondità negli aspetti devozionali dei misteri da lui considerati; in modo particolare nel cuore di Maria Santissima, nelle sue gioie, nei suoi dolori, nelle sue glorie. E come uno sguardo che l'autore riesce a gettare nell'anima della Vergine, leggendo i suoi sentimenti e indovinando i suoi pensieri". Naturalmente il libro risente del tempo in cui fu scritto, perché, come ogni grande scrittore, Alfonso fu uomo della sua epoca, e venne condizionato dalla situazione culturale e religiosa del Settecento. E nel Settecento il culto di Maria era in crisi, contestato da alcuni scrittori cattolici, come Ludovico Antonio Muratori con il libro Della regolata devozione, e rifiutato dai giansenisti, i quali ritenevano che esso potesse mettere in ombra la persona di Cristo, unico mediatore presso Dio. Perciò la devozione verso Maria deve essere " regolata ", controllata dalla ragione, moderata nelle manifestazioni. Il Liguori rifacendosi alla tradizione della Chiesa e all'insegnamento dei teologi, reagì con lucidità e con coraggio a tali correnti di pensiero, e si impegnò a presentare il mistero di Maria nella sua verità, sviluppando fino alle ultime conseguenze il privilegio della maternità divina. C'era in lui lo spirito dei santi padri, i quali si avvicinavano alla rivelazione con rispetto e con riverenza, ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti. Questo atteggiamento è stato sottolineato da Giuseppe De Luca: " Protestanti e giansenisti ci avevano istillato mille scrupoli e mille esitazioni che, nostro malgrado, non riuscivamo a vincere. Non si poteva più tornare al candore miracoloso con cui si era amata la Madonna nei secoli antecedenti. Si aveva come un ritegno, una cautela, una paura. Sant'Alfonso con la sua dottrina di teologo e di formidabile teologo; con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; col suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l'anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà d'amore, che ebbero i nostri fratelli di fede nel Medioevo". Fu questo l'impegno costante del Liguori nello studio del mistero di Maria: non chiudersi nei limiti della ragione, ma aprirsi nella fede all'onnipotenza e all'amore di Dio. Si può vedere un esempio di tale apertura in quello che egli chiama " il mio sentimento ", così formulato: " Quando un'opinione onora in qualche modo la santa Vergine, ha un certo fondamento e non ha nulla di contrario né alla fede né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non accettarla e il contraddirla perché anche l'opinione opposta potrebbe essere vera, denota poca devozione verso la Madre di Dio. Io non vorrei essere annoverato tra questi spiriti poco devoti né vorrei che lo fosse il mio lettore" Sant'Alfonso ebbe "molta devozione ", che espresse in una mariologia nuova e insieme fedele alla tradizione, pervasa dalla gioia della redenzione, in cui mise in giusto risalto " le cose grandi fatte dall'Onnipotente nella sua Madre " (Lc 1,48). Anche il titolo del libro, Le glorie di Maria, in dica una presa di posizione contro i protestanti e i giansenisti che accentuavano la theologia crucis; nello stesso tempo manifesta una visione giusta e liberante della storia della salvezza, come affermazione della gloria di Dio che opera la redenzione nell'umanità per mezzo di Maria......
Fraternamente Caterina

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 5 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/08/2004 21.31
GIAMPAOLO MATTEI
 
A Lourdes tutti noi siamo stati visitati da Qualcuno molto grande. Tutti. Lourdes è un fatto storico che non riguarda solo santa Bernadette Soubirous, ma ciascuna persona, in ogni luogo e in ogni tempo.
In quel piccolo paese dei Pirenei, fino all'11 febbraio 1858 "più attraversato che conosciuto", siamo stati tutti visitati da Qualcuno molto grande. "Una finestra", ebbe a dire il beato Giovanni XXIII, "si è spalancata improvvisamente verso il Cielo".
Sabato 14 e domenica 15 agosto Giovanni Paolo II compirà un pellegrinaggio apostolico in quel luogo benedetto, nella Casa della Mamma, per vivere il centocinquantesimo anniversario della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, proclamata dal beato Pio IX l'8 dicembre 1854 con la Bolla "Ineffabilis Deus".
Appena quattro anni dopo, per diciotto volte a partire appunto dall'11 febbraio 1858, la Vergine apparve alla piccola Bernadette a Lourdes presentandosi, il 25 marzo, proprio come l'Immacolata Concezione:  "Que soy era Imaculada Councepciou" disse alla piccola nel suo dialetto.
Il pellegrinaggio del Papa abbraccia i due grandi misteri mariani:  l'Immacolata Concezione e l'Assunzione in cielo in corpo e anima, che si celebra appunto il 15 agosto. C'è in questi due fatti storici l'inizio e la conclusione della vita terrena di Maria di Nazareth, figlia di Gioacchino e Anna, sposa di Giuseppe, madre di Gesù.
È la Vergine stessa che ha raccomandato di andare in processione alla Grotta. Ora vi sta per tornare il Successore di Pietro che qui venne nel 1983 durante l'Anno Santo della Redenzione:  c'è un legame profondo tra i Papi e ciò che è l'esperienza di Lourdes. Un legame nato nel Cenacolo di Gerusalemme duemila anni fa.
Giovanni Paolo II a Lourdes compirà tutti i gesti tradizionali del pellegrino:  berrà l'acqua alla Grotta, reciterà il Rosario, parteciperà alla processione "aux flambeaux", celebrerà l'Eucaristia. Rivolgendosi, mercoledì 11 agosto, ai pellegrini presenti all'udienza generale il Santo Padre ha chiesto di accompagnarlo con la preghiera.
La prima e più ardente risposta è stata quella dei sofferenti che conoscono Lourdes per averla visitata e perché la custodiscono sempre nel santuario del loro cuore. Il Magistero di Giovanni Paolo II impartito dalla Cattedra della Sofferenza è una incalzante testimonianza di conversione.
In queste ore c'è tutta la Chiesa in cammino verso la Grotta di Massabielle, "in processione" come chiese la Vergine a Bernadette. "Porterò nel mio cuore i ringraziamenti e le suppliche di tutta la Chiesa e, direi, del mondo intero, che solo in Dio può trovare pace e salvezza" ha affermato il Papa nella catechesi dell'udienza.
Lourdes, "città mariana", è la capitale della sofferenza vissuta cristianamente, è la dimostrazione di ciò che è il valore salvifico del dolore. È così perché proprio a Lourdes la Mamma ha scelto per sorridere ad una piccola figlia. Era un giovedì piovigginoso quell'11 febbraio 1858:  una ragazzina di nome Bernadette Soubirous, semianalfabeta e già minata dalla tubercolosi, sentì "un colpo di vento, come un tuono".
Possedeva solo un Rosario e quello strinse vedendo nella cavità di un grotta, sporca e sperduta, "Aquerò" che nel dialetto di quelle parti significa "Quella cosa". È proprio alla piccola che la Vergine si è presentata sorridendo maternamente:  "Que soy era Imaculada Councepciou" - "Io sono l'Immacolata Concezione".
A Lourdes si sentono a casa quanti hanno un debole per tutto ciò che è "piccolo", almeno agli occhi degli uomini. Si sentono a casa perché avvolti nella semplicità della povertà, dell'umiltà, del nascondimento:  null'altro che il Vangelo allo stato puro. È la logica del Magnificat.
I pellegrini, a Lourdes, non li osservi e basta. Non puoi assumere l'atteggiamento di chi è spettatore. Ecco allora che li contempli con la solidarietà complice di uno come loro e anche con la curiosità del cronista che, da cristiano, si pone le domande centrali e ineludibili.
Nella Grotta delle Apparizioni c'è sempre, ad ogni ora e ogni giorno, una piccola fila di persone che si riforma di continuo e che, nelle occasioni solenni, si ingrossa come un fiume in piena. Un fiume di preghiera e di grazia.
Camminano lentamente i pellegrini per respirare il più a lungo possibile la vicinanza di quelle rocce rese sante dalla presenza di Maria; rese lucide da milioni di mani di generazioni di cristiani. Le mani toccano le pietre e le bocche le baciano. Molti cercano con le labbra le gocce d'acqua che scorrono sulla roccia.
Tutti su quelle pietre sfregano corone del Rosario, medagliette mariane, fotografie di persone care ammalate o defunte. Giunti al centro della Grotta gettano un biglietto con un messaggio in un contenitore che custodisce il dolore e la speranza del mondo.
Eccolo l'uomo del terzo millennio in ginocchio davanti al Mistero, a Lourdes, fidandosi della parola di una ragazzina che non sapeva né leggere né scrivere, che non aveva fatto un'ora di catechismo e che ha conosciuto la notte povera della fame, delle privazioni, delle malattie, del disprezzo, del lavoro più umile. È davvero la logica del Magnificat.
Eccolo l'uomo del terzo millennio a tu per tu con l'intramontabile forza del pellegrinaggio, con le mani giunte e la testa china a invocare teneramente la Mamma, con un filo di voce, con gli occhi chiusi.
Eccolo qui, l'uomo del terzo millennio, pellegrino da solo o con una comunità di persone.
Eccolo a sfregare il Rosario contro la roccia per raccogliere schegge di grazia e di speranza, a riempire bottiglie con l'acqua scaturita miracolosamente, ad accendere candele, a scrivere biglietti.
Il vero e continuo miracolo quotidiano che avviene a Lourdes dal 1858 è la conversione, maturata nella preghiera e nella penitenza. Per miracolo si intende, solitamente, solo quello fisico che pure c'è:  sono tante le guarigioni documentate scientificamente e umanamente inspiegabili. A Lourdes si praticano un numero incalcolabile di confessioni e nessuna statistica potrà mai registrare la "metanoia", il cambiamento di vita che avviene nelle persone. Preghiera, penitenza e conversione:  è il "cuore" del messaggio di Lourdes.
È proprio in questa nascosta, quotidiana forza il vero e grande miracolo che avviene all'ombra della Grotta. Un giovane prete romano ci confida che uno dei doni più grandi dei suoi dieci anni di sacerdozio è stato proprio confessare a Lourdes perché "mi sono sentito a tu per tu con la grazia di Dio al lavoro nel cuore degli uomini".
È il miracolo di Dio, teneramente spinto dalla Mamma, capace di piegare silenziosamente l'anima di quegli uomini che spesso è rigida più del ferro.
A Lourdes vige la legge, la logica del Magnificat:  gli ultimi sono davvero i primi, chi è chiuso nel proprio dolore è strappato alla solitudine, tutti gli uomini - poveri e ricchi, malati e sani - formano una sola umanità perché si riconoscono figli della stessa Mamma. A Lourdes tutto è possibile.
Ogni parola umana assume un significato nuovo, più alto. Anche la parola "pace" scandita sotto la Grotta di Massabielle ha un'eco diversa. E raggiunge, accarezzandoli, i cuori più duri.
È indissolubile il rapporto che esiste tra Lourdes e il mondo della sofferenza, fisica e spirituale. Alla Grotta di Massabielle quanti sono nel dolore sono da sempre i primi protagonisti, gli ospiti d'onore della Mamma. È là, del resto, il centro fisso della Giornata Mondiale del Malato, splendida intuizione paterna di Giovanni Paolo II.
Quella "polla" d'acqua sgorgante dalla terra, alla quale la Vergine invitò Bernadette a bere, richiama alla mente la potenza dello Spirito di Cristo che risana integralmente l'uomo e gli dona la vita che non conosce la morte.
Ecco che Lourdes è davvero un luogo della vita e della speranza proprio perché i suoi "cittadini" sono coloro che, stando alle corte logiche umane, dovrebbero sperimentare la difficoltà a vivere e a sperare. Nella Grotta si tocca con mano come la legge del Magnificat capovolga le logiche degli uomini. È un luogo di verità pura.
Un pellegrinaggio a Lourdes non si conclude mai. Non termina quando si bacia per l'ultima volta la roccia, si beve ancora un sorso d'acqua o quando ci si volge per contemplare, per un istante in più, la Grotta povera scelta da Maria per rivelarsi ad una ragazzina.
Non si conclude perché la grazia non si esaurisce con il passare del tempo e perché ogni respiro a Lourdes profuma di eternità. Restano, poi, le amicizie solidali e cristiane con tante persone - ammalati, volontari, sacerdoti - che sono una indistruttibile forza di comunione.
Il fatto, ecclesiale e storico, è che Lourdes costringe a vivere in stato di pellegrinaggio permanente, fisico e spirituale.
È la tenerezza della Mamma che "in fretta" - riferisce il Vangelo di Luca - corre da Elisabetta, quasi con le ali ai piedi, dopo l'Annunciazione. Lourdes con il suo silenzio di stupore mette "fretta", nella gioia, di testimoniare nella concretezza povera del quotidiano la verità di Dio sull'uomo. Lourdes non ammette riposi né rimandi.
Così, davanti alla Grotta di Massabielle, entusiasma ancora di più la notizia che domenica 5 settembre Giovanni Paolo II, sempre pellegrino, busserà di nuovo alla Porta della Mamma nel Santuario della Santa Casa di Loreto.

(©L'Osservatore Romano - 14 Agosto 2004)
Vi invito tutti, domenica, a rivolgere una preghiera in comunione con tutta la Chiesa, affinchè il Signore accolga la supplica della Chiesa per la vera Pace nel mondo e per le nostre necessità spirituali,.....ricordando a noi stesse le parole di Paolo: SIAMO MEMBRA DI UN UNICA CHIESA, SE UN MEMBRO SOFFRE, SOFFRIAMO TUTTI, SE UN MEMBRO GIOISCE, TUTTI NE APPRENDIAMO I BENEFICI.....

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 6 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 13/08/2004 23.46
Amici...sto vedendo il servizio su Lourdes su Rete4.....volevo condividervi che mi ha colpito molto l'universalità di questa fede....gruppi da Thaiti, dall'India, Africani......si vedono persone di ogni posto della terra, cinesi, giapponesi....
universalità......e al centro di questi pellegrinaggi non è vero che tutto finisce con Maria, ma con Maria TUTTO INIZIA.....per confluire NEL CUORE DEL PELLEGRINAGGIO....L'EUCARESTIA......
Popoli di ogni razza, nazione e lingua, proprio come le parole di Paolo l'apostolo, sono li riuniti a professare la medesima FEDE IN GESU' SALVATORE DELL'UOMO E PORTATORE DI PACE E SERENITA'.......
Si vive il cuore stesso del Vangelo: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue dato per tutti voi, fate questo in memoria di me......
Fraternamente Caterina

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 7 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 14/08/2004 10.43
Maria. Un oceano di silenzio e di vita si espande da questa tenda in cui si accampa il Verbo. L'immensità di un deserto che fiorisce. La quotidiana esperienza di un'attesa, la gioia del farsi da parte perché si espanda il Mistero fa sì che la sua vita si riempia di bellezza. 
Si compia... parole "magiche", modulate giorno nelle cose di sempre, parole di vita nell'ombra che catturano l'attenzione dell'Ombra dell'Altissimo. Eccomi, sono la serva del Signore: quale appellativo migliore per amare? Servo di...: un amore che non pretende di essere ricambiato perché è consapevole di esistere unicamente come "servo"... una vita e un amore che si dà perché dovuto quasi non avesse nulla di proprio ma fosse solo appartenenza... un amore che non chiede mai il grazie, e quando lo riceve si stupisce perché è in più... un amore che gioisce di essere accanto, di essere appena sbirciato, di stare finché c'è bisogno e di allontanarsi quando l'utilità non è più.. un amore che non ha parole, ma è presenza... Un amore così raggiunge le altezze perché Dio cerca chi è simile a Lui, servo dell'uomo! Maria si stupisce per il saluto dell'angelo, e nella sua unità profonda chiede il come avverrà... per non essere di ostacolo alla parola pronunciata su di lei. In quel suo chinarsi di fronte al Mistero è già il compimento dell'andare passo passo dietro al Figlio di Dio, fino a Betlemme, fino alla croce, fino alla gloria: "Avvenga di me quello che hai detto". 
A tutti l'augurio di entrare nel silenzio che custodisce la Vita, il silenzio del tempo che porta i segreti del suo Nome santo scritto nella storia della nostra esperienza umana, scrutato con la tenera attesa di chi è ancora e sempre innamorato di Lui...      
sr teresa della +  ocarm.

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 8 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/08/2004 16.43
un grazie al sito: www.avvenire.it
per seguire la preghiera comunitaria....(cliccate sul logo)

RISORSE

1 Il focus del sito vaticano

1 Il sito del Santuario di Nostra Signora di Lourdes

1 Il sito ufficiale della vista del Papa ( Lourdes 2004)

8 La webcam davanti alla grotta

Il vero miracolo? TORNARE A SPERARE......
 
 
Il rettore del Santuario di Notre Dame di Lourdes, padre Raymond Zambelli, è di origini italiane, esattamente bergamasche. Discendente di quella nostra gente così numerosamente emigrata in Francia, in passato, non parla l’italiano, ma conserva la cordialità lombarda nei modi. È a Lourdes da dodici mesi. Viene da un altro grande santuario, quello di Teresa di Lisieux. Ma qui la folla di pellegrini è un oceano inarrestabile: oltre sei milioni l’anno. Eppure dal 1987 non si verifica una guarigione miracolosa. Il fiume di sani e malati, di carrozzelle, e giovani e vecchi, e gente di ogni colore, non accenna tuttavia a diminuire. 

Padre Zambelli, cosa chiama ancora con tanta forza, a ben 146 anni dalle apparizioni, tanti uomini a Lourdes?
Zambelli ha un accenno di sorriso, certo della semplicità delle sua risposta: «La Madonna  ha detto un giorno: desidero che veniate qui. E gli uomini, semplicemente, rispondono prima di tutto a questa domanda a questa domanda. Vengono per supplicare, per confidare ciò che di più profondo hanno nel cuore, molto spesso solo  per ringraziare di ciò che hanno già ricevuto. Ma la cosa fondamentale è che vanno dalla Madre: tutti abbiamo l’esperienza umana che la madre è colei che comprende, e che si può dire tutto, alla madre. E dunque qui si viene a domandare, a confidare, a supplicare, come alla propria madre, come figli, figli fiduciosi».
Ad accogliere i pellegrini malati si alternano ogni anno migliaia di volontari, gli Hospitalier delle diverse Hospitalité di Lourdes, i volontari diocesani, gli scout, le bénévoles, un esercito silenzioso che complessivamente raggiunge le 95 mila persone in un anno. Che accompagna, accudisce, serve, gratuitamente.

Chi sono gli Hospitalier di Notre Dame, l’antica Hospitalitè fondata nel 1885 che accoglie i malati e li accompagna alle piscine?
«Sono oltre settemila uomini e donne di ogni parte del mondo e di ogni estrazione sociale, animati da un desiderio profondo di mettersi al servizio dell’altro. So che a volte, segretamente, dietro a questa scelta, c’è un voto: qualcuno in casa era malato ed  è guarito, venire qui ad assistere altri malati è un modo di dire grazie».

Fra sacerdoti e religiosi, quante persone vivono stabilmente nel Santuario?
E come  fate, voi che siete qui sempre, a affrontare ogni giorno la vista di tanta sofferenza, file di uomini in barella, bambini malati, gente venuta qui da lontano in un’ultima speranza?
«Siamo in trenta, fra sacerdoti e religiosi, residenti stabilmente nel Santuario, cui si aggiungono 150 ausiliari esterni. Quanto allo stare di fronte alla sofferenza, posso dirle della mia personale reazione, un anno fa: all’inizio, di fronte a tanti malati gravi, viene spontaneo ringraziare Dio di essere in buona salute, e domandarsi come vivresti tu quella prova, e pensare che probabilmente non la vivresti tanto bene. Poi, ti rendi conto che la piena salute, e la forza che Dio ti ha dato, costituiscono un preciso dovere. Come un mettersi sull’attenti: l’ordine di mettersi al servizio dei più deboli».

Lei vede tanta gente che viene qui sperando di guarire. Come guarda alle madri che se ne tornano a casa con il figlio malato? Accanto alla speranza, non c’è la delusione?
«Di miracoli, è vero, la Chiesa non ne riconosce da molti anni. Ma a Lourdes, glielo dirà il responsabile del Bureau Medical, si verificano ogni anno guarigioni non riconosciute come miracoli, e però avvenute in seguito al pellegrinaggio. Seimila, queste guarigioni senza timbro di miracolo, a tutt’ oggi. E ancora adesso, numerose. I pellegrini scrivono, mandando cartelle cliniche e lastre. Sono sbalorditi, vorrebbero testimoniare, aprire una causa: mancano però tutti i requisiti severi richiesti dalla Chiesa perché si parli di miracolo.

Ma è importante?
Padre Zambelli sorride, ammicca: «Se lei fosse seriamente malata, venisse qui, guarisse, le importerebbe molto di un timbro ufficiale, o non se ne andrebbe piuttosto in giro, ringraziando Dio? C’è un piccolo monumento qui dentro il Santuario, con sopra una scritta: Ritrovare la fede è più che ritrovare la vista. Quel monumento l’ha donato un italiano cieco, che qui ha ritrovato la vista, ma ha scoperto che la fede era più importante. Di Lourdes si parla sempre come luogo di guarigione, ma è, prima di tutto, un luogo di guarigioni spirituali e di conversione. Qui ogni anno si confessano milioni di persone, e molti magari non lo facevano da una vita. Il vero miracolo di Lourdes, è il cuore che cambia. Come ha detto il Papa, Lourdes è una sorgente bevendo alla quale l’anima trova, o ritrova, la sua limpidezza».
Una storia che, in quest’anno, le è rimasta in mente.
«La storia di mia sorella. Ho un’unica sorella, che non è mai stata praticante. Ammalata  di cancro, l’anno scorso ha deciso di venire qui. Io non le ho chiesto niente. Ha scelto lei di partecipare alle funzioni, di fare il bagno alla piscina, di fare il "cammino della fede". È passato un anno, il cancro è sempre lì, stabilizzato. Ma mia sorella è cambiata. È come se le si fosse aperto il cuore, qui, in due giorni. Come se avesse intravisto qualcosa. Io, non le avevo detto proprio niente».
Pochi guariscono fisicamente a Lourdes, almeno ufficialmente. Tuttavia, venendo qui e stando in silenzio, smettendo di pensare e di "fare", e lasciando campo libero alla Madonna, pare che qualcosa accada. Non si spiega altrimenti perché le mura della basilica siano completamente coperte di ex voto. Dal pavimento alle volte,  uno sbalorditivo, infinito ripetersi di tre sole parole: Je vous remercie.

***************