00 16/10/2009 18:16
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 22/08/2003 23.15
Caro Alfonso,
il tema della Immacolata concezione potrà essere ripresa in altro forum. In questo stiamo trattando dell'assunzione.
Per quanto riguarda la tradizione della Chiesa ti prego di leggerti quanto già detto in questo collegamento in modo da non ripetere il concetto ampiamente spiegato che la Tradizione di origine apostolica è espressamente prevista dalla Scrittura.
Con affetto

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Da: Soprannome MSN°GinoInviato: 23/08/2003 11.57
 

Con Maria nel nuovo millennio

di STEFANO DE FIORES

L’Assunta nel cammino della Chiesa
   

Le ragioni teologiche che hanno contribuito all’affermazione dogmatica dell’assunzione di Maria al Cielo "in corpo e anima" . – Lo sviluppo del dogma nella storia della Chiesa.

Girolamo da Cremona, Assunzione della Vergine – Corale miniato (sec. XV), Duomo di Siena. - Giornata memorabile nella storia della Chiesa cattolica fu quel 1° novembre 1950, quando Papa Pio XII definì il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo.

Allora, alla presenza e in comunione con il Collegio cardinalizio, con 700 Vescovi e con la folla delle grandi occasioni, Pio XII interpretò con indovinate parole dal sapore olistico la solennità del momento: "Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa patriarcale Basilica e insieme con esse pare che esultino con arcani fremiti gli innumerevoli e vetusti templi, innalzati per ogni dove in onore dell’Assunta […]".

Quel giorno tuttavia non è giunto all’improvviso. Nessuna realtà ecclesiale s’improvvisa, perché la crescita della Chiesa nella verità per opera dello Spirito è frutto di un impegno di tutte le componenti del popolo di Dio.

I tre principali fattori dello sviluppo dei dogmi sono indicati dal Vaticano II: "Questa tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose che delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali meditano in cuor loro (cfr Lc 2,19;51), sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro ai quali con la successione episcopale hanno ricevuto un sicuro carisma di verità (DV 8)".

Questo è valso per l’Immacolata Concezione, che non si spiega senza la fede intuitiva della gente per la quale peccato e Madre di Dio sono realtà incompatibili. E il medesimo processo, sebbene in forma meno polemica e più propositiva, si riscontra nella storia del dogma dell’Assunta.

Anche qui non mancarono le difficoltà, che però alla fine vennero superate dal supremo Magistero della Chiesa.

Giambattista Tiepolo, L’Immacolata assunta tra gli Angeli – Museo del Prado, Madrid.
Giambattista Tiepolo, L’Immacolata assunta tra gli Angeli – Museo del Prado, Madrid.

L’assunzione di Maria nella storia della Chiesa

L’argomento capitale cui si richiama Pio XII per definire l’assunzione di Maria – come aveva già fatto Pio IX per l’Immacolata Concezione – è senza dubbio il fatto ecclesiale (factum Ecclesiae), cioè il sentimento dei fedeli (sensus fidelium) favorevole alla prerogativa finale della Vergine che si tramuta in consenso dei fedeli (consensus fidelium), verificato dal Magistero della Chiesa.

Per la "Munificentissimus Deus", proprio dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata Vergine Maria al Cielo – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole forze naturali – è verità da Dio rivelata.

Nell’Allocuzione concistoriale pronunciata due giorni prima della definizione, Pio XII riferendosi alla Lettera inviata a tutti i Vescovi nel 1946, aveva parlato del "coro mirabile e quasi unanime delle voci dei Pastori e dei fedeli, che professavano la stessa fede e chiedevano la stessa cosa come sommamente desiderata da tutti". Poiché "la Chiesa Cattolica tutta non può ingannare né essere ingannata", egli deduce che "tale verità, fermamente creduta dai sacri Pastori e dal popolo, è stata rivelata da Dio e può essere definita con la nostra suprema autorità".

La definizione del 1950 conferma il modello inaugurato nel 1854: non è il Concilio a prendere una decisione in comunione con il Papa e in occasioni di eresie, ma è il Romano Pontefice nella sua responsabilità personale di Pastore supremo della Chiesa a decidere circa una verità posseduta da tempo immemorabile, dopo aver consultato tutta la Chiesa attraverso i Vescovi.

Tuttavia, Pio XII ha cura di richiamarsi, come a fondamento ultimo di una verità di fede, alla Scrittura interpretata dalla tradizione ecclesiale.

Tale tradizione si manifesta in tre componenti della Chiesa che hanno contribuito alla maturazione della verità concernente l’atto finale della biografia di Maria: il popolo, i teologi e il Magistero.

Proclamazione del dogma dell’Assunzione della Vergine da parte di Papa Pio XII (fotomontaggio).
Proclamazione del dogma dell’Assunzione della Vergine da parte di Papa Pio XII (fotomontaggio).

La fede del popolo di Dio

Non dovette tardare a essere posta la questione fondamentale che riguardava la sorte del corpo della Madre di Gesù.

Una prima risposta è data a livello popolare dalla percezione di Maria nel suo stato glorioso, come santa, potente e misericordiosa, quindi in grado di soccorrere nei pericoli. Ne sono testimoni nel II secolo i graffiti di Nazareth, mentre un vivo senso di fiducia nell’intervento della Theotòkos è testimoniato dalla più antica preghiera mariana: il "Sub tuum praesidium", trovato su un papiro egiziano non posteriore al III secolo. L’uso di invocare Maria è testimoniato da Gregorio Nazianzeno (+ 390), che racconta come la bellissima vergine Giustina (III secolo) implorò "supplice la Vergine Maria affinché le recasse aiuto" in un momento di pericolo.

Il vescovo Severiano di Gabala (+dopo 408) offrirà un fondamento teologico alla preghiera dei fedeli a Maria affermando che ella: "…gode, perché si trova in uno splendido luogo, perché è nella regione dei vivi, lei che è madre della salvezza, lei che è sorgente della luce percettibile".

Quale che sia l’origine degli apocrifi dell’assunzione, essi circolavano in mezzo al popolo, dal momento che lo Pseudo-Decreto Gelasiano mette in guardia dal "liber qui appellatur Transitus sanctae Mariae", che nella versione purificata dello Pseudo-Melitone trovò larga diffusione soprattutto in Oriente, dove nessuna obiezione fu sollevata contro il racconto dell’assunzione corporea di Maria.

Oggi, grazie alle scoperte archeologiche e agli studi sugli apocrifi del ‘Transitus’, le origini delle tradizioni sulla fine terrena di Maria hanno ricevuto un’inattesa illuminazione.

Nel 1972 l’inondazione della chiesa del Getsemani, contenente la tomba della Vergine, ha spinto a intraprendere degli scavi, che hanno appurato vari rifacimenti sotto gli Imperatori Teodosio (379-395) e Maurizio (582-602), e al tempo delle Crociate.

Il fatto che i reperti archeologici siano in accordo con varie redazioni del ‘Transitus Virginis’ (circa le tre camere sepolcrali e la tomba nuova di Maria) ha condotto gli studiosi francescani B. Bagatti ed E. Testa ad esaminare gli apocrifi riguardanti gli ultimi eventi della vita della Vergine.

Le varie redazioni del ‘Transitus’ sono fatte risalire ad un prototipo non già del V-VI sec. ma del II sec., e probabilmente al testo di quel Leucio di cui parla il ‘Transitus’ latino attribuito a Melitone di Sardi e che avrebbe corrotto (‘depravavit stilo’) il racconto della ‘dormizione di Maria’.

Poiché alcune redazioni del ‘Transitus’ contenevano dottrine teologiche giudeo-cristiane (scala cosmica e dei sette cieli, Cristo come angelo, rivelazione dei segreti...), B. Bagatti rileva come esse tradiscano un tempo di composizione anteriore al IV secolo, quando furono combattute dai Padri.

Il documento originale della ‘Dormitio’ è una composizione di giudei cristiani – presenti a Gerusalemme fino a tutto il IV secolo –, che trasmette il triplice evento: morte di Maria e affidamento della sua anima agli Angeli Michele e Gabriele, deposizione del suo corpo nella tomba del Getsemani, riunione della sua anima al corpo e trasferimento in Cielo.

Secondo F. Manns, il ciclo apocrifo della "Dormizione di Maria" sarebbe un’emanazione della Comunità primitiva di Gerusalemme e "serviva di testo liturgico nelle celebrazioni presso la tomba di Maria".

In Occidente nel IX secolo, quando inizia la contrapposizione tra i teologi che affermano l’assunzione corporea e quelli che la negano, "la festa liturgica e la fede nell’assunzione di Maria, in qualunque modo intesa, erano radicate nel popolo cristiano e la tomba vuota di Maria a Gerusalemme era nota".

Ludovico Mazzanti, L’Assunta – Museo Santuario di Montevergine (sec. XVIII).
Ludovico Mazzanti, L’Assunta – Museo Santuario di Montevergine (sec. XVIII).

Discussione e precisazioni dei teologi

Nella storia del dogma troviamo diversi momenti di discussione teologica pro o contro l’assunzione corporea di Maria: prima nell’epoca patristica, poi nel Medioevo e, infine, alle soglie della definizione dogmatica.

Riprendiamo, a titolo esemplificativo, qualche frammento dal primo millennio di storia della Chiesa.

1.Il problema dell’assunzione e la sua soluzione in Epifanio

Il primo a porre la questione della fine terrena di Maria è Epifanio di Salamina nel suo ‘Panarion’ (377). Pur essendo profondo conoscitore delle tradizioni palestinesi, confessa di non sapere rispondere.

Egli avanza varie ipotesi, ma preferisce con la Scrittura osservare il silenzio e ammirare la grandezza del prodigio: "La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo a causa della grandezza del prodigio; per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini. Personalmente non oso parlarne; preferisco impormi un atteggiamento di riflessione e di silenzio. […]".

2.L’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia

La situazione cambia nel sec. VI, quando troviamo una chiara testimonianza sull’assunzione della Madre di Dio nell’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia, pubblicata da A. Wenger nel 1955.

In essa s’invita a celebrare "la festa delle feste, l’assunzione della Semprevergine" e si afferma esplicitamente che come Enoch "fu assunto da questo mondo, perché piacque a Dio e non vide la morte; a maggior ragione Dio assunse Maria in corpo e anima al paradiso di delizie".

Il termine ‘dormizione’ è evitato, ma l’omelia è ricca di motivazioni teologiche e di intuizioni come quella della presenza protettrice di Maria: "Quand’era in terra, vegliava su tutti, era come una provvidenza universale per tutti i suoi sudditi. Assunta in cielo, costituisce per il genere umano una fortezza inespugnabile, intercedendo per noi presso suo Figlio e Dio".

3.Pascasio Radberto e la lettera ‘Cogitis me’

Tra le monache del Convento di Soissons era sorta verosimilmente una discussione intorno all’oggetto della festa dell’assunzione, cioè se Maria fosse stata assunta in Cielo anche con il corpo. Viene interpellato un autore che si nasconde sotto il nome di Girolamo e poi ravvisato comunemente in Pascasio Radberto (+870), dotto monaco di Corbie presso Amiens in Francia.

Egli risponde con la lettera ‘Cogitis me’, dove afferma bensì il fatto dell’assunzione, ma non precisa se essa avvenne con il corpo della Vergine. Anzi, con senso critico, mette in guardia le monache dall’interpretare un apocrifo del ‘Transito’ come se raccontasse cose reali.

Radberto intende rimanere fedele alla Scrittura che tace sull’assunzione corporea, lasciando aperta la questione: "Cosa accadde del suo corpo, è secondario ed inoltre molto difficile da determinare, perché di una salma di Maria non si trova traccia; soltanto alcuni affermano che essa sia risorta e sia adesso rivestita d’immortalità (c. 9).

La festa dell’assunzione, dunque, dice solo che Maria oggi è stata assunta in Cielo, come la liturgia da tempo celebra in questo giorno. Con altre parole: la Chiesa celebra oggi il ricordo del trapasso della Madre del Signore, come celebra il giorno della morte di tutti i Santi (c. 23)".

4. Ratramno di Corbie e l’enucleazione della verità biblica

Ben presto appare una replica allo Pseudo-Gerolamo sotto il nome di Agostino che finirà per imporsi ai teologi scolastici dei secoli seguenti. Lo Pseudo-Agostino, verisimilmente Ratramno di Corbie (+868), concorda con Radberto sul silenzio della Scrittura e sulla relativizzazione degli apocrifi, ma conferisce grande valore per l’enucleazione della verità alla ragione che porta a conclusione le affermazioni bibliche: "Poiché la Sacra Scrittura ha lasciato diverse cose allo sforzo della ricerca, queste non sono da ritenere superflue, allorché le cose vere sono rese note attraverso la ricerca. L’autorità della verità è infatti feconda; e mentre essa viene accuratamente discussa, uno si rende conto del come essa generi da sé ciò che essa è veramente".

Stefano De Fiores


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Da: Soprannome MSN°CristianoInviato: 23/08/2003 13.35
Caro Teofilo faccio riscontro al tuo post " La Donna eil dragone del cap.12 di apocalisse.
La donna è figura della chiesa
Apocalisse 12

1 Sezione Quarta. Apocalisse 12:1-18. IL FURORE DI SATANA CONTRO CRISTO E CONTRO LA SUA CHIESA

Perchè il regno di Cristo sia effettivo, bisogna che siano vinti tutti i suoi nemici. Il primo in ordine di tempo come pure in fatto di potenza, è Satana, giacchè il conflitto tra il bene ed il male ha le sue origini nel mondo spirituale: è principiato nel cielo ma avrà il suo epilogo sulla terra. Apocalisse 12 ci riporta quindi alquanto indietro ed anche nel mondo invisibile per farci meglio comprendere le manifestazioni estreme del male che saranno descritte nei capitoli seguenti.


Poi apparve un gran segno nel cielo: una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle.

Lo spettacolo che si presenta agli occhi del veggente nell'estasi è chiamato un gran segno perchè è grandioso a vedersi e perchè ha un significato importante. Chi è la donna rivestita del sole? Il fatto ch'essa è incinta e sul punto di partorire un figlio e che questo figlio è indubbiamente il Messia Apocalisse 12:5 ha fatto credere ad alcuni che si trattasse della Vergine Maria, della madre di Gesù; ma gli altri dati, della visione non possono riferirsi a Maria: essa fugge nel deserto (Apocalisse 12:6,13 e segg.) perchè perseguitata dal dragone che le getta dietro come un fiume d'acqua; non potendo distrugger lei, il serpente fa guerra al «rimanente della progenie d'essa» che sono i fedeli cristiani Apocalisse 12:17. Si tratta, secondo altri, della Chiesa cristiana; ma siccome non si può dire che la Chiesa fondata da Cristo sia stata la sua madre, si è dato al simbolo un senso puramente spirituale: la Chiesa con la predicazione fa nascer Cristo nel cuore dei credenti, ovvero ancora la Chiesa degli ultimi tempi affretta coi suoi sospiri angosciosi l'avvento di Cristo qual giudice e re. Questa spiegazione ultra spirituale appare poco soddisfacente di fronte alle allusioni manifeste di Apocalisse 12:5 ai fatti storici della nascita e dell'ascensione di Gesù. Buona parte degli espositori vedono nella donna la personificazione dell'Israele credente dal seno del quale, secondo le profezie, doveva uscire il Salvatore del mondo, il leone della tribù di Giuda, il figliuol di Davide. Il popolo è spesso nell'Antico Testamento rappresentato come la sposa dell'Eterno Isaia 54:66; e la nascita di Gesù in Betleem è celebrata da Maria, da Zaccaria, da Simeone, come il compimento delle antiche promesse divine ad Israele. Questa opinione contiene molti elementi di verità, ma si urta ad una difficoltà grave. Come spiegare la persecuzione della donna (Israele) per parte del serpente, la, fuga di lei nel deserto, i 1260 giorni del suo soggiorno colà? Si parla della dispersione d'Israele fra le genti, ma questa fu la, conseguenza dell'incredulità d'Israele di fronte al Messia; si parla del residuo d'Israeliti credenti nascosti, a dir così, in mezzo ai cristiani etnici; ma la difficoltà sussiste.

Ci sembra perciò meglio fondata l'interpretazione che nella donna vede raffigurato il popolo di Dio nella sua vasta unità, l'Israele di Dio che abbraccia i credenti nel Cristo venturo ed i credenti nel Cristo venuto. L'Apocalisse non fa differenza fra credenti israeliti ed etnici. La Chiesa cristiana è la continuazione sotto forma non nazionale ma più vasta, del popolo di Dio antico. Essa è perciò raffigurata nei centoquarantaquattromila delle tribù d'Israele, negli adoratori del Santuario Apocalisse 11:1-2, nella Gerusalemme che scende dal cielo. Cfr. Galati 4:26. La comunità dei credenti personificata nella donna è rivestita del sole perchè gode della luce della rivelazione divina ch'essa dovrà sparger nel mondo. Ha la luna sotto i piedi perchè la conoscenza della verità religiosa e morale ch'ella possiede è di gran lunga superiore ai pallidi raggi riflessi e mutevoli della sapienza umana e delle religioni pagane. Ha sul capo una corona di dodici stelle che possono rappresentare i patriarchi da cui discendeva l'antico Israele Romani 9:5 ed anche i dodici apostoli che sono i padri spirituali del popolo di Dio sotto il nuovo patto. La nuova Gerusalemme porta i nomi delle dodici tribù sulle sue porte, e i nomi dei dodici apostoli sui suoi fondamenti Apocalisse 21:12,14.

2 Ella era incinta e gridava nelle doglie tormentose del parto.

Lett. grida, essendo in doglie e tormentata per partorire. Per lunghi secoli Israele portò nel suo seno la promessa del Redentore, promessa che venne assumendo forme sempre più definite e precise per opera dei profeti. A misura che le circostanze esterne del popolo si fecero più tristi con l'esilio, con la perdita dell'indipendenza nazionale, con la persecuzione, l'aspirazione dei credenti verso l'adempimento della «speranza d'Israele» divenne più angosciosa ed è raffigurata qui dalle doglie del parto le quali, fisicamente, non toccarono se non alla vergine israelitica che portò nel suo seno il bambino Gesù. L'aspettazione della «consolazione d'Israele», della nascita del Re dei Giudei, al principio dell'era cristiana, era generale (Luca 2:25,38; Cfr. Michea 4:9-10; 5:1-3; Isaia 8:23-9:6).

3 E apparve un altro segno nel cielo; ed ecco un gran dragone rosso che aveva sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi.

Di fronte alla donna che rappresenta l'umanità credente, appare il primo e il massimo nemico di essa sotto la figura ben notte dalla Genesi, del serpente. Il dragone non è altro che un enorme serpente. Nei libri poetici dell'Antico Testamento figura talvolta come un mostro marino. E rosso - lett. 'color fuoco' - che può, significare o il suo carattere sanguinario (cfr. Apocalisse 6:4: è omicida fin dal principio, Giovanni 8:44), o la sua sete di distruzione. Fuoco e sangue seguono dovunque le sue orme nella storia. Ha sette teste e sulle teste sette diademi che sono l'emblema dell'autorità regale; e con questo si accenna all'universalità - dell'imperio nefasto del principe di questo mondo e alla varietà e molteplicità delle potenze terrene che sono da lui adoprate come strumenti. La bestia che Giovanni vedrà salir dal mare Apocalisse 13:12 avrà dieci corna e sette teste e di essa si dirà che «il dragone le diede la propria potenza e il proprio trono e grande potestà».

4 E la sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra.

Con questo vien raffigurata la vasta influenza di seduzione esercitata da Satana nel mondo superiore degli angeli: egli è riuscito a trascinar nella sua ribellione un gran numero di quegli esseri celesti che sono paragonati alle lucenti stelle del firmamento. Si parla in Apocalisse 12:7 del dragone e dei suoi angeli che combattono e sono vinti e gettati sulla terra. A questo deve riferirsi l'espressione: 'le gettò sulla terra' ch'è il risultato; e non l'ultimo, dell'aver seguito il diavolo nella sua ribellione. «Rese terreni, dice un antico annotatore, quelli ch'eran celesti, tenebrosi quei che brillavan come stelle». Altri vede nelle 'stelle del cielo' i dottori della Chiesa trascinati nell'apostasia o fatti strumenti di perversione per altri nel mondo.


E il dragone si fermò davanti alla donna che stava per partorire, affin di divorarne il figliolo, quando l'avrebbe partorito.

L'inimicizia del serpente antico contro al Cristo si palesa fin dalla nascita del fanciullo. Per mezzo di Erode cerca di farlo sopprimere; più tardi cercherà di ucciderlo moralmente facendolo cader nel peccato con svariate tentazioni; lo circonderà d'insidie e finirà con l'ottenere che Giudei e pagani lo inchiodino alla croce. S'illuderà di aver vinto, ma l'illusione sarà breve.

5 Ed ella partorì un figliuolo maschio,

l'erede regale promesso,


che ha da reggere tutte le nazioni con verga di ferro

Si allude qui manifestamente alle parole del Salmi 2 in cui Dio promette al re messianico da lui stabilito, l'imperio su tutte le nazioni: 'Chiedimi, e ti darò le nazioni per tua eredità, e le estremità della terra per tuo possesso. Tu le fiaccherai (Settanta: pascerai, reggerai) con scettro di ferro...' Salmi 2:8-9; Apocalisse 19:15. L'imperio di Cristo sull'umanità è la fine di quello di Satana; da ciò il suo furore.


e il figliuolo di lei fu rapito presso a Dio ed al suo trono.

Dopo essere stato protetto nel corso della vita terrena finchè ebbe compiuta l'opera sua, il Cristo fu strappato alla morte mediante la risurrezione e innalzato al cielo nell'ascensione. Con questi atti della sovrana potenza di Dio egli fu insediato come re del regno di Dio e fatto partecipe del trono divino.

6 E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, affinchè vi sia nutrita per milleduecentosessanta giorni.

Questa fuga della donna avviene in seguito alla persecuzione di cui è fatto parola in Apocalisse 12:13 e segg. Israele uscito d'Egitto era stato nutrito di manna nel deserto finchè fosse maturo per entrar in Cancan; Elia aveva cercato rifugio nel deserto contro il furore di Gesabele: i giudeo-cristiani cercarono scampo dagli eserciti romani nella cittadina solitaria di Pella; spesso nel corso della storia i cristiani han dovuto cercare un asilo nelle solitudini e, come nota Allo, 'nei primi secoli, la Chiesa viveva nell'isolamento a cui la condannavano l'odio e le persecuzioni pagane; ma il suo esilio spirituale la protesse contro i furori del dragone'. Per Auberlen il deserto ove la Chiesa ha un luogo preparato da Dio, sono le nazioni pagane. Perseguitata dai Giudei increduli, la Chiesa nascente si rifugia nella terra deserta, dal punto di vista religioso, del paganesimo ove vivrà per un tempo fissato da Dio, sotto la dominazione delle potenze terrestri che a volte la proteggeranno e a volte anche l'opprimeranno. Corrisponderebbe questo al tempo in cui, secondo la parola di Cristo Matteo 21:43, il regno di Dio sarebbe tolto ai Giudei e dato ai Gentili.

La condotta del dragone rispetto al Figlio, l'elevazione sul trono divino di Colui che si è abbassato fino alla morte della croce, segna la condanna del suo grande avversario, la fine del di lui imperio. «Il principe di questo mondo, dice Gesù, è stato giudicato» Giovanni 16:11. E in Giovanni 12:31: 'Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo'. L'annientamento del suo potere è questione ormai di tempo. Gesù stesso alludendo alla cacciata dei demoni per parte dei suoi discepoli, aveva veduto in quelle parziali vittorie sul regno del male, il preludio della vittoria completa sull''uomo forte' ed aveva esclamato: 'Io mirava Satana cader dal cielo a guisa di folgore' Luca 10:18; 11:14-22. L'Apocalisse ci mostra Satana, prima, cacciato dal cielo sulla terra in Apocalisse 12, poi in Apocalisse 20 incatenato e gettato nell'abisso per mille anni, e finalmente, in Apocalisse 20:10 «gettato nello stagno di fuoco e di zolfo». La sua cacciata dal cielo è quella che spiega il suo furore contro la Chiesa di Cristo.

7 E vi fu battaglia in cielo:

L'entrata trionfale del Cristo nel cielo e il suo insediamento qual Re determina la cacciata dell'usurpatore. Le schiere angeliche fedeli sono incaricate di eseguire la sentenza.


Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero; e il luogo loro non fu più trovato nel cielo.

Micael è chiamato un 'gran capo' nel libro di Daniele e vi figura come il difensore del popolo d'Israele Daniele 10:13; 12:1. In Giuda 9 è chiamato 'arcangelo' e il nostro passo lo presenta come il condottiero delle schiere angeliche nella lotta contro i nemici di Dio e del suo popolo.

8 L'Antico Testamento ci mostra Satana come avente libera entrata in cielo per accusare e calunniare i servi di Dio. Così in Giobbe 1:6; 2:1-7; Zaccaria 3:1-2. Cfr. Luca 22:31; Efesini 6:12. La morte espiatoria di Cristo priva l'accusatore dell'arma sua contro i fedeli che hanno, nel Cristo, un Avvocato presso il Padre 1Giovanni 2:1. L'Epistola ai Colossesi dice che per 'mezzo della croce' Cristo ha trionfato sui principati e sulle potestà, li ha spogliati e ne ha fatto un pubblico spettacolo Colossesi 2:15. Satana è stato detronizzato; la sua sfera d'azione sarà ormai limitata alla terra ove tenterà gli estremi, disperati sforzi del malfattore che si vede vinto e costretto a rendere i conti alla giustizia.

9 E il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furon gettati gli angeli suoi.

Giovanni caratterizza la natura e l'attività malvagia del dragone, non solo perchè sia identificato, ma perchè si veda quanto giusta sia stata la sentenza che lo ha sbalzato dal potere e quanto terribile per gli abitanti della terrà sia il furore dell'angelo del male. Lo chiama il serpente antico per allusione al racconto della tentazione di Eva ed Adamo nel paradiso terrestre Genesi 3. Cfr. 2Corinzi 11:3. Diavolo che vale in greco 'il calunniatore', è la traduzione poco esatta data dai Settanta del nome ebraico Satana che significa 'l'avversario' e che occorre in Giobbe 1-2; Zaccaria 3:1-2; 1Cronache 21:1. Il seduttore di tutto il mondo accenna alla vastità dell'opera compiuta da Satana in seno all'umanità per mezzo della menzogna e dell'inganno. Di quest'opera e dei suoi risultati parleranno ancora i capitoli seguenti.

10 Ed io udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora è venuta la salvezza e la potenza e il regno dell'Iddio nostro, e la potestà del suo Cristo,

La voce che echeggia nel cielo con gran forza dev'esser voce d'angeli sebbene il testo non lo dica esplicitamente. Vero è ch'essi chiamano 'fratelli' i fedeli che ancor lottano sulla terra; ma il termine affettuoso si giustifica con la simpatia spirituale che unisce gli uni agli altri i servi dello stesso Dio, che combattono per il trionfo della stessa, causa contro al medesimo nemico e dovranno un giorno formare insieme la grande famiglia di Dio. Essi vedono in questa prima vittoria sul dragone il pegno del trionfo completo del regno di Dio e ne celebrano anticipatamente l'avvento. Ora è venuta la salvezza torna a dire: Ora sta per realizzarsi in tutta la sua ineffabile ricchezza la salvezza che Dio ha preparato in Cristo ai credenti: nessun nemico tenterà più di strapparli al loro Salvatore: godranno in pace dei beni che Dio tiene in serbo per quelli che l'amano. Ora sta per spiegarsi la potenza infinita, e il regno, cioè la gloria regale che appartiene a Dio e la potestà ch'Egli ha delegata al suo Cristo. Cfr. Salmi 2; Filippesi 2:9-11; Matteo 28:18.


perchè è stato gettato giù l'accusatore dei nostri fratelli che li accusava dinanzi all'Iddio nostro, giorno e notte

Finchè non era ridotto al silenzio l'accusatore dei fedeli, finchè poteva invocar contro di loro la legge stessa di Dio, la loro salvezza non poteva dirsi sicura. Nell'Antico Testamento Satana compare come accusatore od anche calunniatore dei fedeli in Giobbe 1-2; Zaccaria 3 e la teologia giudaica aveva dato risalto a quelle indicazioni affermando che il diavolo accusava fedeli tutti i giorni salvo in quelli delle espiazioni. Ma venuto Cristo, il Sommo Sacerdote che offerse se stesso puro d'ogni colpa a Dio qual propiziazione per i peccati del mondo, la legge è stata soddisfatta, le coscienze sono state liberate mediante il perdono divino, e i fedeli possono esclamar con Paolo: 'Non v'è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù... Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel ch'è morto; e più che questo è risuscitato ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi' (Romani 8:1,33-34. Cfr. 1Giovanni 2:1-2.).

11 Infatti, l'inno angelico, contemplando come già finito il combattimento e come già raggiunta la vittoria dei credenti sul loro avversario, prosegue:


Ma essi l'hanno vinto a cagione

ossia in virtù


del sangue dell'Agnello,

sparso per assicurare la remissione dei peccati,


e a cagione della parola della loro testimonianza; e non hanno amata la loro vita, anzi l'hanno esposta alla morte.

Essi si sono appropriata per fede la virtù espiatoria del sacrificio di Cristo Apocalisse 7:14 e con la loro parola hanno reso testimonianza al loro Salvatore davanti agli uomini esponendosi alle persecuzioni ed anche alla morte per non rinnegar la loro fede. Il greco dice lett.: 'e non hanno amato la loro vita fino alla morte'; espressione concisa che ricorda la parola di Gesù riportata da Giovanni 12:25: «Chi ama la sua vita (terrena) la perde (perde la vita eterna), e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna». Essi, esponendosi alla morte del corpo per non perdere la vita superiore hanno mostrato che la vita di quaggiù, i suoi beni e i suoi godimenti, non erano il loro supremo amore. Cfr. Matteo 16:25.

12 Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi.

Gli angeli e gli spiriti dei giusti accolti presso a Dio, sono invitati a rallegrarsi per la sconfitta del dragone e la sua relegazione sulla terra, che segnano il primo atto del suo giudizio definitivo. Ma per gli abitanti della terra si apre il periodo delle supreme lotte.


Guai a voi, o terra, o mare! perché il diavolo è disceso a voi con gran furore, sapendo di non aver che breve tempo.

Il diavolo è furioso per la sconfitta patita: sente che il Re insediato alla destra di Dio gli schiaccerà fra breve il capo e nel breve tempo che gli resta farà ogni sforzo per contrastare al regno di Cristo.

Notiamo qui, di fronte alla solennità dell'inno celeste, quanto inadeguata appare l'interpretazione cosidetta storica di questo passo. Essa vede nella donna vestita del sole la chiesa del principio del quarto secolo innalzata nel cielo politico e avvolta nello splendore conferitole dalla protezione dei due imperatori Costantino e Licinio quando coll'editto di Milano del 313 si dichiararono in favore del cristianesimo. Il figlio della donna rappresenterebbe i cristiani costituiti in corpo politico ed elevati sul trono imperiale con Costantino e più tardi con Teodosio che proclama la supremazia del cristianesimo e l'abolizione del paganesimo. Il dragone sarebbe la figura di Massimino capo del terzo orientale dell'impero e persecutore dei cristiani, ma sconfitto nel 313 e morto in quello stesso anno. L'inno trionfale nel cielo starebbe a rappresentare il giubilo e le azioni di grazie dei critiani per gli eventi ora ricordati. Tutto questo appare meschino e forzato di fronte al carattere grandioso della visione.

13 E quando il dragone si vide gettato sulla terra, perseguitò la donna che avea partorito il figliuolo maschio.

Non avendo potuto divorare il figlio rapito da mano più potente presso a Dio, il dragone reso furente dalla sua disfatta, sfoga il suo odio contro la madre di lui, contro la comunità dei fedeli e la perseguita. Persecuzione! parola tremenda che gocciola lagrime e sangue e che accompagnerà la Chiesa di Cristo attraverso tutta la sua storia. Non per nulla il Signore ne parlò spesso coi suoi discepoli. Le persecuzioni sono state uno dei mezzi più frequenti di cui si è servito il diavolo per spegnere, se fosse stato possibile, la voce dei testimoni di Cristo. Dal giorno in cui in Gerusalemme furono carcerati e battuti gli apostoli e lapidato Stefano e dispersi i discepoli, fino a quelli di Nerone e dei suoi successori pagani, fino ai secoli della dominazione papale del Medio Evo ed oltre, fino alla grande tribolazione che sarà cagionata dall'anticristo, va rinnovandosi e intensificandosi l'adempimento della parola: 'il dragone perseguitò la donna...'.

14 Ma alla donna furon date le due ali della grande aquila affinchè se ne volasse nel deserto, nel suo luogo, dov'è nutrita un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo, lungi dalla presenza del serpente.

In Apocalisse 12:6 era stato detto soltanto: 'E la donna fuggi nel deserto dove ha, un luogo preparato da Dio'; qui, dopo il quadro di Apocalisse 12:7-12, veniamo a conoscere non solo la ragione della sua fuga, ma il soccorso e le cure provvidenziali di cui essa è l'oggetto per parte di Dio che non l'abbandona al furore del nemico. In Esodo 19:4 (cfr. Deuteronomio 32:11-13), a raffigurar il potente suo intervento nella liberazione degli Israeliti, Dio dice: 'Vi ho portati sopra ali d'aquila'; qui, a render rapida e sicura la fuga della donna, le son 'date le due ali della grande aquila' che rappresentano tutti i mezzi naturali o sovranaturali di cui la Provvidenza di Dio si serve, per proteggere la sua Chiesa. L'antico popolo di Dio ebbe durante quarant'anni il suo rifugio nel deserto ove Dio lo sostentò con la manna; così la chiesa fedele, pur essendo perseguitata, è da Dio, protetta per modo che le porte dell'Hades non prevalgano contr'essa. Dovranno i credenti disperdersi lungi dal luogo natio come quei di Gerusalemme; dovranno adunarsi nelle catacombe come quelli di Roma, si rifugieranno nei conventi in tempi di prevalente mondanità; dovranno come i Valdesi di Lombardia e di Piemonte adunarsi per secoli in segreto nelle grotte, nei boschi o nelle case private (dal sec. XII fino al 1555); saranno come gli Ugonotti 'la chiesa del deserto'; andranno come i «padri pellegrini» a cercare un rifugio sulle spiaggie inesplorate dell'America del Nord; ma la bontà di Dio che nutrì Elia ed altri profeti al tempo di Acab e protesse i 7000 fedeli, prenderà cura di loro e provvederà alle loro necessità spirituali e temporali, fino al giorno in cui sia ridotto all'impotenza il grande suscitatore di odii e di persecuzioni. Il periodo del soggiorno nel deserto è rappresentato qui da un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo vale a dire da tre anni e mezzo che equivalgono a 42 mesi o a 1260 giorni che consideriamo non come un'indicazione cronologica da prendersi alla lettera, ma come indicazione del periodo fissato da Dio per il faticoso pellegrinaggio della chiesa dei credenti. «Se, nota Alford, i periodi mentovati sono da prendersi alla lettera, la profezia non può riferirsi a lunghe epoche storiche ma deve riferirsi a una limitata successione di eventi concentrati in un dato luogo e nello spazio d'un lustro, da cercarsi nel lontano passato o nel lontano avvenire. Ma fra tutte le profezie che danno luogo ad una questione come questa, la nostra è quella che più difficilmente si presta ad una interpretazione letterale di queste indicazioni di tempo. I suoi attori, la donna e il dragone, sono per consenso di tutti dei personaggi mistici: uno di essi è designato esplicitamente come il diavolo e riguardo all'altro, non v'ha dubbio ch'esso sia la Chiesa di Dio giacchè la progenie d'essa è il popolo fedele a Dio ed al suo Cristo Apocalisse 12:17. Si tratta dunque del conflitto tra Satana e la Chiesa. Il primo anello della catena è la nascita ed il trionfo del Figliuol di Dio ch'è anche il figliuol dell'uomo. E egli verosimile che una profezia che si presenta con un contenuto così vasto si debba svolgere nello spazio di pochi giorni od anni? Confesso che, a parer mio, questa visione, anche se fosse l'unica del genere, sarebbe decisiva contro l'interpretazione letterale dei periodi menzionati».

15 E il serpente gettò dalla sua bocca, dietro alla donna, dell'acqua a guisa di fiume, per farla portar via dalla fiumana.

Riuscito vano, mercè il soccorso divino, un primo tentativo del serpente di spegnere fin dai suoi inizii la Chiesa di Cristo, soffocandola nella sua culla in Gerusalemme per mezzo delle persecuzioni del Sinedrio, del fanatismo farisaico e di Erode, il dragone tenta un secondo mezzo e lancia dietro alla donna che gli è sfuggita, una fiumana che la sommerga. Questa può rappresentare le persecuzioni scatenate contro la chiesa dei primi secoli, nel mondo pagano. Giovanni aveva dietro di sè quella di Nerone del 64 ed era egli stesso relegato in Patmo da un altro persecutore: Domiziano, a cui dovevano succedere parecchi più feroci ancora e miranti alla estinzione totale del cristianesimo. La terra soccorritrice in questo caso sarebbero le leggi più eque in vigore, gl'imperatori e governatori più umani e pacifici, il senso di giustizia delle popolazioni e infine la protezione concessa ai cristiani dopo il 313. Per altri la fiumana rappresenterebbe le invasioni dei varii popoli barbari lanciate sull'impero romano e che avrebbero potuto sommergere la chiesa cristiana se i popoli invasori non fossero stati essi stessi assorbiti cioè cristianizzati.

16 Ma la terra soccorse la donna, e la terra aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il dragone aveva gettato fuori dalla propria bocca.

Il dragone è sempre considerato come l'autore vero dei tentativi micidiali contro la donna, anche quando si serve di strumenti umani non privi di responsabilità propria.

17 E il dragone si adirò contro la donna, e andò a far guerra col rimanente della progenie d'essa che serba i comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù.

Ogni nuovo scacco accresce l'ira di Satana. Non avendo potuto sopprimere il Figlio, si è volto contro la madre, cioè contro la comunità credente; non essendo riuscito a sopprimer questa d'un colpo, nè ad impedire il suo propagarsi nel mondo, non si da per vinto e muove guerra dovunque ai membri più fedeli della comunità cristiana che sono i figli genuini della donna mistica. Il rimanente della progenie d'essa - lett. 'i restanti del seme d'essa' - sono i figli spirituali della donna, all'infuori del figlio per eccellenza rapito presso a Dio, e ch'è il 'primogenito fra molti fratelli' Romani 8:29. In realtà sono parte della donna giacchè non v'è differenza essenziale tra la donna e i suoi figli, i quali nei versi precedenti sono considerati come inclusi in essa. Però, quando Giovanni specifica come progenie della. donna quelli che serbano i comandamenti di Dio e ritengono (lett. hanno) la testimonianza di Gesù, cioè la verità da lui rivelata, egli sembra accennare ad una distinzione da fare tra figli genuini e pii della Chiesa di Dio e figli spurii che porteranno bensì il nome di cristiani e faranno parte della Chiesa visibile, ma non avranno nè fede del cuore in Cristo, nè condotta cristiana. Non a questi figli degeneri, suoi alleati segreti, muoverà guerra il serpente; bensì alle comunità ed agli individui che si manterranno fedeli all'Evangelo. Con quelli, che formano «la progenie della donna» di cui Genesi 3:15, l'inimicizia del serpente non cesserà e lo stato di guerra durerà fino alla fine.

18 E si fermò sulla riva del mare.

Il testo ordinario portava: e mi fermai (1 estaqhn) ma siccome poggia solo sopra due unciali, P. Q, dei secoli IX e X e alcuni minusc., la lezione è stata dalla maggior parte dei critici sostituita dal si fermò (1 estaqh) che si legge nei codici A alef C, nella Vulgata, nella Sir. e in molti minuscoli. Si tratta allora del dragone che si ferma sulla riva del mare, figura delle nazioni sempre agitate e dal seno delle quali ei farà sorgere contro il regno di Dio la bestia dalle sette teste.