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La storia moderna della Sindone

1- La Sindone in Europa

Il secondo troncone storico, cioè la parte documentata della storia della Sindone, comincia dalla prima metà del XIV secolo: improvvisamente in Francia, e più precisamente a Lirey, cittadina della Champagne, il Telo sindonico appare nelle mani del nobile cavaliere francese Geoffroy de Charny.

Il crociato franco fu testimone diretto della caduta della città di Smirne avvenuta durante una spedizione crociata nel 1346: egli era conte di Lirey, e le fonti ci dicono che il possesso del Telo gli fu dato da Guillame de Toucy, un canonico cantore della chiesa di Reims, a battaglia terminata, così come più tardi affermeranno suo figlio, Geoffroy II e la nipote Margherita70.

Nell’estate del 1353 Geoffroy I dona la Sindone al capitolo dei canonici di Lirey, collegiata che si trovava nella diocesi di Troyes, dove fece successivamente costruire una chiesa come sede della custodia del Santo Lenzuolo.

Il modo con cui il cavaliere crociato sia venuto in possesso del Sacro Telo è però tuttora un mistero nonostante le notizie riportate dalle fonti appena citate.

A tal proposito, diverse sono state le ipotesi fatte dagli studiosi: alcuni parlano dell’impossibilità di esporre la Reliquia perché, come è noto, il sacco di Costantinopoli del 1204, avvenuto nel corso della IV crociata, scatenò l’ira del pontefice e la relativa scomunica contro quanti vi fecero parte.

Infatti il silenzio assoluto sulla pur minima traccia del destino della Sindone, durato circa 150 anni, dal 1204 al 1357, fa immaginare un voluto oscuramento sulla situazione creatasi intorno al Telo da parte del possessore - o dei possessori - del Lenzuolo funebre di Gesù.

Altra ipotesi che giustificherebbe il misterioso silenzio è sempre relativa ad un comando disatteso, questa volta di natura militare e non religiosa, in quanto l’ordine impartito dalle corone d’Europa era quello di portare a massa i tesori saccheggiati dalle relative conquiste durante la Crociata.

Chi ha recuperato la Sindone non ha obbedito all’ordine di guerra, motivo sufficiente per indurlo a occultare il reperto per un congruo periodo di tempo71.

Sappiamo però che nel 1205, il 1 agosto, Teodoro Angelo Comneno, fratello di Michele III, invia una supplica a Papa Innocenzo III nella quale si chiede il rilascio delle reliquie depredate dal sacco dell’anno precedente; il riferimento alla Sindone è preciso: il Lenzuolo funerario di Cristo si trova, secondo il bizantino, ad Atene72.

Rimane comunque un passo oscuro la permanenza della Sindone a Costantinopoli a cavallo tra il 944 e il 1204: conviene perciò citare alcune testimonianze che parlano della presenza del Sacro Telo nella capitale bizantina.

A darne notizia sono soprattutto le liste delle reliquie presenti nella capitale datate intorno ai secoli XI e XII: la prima è del 1092 quando l’imperatore Alessio si raccomanda di non perdere la città santa di Costantinopoli perché luogo della conservazione delle reliquie e tra queste i lenzuoli che gli Apostoli trovarono nel sepolcro dopo l’avvenuta risurrezione di Gesù; la seconda, non meno importante della prima, descrive l’incontro di Ludovico VII re di Francia con il Lino di Gesù in Costantinopoli nel 1147.

Segue poi, tra i documenti che testimoniano la presenza della Sindone in Costantinopoli, l’elenco delle cose sacre venerate in quel tempo a Costantinopoli, datato 1157: l’abate di Thingeyrar, Nikolas Samudarson compila la lista citando espressamente le fasce, la Sindone e il sangue di Cristo; ancora, il re di Gerusalemme Amauri nel 1171 incontrò Emanuele Comneno il quale facendo gli onori di casa mostra la Sindone.

La più famosa fonte di questo periodo è il racconto di Robert de Clary che nel 1203 vede il Telo di Cristo esposto ogni venerdì nella Basilica di santa Maria delle Blacherne in Costantinopoli73.

Torniamo alla storia occidentale della Sindone: le prime ostensioni - le pubbliche visioni del Telo perché i fedeli potessero venerarlo - furono dunque organizzate in Francia dal 1357 al 1370, e il pellegrinaggio divenne sempre più intenso e noto ai cattolici, non solo di Francia.

Una traccia di questi importanti momenti è impressa in una placca di piombo a forma rettangolare, raffigurante l’immagine del corpo di Cristo impresso sul lenzuolo, a figura umana intera, frontale e dorsale, così come è riprodotta sul Telo di Torino: è la prima raffigurazione su metallo che si conosca della Sacra Sindone.

Questo importante oggetto è stato trovato sotto uno dei ponti di Parigi, nelle acque della Senna, appena nel 1855; è attualmente conservato presso il museo di Cluny74.

Tornando alla storia della Sindone  riprendiamo il cammino dal figlio di Geoffroy, il cavaliere crociato possessore del Telo. Il militare sposa Marguerite de Poitiers, la nipote di un vescovo che forse, per motivi di gelosia, visto il grande pellegrinaggio che si era creato intorno alla Sindone, sospese le ostensioni del Telo.

Dobbiamo aspettare l’antipapa Clemente VII, nel 1389, per far riprendere le pubbliche ostensioni della Sindone a Lirey, ma questa autorizzazione papale, a discapito dell’autorità locale del vescovo, non piacque al porporato di Troyes, al punto che questi si scagliò addirittura contro l’autenticità del lenzuolo. Infatti, non contento, Pierre d’Arcis, il vescovo invidioso, si rivolse al re di Francia Carlo VI, e ottenne l’ufficiale proibizione delle ostensioni75.

A causa della Guerra dei Cent’anni i canonici della città pensarono di affidare temporaneamente il Sacro Lino alla famiglia di Marguerite de Charny76, nipote di Geoffroy, la quale era sposata con il conte e signore di Lirey. 

A guerra ultimata la contessa, rimasta vedova nel frattempo, si rifiutò di consegnare la Sindone ai legittimi proprietari, anche perché, fonte di guadagno per se stessa, rimasta sola e senza mezzi finanziari.

Seguì un periodo travagliato per la nobildonna : processi in tribunale, condanne pecuniarie e persino la scomunica, ma ella continuava a girare indifferentemente per l’Europa e a far ostendere la Sindone ovunque andasse77.

Nel marzo 1453 il Telo viene ceduto, dietro compenso, dalla contessa Marguerite al duca Ludovico di Savoia, marito di Anna di Lusignano, con regolare atto notarile. Nell’accordo generale era previsto anche l’usufrutto del castello di Mirabel visto che la contessa non possedeva neanche una casa.

Da quel momento in poi, la Sindone farà parte del patrimonio sabaudo per oltre cinque secoli, fino al 1983 quando Umberto II, nelle sue volontà testamentarie, volle che il Telo divenisse di proprietà del Papa: il primo documento che ne attesta la proprietà è del 1464. Ludovico II versa al capitolo la somma di cinquanta franchi d’oro ogni anno.

Il 22 marzo del 1453 il Lenzuolo viene trasferito da Lirey a Chambery e qui rimase fino al 1578: il Saint Suaire, così veniva chiamata in Francia la Sindone, verrà conservato nella Sainte Chapelle di Chambéry, al punto che dal 1502 la chiesa prese il nome di Cappella del Santo Sudario.

Ma nell’incendio del 1532, nella notte fra il 3 e il 4 dicembre, festa di santa Barbara, la Sindone rischiò di andare bruciata del tutto.

L’incendio interessò anche l’armadio che conteneva il reliquiario: il metallo delle cerniere, di lega povera, a causa del surriscaldamento cominciò a fondersi e il metallo liquefatto penetrò all’interno del cofanetto d’argento, carbonizzando un lato della reliquia e procurando specularmente le bruciature78 che ancora oggi sono palesemente visibili sul Telo.

Due anni dopo le clarisse del luogo restaurarono la Sindone; il rattoppo riguardò ben ventidue zone del tessuto sindonico79; questo poi venne rinforzato interamente attraverso la cucitura di un’altra stoffa, della stessa dimensione della Sindone, in tela d’Olanda, dalla parte del retro del Telo.

Il lavoro fu molto scrupoloso, al punto che le suore riuscirono anche a redigere una descrizione minuziosa del Lenzuolo e dell’immagine stessa, documento servito successivamente agli studiosi per la conferma di alcune tesi scientifiche.

Siamo giunti ormai all’importante data del 4 maggio 1506, quando papa Giulio II approva la Messa e l’Ufficio proprio della Sindone; da questo momento è naturalmente permessa anche la pubblica venerazione.

Nel frattempo la città di Torino diviene capitale della Savoia ed Emanuele Filiberto decide di trasferirvi la Sindone; l’occasione gli viene data dal pellegrinaggio di Carlo Borromeo, il santo vescovo di Milano, il quale si stava recando a piedi nella città di Chambéry per venerare il Telo.

Pare che il viaggio del santo milanese fosse un voto da sciogliere per la cessazione della peste che interessò in quel momento la Milano di manzoniana memoria. Il duca volle così abbreviare il percorso del vescovo milanese trasferendo la Sindone, nel 1578, e da quel momento in poi, dalla Francia a Torino.

Sappiamo inoltre che il trasferimento del Telo nella città italiana, nella chiesa di San Lorenzo, corrispondeva anche ad una esigenza di sicurezza viste le incertezze dei Savoia in terra francese.

Nel giugno del 1694, su disegno dell’architetto Guarino Guarini, presbitero dell’ordine dei Teatini, viene edificata in onore della Sindone una cappella situata dietro l’altare del Duomo, detta da quel momento Cappella della Sacra Sindone.

2- La storia contemporanea della Sindone

Il Telo è stato esposto, almeno fino all’inizio del XX secolo, una ventina di volte, sempre con il solo uso delle mani80 da parte dei vescovi o sacerdoti, e quasi sempre sul sagrato della cattedrale torinese; pare che tra i tanti che abbiano aiutato a ostendere il Telo, ci sia stato anche san Francesco di Sales81.

La storia della Reliquia più importante del mondo ormai si fa recente: nel maggio 1898, l’avvocato Secondo Pia, valente fotografo astigiano, scatta la prima fotografia al telo sindonico.

Dal risultato sorprendente che il negativo mostrò, fu dato ufficialmente inizio alla ricerca scientifica sulla Sindone82: il terzo e il quarto capitolo tratteranno delle questioni messe in luce a partire dallo studio del negativo fotografico grazie al quale molti particolari si sono resi visibili83.

Nel 1931, in occasione di uno dei matrimoni dei Savoia, e successivamente nel 1933, per ricordare l’anniversario plurisecolare della morte di Cristo - anche se ormai si sa con certezza che la data di morte di Nostro Signore è il 7 aprile dell’anno 30 - si ebbero due ostensioni importanti, durante le quali furono scattate altre fotografie, ovviamente con mezzi più sofisticati e con risultati più nitidi di quelle scattate dal Pia trent’anni prima.

È il fotografo Giuseppe Enrie che consegnerà all’umanità i negativi del volto dell’Uomo della Sindone, i quali faranno il giro del mondo su tutti i rotocalchi dell’epoca.

Durante la seconda guerra mondiale il Lenzuolo viene segretamente trasferito nel monastero di Montevergine in Avellino; l’indicazione campana fu provvidenziale: il primo luogo che fu indicato per il trasferimento della Sindone in un luogo al sicuro dai bombardamenti bellici era l’abbazia di Montecassino, che come ben sappiamo fu tristemente distrutta dai fuochi della guerra.

Il 1950 rappresentò invece un punto di sintesi dei numerosi studi che avevano interessato la Sindone fino a quel momento: si tenne infatti il primo congresso sindonologico internazionale, nel quale si confrontarono le tesi dei primi sessant’anni di ricerca scientifica.

Seguirono poi le fotografie, per la prima volta a colori, di Gianbattista Judica Cordiglia, scattate nel 1969, l’ostensione televisiva nel 1973, le prime ricerche del palinologo prof. Max Frei, la costituzione dello STURP (Shroud of Turin Research Project), e l’ostensione del 1978 alla quale, come ben sappiamo, è seguita la "triste" vicenda dell’esame al radiocarbonio: i risultati furono pubblicati sulla rivista <Nature> nel febbraio 1989.

In conseguenza alle questioni sollevate da molti ricercatori, dall’89 ad oggi, si sono tenuti vari simposi, nei quali gli studiosi si sono potuti confrontare apertamente sulle questioni scientifiche a favore e contro l’autenticità e l’antichità della Sindone: Bologna e Parigi 1989, Cagliari 1990, St. Louis 1991, Roma 1993, Nizza 1997, Torino 1998, Richmond e Rio de Janeiro 1999.

La storia della Sindone da questo momento in poi si fa cronaca, se soltanto ricordiamo le immagini televisive dell’incendio della cappella del Guarini, andata quasi completamente distrutta nella notte tra l’11 e il 12 aprile del 1997; si sono impresse, non senza sofferenza, le sequenze del salvataggio del reliquiario d’argento, oggi conservato presso il Museo della Sindone a Torino.

A un anno da quel triste evento, la Sindone è stata esposta nel Duomo di Torino dall’11 aprile al 14 giugno 1998; viene ripresentata ancora alla venerazione della cristianità mondiale dal 26 agosto al 22 ottobre del 2000, anno santo e giubilare di inizio del terzo millennio cristiano.

Note del II Capitolo

70 Cfr RICCI, La Santa Sindone, documenti n° 8 e 9 in appendice.

71 Tesi sostenuta dal prof. Pasquale Corsi, storico e docente dell’Università di Bari, al convegno organizzato dall’ENEC (Europe-Near East Centre) e dal Centro Culturale P. Frassati, tenutosi ad Asti il 2 maggio 1998, dal tema: "La Sindone. Tra Oriente ed Occidente".

72 Cfr PIERLUIGI BAIMA BOLLONE, Sindone: la prova, p. 212, Milano 1998.

73 Le fonti della permanenza della Sindone in Costantinopoli nei secoli XI e XII sono riportate nei documenti 4, 5 e 6 del testo citato di Mons. Ricci.

74 Cfr VICTOR SAXER, La Sindone di Torino e la storia, <Rivista di Storia della Chiesa in Italia>, Anno XLIII, I, 1989, p. 61.

75 Cfr ANDRÉ MARION - ANNE-LAURE COURAGE, La Sacra Sindone. Nuove scoperte, p. 43-45, Vicenza 1998.

76 La causa dell’affidamento è da ricercarsi nelle intenzioni di salvaguardare il Sacro reperto dalla guerra in atto.

77 Cfr EMANUELA MARINELLI, La Sindone. Un’immagine "impossibile", p. 97-102, Milano 1996.

78 Studi recenti hanno dimostrato che le bruciature e le imbruniture che sono state riscontrate sulla Sindone di Torino possono essere state causate anche dal solo contatto del Telo con la lamina d’argento surriscaldata senza per questo necessariamente essere state interessate dal fuoco.

79 Le toppe di lino che le suore applicarono per il restauro del Telo nelle zone bruciate dall’incendio, sono quei grossi triangoli, ben visibili a chi guarda la Sindone anche ad occhio nudo; questo incendio è la causa maggiore dell’arricchimento di carbonio trovato sui campioni del Telo durante l’esame del 1988 che ha contribuito a falsare la datazione: il IV capitolo entrerà nel merito della questione.

80 Vedremo, nel paragrafo dedicato all’esame al radiocarbonio, come queste continue artigianali manipolazioni abbiano influito negativamente sulla datazione della Sindone.

81 Cfr MARION-COURAGE, La Sacra Sindone, p. 53-54.

82 L’Ostensione del 1998 ricorda diversi avvenimenti legati sia alla chiesa di Torino che alla Sindone stessa: 500° della consacrazione della Cattedrale di Torino, 1° centenario della prima fotografia scattata al Telo, 1600° del Concilio Provinciale dei vescovi della Gallia ospitato a Torino da san Massimo, 400° dell’istituzione della Confraternita del Santo Sudario e 20° dell’ultima Ostensione del 1978.

83 Cfr V. SAXER, La Sindone di Torino, p. 70-78