00 04/11/2009 20:31

Il forum dei laici cattolici
nella Repubblica Democratica del Congo



Kinshasa, 4. La Commissione episcopale per l'apostolato dei laici della Repubblica Democratica del Congo organizza a Kinshasa dal 16 al 23 dicembre 2009 il secondo forum nazionale per i laici cattolici che coinciderà con l'assemblea generale del Consiglio dell'apostolato dei laici del Congo. "Obiettivo generale del forum - sottolinea il segretario della Commissione episcopale per l'apostolato dei laici, padre Ambrogio Mutshembe Luhembe Ona-Ndowe - è la promozione del "buon governo". Ciò significa che il patriottismo non è l'antitesi della fede, in quanto un buon cristiano non può che essere anche un buon cittadino".

Oltre a incrementare la consapevolezza personale e comunitaria del ruolo dei laici nella Chiesa e nella società, il forum si prefigge di contribuire alla lotta contro la "diffusa corruzione e la mancanza di trasparenza". Si tratta di tradurre, incarnare i principi della dottrina sociale della Chiesa nella prassi quotidiana personale e pubblica.

Il forum si prefigge altri obiettivi:  l'istituzione di un comitato di sorveglianza, con l'elezione dell'ufficio di presidenza nazionale delle risoluzioni e delle raccomandazioni del forum e l'istituzione da parte degli uffici diocesani, di una "rete provinciale e nazionale formata da laici cattolici che si impegnino contro la corruzione".

Il forum riunirà i delegati di associazioni, gruppi e movimenti laicali impegnati nel tessuto ecclesiale e sociale della Repubblica Democratica del Congo.

Durante la settimana, i delegati parteciperanno a una serie di incontri di riflessione e di approfondimento sotto la guida di vescovi, di sacerdoti, di religiosi e di laici. Di particolare rilevo saranno le testimonianze circa le realtà di apostolato dei laici nelle rispettive diocesi.

La cerimonia di chiusura del forum sarà presieduta da monsignor Pierre-Célestin Tshitoko, vescovo di Luebo e membro del Commissione episcopale dell'apostolato dei laici.



Dopo il Sinodo dei vescovi

L'ordine ospedaliero
Fatebenefratelli
sul fronte sanitario in Africa



Fra' André Sene - sacerdote - appartenente alla provincia africana di Sant'Agostino dell'Ordine ospedaliero Fatebenefratelli e attuale delegato provinciale in Senegal, è stato nominato dalla Santa Sede per rappresentare l'Ordine nella seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi svoltosi dal 4 al 25 ottobre 2009. "La Chiesa - si legge nel messaggio conclusivo dei padri sinodali - non è seconda a nessuno nella lotta contro l'hiv/aids, la malaria, la tubercolosi e altri problemi. Il sinodo ringrazia tutti quelli che sono generosamente coinvolti in questo difficile apostolato di amore e di attenzione. Invochiamo un appoggio prolungato perché possiamo coprire i bisogni dei molti che chiedono assistenza... Ai grandi poteri di questo mondo rivolgiamo una supplica:  trattate l'Africa con rispetto e dignità. L'Africa da tempo reclama un cambiamento nell'ordine economico mondiale a riguardo delle strutture ingiuste accumulatesi pesantemente su di essa. La recente turbolenza nel mondo finanziario mostra il bisogno di un radicale cambiamento di regole. Ma sarebbe una tragedia se le modifiche fossero fatte solo negli interessi dei ricchi e ancora a discapito dei poveri. Molti dei conflitti, guerre e povertà dell'Africa derivano principalmente da queste strutture ingiuste. L'umanità ha molto da guadagnare se ascolta le parole sapienti del Santo Padre Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate. Un ordine mondiale nuovo e giusto non è soltanto possibile, ma necessario per il bene di tutta l'umanità". È alla luce di queste indicazioni che è maturata la riflessione di fra' Sene per il nostro giornale.

Ho accolto la nomina con molta gioia non soltanto per l'importanza che il Papa dà al nostro ordine ma anche per l'attenzione all'Africa:  ovviamente mi ha fatto molto piacere e sono stato molto orgoglioso di rappresentare l'ordine in questo Sinodo.


La pastorale
della salute

La situazione sanitaria in Africa è "stazionaria" per non dire drammatica soprattutto per quanto riguarda i mezzi, di cui questo continente non dispone. Ci sono persone molto brave, preparate, che sono però costrette a emigrare, ad andare all'estero a lavorare perché non possono svolgere la loro professione in Africa.
Una grande sfida per il futuro la vedo proprio nella pastorale della salute. Nella nostra Chiesa mancano le persone che se ne facciano carico ed essa deve essere rivolta non soltanto ai malati ma agli accompagnatori, agli operatori sanitari e a tutti i collaboratori e alle persone che lavorano nei centri ospedalieri. Il problema sarà quello della sua applicazione e bisognerà iniziare a lavorare in questo senso. Le Conferenze Episcopali locali dovranno mettere in atto una vera pastorale nominando un ordinario diocesano che la possa seguire fattivamente sul campo.
Contestualmente è indispensabile riprendere la dottrina, la teologia, la morale della Chiesa nel campo della salute, i documenti sulla malattia e sulla sofferenza:  ad esempio, i messaggi per la giornata della salute, i messaggi per gli operatori sanitari.
Tutta questa documentazione permetterebbe ai nostri operatori di accompagnare meglio i malati, di essere vicini a loro proprio come ha fatto Gesù Cristo:  per seguire il suo esempio c'è bisogno di seguire la dottrina della Chiesa.

La questione
della bioetica

Un'altra emergenza legata al campo della pastorale della salute è la bioetica che pone problemi nei nostri centri quotidianamente.
Sono argomenti importanti per l'umanizzazione delle nostre opere e ovviamente per l'approccio nei confronti del malato e delle persone sofferenti. Non si è parlato della "persona malata" al sinodo, si è parlato di aids, di malaria, di tubercolosi in generale.
Riflettevo che ci sono delle chiese più frequentate delle nostre. Si può scegliere di non andare in chiesa ma non si può non andare in ospedale quando ce n'è bisogno e in questo contesto esso può diventare un luogo fondamentale per l'evangelizzazione. La "pastorale della salute" può intervenire per esempio durante i conflitti perché le vittime delle guerre, delle violenze possono ritrovarsi insieme nello stesso luogo di cura:  l'ospedale in questo caso può diventare un luogo di riconciliazione, di pace, di giustizia. Il momento della malattia e della sofferenza trasforma le persone, le rende più disponibili a venire incontro all'altro ed è un momento propizio per ricevere la parola di Dio.


I malati mentali
poveri tra i poveri

Ci sono grandi pandemie in Africa come sappiamo ma in particolare in questo Sinodo ho avuto modo di focalizzare l'attenzione sui malati mentali perché in Africa sono dimenticati, sono i più poveri tra i poveri. La malattia mentale è legata ai conflitti, alle tante guerre che ci sono da anni in questo continente e i malati psichiatrici sono le persone più esposte, più deboli, più indifese:  le guerre li eliminano, per cui sono doppiamente vittime, doppiamente colpiti. Queste sono le ragioni che mi hanno spinto a parlare di loro perché sia a livello nazionale che internazionale non c'è una vera un politica di tutela.



Il fiorire
delle vocazioni

I centri dell'ordine Ospedaliero Fatebenefratelli sono presenti in 12 paesi africani e sono stati fondati da missionari provenienti dalle province religiose d'Europa.
Non possiamo non ringraziare Dio per i confratelli missionari ma anche per i confratelli autoctoni e per le vocazioni che nascono nel segno dell'ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Non è importante la quantità ma la qualità di questi giovani che si uniscono al nostro ordine. Non soltanto la realtà di oggi esige qualità ma è anche il servizio ai nostri malati che richiede una preparazione adeguata dei confratelli. Una qualità dal punto di vista umano, spirituale e professionale a tutti i livelli. Negli ultimi anni la nostra provincia africana ha messo l'accento sull'importanza della formazione e sta investendo molto in questo campo per i propri confratelli.


(©L'Osservatore Romano - 5 novembre 2009)
 







[Modificato da Caterina63 04/11/2009 20:35]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)