00 15/05/2010 22:43
In Etiopia l'Abba Pascal Girl's School accoglie più di seicento alunne

Una scuola che alla donna
restituisce la sua dignità



di Egidio Picucci


L'Abba Pascal Girls' School è alle porte di Soddo, capitale del Wolaita (Etiopia) con circa ottanta-centomila abitanti. Ampia e ventilata da decine di eucalyptus, è dedicata al primo missionario che negli anni '30 del secolo scorso si è avventurato in alcuni Paesi dell'attuale South Nations and Nationalities Regional State, tra cui c'è anche il Wolaita. Fu proprio père Pascal de Luchon ad aprire la prima scuola nella zona; una scuola senza pretese che resse per alcuni anni e che fu riaperta una quarantina di anni dopo da padre Franco Salvi, un cappuccino della Provincia marchigiana, cui era stata affidata la missione nel 1968.

Egli pensò soprattutto alle ragazze, più numerose dei maschi e tenute volontariamente lontano dall'insegnamento dai genitori:  in un diario lasciato da una scuola si legge che spesso essi si presentavano in aula a portar via con la forza le figlie per impegnarle nei lavori domestici o nella pastorizia, persuasi che per pulire il tucul, assistere i fratelli più piccoli o riempire un orcio d'acqua non occorresse saper leggere e scrivere.

Nell'Etiopia di mezzo secolo fa (ma le cose non sono cambiate molto) le "pari opportunità" per le donne erano impensabili, e perfino le due confessioni religiose più diffuse, la Chiesa ortodossa e l'islam, riservavano loro spazi sociali limitatissimi, imponendo un'infinità di restrizioni che ne facevano (e in parte ne fanno) un vero e proprio oggetto nelle mani dei genitori e dei mariti.
I missionari reagirono a questa situazione che avrebbe impedito qualsiasi progresso e avrebbe privato l'evangelizzazione di un supporto indispensabile. La donna "doveva" entrare a pieno diritto nelle due realtà se si voleva vincere la battaglia contro il peggio, uno dei motivi per cui ogni missionario lascia la patria, si avventura in territori sconosciuti e con una rete di piccoli progetti cerca di impedire proprio quel "peggio" in cui è facile scivolare.

Padre Franco passò capanna per capanna e riuscì pazientemente a convincere gli anziani (i villaggi erano sotto la loro autorità per ogni evenienza importante) sulla necessità di non privarsi dell'apporto delle loro donne in un cambiamento che si avvertiva in tutta l'Etiopia, e riuscì a strappare un "enscì" (sì) che gli permise di riempire un'aula di ragazze, più volenterose e più diligenti dei maschi.

A un certo punto esse crebbero tanto che l'aula non le contenne più. Il Wolaita (tre milioni di abitanti sparsi su un altopiano che oscilla tra i 1660 e i 2000 metri sul livello del mare) è la zona più abitata e più prolifica dell'Etiopia, per cui si impose un ampliamento che, mal gestito dal personale del luogo, squalificò la scuola e la fece scivolare a un livello bassissimo, da cui è stata tirata fuori da due laici:  Antonio Striuli e sua moglie Orsolina Bertacco - che si definiscono "due nonni wolaita" - appoggiati da fra Aklilu Petros, un cappuccino indigeno che ha assunto la direzione del complesso scolastico.

Dopo vari incontri con i genitori, con le autorità distrettuali e con il personale scolastico, nel 2006 fu deciso di rinnovare l'intera docenza con professori qualificati; di introdurre le scienze domestiche (igiene personale, campagne contro l'Aids, corsi di taglio e cucito); di prolungare l'istruzione fino al decimo grado e di servirsi della lingua inglese per l'insegnamento fin dal primo anno della primaria. Nelle scuole rurali degli Stati del Sud esso è fatto nelle lingue locali (ben quarantadue), mentre in quelle cittadine si fa in inglese.

L'Abba Pascal School ha optato per l'uso dell'inglese fin dalla prima elementare, pur non escludendo la lingua locale e quella nazionale. Grazie agli aiuti che i due "nonni" hanno ottenuto da enti privati e da amici sono state aumentate le aule per contenere il numero delle scolare al di sotto delle quaranta unità per classe; è stata costruita un'ala nuova per la biblioteca e per i laboratori di chimica, fisica, informatica e biologia; è stato scavato un pozzo per l'approvvigionamento idrico.

Nel giro di quattro anni le iscrizioni sono così passate da 333 a 612. Al numero ha corrisposto la qualità dell'insegnamento:  serio, responsabile, vivace, dinamico. Non lo dicono gli interessati, ma i risultati degli esami. Nel 2006 è stato promosso il 52,17 per cento delle alunne; nel 2007 il 66,67 per cento; nel 2008 il 96,55 per cento; nel 2009 il 100 per cento.

Le ragazze sono coscienti del privilegio di poter frequentare pressoché gratuitamente una scuola così prestigiosa e lo hanno scritto con parole superiori all'età.

"Ho visto scuole vicine - ha scritto Melikit Paulos, 14 anni - l'Avventista, la Luterana e Chora, ma l'Abba Pascal è meravigliosa, è insuperabile". E una sua coetanea:  "Sono stupita quando penso a te, scuola Abba Pascal:  gli ampi cortili, gli alberi amici, le aule. Non hai rivali".

E, a proposito dei due "nonni", una ragazza ha detto:  "Antonio e Lina conoscono perfino i battiti del nostro cuore". Loro, i "nonni", non si curano molto degli elogi e lavorano per "offrire un'istruzione di qualità alle donne, in modo che prendano coscienza delle loro potenzialità e contribuiscano allo sviluppo della propria terra. L'istruzione di qualità promuove il funzionamento delle istituzioni pubbliche, l'artigianato, l'imprenditoria, il turismo, la democrazia, la coscienza civile. Noi crediamo in questi valori e vogliamo aiutare le ragazze a inserirli nelle famiglie che un giorno formeranno nelle capanne protette dall'ombra benefica dei manghi".


(©L'Osservatore Romano - 16 maggio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)