TRADITORE…?!
L'impatto con un mondo ostile costituisce, nelle mani di Dio, uno strumento di prova, una specie di setaccio che permette di verificare la genuinità della fede e, quindi, della Nuova Nascita.
La fede è preziosa agli occhi di Dio; per questa ragione è necessario che sia "purificata":
"Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo" (1Pie.1:6,7).
è lo stesso apostolo Pietro che dice, ai credenti di ogni epoca, di non meravigliarsi per le prove che sopraggiungono:
"Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi" (1Pie.4:12-14).
Questi insegnamenti biblici, in quei primi giorni, non li conoscevo ancora nella teoria, ma ne stavo facendo l'esperienza personale pratica.
Da un lato mi scontravo con i tentativi di dissuasione a continuare a camminare per questa Via, da parte di un mondo avvezzo a procedere per quella strada spaziosa che conduce alla perdizione (confr. Matt.7:13). Dall'altro lato, però, avevo la certezza, come abbiamo appena letto, che lo Spirito di Dio "riposava" su di me.
Uno degli episodi che mi rattristò maggiormente, in quei giorni, fu il sentirmi dire, per iscritto, che avevo tradito la mia religione, la Chiesa e il Papa.
In realtà, amico/a, come avrai capito, non mi sono mai passati pensieri di tradimento per la testa; tutt'altro!…
Posso comprendere lo zelo delle persone che affermano una cosa del genere; uno zelo per le proprie tradizioni religiose; ma non posso approvare l'atteggiarsi a giudice dei sentimenti altrui sulla semplice base di una convinzione personale.
Dio solo conosce realmente il nostro cuore ed è in grado di giudicarlo perfettamente:
"Il cuore è ingannevole piú di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni" (Ger.17:9,10).
L'apostolo Paolo, riferendosi ai suoi connazionali, dice di loro:
"…il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati. Io rendo loro testimonianza infatti che hanno zelo per Dio, ma zelo senza conoscenza" (Rom.10:1,2).
Questa era stata la sua stessa esperienza:
"…e mi distinguevo nel giudaismo piú di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri (Gal.1:14).
"… prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità" (1Tim.1:13).
I credenti possono additare l'operato degli altri e, se è il caso (cioè, se v'è il male), condannarlo, non in virtù di una convinzione personale intorno a ciò che è giusto o sbagliato, ma perché hanno nelle mani la "conoscenza", l'autorevole Parola di Dio; l'unica regola di fede e di condotta cristiana.
Giovanni Battista apostrofava pubblicamente Erode per la sua condotta immorale:
Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello!" (Mar.6:18).
Erode stava vivendo in netto contrasto con le "regole" stabilite da Dio, poiché v'era (e c'è ancora) un comandamento che dice:
"Non commettere adulterio" (Es.20:14).
I credenti in Cristo sono esortati a denunciare il peccato:
"Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele" (Ef.5:11).
Non si tratta, quindi, e spero che sia chiaro, di un arbitrario giudizio fondato sulle deboli basi dei "secondo me", ovvero delle opinioni personali di chicchessia.
La persona in questione, che mi ha dato, cioè, del "traditore", è una mia affezionatissima zia che ha scelto una vita da suora di clausura. è evidente che si ha a che fare, in questo caso, con una persona molto zelante di Dio, ma non posso nascondere, e non l'ho fatto nemmeno con lei, che una scelta del genere non rispecchia la "conoscenza", cioè l'insegnamento evangelico; la vita cristiana dev'essere vissuta in mezzo alla gente:
"Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Cosí risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Matt.5:14-16).
Nei nostri rapporti di corrispondenza, mia zia ebbe modo di scoprire che la mia non era stata una "sbandata". Infatti, non mi rivolse più appellativi così "duri"; direi, anzi, che si andò instaurando un certo dialogo fra noi. La sua stessa madre superiora, dopo aver ascoltato la mia testimonianza, mi disse, una volta:
"Prega per noi, Franco, mi raccomando!".
Si, generalmente l'impatto del neo-convertito con lo spirito di questo mondo lo sorprende, perché non conosce le astuzie di Satana, il quale sa, invece, che mentre le radici non sono ancora profonde è facile "sradicare l'alberello"; perciò le studia tutte quando il nuovo arrivato è ancora un "fanciullo spirituale".
I suoi tentativi di allontanarmi da Gesù Cristo, nel primo periodo della mia esperienza cristiana, sono stati molteplici e molto fantasiosi; se sono rimasto "in piedi" è soltanto per la grazia di Dio.
Posso dire, insieme al salmista:
"Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue". (Sal.73:28).
RIENTRO
Caro amico/a, gli anni sono passati; le circostanze si sono susseguite. Nel frattempo sono rientrato al mio paese di origine: Mongiana.
Il mio rientro non è dipeso dalla mancanza di lavoro a Brescia o perché ci fosse qualche problema particolare. La mia decisione fu presa come conseguenza di un forte richiamo interiore. Ero certo che Dio mi volesse e mi stesse chiamando qui, dove tutt'ora mi trovo.
Avevo, infatti, un enorme desiderio di far partecipi i miei parenti, i miei paesani e i miei vecchi amici, della mia nuova ed esaltante eperienza.
Costituiva per me un peso enorme sapere che tanta gente stava brancolando nel buio spirituale (esagerato!… esclamerà qualcuno). Dovevo venirmene e dare il mio piccolo contributo per diffondere un po' di luce affinché la gente vedesse l'unica vera Via che l'Evangelo ci addita: Gesù Cristo.
"Gesú gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giov.14:6).
E mentre tanti continuavano ad emigrare dal sud per mancanza di lavoro, qualcun altro (il sottoscritto), paradossalmente, ritornava al sud nonostante avesse un lavoro sicuro e, indubbiamente, una certa garanzia per un confortevole futuro (inoltre, mi ero ambientato molto bene in mezzo ai miei nuovi amici e fratelli evangelici).
La contraddizione, però, era soltanto apparente; in realtà il problema per me non esisteva: potevo contare sulla promessa di Uno che non mente mai:
"Non siate dunque in ansia, dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo? Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in piú" (Matt.6:31-33).
Dio è fedele. Se gli uomini riponessero completamente la propria fiducia in Lui, tante cose potrebbero cambiare, non solo spiritualmente e moralmente, ma anche a livello sociale; ne sono pienamente convinto.
Ma la realtà con la quale mi venni, per così dire, a "scontrare", fu sconcertante.
Era trascorso un anno e mezzo dalla mia conversione. Ormai, al nord, mi ero abituato a vivere accanto a gente manifestamente incredula, apatica, indifferente all'annuncio dell'Evangelo ed anche a gente che esternava simpatia nei confronti degli evangelici.
Notai subito che una particolare differenza caratterizza il meridionale (ovviamente ci sono le eccezioni), il quale possiede un carattere più emotivo, sentimentalmente molto "trascinabile". Da questa sua peculiarità, nelle varie circostanze della vita, scaturiscono reazioni e comportamenti molteplici e variegati. Ciò si ripercuote, sotto certi aspetti, anche in campo "religioso".
A volte, raccontando la mia esperienza di conversione e Nuova Nascita, vedo gente pendere dalle mie labbra, commuoversi, esclamare: "Beato te!", come se questa "fortuna" fosse riservata solo a pochi, scelti da un Dio che fa arbitrarie discriminazioni in mezzo agli uomini. Oppure, come se "queste cose" appartenessero solamente a quei pochi privilegiati aventi meriti sufficienti per realizzarle (poveri noi se fosse così).
Altre volte, riscontro un discreto coinvolgimento emotivo che, però, è solo tale. Si verifica, perciò, quello che è scritto:
"Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato" (Matt.13:20,21).
Da queste parti, sono poche le persone che manifestano un completo disinteresse per la religione. Tutti, grandi e piccoli, in un modo o nell'altro, ne sono coinvolti.
Purtroppo (mi dispiace dirlo), nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta solo di mera religione, un insieme, cioè, di rituali e di regole da praticare e da osservare. Le moltitudini, assuefatte ormai da una religione prevalentemente scenografica, sembrano non riuscire più a "rientrare in sé" per analizzarsi e porsi in relazione a Dio ed alla Sua Parola ispirata.
Di conseguenza, malgrado le buone intenzioni di molti, ciò che in realtà prende piede è la superstizione. In effetti, cos'altro ci si può aspettare quando si arriva al punto di affermare (l'ho sentito in TV da un alto dignitario ecclesiastico) che "la fede è fatta di simboli e gesti che evocano dei valori"?!
Mi chiedo:"Dov'è scritto questo nella Parola di Dio?".
Non bisogna assolutamente meravigliarsi, perciò, se si continua ad assistere ad un allontanamento dalla vera e semplice fede nell'Evangelo di Gesù Cristo e ci si "rifugia" in "atti di culto esteriori" (farsi dei segni di croce o recitare giaculatorie passando davanti ad una chiesa, una statua o un cimitero, baciare delle immagini, accendere dei lumini votivi, ecc.ecc.); tutte cose, queste, che sconfinano, ripeto, in un'appariscente forma di paganesimo superstizioso, seppur dalle sembianze "cristianeggianti".
Si realizza, in questo modo, ciò che dice l'apostolo Paolo a proposito della condizione spirituale e morale degli ultimi tempi:
"…aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza" (2Tim.3:5).
Qual è, allora, la definizione biblica di fede?
Eccola:
"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono" (Ebr.11:1).
Ho definito "sconcertante" questa situazione, non solo per questa forma di grossolano paganesimo, ma anche per la diffusa contraddizione comportamentale, in seno all'incoerenza dottrinale, per la quale non si avverte alcun senso di imbarazzo. Si "zoppica dai due lati" (confr.1Re 18:21). Per cui, quando è così, mi sembra evidente che non si crede davvero in ciò che si dice di credere. La fede è "certezza" del cuore, e se v'è certezza v'è anche la "dimostrazione", con la propria vita, delle realtà in cui si afferma di credere; le due cose sono assolutamente inseparabili.
Non ritengo sia il caso di illustrare nei particolari ciò che sto dicendo. Ognuno analizzi se stesso (fra coloro che dicono di credere) e giudichi onestamente se v'è un reale rapporto personale con Gesù Cristo; se la propria vita di cristiano (discepolo di Cristo) è il riflesso di quella del Maestro, il quale dice:
"Un discepolo non è piú grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro" (Luca 6:40).
Caro amico/a, se questo discorso ti dovesse mettere in crisi, sappi che non me ne dispiacerebbe, anzi, ne sarei contento. No, non è sadismo, questo; la vera conversione è sempre preceduta, come ho accennato altrove, da un conflitto interiore. La Nuova Nascita non è il risultato dell'adesione ad un credo religioso, ma il frutto di un sincero ravvedimento e di una reale fede nella persona di Gesù Cristo.