00 10/11/2009 14:33
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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 27/11/2002 16.42

L'INCROCIO E IL SEMAFORO

 

In quel periodo stavo ancora frequentando la palestra con una passione che non si era per niente affievolita.

Nella settimana successiva agli avvenimenti che ho appena descritto, affiorò una domanda nella mia mente: Il Signore è d'accordo che io continui a praticare questo "sport"? (L'ho messo tra virgolette perché credo che le arti marziali, come anche la box, non si possano considerare allo stesso livello del vero sport).

Se così non fosse stato, mi chiedevo come avrei fatto ad abbandonarlo, visto che v'erano nascoste molte mie ambizioni.

Mi rivolsi al Signore in questi termini:

"Gesù, tu sai quanto sono legato a questo sport; tu sai che ormai mi è entrato letteralmente nel sangue. Se è nella tua volontà che io smetta, per dedicare più tempo a te, allora sovvieni alla mia incapacità a rinunciarvi e intervieni come tu credi opportuno. Ti ringrazio perché so che lo farai".


Ecco ciò che avvenne nel giro di qualche giorno: Durante la lezione successiva, in palestra, per la prima volta dopo due anni e mezzo, provavo uno strano senso di nausea. Mi sembrava quasi di essere sottoposto ad una tortura fisica; mi stancavo terribilmente, come non mi era mai successo, grondando sudore a più non posso. E dire che di solito, alla fine delle lezioni, facevo ancora i salti mortali!

Nonostante tutto, non volevo arrendermi all'evidenza, pensavo fosse un caso; strano, si, ma pur sempre un semplice caso.

Durante la lezione che seguì si verificò la stessa cosa; ma a questa si aggiunse un altro particolare: il mio maestro aveva ricevuto un colpo al "pomo di Adamo" durante un allenamento precedente con un allievo; riusciva a parlare con appena un fil di voce. Ci raccontò della sua immediata corsa all'Ospedale, tutto spaventato perché rimasto senza voce, e di come i medici gli dissero di averla scampata veramente per miracolo.

A questo punto cominciai un po' a riflettere; ma non mi arresi ancora all'evidenza dei fatti.

Mi recai, così, a quella che sarebbe stata l'ultima lezione di karaté della mia "carriera".

Alla fine di questa, mi cambiai in fretta e furia per arrivare in tempo ad un importante appuntamento con alcuni membri di un'associazione culturale, di cui facevo parte (ricordo con simpatia il nome del presidente, don Gianni Mondini, un sacerdote che aveva molta stima di me e apprezzava la mia pittura); si sarebbe dovuto stabilire, infatti, la data e le modalità di una mia esposizione di quadri.

Quando arrivai ad un incrocio, il colore rosso di un semaforo mi costrinse ad una pausa.

Giunse il minuto decisivo che cambiò la "direzione" della mia vita. Ci fu un breve ma intenso conflitto dentro di me; due "voci" opposte; una che mi diceva di non mancare all'appuntamento che avevo a S.Vigilio, anzi, che avrei dovuto accelerare, altrimenti sarei arrivato in ritardo, perdendo così un'ottima occasione d'inserirmi nel campo artistico.

L'altra "voce" mi suggeriva un altro genere d'incontro che si stava svolgendo, in quel momento, in un piccolo locale di via del Sebino, una traversa di via Milano, diritta davanti a me…

"Basta!", dissi a me stesso, "Ho capito quello che devo fare!".

In quell'istante il semaforo divenne verde e, invece di svoltare a destra, proseguii diritto per recarmi al locale di culto. Era una sera in cui il gruppo giovanile della chiesa evangelica era riunito per lo studio biblico settimanale. Ti lascio immaginare, amico/a, la gioia di quei giovani quando raccontai loro come il Signore mi aveva fatto capire chiaramente la sua volontà, in quei giorni e in quella sera, mostrandomi la via da seguire.


Nella vita di ogni uomo esiste un "incrocio" con un "semaforo" che invita a fermarsi un momento per decidere sulla direzione da prendere.

Il profeta Isaia dice:

"Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: "Questa è la via; camminate per essa!"" (Is.30:21).

Sembrava per me una decisione molto ardua, perché Satana ingrandiva enormemente, ai miei occhi, le rinunce che avrei affrontato, i problemi a cui sarei andato incontro se avessi deciso di frequentare gli evangelici:

"Con quale coraggio", mi sussurrava, "ti presenterai davanti ai tuoi amici e ai tuoi parenti, dicendo: Ho cambiato religione…"?

"E poi", continuava, "non potrai più fare questo, non potrai più fare quest'altro…".

Per non dire delle sollecitazioni dell'orgoglio, mettendo in risalto le delusioni che avrebbero ricevuto coloro che avevano riposto fiducia nel mio talento artistico, gli onori e gli applausi di cui mi sarei privato in questo mondo, ecc. ecc.

Ma ormai avevo conosciuto Gesù e realizzato la Sua pace, quella pace che "supera ogni intelligenza" (Fil. 4:7), e che il mondo non potrà mai dare:

"Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti" (Giov.14:27).

LA NUOVA VITA

 

È vero, come ho detto all'inizio di questa mia testimonianza, che alcuni ricordi non potranno mai essere cancellati dalla memoria.

Il guaio di molte persone, però, è che vivono "in funzione" dei bei ricordi, coltivando, nel contempo, il nostalgico desiderio di rivivere determinati momenti del passato, pur continuando a "vegetare", nel presente, in un terreno arido e sterile.

Non è così per chi ha fatto l'esperienza della Nuova Nascita. D'altronde, è naturale: la nascita è preludio alla vita; la Nuova Nascita è preludio alla Nuova Vita.

Le due realtà sono assolutamente inseparabili; alla stessa maniera in cui è inseparabile il rapporto effetto-causa.

Chi crederebbe alle mie parole se affermassi, magari con tanto di convinzione, di essere discepolo di Gesù Cristo, pur vivendo una vita in netto contrasto con quella del Maestro?

Negli Atti degli Apostoli ci viene detto che:

"Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesú…" (Atti 4:13).

Anche oggi è così. I veri discepoli, quelli, cioè, che sono nati di nuovo, si riconoscono perché vivono una vita nuova, conforme agli insegnamenti di Gesù Cristo, nella potenza dello Spirito Santo. Una vita non compatibile con l'andazzo di questo mondo.

Ecco cosa è scritto dei nati di nuovo:

"Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesú" (Ef. 2:1-6).


Uno dei primi effetti pratici della nuova nascita è la riconciliazione e il mettersi "in regola" col prossimo, chiunque esso sia.

Ne feci l'esperienza personale a cominciare dai primi giorni della mia conversione.

Avevo fatto il cameriere nella pizzeria sotto casa. Il gestore del locale aveva l'abitudine, quando faceva il conto ai clienti, di "arrotondare" la cifra per eccesso, eliminando il "fastidio" degli spiccioli da restituire. Così facendo mi sottraeva, in effetti, una buona parte delle mance.

Decisi, a lungo andare, di rendergli la pariglia: una sera non gli consegnai il denaro del conto di due clienti.

Nessuno si era accorto di niente. Avrei potuto benissimo "dimenticare" l'episodio e continuare tranquillamente il mio cammino; ma questo modo di fare non sarebbe più stato compatibile, né possibile nella mia nuova vita. Non perché qualcuno mi obbligasse a mettere in pratica delle nuove regole di una nuova religione, no!

La Legge di Dio, ormai, era stata "scolpita" dentro il mio cuore.

È scritto:

"Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti" (Ebr. 10:16).

Lo Spirito Santo mi ricordò, ad un certo punto, quella meschina azione che avevo commesso, "invitandomi" a rimediare.

Quando scesi in pizzeria a restituire il denaro, spiegai, al gestore e alla sua famiglia, il perché di quella mia decisione. Sapevano già che avevo "cambiato religione" (così dicevano); era necessario, ora, che sapessero che si trattava, in realtà, di un cambiamento del cuore, conseguenza di un reale incontro con Gesù Cristo.

Visibilmente sorpresi, rimasero letteralmente senza parole. Balbettarono soltanto qualche "grazie", dopo essersi ripresi i soldi.

Questo è solo un piccolo, banale, se vuoi,, esempio dell'aspetto pratico di una vera conversione.

Si può anche affermare di credere in Dio e, contemporaneamente, vivere una vita in netto contrasto con gli insegnamenti dell'Evangelo, ma quella non è fede:

"Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano" (Giac.2:19).

Eppure, molti continuano ad illudersi di poter "offrire a Dio la loro offerta" senza andare prima a riconciliarsi col proprio fratello.

Apprendiamo da Gesù:

"Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lí ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta" (Matt.5:23,24).

In fin dei conti, voglio dire che la vita nuova in Cristo produce degli evidenti frutti, quando essa è veramente tale; quando, cioè, essere cristiani non è il risultato della "buona volontà" o degli sforzi umani, ma l'essere in Cristo:

"Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove" (2Cor.5:17).

Quando si è in Cristo, si è figli di Dio; quando si è figli di Dio si è guidati dallo Spirito di Dio:

"…infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio" (Rom.8:14).

Il resto vien da sé. Essendo guidati dallo Spirito di Dio, si manifestano dei frutti, o meglio, "il frutto" dello Spirito; ma a tale proposito, amico/a, ti invito a meditare su questi pochi versi biblici:

"Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge.

Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge.

Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.

Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito" (Gal.5:16-25).


Non si può non essere in armonia col prossimo quando si lascia "produrre il Suo frutto" allo Spirito di Dio.

Naturalmente, il presupposto indispensabile, su cui si realizza questo "prodotto", è la Nuova Nascita.


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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 27/11/2002 16.43

TRADITORE…?!


L'impatto con un mondo ostile costituisce, nelle mani di Dio, uno strumento di prova, una specie di setaccio che permette di verificare la genuinità della fede e, quindi, della Nuova Nascita.

La fede è preziosa agli occhi di Dio; per questa ragione è necessario che sia "purificata":

"Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo" (1Pie.1:6,7).

è lo stesso apostolo Pietro che dice, ai credenti di ogni epoca, di non meravigliarsi per le prove che sopraggiungono:

"Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi" (1Pie.4:12-14).

Questi insegnamenti biblici, in quei primi giorni, non li conoscevo ancora nella teoria, ma ne stavo facendo l'esperienza personale pratica.

Da un lato mi scontravo con i tentativi di dissuasione a continuare a camminare per questa Via, da parte di un mondo avvezzo a procedere per quella strada spaziosa che conduce alla perdizione (confr. Matt.7:13). Dall'altro lato, però, avevo la certezza, come abbiamo appena letto, che lo Spirito di Dio "riposava" su di me.

Uno degli episodi che mi rattristò maggiormente, in quei giorni, fu il sentirmi dire, per iscritto, che avevo tradito la mia religione, la Chiesa e il Papa.

In realtà, amico/a, come avrai capito, non mi sono mai passati pensieri di tradimento per la testa; tutt'altro!…

Posso comprendere lo zelo delle persone che affermano una cosa del genere; uno zelo per le proprie tradizioni religiose; ma non posso approvare l'atteggiarsi a giudice dei sentimenti altrui sulla semplice base di una convinzione personale.

Dio solo conosce realmente il nostro cuore ed è in grado di giudicarlo perfettamente:

"Il cuore è ingannevole piú di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni" (Ger.17:9,10).

L'apostolo Paolo, riferendosi ai suoi connazionali, dice di loro:

"…il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati. Io rendo loro testimonianza infatti che hanno zelo per Dio, ma zelo senza conoscenza" (Rom.10:1,2).

Questa era stata la sua stessa esperienza:

"…e mi distinguevo nel giudaismo piú di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri (Gal.1:14).

"… prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità" (1Tim.1:13).


I credenti possono additare l'operato degli altri e, se è il caso (cioè, se v'è il male), condannarlo, non in virtù di una convinzione personale intorno a ciò che è giusto o sbagliato, ma perché hanno nelle mani la "conoscenza", l'autorevole Parola di Dio; l'unica regola di fede e di condotta cristiana.

Giovanni Battista apostrofava pubblicamente Erode per la sua condotta immorale:

Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello!" (Mar.6:18).

Erode stava vivendo in netto contrasto con le "regole" stabilite da Dio, poiché v'era (e c'è ancora) un comandamento che dice:

"Non commettere adulterio" (Es.20:14).


I credenti in Cristo sono esortati a denunciare il peccato:

"Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele" (Ef.5:11).

Non si tratta, quindi, e spero che sia chiaro, di un arbitrario giudizio fondato sulle deboli basi dei "secondo me", ovvero delle opinioni personali di chicchessia.


La persona in questione, che mi ha dato, cioè, del "traditore", è una mia affezionatissima zia che ha scelto una vita da suora di clausura. è evidente che si ha a che fare, in questo caso, con una persona molto zelante di Dio, ma non posso nascondere, e non l'ho fatto nemmeno con lei, che una scelta del genere non rispecchia la "conoscenza", cioè l'insegnamento evangelico; la vita cristiana dev'essere vissuta in mezzo alla gente:

"Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Cosí risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Matt.5:14-16).

Nei nostri rapporti di corrispondenza, mia zia ebbe modo di scoprire che la mia non era stata una "sbandata". Infatti, non mi rivolse più appellativi così "duri"; direi, anzi, che si andò instaurando un certo dialogo fra noi. La sua stessa madre superiora, dopo aver ascoltato la mia testimonianza, mi disse, una volta:

"Prega per noi, Franco, mi raccomando!".

Si, generalmente l'impatto del neo-convertito con lo spirito di questo mondo lo sorprende, perché non conosce le astuzie di Satana, il quale sa, invece, che mentre le radici non sono ancora profonde è facile "sradicare l'alberello"; perciò le studia tutte quando il nuovo arrivato è ancora un "fanciullo spirituale".

I suoi tentativi di allontanarmi da Gesù Cristo, nel primo periodo della mia esperienza cristiana, sono stati molteplici e molto fantasiosi; se sono rimasto "in piedi" è soltanto per la grazia di Dio.

Posso dire, insieme al salmista:

"Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue". (Sal.73:28).

RIENTRO

 

Caro amico/a, gli anni sono passati; le circostanze si sono susseguite. Nel frattempo sono rientrato al mio paese di origine: Mongiana.

Il mio rientro non è dipeso dalla mancanza di lavoro a Brescia o perché ci fosse qualche problema particolare. La mia decisione fu presa come conseguenza di un forte richiamo interiore. Ero certo che Dio mi volesse e mi stesse chiamando qui, dove tutt'ora mi trovo.

Avevo, infatti, un enorme desiderio di far partecipi i miei parenti, i miei paesani e i miei vecchi amici, della mia nuova ed esaltante eperienza.

Costituiva per me un peso enorme sapere che tanta gente stava brancolando nel buio spirituale (esagerato!… esclamerà qualcuno). Dovevo venirmene e dare il mio piccolo contributo per diffondere un po' di luce affinché la gente vedesse l'unica vera Via che l'Evangelo ci addita: Gesù Cristo.

"Gesú gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giov.14:6).

E mentre tanti continuavano ad emigrare dal sud per mancanza di lavoro, qualcun altro (il sottoscritto), paradossalmente, ritornava al sud nonostante avesse un lavoro sicuro e, indubbiamente, una certa garanzia per un confortevole futuro (inoltre, mi ero ambientato molto bene in mezzo ai miei nuovi amici e fratelli evangelici).

La contraddizione, però, era soltanto apparente; in realtà il problema per me non esisteva: potevo contare sulla promessa di Uno che non mente mai:

"Non siate dunque in ansia, dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo? Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in piú" (Matt.6:31-33).


Dio è fedele. Se gli uomini riponessero completamente la propria fiducia in Lui, tante cose potrebbero cambiare, non solo spiritualmente e moralmente, ma anche a livello sociale; ne sono pienamente convinto.

Ma la realtà con la quale mi venni, per così dire, a "scontrare", fu sconcertante.

Era trascorso un anno e mezzo dalla mia conversione. Ormai, al nord, mi ero abituato a vivere accanto a gente manifestamente incredula, apatica, indifferente all'annuncio dell'Evangelo ed anche a gente che esternava simpatia nei confronti degli evangelici.

Notai subito che una particolare differenza caratterizza il meridionale (ovviamente ci sono le eccezioni), il quale possiede un carattere più emotivo, sentimentalmente molto "trascinabile". Da questa sua peculiarità, nelle varie circostanze della vita, scaturiscono reazioni e comportamenti molteplici e variegati. Ciò si ripercuote, sotto certi aspetti, anche in campo "religioso".

A volte, raccontando la mia esperienza di conversione e Nuova Nascita, vedo gente pendere dalle mie labbra, commuoversi, esclamare: "Beato te!", come se questa "fortuna" fosse riservata solo a pochi, scelti da un Dio che fa arbitrarie discriminazioni in mezzo agli uomini. Oppure, come se "queste cose" appartenessero solamente a quei pochi privilegiati aventi meriti sufficienti per realizzarle (poveri noi se fosse così).

Altre volte, riscontro un discreto coinvolgimento emotivo che, però, è solo tale. Si verifica, perciò, quello che è scritto:

"Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato" (Matt.13:20,21).


Da queste parti, sono poche le persone che manifestano un completo disinteresse per la religione. Tutti, grandi e piccoli, in un modo o nell'altro, ne sono coinvolti.

Purtroppo (mi dispiace dirlo), nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta solo di mera religione, un insieme, cioè, di rituali e di regole da praticare e da osservare. Le moltitudini, assuefatte ormai da una religione prevalentemente scenografica, sembrano non riuscire più a "rientrare in sé" per analizzarsi e porsi in relazione a Dio ed alla Sua Parola ispirata.

Di conseguenza, malgrado le buone intenzioni di molti, ciò che in realtà prende piede è la superstizione. In effetti, cos'altro ci si può aspettare quando si arriva al punto di affermare (l'ho sentito in TV da un alto dignitario ecclesiastico) che "la fede è fatta di simboli e gesti che evocano dei valori"?!

Mi chiedo:"Dov'è scritto questo nella Parola di Dio?".

Non bisogna assolutamente meravigliarsi, perciò, se si continua ad assistere ad un allontanamento dalla vera e semplice fede nell'Evangelo di Gesù Cristo e ci si "rifugia" in "atti di culto esteriori" (farsi dei segni di croce o recitare giaculatorie passando davanti ad una chiesa, una statua o un cimitero, baciare delle immagini, accendere dei lumini votivi, ecc.ecc.); tutte cose, queste, che sconfinano, ripeto, in un'appariscente forma di paganesimo superstizioso, seppur dalle sembianze "cristianeggianti".

Si realizza, in questo modo, ciò che dice l'apostolo Paolo a proposito della condizione spirituale e morale degli ultimi tempi:

"…aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza" (2Tim.3:5).

Qual è, allora, la definizione biblica di fede?

Eccola:

"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono" (Ebr.11:1).


Ho definito "sconcertante" questa situazione, non solo per questa forma di grossolano paganesimo, ma anche per la diffusa contraddizione comportamentale, in seno all'incoerenza dottrinale, per la quale non si avverte alcun senso di imbarazzo. Si "zoppica dai due lati" (confr.1Re 18:21). Per cui, quando è così, mi sembra evidente che non si crede davvero in ciò che si dice di credere. La fede è "certezza" del cuore, e se v'è certezza v'è anche la "dimostrazione", con la propria vita, delle realtà in cui si afferma di credere; le due cose sono assolutamente inseparabili.

Non ritengo sia il caso di illustrare nei particolari ciò che sto dicendo. Ognuno analizzi se stesso (fra coloro che dicono di credere) e giudichi onestamente se v'è un reale rapporto personale con Gesù Cristo; se la propria vita di cristiano (discepolo di Cristo) è il riflesso di quella del Maestro, il quale dice:

"Un discepolo non è piú grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro" (Luca 6:40).


Caro amico/a, se questo discorso ti dovesse mettere in crisi, sappi che non me ne dispiacerebbe, anzi, ne sarei contento. No, non è sadismo, questo; la vera conversione è sempre preceduta, come ho accennato altrove, da un conflitto interiore. La Nuova Nascita non è il risultato dell'adesione ad un credo religioso, ma il frutto di un sincero ravvedimento e di una reale fede nella persona di Gesù Cristo.