00 17/11/2009 11:37
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 02/03/2004 21.41

Caro Cristiano,

come da te richiesto ho provveduto ad inserire lo studio relativo alla questione della divergenza cronologica tra sinottici e Vangelo di Giovanni, dall’ultima cena alla morte di Gesù.

Lo trovi per intero al seguente collegamento:

 La questione cronologica: dall’ultima cena alla morte di Gesù

Qui ti riporto solo un breve paragrafo dello studio in oggetto:

Senonché i Sinottici stessi, con talune loro fuggevoli allusioni, inducono a fare ulteriori ed importanti considerazioni. Stando alla loro cronologia, Gesù fu arrestato nella notte fra il 14 e il 15 Nisan, e le varie peripezie del suo processo terminate con la condanna e l'esecuzione di questa cominciarono già alle prime ore del 15 Nisan per prolungarsi fino al pomeriggio di quel giorno. Ora
, tutto ciò s'Imbatte in una difficoltà gravissima ed evidentissima, cioè nel carattere supremamente festivo che aveva quella notte e quel giorno : in quella notte si mangiava l'agnello pasquale col solenne cerimoniale e da turbe innumerevoli affluite a Gerusalemme da ogni paese; e in quel giorno poi, che era la Pasqua (15 Nisan), era rigorosamente prescritta l'astensione da ogni lavoro (Esodo, 12, 16; Levitico, 23, 7), e valevano per esso le norme del riposo del sabbato anche se in realtà quel giorno non fosse un sabbato.

……

Se Gesù morì il 15 Nisan e se quel giorno era Pasqua, perché mai molti Giudei non osservavano in quel giorno il riposo festivo come incidentalmente ma sicuramente abbiamo appreso dai Sinottici?

La risposta su questa questione a tutt’oggi rimane comunque una ipotesi, che è fondata sulla divergenza dei calendari in uso.

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Ma a prescindere dai calendari, di cui circolavano una certa quantità all'epoca, prova a verificare questi due passi paralleli presi dai libri "indiscussi" di Esdra cap.2 e Neemia cap.7 che riportano il numero dei rimpatriati dopo la deportazione a Babilonia, citando ciascuno il nome delle stesse famiglie ma numeri ben diversi di rimpatriati.

Ebbene a parità di famiglia citata, troverai delle discordanze numeriche eccezionali.

Prova tu stesso a fare un raffronto dai brani in questione:

Esd 2,1 Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a Babilonia. Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città; 2 vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 3 Figli di Paros: duemilacentosettantadue. 4 Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 5 Figli di Arach: settecentosettantacinque. 6 Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodieci. 7 Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro. 8 Figli di Zattu: novecentoquarantacinque. 9 Figli di Zaccai: settecentosessanta. 10 Figli di Bani: seicentoquarantadue. 11 Figli di Bebai: seicentoventitré. 12 Figli di Azgad: milleduecentoventidue. 13 Figli di Adonikam: seicentosettantasei. 14 Figli di Bigvai: duemilacinquantasei. 15 Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro. 16 Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 17 Figli di Bezài: trecentoventitré. 18 Figli di Iora: centododici. 19 Figli di Casum: duecentoventitré. 20 Figli di Ghibbar: novantacinque. 21 Figli di Betlemme: centoventitré. 22 Uomini di Netofa: cinquantasei. 23 Uomini di Anatòt: centoventotto. 24 Figli di Azmàvet: quarantadue. 25 Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 26 Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 27 Uomini di Micmas: centoventidue. 28 Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré. 29 Figli di Nebo: cinquantadue. 30 Figli di Magbis: centocinquantasei. 31 Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro. 32 Figli di Carim: trecentoventi. 33 Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque. 34 Figli di Gerico: trecentoquarantacinque. 35 Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta. 36 I sacerdoti: Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré. 37 Figli di Immer: millecinquantadue. 38 Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 39 Figli di Carìm: millediciassette. 40 I leviti: Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro. 41 I cantori: Figli di Asaf: centoventotto. 42 I portieri: Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.

Mentre Neemia riporta : (notare le cifre con lo stesso colore di quelli evidenziati sopra)

5 Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue: 6 Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città. 7 Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 8 Figli di Pareos: duemila centosettantadue. 9 Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 10 Figli di Arach: seicentocinquantadue. 11 Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemila ottocentodiciotto. 12 Figli di Elam: milleduecento cinquantaquattro. 13 Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque. 14 Figli di Zaccai: settecentosessanta. 15 Figli di Binnui: seicentoquarantotto. 16 Figli di Bebai: seicentoventotto. 17 Figli di Azgad: duemilatrecento ventidue. 18 Figli di Adonikam: seicentosessantasette. 19 Figli di Bigvai: duemilasessantasette. 20 Figli di Adin: seicentocinquantacinque. 21 Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 22 Figli di Casum: trecentoventotto. 23 Figli di Bezai: trecentoventiquattro. 24 Figli di Carif: centododici. 25 Figli di Gàbaon: novantacinque. 26 Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto. 27 Uomini di Anatòt: centoventotto. 28 Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue. 29 Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 30 Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 31 Uomini di Micmas: centoventidue. 32 Uomini di Betel e di Ai: centoventitré. 33 Uomini di un altro Nebo: cinquantadue. 34 Figli di un altro Elam: milleduecento cinquantaquattro. 35 Figli di Carim: trecentoventi. 36 Figli di Gerico: trecentoquarantacinque. 37 Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno. 38 Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta. 39 I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosessantatré. 40 Figli di Immer: millecinquantadue. 41 Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 42 Figli di Carim: millediciassette.

Molte delle cifre sono notevolemente differenti, e mi sono fermato con il controllo perchè le cifre discordanti sono molto di più di quelli evidenziabili con i colori a mia disposizione.

Come si può spiegare tale incongruenza secondo te?

Con affetto.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 10/03/2004 18.47

Riprendo questo forum per cercare di trarre un insegnamento dalle cose che ci siamo dette.

Come abbiamo potuto constatare, sia nei libri indiscussi che in quelli discussi, ma tutti ritenuti canonici dalla Chiesa, troviamo delle incongruenze.

Pertanto non è possibile dichiarare "apocrifi" i cosiddetti "deuterocanonici" solo perché si ritiene che vi siano delle presunte contraddizioni, perché in tal caso, seguendo la stessa logica, occorrerebbe dichiarare apocrifi anche tanti libri "indiscussi".

Ed allora qual è la regola da seguire quando incontriamo termini, frasi, cifre, fatti che ci sembrano discordanti?

Nel libro secondo del libro "CONSENSO DEGLI EVANGELISTI " di s.Agostino troviamo enunciato una norma di capitale importanza per comprendere le Scritture e anche per risolvere la nostra questione:

12. 29…..Quando dunque si parla dell'accordo fra gli evangelisti occorre tener presente questo procedimento, che è utile e occorre imparare a memoria: non esiste menzogna quando uno narra una cosa in termini alquanto diversi da quelli con cui si espresse colui del quale son riportate le parole, purché il narratore sia fedele nell'esporre le stesse cose che intendeva tramandarci colui che pronunciò le parole riportate. In questo modo ci si fa conoscere, a nostra salvezza, che non è da ricercarsi altro all'infuori di quello che intende dire colui che parla.


S.Agostino vuole dunque inculcare nei lettori e cultori della Scrittura la regola che non è da ricercarsi altro all'infuori di quello che intende dire colui che parla.

Non sono perciò determinanti i singoli termini ma l’intenzione e il senso con cui sono state scritte.

Le divergenze, le incongruenze, le cifre discordanti e alquanto elastiche, le dottrine non esplicitate ma lasciate nel vago, le tante verità inespresse e ricavabili solo per via deduttiva, indicano che la Scrittura non è utilizzabile se viene preso a sè stante.

Infatti la sola Scrittura determina una pluralità di fedi e di confessioni religiose e non l’unità della fede, che è quella che il Signore ha comandato ai suoi apostoli di insegnare .

Come si fa a "ricercare quello che intende dire colui che parla", dal momento che vi sono questi limiti nella Scrittura?

Ecco dunque la necessità di dover far ricorso ad una autorità esterna alla Scrittura.

L’unica autorità valida per far questo, resta quella che ha effettuato il riconoscimento della ispirazione dei libri sacri. Non è possibile immaginare che lo Spirito Santo abbia assistita la Chiesa per riconoscere i libri ispirati e poi l’abbia abbandonata lasciando a chicchessia la libertà di sbranare a proprio piacimento il Corpo della Parola.

Essa può restituirci il VERO SENSO della Scrittura, attingendo e ricostruendo ogni cosa, tanto la traduzione più vicina alle intenzioni degli autori, tanto il senso che essi hanno voluto dare a ciò che hanno scritto, a partire da tutto il deposito precedente, cominciando da coloro che furono i primi anelli di una catena ininterrotta che giunge fino a noi.

Con affetto


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 11/03/2004 11.33

Faccio qualche ulteriore precisazione su questo argomento che,  dalle presunte contraddizioni dei cosiddetti "deuterocanonici" è poi approdato a presunte contraddizioni dei libri indiscussi.

Si tratta ora di capire bene il principio che nella Scrittura, non si può ammettere contraddizione.

Volutamente perciò non ho utilizzato il termine "contraddizioni" né per i libri discussi né per quelli indiscussi, perché tutte le parti individuate dal Concilio di Trento, sono da considerare Sacra Scrittura. Mi sono limitato a definirle " incongruenze " perché al nostro limitato esame talune frasi possono apparire in contrasto.


Però ogni nostro esame deve riconoscere umilmente che:

E’ possibile che il testo originale potrebbe essere stato mal tradotto, oppure che risultasse non ben leggibile e quindi è stato reso in modo approssimativo, oppure che sia stato interpolato con una glossa, oppure che riporta fedelmente e con esattezza dati e parole diverse pronunciate o scritte in tempi diversi che si integrano a vicenda pur apparendo contrastanti, oppure ancora che si riferisca con verità a numerazioni o concetti validissimi e in uso all’epoca in cui furono scritti ma non più in uso in seguito, oppure ancora che dietro frasi apparentemente in contrasto si celi un significato recondito e allegorico che resta da scoprire, oppure ancora che l’autore sacro riporti fedelmente e con precisione delle espressioni o dati di uomini così come essi pensavano o si esprimevano e che non sempre erano da considerare in armonia con il pensiero di Dio.    La Parola di Dio infatti riporta, per nostro ammaestramento anche quello che dicevano gli uomini o gli angeli decaduti nella loro stoltezza, e che non sono da attribuire a Dio pur essendo riportate nella Parola di Dio.

Vi possono infine essere altri motivi legati alla nostra ignoranza filologica, storica, geografica, culturale che non sempre è in grado, nonostante tutti gli strumenti acquisiti, di ricostruire e di definire in tutti i dettagli quello che troviamo nella Bibbia.

Riporto in merito il pensiero di Girolamo e di Agostino.

Diceva S.Girolamo:

…per conseguenza "se la Scrittura contenesse due dati che sembrassero escludersi, entrambi" resterebbero "veri, quantunque diversi" (Ep. XXXVI, XI, 2).

Sempre fedele a questo principio, se gli capitava di incontrare nei Libri Sacri apparenti contraddizioni, San Gerolamo concentrava tutte le sue cure e tutti gli sforzi del suo spirito per risolvere la difficoltà; e se giudicava la soluzione ancora poco soddisfacente, riprendeva, non appena si presentasse l'occasione, senza perdere coraggio, l'esame del problema, anche se talora non giungeva a risolverlo completamente.

Mai tuttavia egli incolpò gli scrittori sacri della minima falsità: "Lascio fare ciò agli empi, come Celso, Porfirio, Giuliano" (Ep. LVII, IX, 1).

In ciò era perfettamente d'accordo con Sant'Agostino: questi - leggiamo in una delle sue lettere allo stesso San Gerolamo - aveva per i Libri Sacri una venerazione così piena di rispetto, da credere molto fermamente che nessun errore fosse sfuggito alla penna di uno solo di tali autori; perciò,
se incontrava nelle Lettere Sante un punto che sembrava in contrasto con la verità, lungi dal credere ad una menzogna, ne attribuiva la colpa a un'alterazione del manoscritto, a un errore di traduzione, o a una totale inintelligenza da parte sua. Al che aggiungeva: "Io so, fratello, che tu non pensi diversamente: voglio dire che non m'immagino affatto che tu desideri vedere le tue opere, lette nella stessa disposizione di spirito in cui vengono lette le opere dei Profeti e degli Apostoli; dubitare che esse siano prive di ogni errore, sarebbe un delitto" (Sant'Ag. a San Gerol., tra le lettere di San Gerol. CXVI, 3).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/06/2004 13.21
Il dialogo di questo forum in sostanza si chiudeva con il messaggio 25 nel quale si è chiesto per tre volte quanto segue:
In attesa che A***** risponda sulle "contraddizioni" del Libro della Sapienza...e che dia le risposte dove deve...
........
le risposte non sono mai arrivate.....anzi sempre qui nel messaggio 25, abbiamo inserito un testo di S.Agostino dal titolo: Contributo dei libri di Esdra, Ester e Maccabei.
 .......
dove s.Agostino scriveva:
Però la cronologia di questo periodo non si ha nei libri della Scrittura, considerati canonici, ma in altri, fra cui i Libri dei Maccabei che non i Giudei ma la Chiesa ritiene canonici a causa della pena di morte subita con ammirevole coraggio da alcuni martiri i quali, prima che il Cristo venisse nel mondo, si batterono fino alla morte e sopportarono indicibili sofferenze per la legge di Dio 156.
.........
Leggendo queste parole di Agostino comprendiamo anche per qual motivo LA CHIESA li ritenne ispirati...
Ma veniamo ad un altro aspetto, l'autenticità della sacralità di questi due Libri i quali sono oggi RIVALUTATI DAGLI ESEGETI a causa di una attualità con i fatti della politica mondiale attuale......:
LIBRI STORICI:Primo e Secondo Libro dei Maccabei
Entrambi questi libri sono racconti storici che espongono avvenimenti verificatisi nel periodo a cavallo tra l'Antico e il Nuovo Testamento.
Nel primo libro gli eroi sono i membri di una famiglia, i Maccabei, che guido' l'insurrezione giudaica contro la persecuzione religiosa del re di Siria Antioco IV Epifane e dei suoi successori.
Giuda Maccabeo (= il martello) riusci' a ridurre i Siriani alla sottomissione.
Il primo libro vede di fronte l'orgogliosa potenza pagana, con la quale era connivente la classe dirigente giudaica, e la eroica fede dell'autentico popolo di Dio, fedele alla legge di Mose'.
E' notevole che in questa epoca la fede ebraica acquista una piu' chiara visione della dottrina dell'immortalita' dell'anima.
Riguardo al secondo libro, va chiarito che nonostante il numero d'ordine, esso non e' la continuazione del precedente.
Il secondo libro tratta del solo Giuda Maccabeo, ai primi tempi della insurrezione giudaica contro il persecutore Antioco IV Epifane, per i quindici anni che vanno dal 176 al 161 A.C.
L'autore sacro subordina la scelta e la elaborazione del materiale storico a un fine strettamente religioso, che e' quello di mettere in evidenza la gloria del tempio di Gerusalemme e l'eroismo di quanti vogliono restare fedeli alla legge di Dio.
In particolare in questo libro troviamo, oltre alla dottrina religiosa comune agli altri libri dell'Antico Testamento, insegnamenti precisi sulla vita futura: immortalita' dell'anima, risurrezione, comunione dei santi, valore dei suffragi per i defunti.
La redazione dei due libri e' a cavallo fra gli ultimi decenni del secondo e i primi decenni del primo secolo A.C.

NOTE PRINCIPALI:

1 Mac 1,15: la religione, la legge, le tradizioni facevano dei Giudei un gruppo separato, un corpo estraneo nel mondo orientale, unificato ed ellenizzato in seguito alla conquista di Alessandro.
L'assimilazione, che procurava i vantaggi umani della nuova civilta', non poteva compiersi che spezzando quelle strutture che garantivano la purezza della fede. Le innovazioni, pur non consistendo ancora nelle pratiche idolatriche che il re imporra' sette anni piu' tardi, moltiplicano pero' le occasioni di partecipare a tali pratiche.

È questo il dramma soggiacente ai due libri dei Maccabei.

1 Mac 2,1ss: la persecuzione suscita un risveglio della coscienza religiosa. L'opposizione all'ellenismo assume la forma di interventi violenti (2,15-28) oppure di resistenza passiva (2,29-38) e, infine, di una guerra, già sotto Mattatia (2,39-48) ma soprattutto sotto Giuda Maccabeo (cc 3-5). Costui aveva capito che la sopravvivenza della religione era legata all'indipendenza nazionale; e' per questo che la lotta continuera' anche dopo il riconoscimento della liberta' religiosa (6,57-62).
Ma la trasposizione del conflitto su di un piano politico apriva la strada all'intrigo e alle lotte di partito. Tali lotte arriveranno al punto di sopraffare le stesse preoccupazioni religiose.

1 Mac 3,8: e' da segnalare l'atteggiamento nei confronti dei martiri: qui la loro morte non e' che un effetto della collera che colpisce Israele. Nel secondo libro, anche se le tribolazioni restano un castigo, la loro accettazione volontaria e' una espiazione che arresta la collera di Dio (2 Mac 6,12-17).

1 Mac 4,36-61: centro della vita religiosa, quadro indispensabile per l'osservanza integrale della legge, il tempio e' una delle preoccupazioni centrali dei ribelli (cf. 2,7; 3,43; 2 Mac 13,11).
Saccheggiato e profanato dai gentili (1,21s.54), viene purificato e nuovamente consacrato all'indomani delle prime vittorie.
L'idea della santita' del tempio sara' messa particolarmente in rilievo nel secondo libro 2 Mac 3,12ss; 5,15; 13,11; 15,18.37)

2 Mac 6,18ss: i Padri della Chiesa hanno esaltato in Eleazaro un martire precristiano.

2 Mac 7,9ss: la fede nella risurrezione dei corpi e' affermata per la prima volta qui (cf. anche vv. 11.14.23.29.36).
I martiri risusciteranno per opera della potenza del Creatore (v.23) e per la vita (v 14; cf. Gv 5,29) e per la vita eterna (vv.9,36).
Si arriva cosi' alla dottrina dell'immortalita' che verra' sviluppata in Sap 3,1-5,16 (il Libro della Sap. è citato da Paolo).

2 Mac 7,28: prima affermazione esplicita di Creazione dal nulla.

2 Mac 12,38-45: tale testo esprime la convinzione che le preghiere e il sacrificio espiatorio sono efficaci per la remissione dei peccati dei defunti. E' la prima testimonianza di questa credenza.

Conclusione dei due libri:

I due libri sono importanti per le affermazioni che contengono :
1) sulla risurrezione dei morti (2 Mac 7,9; 14,46),
2) le pene dell'al di la' (2 Mac 6,26),
3) la preghiera per i defunti (2 Mac 12,41-46),
4) i meriti dei martiri (2 Mac 6,18-7,41),
5) l'intercessione dei santi (2 Mac 15,12-16).

Questi insegnamenti giustificano l'autorità che la Chiesa ha riconosciuto a questi due libri.
Dio, nonostante qualsiasi situazione drammatica e contraria, domina sul destino delle nazioni, operando sempre per volgere il male in bene con amore e misericordia.....
Per qualsiasi chiarimento la mia E-mail e' shalom@alleluja.org
Padre Claudio Traverso.