00 14/12/2009 21:43
L'aggressione ai danni del presidente del Consiglio italiano
Un campanello d'allarme

Solidarietà del capo dello Stato e del Papa


Roma, 14. Se era, come è, un campanello d'allarme, sembra che non tutti ne stiano tenendo conto. La violenta aggressione al presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, avvenuta ieri in piazza Duomo a Milano, è considerata, secondo le prime ricostruzioni, il gesto di uno squilibrato, anche se le indagini si muoveranno, come è comprensibile, su tutti i fronti.

Ma è anche, a detta almeno della grande maggioranza dei commentatori e degli analisti italiani, l'effetto, in questo caso incidentale, di un clima di violenza verbale e concettuale colto da tutti. A poche ore dalle brutte immagini che hanno fatto il giro del mondo di un capo di Governo insanguinato e trasportato via a braccia dalle sue guardie del corpo, parole, messaggi, attacchi, distinguo si stanno accumulando. Da alcune parti si avverte però il rischio che tutto possa riprendere allo stesso modo, e che il pesante souvenir del Duomo scagliato sul viso del presidente del Consiglio sia considerato, tutto sommato, un fenomeno fisiologico del confronto politico.

Eppure, oltre ai gruppi che sui siti in rete dei cosiddetti social network rivaleggiano in sciocchezze - fra chi all'attentatore vuole consegnare un premio e chi allo stesso riserverebbe ben altra, cruenta, sorte - c'è un Paese che affronta con dignità una difficilissima fase economica e vorrebbe che a queste difficoltà i rappresentanti politici si dedicassero, invece di fare esercizio di retorica violenta in piazze reali o virtuali.

È in nome e in considerazione di questo Paese che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha più volte rivolto responsabili e inascoltati appelli alla moderazione. L'ultimo, in ordine di tempo, è quello fatto ieri sera, non appena avuta notizia degli avvenimenti di piazza Duomo: "Esprimo - ha affermato il capo dello Stato - la più ferma condanna del grave e inconsulto gesto di aggressione nei confronti del presidente del Consiglio, al quale va la mia personale solidarietà, e il più netto, rinnovato appello perché ogni contrasto politico e istituzionale sia ricondotto entro limiti di responsabile autocontrollo e di civile confronto, prevenendo e stroncando ogni impulso e spirale di violenza". Napolitano ha anche telefonato nell'ospedale dove Berlusconi è ricoverato - e dove rimarrà ancora per tutta la giornata di oggi - per informarsi sul suo stato di salute.

Anche Benedetto XVI, in un telegramma al presidente Berlusconi a firma del cardinale segretario di Stato, ha voluto esprimere al presidente del Consiglio "paterna vicinanza", augurandogli una "pronta guarigione" e deplorando l'aggressione di cui è rimasto vittima.

Preoccupazione aveva espresso ieri sera il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, rilevando che l'aggressione "è un fatto molto grave e preoccupante, che manifesta il rischio reale che dalla violenza delle parole si passi alla violenza nei fatti. Ogni violenza - aggiungeva - va fermamente condannata senza incertezza da tutte le parti politiche e dalle diverse componenti della società".

Per la Conferenza episcopale italiana la violenta aggressione costituisce "un episodio di singolare ed esecrabile gravità. Mentre esprimiamo - si legge in una nota della presidenza - sincera vicinanza al presidente Berlusconi auspichiamo per il nostro Paese un clima culturale più sereno e rispettoso al fine di realizzare nella coesione sociale e nella responsabilità politica il bene di tutti e di ciascuno".

Concetti condivisi dai presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini: "La pacifica convivenza democratica del Paese - ha detto il primo - è a rischio. Ritengo che sia giunto il momento che la politica si interroghi a 360 gradi e occorre fare il punto sul linguaggio usato" e sul "clima di tensione". Per Fini, che ha espresso la sua condanna per "un gesto di violenza che non può essere giustificato", ieri è stato "un brutto giorno per l'Italia e tutte le forze politiche hanno il dovere di fare in modo che il Paese non riviva gli anni di violenza".

Un campanello d'allarme è suonato. È necessario che di questo si tenga conto, nel linguaggio e nei concetti espressi in primo luogo dagli stessi protagonisti della politica italiana, di qualsiasi colore. Per il bene del Paese.


(©L'Osservatore Romano - 14-15 dicembre 2009)



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)