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"I veri nemici per i rivoluzionari non erano la monarchia e la nobiltà, ma Cristo e la sua Chiesa. Una delle prime decisioni del governo rivoluzionario fu l’istituzione del matrimonio civile. Se togli Dio dal matrimonio, dalla famiglia, lo togli dalla società intera."

 

Pochi anni fa, il settimanale Il Venerdì di Repubblica pubblicò un articolo, firmato da Francesco Merlo, sulla conversione di Maurizio Sacconi, parlamentare del Popolo delle libertà, ex ministro e con trascorsi da politico socialista. L’on. Sacconi è ritornato nella Chiesa dopo aver scoperto di aver una grave malattia oncologica; ogni domenica non manca mai alla Santa Messa e si confessa regolarmente; è fedele al papa - ha una grande ammirazione per Benedetto XVI - e alla Tradizione. Questo non piace affatto ai seguaci del capo ideologico delle legioni giacobine Scalfari. Lo stesso titolo dell’articolo la dice lunga: “Sacconi, metamorfosi di un craxiano che volle farsi servo di Dio”. È evidente che, per Merlo, essere “servi di Dio” è ancora più grave che essere stati craxiani. “Sacconi - scrive Merlo - è il neomilitante di un Cristo intrufolato nella ricerca biogenetica, contro la libertà di sesso, contro la decisione di abortire, di divorziare, convertito ad un Gesù che scende in piazza contro i gay, il Dio infernale delle processioni, il Dio delle peggiori democrazie cristiane”. La conversione di Sacconi per Merlo è un pretesto per attaccare Cristo e la sua Chiesa. Il vero Cristo e la vera Chiesa, però, quelli della Tradizione e del Magistero (per intenderci), non quelli deformati dai teologici modernisti e ormai post-cristiani, quando non proprio anticristiani, e dai loro seguaci. Merlo addirittura lo definisce “il Dio infernale”.

 

E' importante, per noi e per i lettori, sottolineare che il "Gesù Cristo" descritto da Merlo non è quello realmente esistito, non è quel Dio Incarnato dei Vangeli e dalla Chiesa vissuto e predicato. Gesù infatti, tanto per fare un esempio, non è "contro i gay" perchè Dio non si pone mai contro la persona, né la Chiesa ha mai insegnato questo, ma piuttosto Dio si oppone contro ogni caricatura dell'uomo, contro ogni "orgoglio" che sia gay o di altra natura ideologica.

 

Tutte le ideologie umaniste, dunque atee, hanno avuto solamente uno scopo: eliminare Cristo e la Chiesa, facendo credere ai più sprovveduti di non aver nulla contro il Cristianesimo. Per esempio, il motto della nefasta rivoluzione francese, di stampo massonico, “libertà, fratellanza, uguaglianza”, è una scimmiottatura di alcuni valori cristiani. Per il rivoluzionario francese siamo liberi, fratelli e uguali perché abbiamo tutti gli stessi diritti. Per il cristiano siamo liberi, fratelli e uguali perché abbiamo tutti lo stesso Creatore: Dio. E questo non comporta avere solo gli  stessi diritti, ma anche gli stessi doveri. È evidente l’intenzione dei borghesi Danton, Robespierre e Marat, “menti” della rivoluzione francese, di escludere Dio dalla vita degli uomini.

 

Un po’ di storia. La Francia dell’epoca era suddivisa in tre grandi stati: il primo stato era composto dal clero, il secondo dall’aristocrazia, il terzo da tutti i francesi non nobili (gruppo eterogeneo che andava dai grandi borghesi ai braccianti rurali). Il clero, si è sempre schierato dalla parte dal terzo stato, affinché i suoi membri, soprattutto i poveri, non venissero considerati individui di “serie B”. Il clero, infatti, non è mai stato il vero problema perché sempre pronto a sostenere il terzo stato: lo era, invece, l’aristocrazia con la sua arroganza, i suoi sperperi e la sua incapacità di accogliere le rivendicazioni della borghesia. Allora perché i capi del terzo stato, i ricchi borghesi, una volta ottenuto il potere, hanno cercato in tutti modi di eliminare il clero e non l’aristocrazia, la vera casta dei privilegiati?

 

I veri nemici per i rivoluzionari non erano la monarchia e la nobiltà, ma Cristo e la sua Chiesa. Una delle prime decisioni del governo rivoluzionario fu l’istituzione del matrimonio civile. Se togli Dio dal matrimonio, dalla famiglia, lo togli dalla società intera.

 

Non ho  paura di affermare che la rivoluzione francese è di ispirazione luciferina. Ne trovo una conferma nella famosissima affermazione di Robespierre: “Non ci serve più Cristo perché adesso che abbiamo la rivoluzione, non è più necessaria la redenzione. Dio è abolito”. E che cosa ha comportato questa “abolizione di Dio”? Il periodo del terrore, quando i giacobini, i più fedeli seguaci di Robespierre, ghigliottinavano tutti i nemici della rivoluzione, veri o presunti.

Il 6 ottobre 1793 la Convenzione francese abolì la datazione cristiana e la sostituì con quella rivoluzionaria. Per i rivoluzionari la storia nuova non comincia con l’avvento di Cristo nella storia, ma con la presa della Bastiglia. Proprio come aveva detto Robespierre: la rivoluzione al posto della redenzione.

 

Il contrario della fede non è l’ateismo, ma l’idolatria. Nell’ateismo si idolatra il nulla. Gli ebrei che si trovavano ai piedi del monte Sinai, mentre Mosè riceveva il Decalogo, quando rinnegarono il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, si fecero un’altra divinità da adorare: il vitello d’oro. Per Gesù, infatti, Mammona non è semplicemente il denaro, ma gli idoli (denaro, sesso, potere, successo, ragione, ideologie, etc...) che decidiamo di adorare al posto dell’unico vero Dio: la Santissima Trinità.

 

Gli illuministi idolatrarono la ragione. Che cosa bisognava fare affinché la “dea ragione” illuminasse le menti degli uomini? Eliminare la “superstizione”, soprattutto quella cristiana.

 

Voltaire sosteneva che era necessario “schiacciare l’infame”. Ovvero lottare contro la superstizione religiosa che oscurava le menti e tormentava le esistenze. Chi era per Voltaire “l’infame” per eccellenza? La Chiesa cattolica. Non solo. Cercò perfino di prevedere la fine del cristianesimo. “Nella nuova cultura - disse - non ci sarà futuro per la superstizione cristiana. Io vi dico che, tra vent’anni, il Galileo sarà spacciato”. Ironicamente, si può dire che il “Galileo”, tre secoli dopo, è più vivo che mai - nessuno è perseguitato quanto lui - mentre Voltaire è marcito nella tomba.

 

Rousseau negò la creazione dell’uomo da parte di un Dio, soprattutto quello cristiano, e rifiutò la redenzione dell’uomo da parte di Cristo. Del resto, Dio a cosa serviva dal momento che egli aveva pure negato l’esistenza del peccato originale? Per Rousseau l’uomo si può salvare da solo, basta che illumini la sua mente con la ragione.

 

Nacque il concetto che fede e ragione sono l’uno il contrario dell’altro. Nulla di più falso. San Tommaso d’Aquino afferma che “la Grazia non elimina la natura, ma la perfeziona”. Benedetto XVI insegna che la fede e la ragione sono i due mezzi che Dio ha dato all’umanità per conoscerlo, ma che la fede illumina la ragione. La ragione senza la fede è una lampada spenta. È la fede il vero lume che illumina le menti degli uomini. Nonostante siano passati secoli, la scissione tra fede e ragione ancora alberga nella società civile. È nata un’altra ideologia: lo scientismo, l’idolatria della scienza. Per lo scientista, “dio” è il nome che l’umanità da a ciò che la scienza non ha ancora spiegato. Non si può essere contemporaneamente scienziati e credenti. Tutti fanno finta di non sapere che fra i più grandi uomini di scienza ci sono moltissimi credenti: Pascal, Galilei, Keplero, Marconi, Pasteur, Volta, etcSenza contare coloro che seppero coniugare la propria consacrazione a Dio con gli studi scientifici, come Mendel, Denza, Lemaître, etc. Ed è stata proprio la Chiesa cattolica a promuovere, lungo i secoli, la ricerca scientifica.

 

Il liberalismo si prefigge di limitare il potere dello stato, al fine proteggere i diritti naturali e le libertà delle persone. La borghesia si servì di questa ideologia per combattere le monarchie assolute e i privilegi dell’aristocrazia.Ma qual è la monarchia assoluta per eccellenza? La Chiesa di Cristo. Il suo regno si estende fino agli estremi confini della terra, fra le sue leggi ci sono anche i dannati dogmi, che nessuno può contestare, decidendo cosa è giusto e cosa è sbagliato. Per il liberalista, invece, solo il singolo individuo può decidere, almeno per se stesso, ciò che è giusto e sbagliato, seguendo i dettami della sua coscienza.

 

Il laicismo si propone non solo la separazione tra stato e Chiesa, ma anche quello di ridurre la fede alla sfera privata, che riguarda la vita personale del cittadino e non della popolazione. Per mezzo della secolarizzazione, si vuole cancellare dalla sfera pubblica ogni riferimento religioso, riducendo i valori religiosi a pratiche morali individuali. I laicisti non vogliono necessariamente eliminare la Chiesa: a loro basterebbe che tacesse, che non si intromettesse in faccende che, secondo loro, non la riguardano. Che i cristiani, sostengono, se ne stiano chiusi nelle sacrestie e non evangelizzino.

 

Facciamo un esempio concreto. Un grande esponente del laicismo italiano è uno storico agnostico di origine ebraica. Non faccio il nome perché non voglio fargli troppa pubblicità. Nel 2007 ha scritto un libro denigratorio su San Pio da Pietrelcina, definendolo “il primo vero libro di storia” sul frate santo. Questo “storico canta-storie”, nel suo libro, molto spesso chiama Padre Pio, con disprezzo, “l’altro Cristo”. Ancora una volta si attacca il discepolo per perseguitare il Maestro. Non a caso questo storico termina il libro dicendo che se si togliessero i crocifissi dai luoghi pubblici, l’Italia diventerebbe un paese “più giusto, onesto e moderno”. L’obiettivo rimane la cancellazione di Cristo dal cuore dell’uomo e dalla società.

 

Il marxismo ha la scopo di creare il paradiso terrestre. Per Karl Marx “la religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli”. I popoli devono smetterla di affidarsi a un dio, ma devono diventare essi stessi gli artefici del proprio destino. Devono cercare di costruire un mondo nuovo in cui tutti siano uguali, appagati economicamente e felici. Naturalmente conosciamo tutti i mezzi indicati da Marx: la rivolta armata, la dittatura del proletario, l’abolizione della proprietà privata, etc...

 

Molti cattolici, purtroppo, si sono fatti ingannare dalle belle – ma false – promesse del marxismo, nonostante le ripetute condanne della Chiesa. Molti credono che basti togliere il materialismo ateo dal marxismo per farlo diventare l’applicazione più alta, nobile e pura del cristianesimo. La convergenza è, tuttavia, impossibile. Al centro del cristianesimo non c’è l’attivismo sociale, ma l’amicizia col Figlio di Dio. Il cristiano sa bene che la felicità vera si potrà averla solamente nell’altra vita. Inoltre il cristianesimo e il marxismo hanno due concetti diversi di felicità. Per il marxista la felicità consiste nell’appagamento sociale, economico e politico; per il cristiano la felicità consiste nella ritrovata intimità con Dio, per mezzo della redenzione di Cristo, quell’intimità che era andata perduta col peccato originale.

 

I due prodotti più importanti del marxismo, il nazionalsocialismo e il socialcomunismo, che cosa hanno fatto di significativo? I lager e i gulag. Il XX secolo è stato il secolo del sangue. Mai come nel recente secolo è stato versato tanto sangue: guerre, genocidi, pulizie etniche e religiose, aborti, eutanasie, pene capitali, etc... Quando si cerca di creare il paradiso in terra, si finisce col creare un inferno in cui, anziché punire il cattivo, si martirizza il buono. (1)

 

Anche il nazismo, come ha fatto notare il grande padre domenicano Tomas Tyn, è una forma di marxismo. Al posto della “lotta di classe” pone la “lotta di razza”. Hitler non ha mai criticato il comunismo, ma il bolscevismo, che riteneva una caricatura e un tradimento del vero grande ideale. Molti dei discorsi di Hitler e Lenin pongono al centro la “creazione dell’uomo nuovo”. Un “uomo nuovo” non creato da Dio, ma dall’uomo stesso. Per Hitler gli ebrei erano un fastidio da eliminare in qualsiasi modo, non un nemico ad armi pari. Riteneva il suo nemico la Chiesa cattolica e per questo voleva distruggerla. “Io odio gli ebrei perché - spiegò una volta Hitler - hanno dato al mondo quell’uomo: Gesù”. Se qualcuno non ci crede si vada a leggere il libro “Conversazioni a tavola con Hitler”, editto dalla Gorizia, ristampato nel 2010.

 

Alcuni studiosi e rabbini ebraici accusano il cristianesimo, il cattolicesimo in particolare, come se avesse generato l’antisemitismo nazista, a causa dell’accusa di deicidio. Ma l’accusa di deicidio non è cattolica – basta andare a leggere il catechismo di Trento – ma luterana.

 

Distruggere la Chiesa era anche il grande obiettivo di Lenin e Stalin. Persino Mao, nonostante la presenza cristiana in Cina fosse irrilevante, combatté la Chiesa Cattolica. Lenin disse che Gesù di Nazareth non aveva diritto di cittadinanza in URSS. Stalin si augurava che quel nome, Gesù Cristo, fosse dimenticato e mai più pronunciato dall’umanità entro la fine del XX secolo. Per Mao, invece, in Cina nessuno aveva mai sentito nominare Cristo, nessuno lo conosceva.

 

Con queste ideologie, Satana vuole distruggere la Chiesa dal di fuori. Ma sta provando anche a distruggerla dall’interno. Come? Col modernismo.

 

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, alcuni teologi cattolici sostennero la necessità della Chiesa di modernizzarsi (da ciò modernismo), cioè adeguarsi al mondo, seguendone i vari cambiamenti e le varie mode. In 1900 anni di cristianesimo, non si era mai sentito che fosse il mondo a guidare la Chiesa. È la Chiesa che salva il mondo.

 

Il modernismo cattolico vide in Ernesto Bonaiuti il suo esponente più famoso. Bonaiuti, infatti, fu sospeso a divinis. Il modernismo ha comportato pericolosissime eresie. Dovette intervenire il papa San Pio X in persona con l’enciclica “Pascendi Dominici gregis” del 1907.

 

Nella “Pascendi” San Pio X condanna le seguenti tesi moderniste:

  • la Rivelazione non è davvero parola di Dio e neppure di Gesù Cristo, ma un prodotto naturale della nostra sub-coscienza;
  • la Fede non è un fatto oggettivo ma dipende dal sentimento di ciascuno;
  • i Dogmi sono simboli dell'esperienza interiore di ciascuno; la loro formulazione è frutto di uno sviluppo storico;
  • i Sacramenti derivano dal bisogno del cuore umano di dare una forma sensibile alla propria esperienza religiosa, non furono istituiti da Gesù Cristo e servono soltanto a tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore;
  • il Magistero della Chiesa non ci comunica affatto la verità proveniente da Dio;
  • la Bibbia è una raccolta di episodi mitici e/o simbolici, e comunque non si tratta di un libro divinamente ispirato;
  • gli interventi di Dio nella storia (quali miracoli e profezie) non sono altro che racconti trasfigurati di esperienze interiori personali;
  • il Cristo della Fede è diverso dal Gesù della storia; la divinità di Cristo non si ricava dai Vangeli canonici;
  • il valore espiatorio e redentivo della morte di Cristo è frutto della teologia della croce elaborata dall'apostolo Paolo.

 

Ho voluto elencarle perché sono importanti. Come si può notare, si tratta di intendere Cristo e la Chiesa in una modo totalmente opposto dalla dottrina cattolica. Per i modernisti non esiste il “Cristo della fede” - è solo un’invenzione teologica - ma il “Gesù della storia”, del quale possiamo sapere la verità soltanto attraverso la ricerca storica e un’esegesi che, spesso, viene posta a servizio di tesi preconcette, ignorando il dato biblico o accusandolo di essere stato in precedenza manomesso da antichi apologeti.E la Chiesa, più che istituzione divina, è un’istituzione umana che ha bisogno di modernizzarsi per sopravvivere.

 

A queste eresie così diaboliche la Chiesa ha reagito con fermezza: col motu proprio “Sacrorum Antistitum” del 1910 (2) fu imposto a tutti i laureandi cattolici un giuramento antimodernista. In clandestinità, però, i teologi modernisti continuarono le elaborazioni delle proprie teorie, ma fino agli anni primi anni ‘60 furono tenuti sotto controllo. Cosa accadde dopo? I teologi modernisti tornarono alla ribalta con il Concilio Vaticano II. Certo, era presente anche lo Spirito Santo, il quale impedì danni irreparabili - infatti i “neomodernisti” invocano da anni un Vaticano III per ottenere ciò che non hanno ottenuto nel II – e permise che la dottrina non fosse modificata. Purtroppo,però, ha preso il soppravvento lo “spirito del Concilio” di dossettiana memoria, la terribile “ermeneutica della rottura e della discontinuità”. Ovvero rompere con la Chiesa del passato e fondarne un’altra. E vedere Cristo non più come un redentore, ma come un rivoluzionario. Così Paolo VI, nel 1966, su richiesta di molti vescovi, abolì il giuramento antimodernista.

 

Uno dei primi sbagli fu quello di sostituire le parole “peccato” e “peccatore” con “errore” ed “errante”. La differenza non è da poco. L’errore ha solamente una dimensione orizzontale, il peccato ha principalmente una dimensione verticale. Se “erro” ma non “pecco”, allora non devo nulla a Dio. Dio non è più il centro della mia vita, ma l’uomo stesso. Durante le ore di catechismo non si parla del peccato originale, la presunzione di Adamo ed Eva, tentati dal serpente luciferino, di volersi mettere al posto di Dio. Se non c’è il peccato, allora non ha più senso la redenzione. A dire il vero, Giovanni XXIII, usando “errore” ed “errante” voleva riferirsi alle ideologie politiche, che sono “errori” storici: i due termini, però, hanno conosciuto una diffusione abusiva, applicabile a chiunque abbia in qualsiasi modo peccato.  Trasformando il peccato in un semplice errore, facilmente scusabile. Possiamo dire, senza timore di smentita, che ci troviamo persino di fronte ad una sorta di affermazione e di inquinamento col pensiero Protestante (3).

 

Il vescovo tedesco Zollitsch, presidente uscentein un’intervista, ha affermato che “Cristo non è morto per i peccati della gente come se Dio avesse preparato un’offerta sacrificale, un capro espiatorio”. Piuttosto, Gesù ha offerto soltanto “solidarietà” con i poveri ed i sofferenti. Zollitsch ha inoltre dichiarando “che questa è la grande prospettiva, questa tremenda solidarietà”. L'intervistatore ha chiesto: “Dunque lei non descriverebbe più la cosa quasi come se Dio avesse donato Suo Figlio, perché gli uomini erano talmente peccatori? Non lo descriverebbe più così?”. Zollitsch ha risposto: “No”.

 

Questo è il nuovo Cristo dei modernisti. Non il redentore ma un “socializzatore”. Anche per loro il “Cristo della fede”, come per Merlo, è un “Dio infernale”.

 

Qualche giorno fa, per caso, ho sentito la canzone di Guccini “Dio è morto”. E mi ha fatto orrore quando ho ricordato che la Radio Vaticana la mandava in onda. Perché, per i dirigenti dell’epoca della radio, l’importante era che alla fine la canzone dica che, dopo tre giorni, Dio risusciterà. Ma quale Dio risusciterà?

 

Guccini ha ripreso la teoria di Nietzsche sulla morte di Dio, di liberarsi del Dio cristiano che opprime l’uomo e lo rende schiavo. Nietzsche aveva capito perfettamente chi è Cristo e lo ha lucidamente rinnegato. L’umanità doveva diventare la divinità di se stessa, creando il super-uomo, oppure l’oltre-uomo.

 

La cosa terribile è che i modernisti, col plauso degli atei di destra e di sinistra, hanno fatto diventare il “super uomo” Gesù stesso. Cristo non è più il Dio fatto uomo per liberarci dal peccato e ridarci la nostra dignità, ma è l’uomo che pretende di farsi Dio per liberare l’umanità da Dio stesso. E la Chiesa deve adeguarsi a questo.

 

La Chiesa si adeguerà?

 

Sia lodato Gesù Cristo

Sempre sia lodato.

 

 

Note

1) Si legga con attenzione l'Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI, molto illuminante a proposito.

2)  testo integrale Sacrorum Antistitum  Motu Proprio di San Pio del 1910

3) le origini del Protestantesimo nella complessità soggettiva di Martin Lutero

 







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)