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Consiglia  Messaggio 11 di 29 nella discussione 
Da: AlfonsoInviato: 10/09/2001 3.11

SOLA FEDE

di Michael Horton - dall'introduzione al libro "Sola Fede" di R.C. Sproul edito da Passaggio

Appena una generazione fa, solo in rare occasioni, cattolici romani e protestanti si sarebbero trovati riuniti in un contesto spirituale. Oggi invece sono impegnati a pregare e leggere insieme le Scritture, con i cuori, le menti e le mani uniti nella lotta contro il secolarismo. Con l'uso delle confessioni di fede universali come base di azione comune, questo tipo di ecumenismo popolare ha prodotto molti frutti. Ha anche provocato, però, risultati piuttosto ingenui che propongono un'apparenza di unità nel vangelo al posto della realtà stessa. Così come le lotte politiche e morali contemporanee costituiscono spesso il fondamento per un'azione sociale comune, già a suo tempo il movimento carismatico contribuì alla tendenza di relativizzare le distinzioni dottrinali, sostituendole con una base comune fondata sull'esperienza. L'energia evangelistica dei protestanti evangelici ha aggiunto a tutto questo la tendenza ad insabbiare le preoccupazioni per l'effettivo contenuto del vangelo. Si potrebbe dire che, viste tutte le attività, l'Evangelismo è troppo impegnato per potersi preoccupare dell'evangelo. Il reverendo Billy Graham, nelle sue tipiche campagne evangelistiche, stava semplicemente seguendo le orme di una precedente generazione di evangelici, il cui zelo missionario ed evangelistico li spinse a mettere in secondo piano i problemi dottrinali all'atto della fondazione del Concilio Ecumenico delle Chiese. In una dichiarazione recente, il reverendo Graham ha riaffermato la sua opinione riguardo al Cattolicesimo Romano: "Ho constatato che i miei convincimenti sono essenzialmente gli stessi di quelli dei cattolici romani ortodossi".*

Dopo decenni di caricature volgari e di disinformazione, cattolici romani e protestanti hanno cominciato a dialogare; e ciò ha messo in luce la grande varietà di punti di vista che esiste in ambedue gli schieramenti. Non solo, ma sta rivelando anche: (a) quanto poco molti protestanti sappiano delle loro proprie convinzioni e (b) con quanta serenità trovino semplicemente prive di pertinenza le preoccupazioni sollevate dalla Riforma. Come si spiega tutto questo? La posizione di Roma è forse cambiata? Di fatto non lo è. I documenti del Concilio Vaticano II, così come il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, si rifanno alla posizione teologica del Concilio di Trento, condannando il vangelo della giustificazione per imputazione della giustizia [di Cristo]. Se non è Roma ad aver alterato la sua posizione avvicinandosi di più al vangelo, allora devono essere stati i suoi interlocutori ad essersi allontanati dalle posizioni precedenti.

Secondo George Barna, James Hunter ed altri, che hanno osservato il graduale cambiamento nel convincimento degli evangelici, il mondo evangelico si sta ridefinendo dottrinalmente. A partire dalla concezione della natura umana, il 77% degli evangelici afferma che l'uomo è fondamentalmente buono per natura; fino alla concezione della salvezza, l'87% insiste che, nella salvezza, Dio aiuta coloro che si aiutano, è più che comprensibile se il mondo evangelico sta assumendo un atteggiamento più cordiale verso Roma.

D'altro canto, le preoccupazioni sollevate dai Riformatori (e da coloro che, oggigiorno, credono che il vangelo presentato dalla Parola nel 1517 sia uguale a quello insegnato nella Scrittura nel 1995) non erano espressioni di bigottismo o di uno spirito di parte. Essi insistevano sul fatto che il vangelo definisce la chiesa e non viceversa e, ai nostri giorni, dobbiamo difendere il vangelo senza guardare alle etichette denominazionali. Se si ritiene che il principio "giustificazione per sola grazia mediante la sola fede, in virtù del solo Cristo" non sia più sufficiente, adeguato o fondamentale per il messaggio cristiano, allora soltanto l'orgoglio spirituale ci impedirà di inseguire una strategia evangelistica e missionaria comune. Se questo principio, però, è quello insegnato dalle Scritture, ne consegue che un protestante evangelico che oscuri, che neghi, o che non difenda la dottrina della giustificazione è infedele al vangelo tanto quanto un cattolico romano con le stesse idee.

Roma ribadisce oggi ciò che affermò nel lontano 1564, quando condannò la verità evangelica e coloro che la sostenevano. Questo non è certo sorprendente in una struttura che ritiene le sue decisioni infallibili ed irreformabili. È motivo di profonda tristezza e rammarico, però, quando gli eredi dei Riformatori Protestanti considerano questa dottrina non più essenziale o centrale nel definire il vangelo. Ai nostri giorni l'unità cristiana viene definita in termini di comuni programmi morali e politici, di comune esperienza o di comune zelo e pietà.

Nel passato la parola evangelico significava "chi abbraccia le confessioni di fede universali, il principio formale di sola Scriptura, ed il principio materiale di sola fide". Oggi, invece, questo termine sembra riferirsi ad una comune "spiritualità", al desiderio di fare nuovi convertiti, ad un'enfasi sugli aspetti sperimentali della fede e ad un "rapporto personale con Cristo".

Dal momento che sia i Mormoni sia altre sette tendono ad adottare sempre di più questa "spiritualità evangelica", coloro che tralasciano di definire l'unità in chiari termini dottrinali potranno trovarsi in difficoltà quando dovranno spiegare a singoli membri di tali gruppi, molto zelanti e profondamente impegnati, perché non possono entrare in comunione con loro. Oggi si possono facilmente trovare professori di teologia, a guida di importanti istituti evangelici, che non accettano più la giustificazione per sola fede come vera, e tanto meno necessaria. Buona parte della predicazione, dell'insegnamento, delle pubblicazioni e dell'evangelizzazione consiste in un continuo moralismo del tipo "fai da te" e un sentimentalismo superficiale, che occultano qualsiasi posizione formale si possa avere riguardo alla giustificazione.

Per i Riformatori, invece, la giustificazione per sola fede non era soltanto una parte del vangelo, qualcosa da rinchiudere in una cassaforte, o un aspetto secondario di esso; era la "buona novella", e come tale doveva essere proclamata in lungo e in largo come "la potenza di Dio per la salvezza", la realtà più importante che un cristiano doveva conoscere. In questo trattato sul grande annuncio biblico della giustificazione per sola fede, R.C. Sproul ha reso alla chiesa un servigio enorme in un momento critico. I problemi su cui si concentrò principalmente la Riforma non sono quelli a cui gli evangelici di oggi si interessano in primo luogo, vale a dire: il papato, la superstizione ed il culto della Vergine e dei Santi. Il problema principale e più importante fu la sfida alla confusione di Roma riguardo al reale significato del vangelo. Come posso io, un peccatore, essere accettato da un Dio santo? Quella fu la domanda che spinse i cuori di coloro che conoscevano realmente se stessi e la propria malvagità.

Oggi, se tali domande non disturbano più la coscienza della persona comune (incluso il cristiano), ciò non è dovuto al fatto che la Parola di Dio è cambiata, ma è piuttosto la conseguenza della seduzione che viene dalla cultura contemporanea e che ci induce a soffermarci su domande sbagliate. Non è il vangelo ad essere divenuto irrilevante; noi siamo cambiati, nonostante la nostra fervente attività e l'orgoglio con cui ci presentiamo come cavalieri crociati che respingono l'assalto delle forze delle tenebre. L'unica luce che illuminerà il nostro oscurantismo è il vangelo, lo stesso che ora consideriamo un impedimento al nostro reale progresso. Insieme a Martin Lutero, Filippo Melantone, Martin Bucero, Giovanni Calvino, gli eroi del movimento missionario moderno, George Whitefield, Jonathan Edwards, Charles Spurgeon, e milioni di fratelli e sorelle evangelici in tutto il mondo, R.C. Sproul ci addita l'esempio mitologico di Atlante sulle cui spalle riposa l'intera fede cristiana.

Con precisione, calore, umiltà e passione Sproul ci ricorda il motivo per cui questa "buona novella" [della giustificazione per sola fede], ben lontana dall'essere un'irrilevante curiosità storica, rimane la Rocca Secolare nella tempesta in cui si trova il Cristianesimo ontemporaneo. Per coloro che hanno orecchie da udire, il suo lavoro non risulterà vano.

*Tratto da Berean Call, Settembre 1994


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Consiglia  Messaggio 12 di 29 nella discussione 
Da: TeofiloInviato: 17/09/2001 0.08

Caro Alfonso,

ti ringrazio per questo documento che hai voluto mandarmi e che ho letto con vivo interesse, anche se con ritardo, dovuto a vari imprevisti.

Ho notato che l'autore dell'articolo mantiene una posizione di disaccordo nelle dichiarazioni espresse nella dichiarazione sulla dottrina della "giustificazione per fede" tra cattolici e luterani,sostenendo, in pratica,che sono state abbandonate le posizioni di Lutero. Correggimi se ho capito male.

A tal proposito notavo che sono tante le posizioni diverse dal pensiero di Lutero, professate oggi dagli stessi evangelici che esprimono dissenso su questo accordo; vedi ad esempio la dottrina sulla Santa Cena e sul battesimo dei bambini su cui abbiamo avuto modo di dialogare.

Perchè allora ci si dovrebbe meravigliare che anche sulla "giustificazione" si faccia una doverosa precisazione ? Tu stesso, in qualcuno dei tuoi messaggi affermavi che da Lutero ad oggi molte sue affermazioni sono state riviste. Segno questo, che le sue dottrine non erano poi così attendibili. Ed allora perchè non accogliere questo importante risultato raggiunto da rappresentanti autorevoli cattolici ed evangelici ?

Fraternamente.


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Consiglia  Messaggio 13 di 29 nella discussione 
Da: TeofiloInviato: 23/11/2001 23.23

Caro Alfonso

Nel sito CRISTIANI EVANGELICI  tu  dici testualmente:

La vera fede non è intellettiva o mentale, ma è una fede che comporta di seguire la Parola del Signore e perserverare fino alla fine.

Gesù ama una fede sincera, una fede operante. Giacomo potè dire che la fede senza le opere è morta.

Noi siamo salvati per grazia mediante la fede, ma Dio vuole che operiamo, facendo la sua volontà con amore!

Queste espressioni , se non erro, vanno esttamente d'accordo con quanto la Chiesa Cattolica ha sempre affermato mentre nel tuo ultimo messaggio mi pareva che condannassi la posizione della chiesa riaffermata nell'ultimo accordo tra cattolici e luterani.

Per cui non ho capito bene qual'è la posizione dei pentecostali riguardo a tale accordo. Aiutami a capire. Grazie

Fraternamente


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Consiglia  Messaggio 14 di 29 nella discussione 
Da: AlfonsoInviato: 24/11/2001 13.38

Caro Teofilo,

La posizione dei Cristiani Evangelici Pentecostali riguardo alla giustificazione si raggruppano in tre voci collegate tra loro:

1) Ravvedimento

2)Fede

3) Ubbidienza.

Queste tre condizioni sono essenzialmente importanti per essere giustificati.

Il ravvedimento è voltarsi verso il peccato e voltarsi verso Dio, un dietro front. Lo Spirito Santo convince l'uomo di peccato e questo si ravvede e lascia il peccato per seguire Gesù. Un esempio pratico del ravvedimento è la parabola del Figliol prodico, che si ravvede e torna alla casa del Padre.

Fede significa credere, confidare nella Parola di Dio, in Gesù come Signore è Salvatore. Un esempio pratico è quello della domanda di Gesù che disse "E voi che dite che io sia? Pietro rispose tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente.

Tuttavia non basta la fede intellettuale, poichè una persona può riconoscere che i fatti narrati e le dottrine esposte nell'Evangelo sono veri e non dare il suo consenso ed escluderlo dalla propria vita. La fede che salva invece è la fede del cuore che significa dedizione volontaria della propria vita a Gesù.

L'Ubbidienza è ubbidire agli insegnamenti di Gesù e praticare le opere di Gesù con Amore.

Fraternamente

Alfonso