00 21/01/2010 12:31

La Messa è perciò la PARTECIPAZIONE di questa folla per la quale Gesù prova com-passione.
 

La Riforma in sé, dunque, non ha modificato affatto l’assetto della Messa, è stata piuttosto la sua applicazione (come appunto denuncia spesso lo stesso Pontefice e Giovanni Paolo II prima di lui nella Ecclesia de Eucharestia) a spezzare con la Tradizione, lasciandosi andare alla creatività, all’abusivismo, alla disobbedienza delle Norme e peggio ancora, per tentare di SPIEGARE IL MISTERO CONTENUTO NELLA MESSA: Ciascuno, pertanto - ammonisce Paolo - esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1Cor 11,26. 28-29).

Riconoscere questo “Corpo” non significa “svelarlo” o modificare l’essenza della Messa per renderla più “comprensibile”, San Tommaso d’Aquino, il cantore dell’Eucarestia parla di FEDE: l’Eucarestia può essere capita e “vista” solo attraverso l’umiltà e la fede anzi, dice il Dottore angelico, l’Eucarestia sviluppa il settimo senso, quello della FEDE, quello del soprannaturale e non a caso il Vetus Ordo Miassae che si è sempre celebrato, ha sempre generato Santi e Sante, Dottori, e Martiri, Beati ed ha sempre dato la spinta a molte persone di dare origine a fondazioni di opere di Carità, sostegno ai poveri, alle vedove e a gli orfani. Non a caso l’epoca in cui si perfezionò e si affermò il Rito detto san Pio V, fu una delle epoche più ricche e rigogliose di vita devota, sia religiosa quanto laica. Questo non vuol dire che il Novus Ordo non abbia portato o non porti frutti di santità, al contrario, anch’esso proprio perché non proviene da una invenzione umana ma semplicemente da una Riforma, tale Novus Ordo è indissolubile dal Vetus, sono entrambi inseparabili dalla Messa, il dramma è semmai nell'aver tentato di sbarazzarsi del Vetus, di abolirlo, eliminarlo, minando così la credibilità e la stabilità dello stesso NOM il quale, senza il VOM non avrebbe radici, non avrebbe Tradizione....

Dice giustamente Benedetto XVI nella Lettera che accompagna il Summorum Pontificum:

<< Non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero "due Riti". Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell’unico e medesimo Rito.>>

Così ci ricorda sant’Ambrogio quando, nel commento al Padre nostro, applica all’Eucaristia la richiesta "Dacci oggi il nostro pane quotidiano": "Se il pane è quotidiano, perché lo riceveresti dopo un anno...? Ricevi ogni giorno ciò che ti deve giovare ogni giorno! Vivi in modo tale da meritare di riceverlo ogni giorno. Chi non merita di riceverlo ogni giorno, neppure merita di riceverlo dopo un anno... Dunque, tu senti dire che ogni volta che viene offerto il sacrificio, viene annunziata tramite segno la morte del Signore, la risurrezione del Signore, l’ascensione del Signore e la remissione dei peccati; e poi non ricevi ogni giorno questo pane di vita? Chi ha una ferita, cerca la medicina. La ferita è che siamo sotto il peccato; la medicina è il celeste e venerabile sacramento" (De sacramentis 5,25).

Riguardo dunque agli abusi  di coloro che strumentalizzando la Riforma modificando la Messa, dandogli significati interrotti dalla Tradizione ed inseriti in una nuova tradizione come ad esempio le catechesi sulla Messa del Cammino Neocatecumenale (un esempio fra i tanti perché è l’unico gruppo cattolico che abbia modificato la Messa a tal punto da  aver modificato anche l’assetto di alcune Chiese eliminando il Presbiterio e cambiando l’Altare… dando origine ad una nuova tradizione culturale della Messa apparecchiando l’altare in modo NUOVO E DIVERSO dalla Tradizione) nelle quali il fine e lo scopo della Messa non appartengono alla Tradizione che abbiamo ricevuto, risponde Benedetto XVI senza mezzi termini che dice nella Lettera ai Vescovi che accompagna la Summorum Pontificum:

<< La garanzia più sicura che il Messale di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni; ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale.>>

…… in conformità alle prescrizioni … la Messa NON è finita, è venuta meno l’obbedienza a queste prescrizioni, si è arrivati fin anche a cambiarle abusivamente il termine con: LA CENA DEL SIGNORE per modificare la Tradizione che ci riporta invece AL SENSO DEL SACRIFICIO e non semplicemente al banchetto. Se è vero che l’uno NON esclude l’altro, anzi sono COMPLEMENTARI E INDIVISIBILI, INDISSOCIABILI, in molte catechesi non cattoliche si è data invece maggior enfasi al banchetto nascondendo il senso del Sacrificio…. si sono fatte liturgie omettendo queste prescrizioni ed inserendone di nuove, distaccandosi così (forse anche in buona fede) dalle vere intenzioni della Riforma, dando origine ad una nuova tradizione che “aiuti a spiegare meglio la Messa” … La sparizione degli inginocchiatoi ha fatto venire meno quella riverenza dovuta, tanto per fare un altro esempio….


Al momento io ripeto le parole del cardinale Arinze nella sua Lettera del dicembre 2005 ancora in vigore perchè nessuno prelato l'ha ritenuta superata, rivolta al noto CN, e che dice:

5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo. 

Disatteso richiamo, mentre il Papa invita il Cammino ancora nel 10.1.2009 a GUARDARE ROMA COME MODELLO E A SEGUIRE LE DIRETTIVE DELLA SANTA SEDE...

la Lettera del cardinale Arinze è UFFICIALE ufficializzata dallo stesso Pontefice

PAROLE DI BENEDETTO XVI DOPO LA LETTERA: 12.1.2006

Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all'adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi. E così facendo il Signore continuerà a benedirvi con abbondanti frutti pastorali.



ergo il CN fino a quando non obbedirà alle richieste del Pontefice celebra una messa con dei modi "fantozziani" perchè non corrispondenti alle richieste del Pontefice...
Ma questo attenzione riguarda TUTTI....

Il Santo Padre, nell'inviare una Lettera al cardinale Josef Cordes per i suoi 75 anni, il 17.12.2009. ha elegiato la sua intuizione in favore dei Movimenti, citandone tre per la precisione:

il Movimento Carismatico del Rinnovamento, Comunione e Liberazione e il Cammino Neocatecumenale...

Ma attenzione, il Papa aggiunge queste parole:

"Certo, questi Movimenti devono essere ordinati e ricondotti all'interno della totalità...devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria, insieme con il Papa e i Vescovi.
Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità
"

Le parole del Santo Padre sono chiarissime: nel mentre siamo invitati ad ACCOGLIERE questi Movimenti (il Papa li chiama MOVIMENTI) con la carità della Verità che è il riconoscimento per vederci davvero come Fratelli e Sorelle, dall'altra parte Benedetto XVI riepiloga un pò (in modo del tutto meraviglioso e certamente migliore) il fine e lo scopo di questo thread...offre anche a noi UNA GUIDA....

Egli infatti riconosce I PROBLEMI che rendono questi Movimenti soggetti ad una IMPERFEZIONE per la quale, dice il Pontefice, " hanno bisogno di una guida e anche di purificazione"....

Il Cammino Neocatecumenale pertanto, come gli altri due Movimenti citati CL e RnS ricorda il Pontefice necessitano di essere "ORDINATI E RICONDOTTI" alla totalità....leggiamo con attenzione, il Papa non dice "condotti", ma RI-CONDOTTI....

Chi ama davvero il Papa, lo ascolta e fa di tutto per applicare quanto da Lui richiesto, fa di tutto per favorire ogni PURIFICAZIONE, fa di tutto per evitare ogni divisione...

La Messa non si “spiega” nel senso comune del termine, piuttosto per lei e in lei CI SI PIEGA …. Si può trasmettere quello che abbiamo ricevuto aiutando alla COM-PRENSIONE del Rito e dei segni, dice infatti Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis:

40. L'attenzione e l'obbedienza alla struttura propria del rito, mentre esprimono il riconoscimento del carattere di dono dell'Eucaristia, manifestano la volontà del ministro di accogliere con docile gratitudine tale ineffabile dono.

41. Il legame profondo tra la bellezza e la liturgia deve farci considerare con attenzione tutte le espressioni artistiche poste al servizio della celebrazione.(122) Una componente importante dell'arte sacra è certamente l'architettura delle chiese,(123) nelle quali deve risaltare l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede.

Catechesi mistagogica

64. La grande tradizione liturgica della Chiesa ci insegna che, per una fruttuosa partecipazione, è necessario impegnarsi a corrispondere personalmente al mistero che viene celebrato, mediante l'offerta a Dio della propria vita, in unità con il sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo intero. Per questo motivo, il Sinodo dei Vescovi ha raccomandato di curare nei fedeli l'intima concordanza delle disposizioni interiori con i gesti e le parole. Se questa mancasse, le nostre celebrazioni, per quanto animate, rischierebbero la deriva del ritualismo. Pertanto occorre promuovere un'educazione alla fede eucaristica che disponga i fedeli a vivere personalmente quanto viene celebrato. Di fronte all'importanza essenziale di questa participatio personale e consapevole, quali possono essere gli strumenti formativi adeguati? I Padri sinodali all'unanimità hanno indicato, al riguardo, la strada di una catechesi a carattere mistagogico, che porti i fedeli a addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono celebrati.(186)

In particolare, per la relazione tra ars celebrandi e actuosa participatio si deve innanzitutto affermare che « la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata ».(187) Per natura sua, infatti, la liturgia ha una sua efficacia pedagogica nell'introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato. Proprio per questo, nella tradizione più antica della Chiesa il cammino formativo del cristiano, pur senza trascurare l'intelligenza sistematica dei contenuti della fede, assumeva sempre un carattere esperienziale in cui determinante era l'incontro vivo e persuasivo con Cristo annunciato da autentici testimoni. In questo senso, colui che introduce ai misteri è innanzitutto il testimone. Tale incontro certamente si approfondisce nella catechesi e trova la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione dell'Eucaristia. Da questa struttura fondamentale dell'esperienza cristiana prende le mosse l'esigenza di un itinerario mistagogico, in cui devono sempre essere tenuti presenti tre elementi.

a) Si tratta innanzitutto della interpretazione dei riti alla luce degli eventi salvifici, in conformità con la tradizione viva della Chiesa. In effetti, la celebrazione dell'Eucaristia, nella sua infinita ricchezza, contiene continui riferimenti alla storia della salvezza. In Cristo crocifisso e risorto ci è dato di celebrare davvero il centro ricapitolatore di tutta la realtà (cfr Ef 1,10). Fin dall'inizio la comunità cristiana ha letto gli avvenimenti della vita di Gesù, ed in particolare del mistero pasquale, in relazione a tutto il percorso veterotestamentario.

b) La catechesi mistagogica si dovrà preoccupare, inoltre, di introdurre al senso dei segni contenuti nei riti. Questo compito è particolarmente urgente in un'epoca fortemente tecnicizzata come l'attuale, in cui c'è il rischio di perdere la capacità percettiva in relazione ai segni e ai simboli. Più che informare, la catechesi mistagogica dovrà risvegliare ed educare la sensibilità dei fedeli per il linguaggio dei segni e dei gesti che, uniti alla parola, costituiscono il rito.

c) Infine, la catechesi mistagogica deve preoccuparsi di mostrare il significato dei riti in relazione alla vita cristiana in tutte le sue dimensioni, di lavoro e di impegno, di pensieri e di affetti, di attività e di riposo. È parte dell'itinerario mistagogico porre in evidenza il nesso dei misteri celebrati nel rito con la responsabilità missionaria dei fedeli. In tal senso, l'esito maturo della mistagogia è la consapevolezza che la propria esistenza viene progressivamente trasformata dai santi Misteri celebrati. Scopo di tutta l'educazione cristiana, del resto, è di formare il fedele, come « uomo nuovo », ad una fede adulta, che lo renda capace di testimoniare nel proprio ambiente la speranza cristiana da cui è animato.

Per poter svolgere all'interno delle nostre comunità ecclesiali un tale compito educativo occorre avere formatori adeguatamente preparati. Certamente tutto il Popolo di Dio deve sentirsi impegnato in questa formazione. Ogni comunità cristiana è chiamata ad essere luogo di introduzione pedagogica ai misteri che si celebrano nella fede. A questo riguardo, i Padri durante il Sinodo hanno sottolineato l'opportunità di un maggior coinvolgimento delle Comunità di vita consacrata, dei movimenti e delle aggregazioni che, in forza dei loro propri carismi, possono arrecare nuovo slancio alla formazione cristiana.(188) Anche nel nostro tempo lo Spirito Santo non lesina certo l'effusione dei suoi doni per sostenere la missione apostolica della Chiesa, a cui spetta di diffondere la fede e di educarla fino alla sua maturità.(189)

Unirsi a Gesù Eucaristia

PREGHIERA DI OGNI GIORNO

O Gesù, io ti credo presente in tutte le chiese del mondo, dove t’immoli Vittima al Padre per noi, e vi rimani come nostro Cibo e nostro Ospite divino.

In questo tuo stato di offerta, Gesù, ti vedo corrisposto con tanta indifferenza e ingratitudine, che desidero risarcire con la mia riparazione di amore.

A tale scopo, Gesù, mi unisco alla tua Messa, ti ricevo nel mio cuore, e con te voglio trascorrere questo giorno inserendo le mie continue azioni nel tuo ininterrotto Sacrificio.

O Maria, con la tua ispirazione materna, previeni e accompagna tutte le mie azioni affinché, presentate sulle tue mani, siano pure e accette al momento del Sacrificio santo e immacolato del tuo Gesù.

Amen.

La Messa NON finirà dunque, fino quando resterà un Tabernacolo ed un Sacerdote legittimamente Ordinato!

Ma viene spontaneo chiederci: ci sono ancora Tabernacoli nelle nostre Chiese? E se ci sono, come vengono trattati?

Senza ripercorrere tutta la storia sul Tabernacolo che qui sarebbe lunga, concentriamoci sull’insegnamento della Chiesa che ci lega alla Tradizione.

L'Eucaristia non è solo l'Assemblea
L'Eucaristia non è solo la lettura della Parola
L'Eucaristia non è solo la Comunione
L'Eucaristia è il Sacrificio della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo che viene reso presente e attuale sull'altare
( dal Catechismo della Chiesa Cattolica n.1362, 1364, 1366 ).

L'errore più comune che si fa da dopo il Concilio, in termini dottrinali, è quello di dire che la Messa E' IL MEMORIALE DELL'ULTIMA CENA.... nulla di ciò è più devastante e deteleterio, ambiguo perchè non è vero! La Messa NON è la ripetizione dell'Ultima Cena ma è il MEMORIALE DELLA CROCIFISSIONE E' IL CALVARIO!
Nell'Ultima Cena Gesù istituisce il Sacerdozio e pone le basi alla Messa, ma il compimento del Memoriale è il Calvario
. Non a caso parliamo di un CUORE Eucaristico, il banchetto viene dopo ossia, ci uniamo a questa Mensa dove Gesù dopo il Calvario, si offre a noi nel Cibo di salvezza. Infatti l'Eucarestia è detta anche "viatico" ossia, accompagna il morente nel compimento salvifico, l'Eucarestia è cibo di salvezza (cfrGv.6) e non una semplice comunione fra amici!

Dunque l’Eucarestia è anche ADORAZIONE, SILENZIO, MEDITAZIONE, CONTEMPLAZIONE è per tanto a nostra disposizione per essere Adorato, ascoltato, meditato, contemplato ….
E questo è possibile solo davanti al Tabernacolo o quando Gesù viene esposto in forma solenne nell’Ostensorio…. A tal proposito suggerisco di leggere le Omelie dei Pontefici (almeno recenti) durante la Processione del Corpus Domini!

Lasciamoci istruire dalle parole di Benedetto XVI tratte dalla Sacramentum Caritatis:

66. Uno dei momenti più intensi del Sinodo è stato quando ci siamo recati nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti fedeli per l'adorazione eucaristica. Con tale gesto di preghiera, l'Assemblea dei Vescovi ha inteso richiamare l'attenzione, non solo con le parole, sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e adorazione. In questo significativo aspetto della fede della Chiesa si trova uno degli elementi decisivi del cammino ecclesiale, compiuto dopo il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Mentre la riforma muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato.
In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: « nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando – Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo ».(191)

Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa.(192) Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri ».(193)

La pratica dell'adorazione eucaristica

67. Insieme all'Assemblea sinodale, pertanto, raccomando vivamente ai Pastori della Chiesa e al Popolo di Dio la pratica dell'adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria.(194) A questo proposito, di grande giovamento sarà un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa Celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare appositamente all'adorazione perpetua. Inoltre, raccomando che nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell'Eucaristia.
Vorrei qui esprimere ammirazione e sostegno a tutti quegli Istituti di vita consacrata i cui membri dedicano una parte significativa del loro tempo all'adorazione eucaristica. In tal modo essi offrono a tutti l'esempio di persone che si lasciano plasmare dalla presenza reale del Signore. Desidero ugualmente incoraggiare quelle associazioni di fedeli, come anche le Confraternite, che assumono questa pratica come loro speciale impegno, diventando così fermento di contemplazione per tutta la Chiesa e richiamo alla centralità di Cristo per la vita dei singoli e delle comunità.

Forme di devozione eucaristica

68. Il rapporto personale che il singolo fedele instaura con Gesù, presente nell'Eucaristia, lo rimanda sempre all'insieme della comunione ecclesiale, alimentando in lui la consapevolezza della sua appartenenza al Corpo di Cristo. Per questo, oltre ad invitare i singoli fedeli a trovare personalmente del tempo da trascorrere in preghiera davanti al Sacramento dell'altare, ritengo doveroso sollecitare le stesse parrocchie e gli altri gruppi ecclesiali a promuovere momenti di adorazione comunitaria. Ovviamente, conservano tutto il loro valore le già esistenti forme di devozione eucaristica. Penso, ad esempio, alle processioni eucaristiche, soprattutto alla tradizionale processione nella solennità del Corpus Domini, alla pia pratica delle Quarant'ore, ai Congressi eucaristici locali, nazionali e internazionali, e alle altre iniziative analoghe. Opportunamente aggiornate e adattate alle circostanze diverse, tali forme di devozione meritano di essere anche oggi coltivate.(195)

Il luogo del tabernacolo nella chiesa

69. In relazione all'importanza della custodia eucaristica e dell'adorazione e riverenza nei confronti del sacramento del Sacrificio di Cristo, il Sinodo dei Vescovi si è interrogato riguardo all'adeguata collocazione del tabernacolo all'interno delle nostre chiese.(196) La sua corretta posizione, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario pertanto che il luogo in cui vengono conservate le specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa. A tale fine, occorre tenere conto della disposizione architettonica dell'edificio sacro: nelle chiese in cui non esiste la cappella del Santissimo Sacramento e permane l'altare maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell'Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante.

Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile. Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico. Ovviamente è necessario tener conto di quanto afferma in proposito l'Ordinamento Generale del Messale Romano.(197) Il giudizio ultimo su questa materia spetta comunque al Vescovo diocesano.

***

Di proposito non ho voluto aggiungere, né aggiungerò nulla, alle parole del Santo Padre perché un altro danno che abbiamo fatto è stato quello di INTERPRETARE anche il Magistero Pontificio a seconda delle nostre necessità …  Come abbiamo letto, invece, le parole del Papa sono chiarissime e non necessitano di interpretazioni, tanto meno di “aggiustamenti” per giustificare magari dei personali dissensi o avvalorare personali interpretazioni liturgiche.

Una cosa va spiegata invece:
quando il Papa dice “spetta al Vescovo diocesano” è ovvio che anche il Vescovo deve attenersi all’obbedienza delle Norme stabilite dalla Chiesa, ossia, in queste decisioni che spetta Lui prendere, non sono contemplate iniziative che non sono in comunione con TUTTA la Chiesa.
Le stesse “concessioni” che un Vescovo diocesano può dare in determinati casi, devono tenere conto della Tradizione ed in comunione con la Sede Apostolica.

Infine diamo uno sguardo al PRECETTO DELLA DOMENICA…. Sempre attraverso la Sacramentum Caritatis

« Iuxta dominicam viventes » – Vivere secondo la domenica

72. Questa radicale novità che l'Eucaristia introduce nella vita dell'uomo si è rivelata alla coscienza cristiana fin dall'inizio. I fedeli hanno subito percepito il profondo influsso che la Celebrazione eucaristica esercitava sullo stile della loro vita. Sant'Ignazio di Antiochia esprimeva questa verità qualificando i cristiani come « coloro che sono giunti alla nuova speranza », e li presentava come coloro che vivono « secondo la domenica » (iuxta dominicam viventes).(204) Questa formula del grande martire antiocheno mette chiaramente in luce il nesso tra la realtà eucaristica e l'esistenza cristiana nella sua quotidianità. La consuetudine caratteristica dei cristiani di riunirsi nel primo giorno dopo il sabato per celebrare la risurrezione di Cristo – secondo il racconto di san Giustino martire(205) – è anche il dato che definisce la forma dell'esistenza rinnovata dall'incontro con Cristo.
 
La formula di sant'Ignazio – « Vivere secondo la domenica » – sottolinea pure il valore paradigmatico che questo giorno santo possiede per ogni altro giorno della settimana. Esso, infatti, non si distingue in base alla semplice sospensione delle attività solite, come una sorta di parentesi all'interno del ritmo usuale dei giorni. I cristiani hanno sempre sentito questo giorno come il primo della settimana, perché in esso si fa memoria della radicale novità portata da Cristo. Pertanto, la domenica è il giorno in cui il cristiano ritrova quella forma eucaristica della sua esistenza secondo la quale è chiamato a vivere costantemente. « Vivere secondo la domenica » vuol dire vivere nella consapevolezza della liberazione portata da Cristo e svolgere la propria esistenza come offerta di se stessi a Dio, perché la sua vittoria si manifesti pienamente a tutti gli uomini attraverso una condotta intimamente rinnovata.

Vivere il precetto festivo

73. I Padri sinodali, consapevoli di questo principio nuovo di vita che l'Eucaristia pone nel cristiano, hanno ribadito l'importanza per tutti i fedeli del precetto domenicale come fonte di libertà autentica, per poter vivere ogni altro giorno secondo quanto hanno celebrato nel « giorno del Signore ». La vita di fede, infatti, è in pericolo quando non si avverte più il desiderio di partecipare alla Celebrazione eucaristica in cui si fa memoria della vittoria pasquale. Partecipare all'assemblea liturgica domenicale, insieme a tutti i fratelli e le sorelle con i quali si forma un solo corpo in Cristo Gesù, è richiesto dalla coscienza cristiana e al tempo stesso forma la coscienza cristiana. Smarrire il senso della domenica come giorno del Signore da santificare è sintomo di una perdita del senso autentico della libertà cristiana, la libertà dei figli di Dio (206). Rimangono preziose, a questo riguardo, le osservazioni fatte dal mio venerato predecessore, Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Dies Domini (207), a proposito delle diverse dimensioni della domenica per i cristiani: essa è Dies Domini, in riferimento all'opera della creazione; Dies Christi in quanto giorno della nuova creazione e del dono che il Signore Risorto fa dello Spirito Santo; Dies Ecclesiae come giorno in cui la comunità cristiana si ritrova per la celebrazione; Dies hominis come giorno di gioia, riposo e carità fraterna.

Un tale giorno, pertanto, si manifesta come festa primordiale, nella quale ogni fedele, nell'ambiente in cui vive, può farsi annunziatore e custode del senso del tempo. Da questo giorno, in effetti, scaturisce il senso cristiano dell'esistenza ed un nuovo modo di vivere il tempo, le relazioni, il lavoro, la vita e la morte. È bene, dunque, che nel giorno del Signore le realtà ecclesiali organizzino, intorno alla Celebrazione eucaristica domenicale, manifestazioni proprie della comunità cristiana: incontri amichevoli, iniziative per la formazione nella fede di bambini, giovani e adulti, pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera. A motivo di questi valori così importanti – per quanto giustamente il sabato sera sin dai Primi Vespri appartenga già alla Domenica e sia permesso adempiere in esso al precetto domenicale – è necessario rammentare che è la domenica in se stessa che merita di essere santificata, perché non finisca per risultare un giorno « vuoto di Dio ».(208)

***

Appare evidente così che le catechesi riguardanti la Domenica hanno la precedenza ASSOLUTA, la concessione che viene fatta della Messa al Sabato sera non può costituire la catechesi PRINCIPALE di nessun gruppo che voglia definirsi cattolico….

La Messa NON è finita! La Messa è più viva che mai e ci spinge ad impegnarci concretamente nelle Promesse Battesimali, nell’adempimento della Parola ASCOLTATA, nella missione resa forte dall’Eucarestia appena adorata e ricevuta, nell’obbedienza alla Professione di Fede pronunciata nel Credo, fino all’umile servizio nell’accogliere quanto abbiamo ricevuto dalla Tradizione e nel donarlo a nostra volta senza nulla aggiungere, né togliere, ma nella costante applicazione delle prescrizioni ricevute per donare a noi stessi e al prossimo la Verità!

Fraternamente CaterinaLD

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)