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La “diffusione” dell’Adorazione Eucaristica nel mondo


di don Carlo Targhetta

ROMA, lunedì, 2 maggio 2011 (ZENIT.org).- Sembra che un paese della campagna veneta, radicato nel suo mondo tradizionale, non sia l’osservatorio più adatto per analizzare in diretta lo svolgersi degli avvenimenti del mondo, tanto più quando si tratta di quegli avvenimenti che la società, distratta da ben altri interessi, evita di mettere in rilievo. Eppure, per vie strane e misteriose, lampi di conoscenza svelano panorami lontani, ma così familiari a noi che crediamo, le chiamerei prospettive di vitalità che ci parlano di una fede che unisce come una grande rete coloro che credono, a qualunque nazione appartengano.

L’interesse per l’adorazione a Cristo Signore nell’Eucaristia è diventata in me un interesse e una esigenza apostolica dal giorno in cui mi sono accorto che questo atto di fede non era un’utopia legata a tempi ormai tramontati, ma una pratica in sintonia con la sensibilità dei giovani. Negli anni ’80, quando tutto sembrava ancora irrimediabilmente perduto per ciò che riguardava il rapporto tra i giovani e la fede, sono stato travolto dall’esperienza di una veglia di tutta una notte in mezzo a loro nel silenzio della montagna. In quella occasione compresi che l’adorazione non era più una pratica legata ad una tradizione del passato, ma era una via nuova, diretta ed intima, per scoprire l’amore di Cristo nostro Salvatore: quei giovani, che non avevano conosciuto le consuetudini del mondo cristiano tradizionale, provavano come una bella novità questo incontro con Cristo Eucaristico.

Qualche tempo dopo, ebbi l’occasione di verificare che tutto ciò non era una moda passeggera ma uno stile di vita che coinvolgeva e trasformava tante persone anche a lunga distanza. Mentre parlavo con un amico di questa bella realtà, quasi orgoglioso di questa scoperta, egli mi disse che quello che a me, nel mio mondo, sembrava straordinario, era invece normale altrove. E mi diede il primo spunto per scoprire la diffusione dell’adorazione nel mondo. Egli mi raccontava di una sua permanenza in Irlanda e di come in quella terra l’Adorazione fosse diffusa nella varie parrocchie anche come adorazione notturna. In giorni in cui la neve e la pioggia rendevano più difficoltosa la presenza dei fedeli – mi raccontava – non solo il singolo ma tutta la famiglia si coinvolgeva nel superamento delle difficoltà così che, alla fine gli adoratori erano più numerosi in quelle serate difficoltose che non nelle serate normali.

Questo apriva i miei orizzonti e intuii che l’Adorazione Eucaristica si era fatta strada nel mondo in modo silenzioso ma efficace e che probabilmente era entrata nell’intimità feriale di tante e tante comunità cristiane, proprio in quell’intimità che non compare nella cronaca ufficiale ma che crea la fecondità della fede. A tutt’oggi, lo devo confessare, sono ben lontano dal conoscere la diffusione dell’Adorazione Eucaristica nei cinque continenti. Si, di quel tipo di conoscenza fatta di cifre, di dati, di percentuali non saprei dirvi, ma dell’esperienza di tante testimonianze che, per vie sempre più misteriose, mi giungono dall’America Latina, dall’Africa e all’Asia, di queste storie di fede potrei raccontarvene a migliaia…

Come quella di amici che mi raccontavano di un piccolo centro rurale sperduto tra le montagne del nord-est della Colombia, dove la gente dopo aver fatto esperienza della bellezza dello stare con Cristo nell’intimità dell’Adorazione Eucaristica, venutisi a trovare spodestati per motivi di sicurezza da questa possibilità di adorare, continuavano con una fedeltà umanamente inaudita a piegare le ginocchia davanti alle porte chiuse della chiesa nel desiderio di continuare quell’esperienza con Colui che sapevano bene essere presente in quel tempio… Probabilmente la nostra vecchia bella Europa ha bisogno di una bella scossa anche in questo senso.

Credo non sia un caso che il Papa abbia voluto che nelle grandi GMG ci fosse sempre la notte dell’adorazione… e da lui raccogliamo il commento di questa esperienza, come della più commovente e feconda di tutto l’evento. Migliaia e migliaia di giovani davanti al Signore senza intermediari, nel silenzio, in Germania, in Australia – e prossimamente in Spagna – ci parlano di una società che ha ancora la forza di cercare una guida e una luce in Cristo Signore al quale solo dobbiamo la nostra Adorazione e dal quale solo riceviamo ogni grazia e benedizione.

 

                            

 

                         

 

 

                            

Il Cardinal Cipriani esorta a recuperare l'amore per l'Eucaristia


L'Arcivescovo di Lima chiede "buone maniere" eucaristiche


LIMA, martedì, 25 agosto 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima, ha chiesto ai fedeli durante la Messa che ha celebrato questa domenica nella Cattedrale della capitale peruviana di praticare le buone maniere eucaristiche, che consistono nella buona educazione alla pietà, al rispetto e all'adorazione del Corpo di Cristo.

"Recuperiamo l'amore per l'Eucaristia, ricevendo Gesù con il corpo e l'anima puri, nella grazia di Dio - ha esortato nella sua omelia -. Si utilizzi il piattino della comunione perché nel caso in cui una particella di ostia si stacchi non cada al suolo. Per questo servono le buone maniere, che dobbiamo insegnare a tutti, dai bambini agli anziani".

Il porporato ha ricordato anche che la Chiesa universale insegna che la comunione eucaristica si riceve in bocca, e in modo straordinario - con il permesso del Vescovo - in mano.

"La comunione eucaristica si riceve in bocca per evitare l'uso della mano sporca a contatto con il Corpo di Cristo", ha ricordato. ""Chiedo sempre più spesso ai sacerdoti e ai religiosi che questo rispetto visibile per il Corpo di Cristo si manifesti e che non si consegni il Corpo di Cristo come si distribuiscono dei fogli".

Il Cardinale ha anche sottolineato che il modo corretto di ricevere Gesù nell'Eucaristia richiede una preparazione personale per essere in stato di grazia, e al momento della ricezione bisogna mostrare un segno visibile di rispetto, che può essere il chinare il capo o, cosa molto più raccomandabile, ricevere la Santa Eucaristia in ginocchio.

L'Arcivescovo di Lima ha infine ricordato, in questo Anno Sacerdotale, il Santo Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, come un esempio da imitare nell'amore per Dio nell'Eucaristia.

"Bisogna avere questa buona educazione del Corpo di Cristo - ha concluso -. Apriamo con fiducia il cuore a Cristo, lasciamo che ci conquisti. Come diceva il Santo Curato d'Ars, la nostra unica felicità su questa terra consiste nell'amare Dio e sapere che Egli ci ama. Che la Vergine Maria con la sua umiltà ci insegni ad essere più rispettosi quando ci avviciniamo a ricevere il Corpo di Cristo".

 

[Modificato da Caterina63 02/06/2011 23:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)