00 12/02/2011 10:54
La Lettera di Paix Liturgique

Sommario della nostra lettera 18 del 12 Febbraio 2011


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E' pronto l'episcopato francese per le prossime visite ad limina?
 
I vescovi di Francia saranno a Roma a fine anno per le loro visite ad limina. Una delle questioni che verranno affrontate, non la più importante di tutte ma certamente una delle più problematiche, sarà quella relativa all'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum. Nel corso delle ultime visite ad limina dei prelati francesi, effettuate nel 2004, i membri della Curia avevano potuto notare che questi prelati, noti per essere abitualmente piuttosto loquaci e sicuri di sé, perdevano rapidamente la loro capacità dialettica ogni volta che veniva evocata la questione liturgica.

Si può capire allora come una certa inquietudine possa assalire i membri della CEF (conferenza episcopale francese), fortunatamente non tutti, alla vigilia di questo soggiorno romano anche se, grazie al Summorum Pontificum, né il contesto né il clima del 2011 somigliano a quelli dell'ormai lontano 2004. Oggi, infatti, basterebbe loro applicare quel testo pontificio per arrivare a Roma con l'anima in pace sul fronte della questione liturgica.


I - Le inquietudini dei vescovi francesi

Riguardano essenzialmente una certa cattiva coscienza.

a) Anzitutto, come faranno ad addolcire la pillola amara della catastrofica situazione pastorale francese? Certo, lo stato del cattolicesimo in numerose altre nazioni europee non è meno disastroso, tanto da giustificare la creazione di un dicastero per la nuova evangelizzazione da parte del Santo Padre. Salvo che la Francia è la “figlia primogenita della Chiesa” e questa figlia maggiore non è proprio in buona salute. Vocazioni, catechismo, finanze, presenze alla messa, tutti i conti sono in rosso. Certo, pian piano, alcuni vescovi cominciano ad assumere posizioni pubbliche più ortodosse sulle questioni morali – vedi il sostegno dato da una quindicina di loro alla Marcia per la Vita del 17 gennaio scorso – e a trasmettere più volentieri l'insegnamento quotidiano del Sovrano Pontefice. Sarà sufficiente questa reazione tardiva a mascherare il fallimento pastorale della CEF?

b) A questa prima inquietudine razionale se ne aggiunge un'altra, più irrazionale. Molti vescovi temono le “denunce” che i “malvagi integralisti” fanno pervenire a Roma e che i membri della Curia avrebbero, secondo i prelati francesi, un po' troppo la tendenza a considerare favorevolmente. In realtà, se in Vaticano gli uffici preposti hanno un certo numero di fascicoli sulle loro scrivanie, non è soltanto perché gli abusi, in particolare di tipo liturgico, da parte di alcuni vescovi transalpini, sono abusi lampanti e reiterati, ma anche perché, nella maggior parte dei casi, le lamentele provengono da sacerdoti diocesani esasperati dal loro comportamento.

c) Un altro elemento, di carattere meramente oggettivo, pesa poi sull'umore dei vescovi di Francia. Al loro bilancio disastroso si contrappone quello delle comunità tradizionali che, in seguito al Motu Proprio da un verso, e all'apertura dei colloqui con la Fraternità San Pio X dall'altro, non rappresentano più un tabù a Roma. Si contano quest'anno 140 seminaristi francesi per la forma straordinaria (istituti Ecclesia Dei e FSSPX insieme) contro appena 700 nei seminari diocesani. I numeri parlano da soli: Trasposto nella situazione italiana (*) questo rapporto darebbe 600 seminaristi tradizionalisti!


II - Quale accoglienza avranno a Roma?

Oltretevere i prelati francesi sono attesi. Senza alcun dubbio alcuni si faranno rimproverare più o meno severamente, negli uffici di alcuni Prefetti o Segretari, riguardo un abuso fatto o tollerato. Senza dubbio alcuni avranno difficoltà a rispondere quando il Santo Padre, durante il breve colloquio che avrà con ognuno di loro, gli porrà delle domande sulla situazione liturgica nella loro diocesi.

Nonostante ciò, non ci illudiamo, la relazione sull'applicazione del Motu Proprio per i vescovi di Francia rischia di non essere che un momento un po' difficile, nulla più. Perché i prelati francesi sanno bene che non rischiano nulla, allo stato attuale delle cose. Per molteplici ragioni...

a) Perché il testo di applicazione del Motu Proprio, che è in preparazione dal 2007 e che, da molto tempo, viene regolarmente annunciato in imminente uscita, non si è purtroppo ancora visto e gli avversari del MP prendono questo come la prova che la pace liturgica non è stata ancora messa in pratica a Roma.

b) Perché i vescovi che hanno ignorato un eventuale monito della Commissione Ecclesia Dei in seguito ad un loro rifiuto di applicazione del MP, sanno bene che questo non ha poi dato luogo ad alcuna conseguenza. Semplicemente perché, fino a prova contraria, la Commissione Ecclesia Dei non dispone di alcun mezzo di pressione efficace affinché l'articolo 7 del Motu Proprio non resti lettera morta.

c) Perché da parte di Roma, per il momento, non è stata data nessuna rilevanza al criterio di fedeltà al Motu Proprio nel processo di designazione dei vescovi. Ora, da quando le conferenze episcopali si sono di fatto sostituite alle nunziature per la formazione delle terne, sono davvero rari i candidati proposti dalla Conferenza dei vescovi di Francia in accordo con il nuovo movimento liturgico voluto dal Santo Padre, o, ancor di più, con il Motu Proprio stesso.

d) Perché la Segreteria di Stato sembra indifferente agli affari liturgici e Benedetto XVI è diverso da Pio XI o da San Pio X. Entrambi infatti riuscirono a far appoggiare le loro decisioni – l'uno in materia di scomunica dell'Action francaise e l'altro di lotta al modernismo – sulla solida base di una politica di nomine episcopali coerenti.

e) Perché, in fin dei conti, alcuni, purtroppo abbastanza numerosi nell'episcopato francese, sono a tutt'oggi convinti che la riforma liturgica avviata da Benedetto XVI durerà quanto il suo pontificato.


III - Porte che non si chiuderanno più

Pur non dubitando neanche un solo istante del profondo desiderio e della stessa volontà del Papa di stabilire durevolmente la pace liturgica e la riconciliazione fra i cattolici, non possiamo però non constatare l'arroganza, dagli effetti dolorosi, con la quale, in Francia, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono trattati dai loro pastori. Noi non chiediamo al Santo Padre di fare del Motu Proprio il criterio fondamentale per l'apprezzamento dell'azione dei vescovi di Francia, ma non possiamo rassegnarci a che il rifiuto di unirsi alla sua giusta e generosa iniziativa rimanga impunito.

Chiediamo semplicemente che la Commissione Ecclesia Dei, l'organo canonico competente per trattare questa materia, sia dotata dei necessari poteri giuridici e disciplinari. La sua nuova squadra, coesa attorno al suo attuale Segretario, è particolarmente competente e ben disposta in materia di liturgia tradizionale. Noi ci auguriamo, niente più niente meno, che essa abbia finalmente la mano libera per far applicare il testo del 7 luglio 2007. Non sarebbe allora forse particolarmente sensato stabilire una collaborazione più stretta con la Congregazione per il culto divino? Dopo tutto, dal 7 luglio 2007, la liturgia tradizionale non è più una questione di dottrina ma di culto...

Se pure ci lamentiamo delle opposizioni episcopali al Motu Proprio in Francia e della loro impunità, noi sappiamo bene che la Cristianità non si riduce alla sola Francia e sappiamo anche che l'atto d'amore e d'unità del Santo Padre ha aperto alla liturgia tradizionale delle porte che non potranno mai essere richiuse tanto numerosi sono i sacerdoti, i seminaristi, i fedeli, le comunità, e gli stessi vescovi che le hanno già oltrepassate con entusiasmo e speranza.


(*) "Nel nostro Paese i seminaristi risultano essere in tutto 3.006, afferma don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana."  Famiglia Cristiana, 14 maggio 2010



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)