00 29/01/2010 23:43
È morto Jerome David Salinger

L'acchiappasogni


di Claudio Toscani

È probabile che, alla notizia della morte di Jerome David Salinger, in molti siano stati colti, come si dice, in contropiede, convinti che lo scrittore americano, nato a New York nel 1919, fosse già scomparso.
 
Da decenni, infatti, al cosiddetto grande pubblico dei lettori non sono più giunte notizie di libri a suo nome, se è vero che, dopo il travolgente successo di Il giovane Holden (in prima edizione nel 1951), del più o meno marcato accoglimento di Nove racconti (del 1953), di Frannie e Zoe (del 1961), di Alzate l'architrave o carpentieri, seguito da Seymour. Introduzione (del 1962) e Hapworth 16, 1924 (del 1963), nulla più si è avuto creativamente da lui.

Una lunga polemica attorno a una contestatissima biografia a firma dello studioso Ian Hamilton (Search of J. D. Salinger, Random House, 1988), un'altra recentissima ricostruzione della sua vita L'acchiappasogni (autrice la figlia dello scrittore, Margaret Ann, Bompiani 2001) e una festa torinese a cinquant'anni dal capolavoro nel marzo del 2001, non fanno che riproporre la selvatica e nevrotica ritirata dal mondo operata da Salinger sin dalla metà degli anni Cinquanta, in quel di Cornish, nel New Hampshire, su una isolata collina nel cuore della Nuova Inghilterra, dove una cifrata casella postale e un inattingibile numero telefonico, più la totale protezione di alcuni amici, gli garantiscono silenzio e inaccessibilità (notare che, in quel luogo, quando il poco più che quarantenne scrittore giunse per la prima volta, non c'erano né luce né acqua né servizi di alcun genere).

Quali sono state le qualità che fecero di Salinger un mito generazionale e che, nonostante il suo abbandono della scena mondana, quasi un morto-vivo, resistono nella cultura e nell'immaginario giovanile?

C'è stato poco da aggiungere, se non la rinnovata constatazione del suo inossidabile successo, a quanto la critica aveva espresso all'inizio, alla dirompente apparizione del Il giovane Holden, un romanzo scritto in prima persona, sfruttando abilmente il vivace gergo studentesco.

Il testo narrava un breve momento di vita di un adolescente vittima del malessere, delle perplessità, della ribellione dei teenager dell'epoca, contro una società ipocrita, egoista, artificiosa, alla quale, il personaggio-autore, contrapponeva nientemeno che l'ambiente del college come palestra di formazione e non, quindi, l'universo degli adulti.

L'adesione a quel mondo pragmatico e materialistico che dall'esterno metteva le sue determinanti radici nella gioventù del college non aveva luogo per Holden, che riusciva a crearsi un'immagine fantastica della vita, in ciò aiutato anche dal ricordo del fratello morto.

Tranne che per una parentesi all'Accademia militare di Valley Forge, l'educazione di Salinger si era svolta interamente a New York, dall'inizio sino all'università. Il suo esordio letterario, benché avesse cominciato a scrivere racconti all'età di quindici anni, non era avvenuto che con Il giovane Holden, oggetto di consensuale approvazione tra critica e pubblico, tanto da diventare il cult book di una generazione, riproponendo le gesta degli eroi di Twain e di Hemingway.

Salinger indica una strada per crescere pur tra enormi difficoltà individuali, familiari e sociali. E paradossalmente la trova in una sorta di regressione al guscio d'infanzia, ai rapporti domestici, in una Bildung (formazione) che si riaggancia a valori positivi, qua e là pervasa da richiami mistico-religiosi (segnatamente sospesi tra cristianesimo e filosofia zen).

Testimonianza di costume ma anche nostalgia di innocenza, vena di poesia e desiderio di assoluto, il libro fu, ma ancora per molti versi è, specchio delle categorie adolescenziali, tra confuso bagaglio di sogni e primordiali ansie dello spirito.

Anche le due storie di Frannie e Zooey, che interpretarono mondo e vita d'allora dell'americano medio, miti e complessi compresi, riportarono i lettori nel cerchio dei college e dei week-end studenteschi, delle amicizie verdi e di tante partite di rugby. Anche se stavolta, più nettamente che nel primo romanzo, la crisi mistico e morale di Frannie e il tentativo di Zooey, suo fratello, di comprenderla, sono di per se stessi sintomi di ribellione, sincero bisogno di lottare contro miserie e crudeltà della vita prima del troppo tardi.

Fu considerata un'evasione, l'alternativa spirituale di Salinger nelle pagine dei suoi libri, senza comprenderne, sia che fosse orientata verso Cristo o verso la mistica indiana l'afflato d'amore, l'esigenza antimaterialistica, la pratica di un "essenzialismo" di tono francescano.
E così anche per Alzate gli architravi o carpentieri, che mima la frase evangelica dell'accoglienza di Cristo nelle case dei credenti.

Mentre per Hapworth, francamente, l'esposizione mistica, che sconfina nella reincarnazione, per quanto sia del timbro letterario tra l'eccezionale e il fantastico, ha punte di inaccessibilità che fanno dimenticare il pur onnipresente problema di Dio.

E Seymour, infine, è drasticamente lontana dalla prosa incantata dei primi libri. Come che sia, Salinger ha abbastanza titoli per essere celebrato ottimo scrittore ed egregio titolare di ragguardevoli contenuti, sia dal punto di vista delle sue personali convinzioni, sia da quello del suo impatto sui giovani che non hanno mai smesso di leggerlo e di esaltarne quel suo "biologico" anticonformismo che fa la forza della gioventù in genere e di tante giovinezze in particolare.

Caso più unico che raro, non si è mai riusciti a sapere molto del suo versante personale nemmeno sul frangente della sua breve esperienza militare in Europa, nel 1944, quando sulle spiagge della Normandia fu coinvolto in un sanguinosissimo episodio che lo prostrò in profonda depressione, ricordata in un racconto e in una lettera a Hemingway. E neanche sul piano della sua formazione si seppe mai gran che di preciso, se non che amava Tolstoj e disprezzava Fitzgerald.

Ogni volta che qualcuno saliva il pendio della collina di Cornish per intervistarlo o strappargli qualche confidenza, si esimeva come il personaggio di Melville, quel Bartleby che rispondeva in ogni caso "preferisco di no". O, sulle orme di una eroina delle lettere di un secolo prima, la Dickinson anche lei decisa, come altri mai prima, a celarsi agli occhi del mondo. Un bell'esempio per le schiere di scrittori d'oggi che scrivono per apparire, e poi appaiono e basta.



(©L'Osservatore Romano - 30 gennaio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)