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VIII

CONCLUSIONE

31. Questo è il senso veramente soprannaturale ed insieme umano della sofferenza. E'soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso l'uomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione.

La sofferenza certamente appartiene al mistero dell'uomo. Forse essa non è avvolta quanto lui da questo mistero, che è particolarmente impenetrabile. Il Concilio Vaticano II ha espresso questa verità che « in realtà, solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Infatti..., Cristo che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione »(100). Se queste parole si riferiscono a tutto ciò che riguarda il mistero dell'uomo, allora certamente si riferiscono in modo particolarissimo all'umana sofferenza. Proprio in questo punto lo « svelare l'uomo all'uomo e fargli nota la sua altissima vocazione » è particolarmente indispensabile. Succede anche — come prova l'esperienza — che ciò sia particolarmente drammatico. Quando però si compie fino in fondo e diventa luce della vita umana, ciò è anche particolarmente beato. « Per Cristo e in Cristo si illumina l'enigma del dolore e della morte »(101).

Chiudiamo le presenti considerazioni sulla sofferenza nell'anno nel quale la Chiesa vive il giubileo straordinario, collegato all'anniversario della redenzione.

Il mistero della redenzione del mondo è in modo sorprendente radicato nella sofferenza, e questa, a sua volta, trova in esso il suo supremo e più sicuro punto di riferimento.

Desideriamo vivere quest'Anno della Redenzione in speciale unione con tutti coloro che soffrono. Occorre, pertanto, che sotto la Croce del Calvario idealmente convengano tutti i sofferenti che credono in Cristo e, particolarmente, coloro che soffrono a causa della loro fede in lui Crocifisso e Risorto, affinché l'offerta delle loro sofferenze affretti il compimento della preghiera dello stesso Salvatore per l'unità di tutti(102). Là pure convengano gli uomini di buona volontà, perché sulla Croce sta il « Redentore dell'uomo », l'Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e morali degli uomini di tutti i tempi, affinché nell'amore possano trovare il senso salvifico del loro dolore e risposte valide a tutti i loro interrogativi.

Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la Croce (103), ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo d'oggi.

Invochiamo tutti i Santi, che durante i secoli furono in special modo partecipi delle sofferenze di Cristo. Chiediamo loro di sostenerci.

E chiediamo a voi tutti, che soffrite, di sostenerci. Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità. Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la Croce di Cristo!

A tutti, Fratelli e Sorelle carissimi, invio la mia Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, nella memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, l'11 febbraio dell'anno 1984, sesto di Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II


(1) Col. 1, 24.

(2) Col. 1, 24.

(3) Rom. 8, 22.

(4) Cfr. IOANNIS PAULI PP. II Redemptor Hominis, 14. 18. 21. 22.

(5) Quod Ezechias subiit (cfr. Is. 38, 1-3).

(6) Sic ut Agar timuit (cfr. Gen. 15, 16), Iacob mente finxit (cfr. Gen. 37, 33-35), David expertus est (cfr. 2 Sam. 19, 1).

(7) Id Anna metuit, Tobiae mater (cfr. Tob. 10, 1-7; cfr. edam Ier. 6, 26; Am. 8, 10; Zac. 12, 10).

(8) Talis fuit Abrahae (cfr. Gen. 15, 2), Rachelis (cfr. Gen. 30, 1), Annae, Samuelis matris (cfr. 1 Sam. 1, 6-10), temptatio.

(9) Ut exsulum Babylonica lamentatio (cfr. Ps. 137 [136]).

(10) Quibus v. gr. affectus est Psaltes (cfr. Ps. 22 [21], 17-21), Ieremias (cfr. Ier. 18, 18).

(11) Sic ut accidit Iob (cfr. Iob 19, 18; 30, 1. 9), nonnullis Psaltibus (cfr. Ps. 22 [21], 7-9; Ps. 42 [41], 11; Ps. 44 [43], 16-17), Ieremiae (cfr. Ier. 20, 7), Servo patienti (cfr. Is. 53, 3).

(12) Quibus iterum oppressi sunt nonnulli Psaltes (cfr. Ps. 22 [21], 2-3; Ps. 31 [30], 13; Ps. 38 [37], 12; Ps. 88 [87], 9. 19); Ieremias (cfr. Ier. 15, 17) atque Servus patiens (cfr. Is. 53, 3).

(13) His Psaltes (Ps. 51 [50], 5), testes aerumnarum Servi (cfr. Is. 53, 3-6) et Zacharias Propheta (cfr. Zac. 12, 10) confusi sunt.

(14) Talia passi sunt tum Psaltes (cfr. Ps. 73 [72], 3-14), tum Qoelet (cfr. Qo. 4, 1-3).

(15) Haec perpessi sunt sive Iob (cfr. Iob 19, 19), sive Psaltes nonnulli (cfr. Ps. 41 [40], 10; Ps. 55 [54], 13-15), sive Ieremias (cfr. Ier. 20, 10); Siracides vero de hac miseria meditatur (cfr. Sir. 37, 1-6).

(16) Praeter plures Lamentationum locos, cfr. psalmistarum questus (cfr. Ps. 44 [43], 10-17; Ps. 77 [76], 3-11; Ps. 79 [78], 11; Ps. 89 [88], 51), prophetarum (cfr. Is. 22, 4; Ier. 4, 8; 13, 17; 14, 17-18; Ez. 9, 8; 21, 11-12). Cfr. etiam Azariae orationes (cfr. Dan. 3, 31-40), et Danielis (cfr. Dan. 9, 16-19).

(17) Cfr. e. gr. Is. 38, 13; Ier. 23, 9; Ps. 31 (30), 10-11; Ps. 42 (41), 10-11.

(18) Cfr. Ps. 73 (72), 21; Iob 16, 13; Lam. 3, 13.

(19) Cfr. Lam. 2, 11.

(20) Cfr. Is. 16, 11; Ier. 4, 19; Iob 30, 27; Lam. 1, 20.

(21) Cfr. 1 Sam. 1, 8; Ier. 4, 19; 8, 18; Lam. 1, 20-22; Ps. 38 (37), 9. 11.

(22) Meminisse iuvat radicem Hebraicam r" designare in universum quod malum est et bono oppositum (ţōb), nullamque admittere distinctionem inter sensum physicum, psychicum, ethicum. Invenitur etiam in substantiva forma ra' et rā'ā, significante sine discrimine sive quod malum est in se, sive malam actionem, sive etiam male agentem. In formis verbalibus praeter simplicem illam formam (qal), quae, varia quidem ratione, designat « aliquid malum esse », invenitur etiam forma reflexiva-passiva (niphal), id est « malum subire », « maio corripi », atque forma causativa (hiphil), « malum inferre » seu « irrogare » alicui. Cum autem careat lingua Hebraica verbo Graecae formae respondente, idcirco fortasse verbum id raro in versione a Septuaginta occurrit.

(23) Dan. 3, 27 s.; cfr. Ps. 17 (18), 10; Ps. 36 (35), 7; Ps. 48 (47), 12; Ps. 51 (50), 6; Ps. 99 (98), 4; Ps. 119 (118), 75; Mal. 3, 16-21; Matth. 20, 16; Marc. 10, 31; Luc. 17, 34; Io. 5, 30; Rom. 2, 2.

(24) Iob 4, 8.

(25) Iob 1, 9-11.

(26) Cfr. 2 Macc. 6, 12.

(27) Io. 3, 16.

(28) Iob 19, 25-26.

(29) 1, 29.

(30) Gen. 3, 19.

(31) Io. 3, 16.

(32) Act. 10, 38.

(33) Cfr. Matth. 5, 3-11.

(34) Cfr. Luc. 6, 21.

(35) Marc. 10, 33-34.

(36) Cfr. Matth. 16, 23.

(37) Ibid. 26, 52. 54.

(38) Io. 18, 11.

(39) Ibid. 3, 16.

(40) Gal. 2, 20.

(41) Is. 53, 2-6.

(42) Io. 1, 29.

(43) Is. 53, 7-9.

(44) Cfr. 1 Cor. 1, 18.

(45) Matth. 26, 39.

(46) Ibid. 26, 42.

(47) Ps. 22 (21), 2.

(48) Is. 53, 6.

(49) 2 Cor. 5, 21.

(50) Io. 19, 30.

(51) Is. 53, 10.

(52) Cfr. Io. 7, 37-38.

(53) Is. 53, 10-12.

(54) Iob. 19, 25.

(55) 1 Petr. 1, 18-19.

(56) Gal. 1, 4.

(57) 1 Cor. 6, 20.

(58) 2 Cor. 4, 8-11. 14.

(59) Ibid. 1, 5.

(60) 2 Thess. 3, 5.

(61) Rom. 12, 1.

(62) Gal. 2, 19-20.

(63) Ibid. 6, 14.

(64) Phil. 3, 10-11.

(65) Act. 14, 22.

(66) 2 Thess. 1, 4-5.

(67) Rom. 8, 17-18.

(68) 2 Cor. 4, 17-18.

(69) 1 Petr. 4, 13.

(70) Luc. 23, 34.

(71) Matth. 10, 28.

(72) 2 Cor. 12, 9.

(73) 2 Tim. 1, 12.

(74) Phil. 4, 13.

(75) 1 Petr. 4, 16.

(76) Rom. 5, 3-5.

(77) Cfr. Marc. 8, 35; Luc. 9, 24; Io. 12, 25.

(78) Col. 1, 24.

(79) 1 Cor. 6, 15.

(80) Io. 3, 16.

(81) Luc. 9, 23.

(82) Cfr. ibid.

(83) Cfr. Matth. 7, 13-14.

(84) Luc. 21, 12-19.

(85) Io. 15, 18-21.

(86) Ibid. 16, 33.

(87) 2 Tim. 3, 12.

(88) Col. 1, 24.

(89) Cfr. Eph. 6, 12.

(90) Luc. 10, 29.

(91) Ibid. 10, 33-34.

(92) Gaudium et Spes, 24.

(93) Luc. 4, 18-19; cfr. Is. 61, 1-2.

(94) Act. 10, 38.

(95) Matth. 25, 34-36.

(96) Ibid. 25, 40.

(97) Ibid. 25, 45.

(98) 1 Petr. 4, 13.

(99) Col. 1, 24.

(100) Gaudium et Spes, 22.

(101) Gaudium et Spes, 22.

(102) Cfr. Io. 17, 11. 21-22.

(103) Cfr. ibid. 19, 25.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)