00 07/01/2014 11:29


  Esilio a Roma. La carezza e il bavaglio di Paolo VI

Roma. Bere sino in fondo al glorioso calice dell'amarezza

Roma. Bere sino in fondo al glorioso calice dell’amarezza

Il primate ungherese giunge in aereo a Roma il 28 settembre 1971 ed entra in Vaticano per incontrare Paolo VI accompagnato da un solenne corteo. “Mi abbracciò, si tolse la croce pettorale, me la mise al collo, mi porse il braccio e mi introdusse nel palazzo”ricordò poi il primate. Mindszenty prende parte un sinodo dei vescovi e qualche giorno dopo gli viene concesso di concelebrare messa alla destra di Paolo VI. Il Papa gli invia doni e lo invita a mangiare con lui più volte. Mindszenty rimane molto colpito da quanto avviene un giorno nella basilica di San Paolo: “Mi si avvicinò un sacerdote, mi prese la mano, la baciò, mi ringraziò per le sofferenze che avevo sopportato per la Chiesa e alla fine mi disse “Sono il cardinale Siri”. 

Non mancarono, però, le amarezze, dovute al comportamento dell’apparatoMind-11 vaticano. L’Osservatore Romano, lo stesso giorno del suo arrivo a Roma, pubblica un articolo in cui si afferma che il trasferimento a Roma di Mindszenty aveva reso più facili i rapporti tra Vaticano ed Ungheria. Appena due settimane dopo la sua partenza da Budapest la Santa Sede toglie la scomunica ai preti pacifisti. Il 23 ottobre il primate decide di partire per Vienna: dopo celebrazione Papa fa allontanare i presenti e gli dice in latino: “Tu sei e rimani il vescovo di Esztergom e primate d’Ungheria. Continua a lavorare e se avrai difficoltà rivolgiti sempre a noi con fiducia” e gli dona il suo mantello cardinalizio.

Il giorno prima Paolo gli disse "Lei sarà sempre il Primate d'Ungheria". Il giorno dopo lo dimise da Primate

Il giorno prima Paolo gli disse “Lei sarà sempre il Primate d’Ungheria”. Il giorno dopo lo dimise da Primate

Mindszenty inizia a girare il mondo per incontrare esuli ungheresi. Il Vaticano si comporta con lui con enorme freddezza egli anni successivi. Rifiuta di approvare un’organizzazione per sostenere gli emigranti ungheresi nel mondo ed anche di assegnare dei vescovi ausiliari a queste comunità. Viene chiesto al primate di non intervenire più in pubblico senza aver prima fatto approvare dalla Santa Sede tutte le sue dichiarazioni ed omelie. Mindszenty risponde piccato che lo avrebbe fatto solo se glielo avesse chiesto Paolo VI, cosa che, ovviamente, non avverrà mai. Il Vaticano non riesce a ridurlo al silenzio, nonostante avesse promesso al regime comunista ungherese che Mindszenty non avrebbe detto nulla di sgradito sul governo. “Pregai il nunzio di comunicare ai competenti organi vaticani – spiegò il cardinale - che in Ungheria regnava ora un opprimente silenzio ti bomba e che io inorridivo al pensiero di dover tacere anche nel mondo libero.”

bishopContravvenendo agli accordi ed alle promessefatte, alla fine del 1973 Paolo VI chiede a Mindszenty di dimettersi da arcivescovo di Strigonio, per dare finalmente alla più importante diocesi di Ungheria un pastore che facesse sentire la sua presenza, dopo venticinque anni. Il primate ancora una volte si oppone ed invia al Pontefice un “lungo rapporto sull’attività nefasta dei preti pacifisti, sul sistema ecclesiastico basato sulla violenza e tutti i risultati negativi causati dalle trattative che il Vaticano stava tenendo da un decennio con i comunisti.” Il cardinale teme che una sua rinuncia avrebbe confuso il popolo, spingendolo a pensare che le sue presunte dimissioni legittimassero, di fatto, il regime. Paolo VI, invece, dichiara vacante la sede arcivescovile di Mindszenty, il quale è costretto a smentire pubblicamente di essersi ritirato in modo volontario, nonostante il Vaticano avesse diffuso la notizia delle sue dimissioni.

mind 4Mindszenty per anni aveva richiestola riabilitazione al regime del suo Paese. Quando lasciò l’Ungheria nel 1971 nella condizione di condannato, fu raggiunto all’estero dalla notizia che i suoi “reati” erano stati amnistiati. Il cardinale scrisse allora una dura lettera al ministro della giustizia, che recitava: “Io respingo tale amnistia, che non ho mai chiesto e che non mi è stata mai concessa per quindici anni, con la seguente motivazione: solo la riabilitazione e nient’altro può riparare l’ingiustizia commessa.” Solo nel 2012 arriverà la riabilitazione politica, morale e giuridica da parte della magistratura magiara.

MJ-a-kápolnában-sch_SEmCardMindszenty-honlapraAl termine di una vita di lotte e di amarezze lenite dalla profondissima fede in Cristo, Mindszenty si spegne a Vienna nel 1975 e viene sepolto nel santuario mariano di Mariazell. Un elogio funebre del cardinale è pronunciato nel corso dell’udienza del mercoledì immediatamente successiva alla dipartita, da Paolo VI, che definisce il primate “singolare figura di sacerdote e di pastore [...]. Ardente nella fede, fiero nei sentimenti, irremovibile in ciò che gli appariva dovere e diritto [...]. La storia [...] saprà dare su di lui un giudizio più pienamente equilibrato e oggettivo, e alla sua figura il posto che gli spetta.” Nel 1991 le sue ceneri sono solennemente trasportate a Strigonio per essere tumulate nella cripta della basilica, dove si trovano tuttora.

Riuscirà mai la Chiesa ad ammettere errori e orrori dell’Ostpolitik?

Nella cattedrale di Westminster

Nella cattedrale di Westminster

“La storia è maestra di vita. È quindi giusto contribuire a far conoscere alle nuove generazioni una pagina dolorosa nella vita dei popoli dell’Europa Orientale, privati dalla loro libertà religiosa e condannati a vivere oltre una cortina che impediva loro ogni contatto con gli altri fratelli del mondo intero”. Queste le parole utilizzate all’inizio del dicembre 2013 dal cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, in occasione di un convegno sul tema “La Chiesa nell’Europa dell’Est durante il comunismo: tra i martiri e la resistenza silenziosa”. Sodano si è augurato che “emerga la storia di quei martiri che non sono solo sacerdoti o monaci ma un popolo cristiano che ha sofferto e si continui ad approfondire tale pagine della storia recente, senza timore di dire la verità perché la verità non offende”. Se veramente si cercherà la verità, allora dovrà emergere in maniera forte che la Chiesa cattolica, in tanti casi, come in quello del cardinale Mindszenty, abbandonò o addirittura osteggiò, attraverso l’Ostpolitik vaticana, i suoi campioni della fede. Se ciò è avvenuto in buona fede oppure no, dovrà essere la storia a dirlo.

Finalmente la Pace

Finalmente la Pace

Così, tra quanti esaltano la fierezza indomita di Jozsef Mindszenty e coloro che ne criticano sia l’ostinazione, sia, viceversa,

l’acquiescenza al compromesso dell’esilio, credo debba rivolgersi l’invito a non indugiare nelle polemiche. Preghiamo non per il cardinale Mindszenty, ma il cardinale simbolo della Chiesa perseguitata.” Oggi più che mai è indispensabile seguire l’invito di Giulio Andreotti ed onorare un cardinale vinto, ma alla fine vittorioso.

RIMG0480









     




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)