L'Islam (il musulmano) è un "pagano", un "eretico", o che altro?
Lungo i secoli l’accusa reciproca che musulmani e cristiani si sono lanciati è stata quella di "infedeltà", se non direttamente di "paganesimo".
La prima accusa ha basi coraniche e si fonda sull’accusa ai cristiani di "associare" altri (Gesù Cristo, il dogma trinitario) a Dio e di aver dato a Dio un figlio. Tuttavia non dimentichiamo che Maometto arriva 500 anni d.C. pretendere dunque che il Corano, per quanto rispettabile, unica "Verità della Parola" ovviamente sembra ed è azzardato.
Credo che nell’immaginario musulmano questo pregiudizio rischi di essere invincibile, almeno finché non si cominci a leggere il Corano stesso e gli scritti cristiani con occhio diverso. Ma tale atteggiamento si scontra con l’altro presupposto coranico, che le Scritture dei cristiani sono state irrimediabilmente corrotte per ignoranza o malafede. Un h³adîth racconta che un giorno ‘Umar stava leggendo una pagina delle Scritture degli ebrei. Muh³ammad lo sorprese e lo rimproverò aspramente, dicendogli che quello che di vero era scritto in quelle pagine lo avrebbe trovato nel Corano e che altrimenti avrebbe perso il suo tempo o ne avrebbe avuto pregiudizio la sua fede. Credo pertanto che non resti che accettare la differenza.
Da parte cristiana l’accusa di infedeltà può sottostare alla strana ma diffusissima percezione dell’Islam come eresia cristiana. Già S. Giovanni Damasceno, che abitava a Gerusalemme ed era figlio di un amministratore cristiano della Siria al tempo degli Omayyadi, sosteneva questa tesi: "l’Islam nasce dalla corruzione del messaggio cristiano simile a quella di Ario". Questa tesi ha avuto grande fortuna lungo tutta la storia dei travagliati rapporti tra Cristianesimo e Islam. Basti pensare alla Divina Commedia dantesca, in cui Muh³ammad è catalogato, naturalmente, all’inferno tra gli eresiarchi e non tra i pagani o gli atei. Ma talora rispunta anche in alcuni scritti moderni e contemporanei, là dove si ha il coraggio, ma non la pazienza, di confrontare il Corano e la Sunna con la tradizione ebraico-cristiana precedente, per trovare le radici comuni e i rami divergenti. E non potrebbe essere diversamente poichè quando Maometto scrisse il Corano se pure una tradizione sostiene che gli venne "dettato dall'angelo", la storia, quel poco che abbiamo se pur poco, ci dice che Maometto si "istruì presso un rabbino di una sinagoga che aveva con sè documenti cartacei dell'epoca di Gesù e con gli scritti degli Apostoli che studiava", infatti per un attento studioso, non sfugge che il Corano è impregnato di versi e tesi prese qua e là fin anche dai Vangeli apocrifi, la stessa realtà di un Gesù citato e nominato nel Corano non può che essere che frutto di trascrizioni dai Vangeli sia apocrofi che canonici. Per questo santi cone Francesco d'Assisi desideroso di una "crociata" spirituale vede nel musulmano "un fratello da ricondurre alla verità" che non tanto "da convertire", non pochi personaggi santi dell'epoca sostenevano che il musulmano "non è un pagano e non è un ateo, ma un eretico da ricondurre alla fonte vera della Parola".
Forse, al di sotto di tale presupposto, c’è la difficoltà ad ammettere una nuova religione dopo il Cristianesimo, per noi un messaggio assolutamente inarrivabile. O meglio, una "strada" diversa e nuova per salvaguardare in fondo la cultura di un popolo estraneo alla nostra cultura occidentale, dove la poligamia non era frutto di libidine ma un esigenza di rispettare la parola di Dio quando dice di "occuparsi degli orfani e delle vedove", l'unico modo per rispettarle era sposarle e l'unico modo per riconoscere gli orfani era diventarne "padre", inoltre la donna non vantava la nostra mentalità occidentale perciò dipendeva del tutto dall'uomo, la vedova se non si risposava, moriva letteralmente di stenti e gli orfani morivano drammaticamente abbandonati per le strade di qualche duna del deserto. In questo scenario la poligamia non è la stessa cultura occidentale ed è ingiusto concialiarla alla nostra mentalità. Si potrebbe in un futuro eliminarla, insegnando alle donne di quel mondo una cultura che sostenga la loro vedovanza dando loro la possibilità di un lavoro e di una libera gestione della propria vita, valutando la singolare dignità di ciascuna persona. Ma questo potrà essere soltanto il frutto di un lungo e paziente dialogo che parta dal rispetto dell'altro.
Sotto il pregiudizio reciproco di "paganesimo", che non è un termine coranico nei confronti dei cristiani, ci stanno altri pregiudizi. Modernamente è soprattutto la percezione da parte di tanti musulmani che la morale cristiana, presentata soprattutto dalla televisione, sia caratterizzata da un’intollerabile rilassatezza dei costumi, soprattutto sessuali. In altri termini avviene in questo senso in campo musulmano il medesimo "corto circuito" di cui abbiamo parlato precedentemente: la modernità, con tutti i suoi aspetti negativi, viene identificata in blocco con la cristianità. Da parte cristiana il processo di "paganizzazione" dell’Islam è più elaborato ma non meno significativo. Esso nasce soprattutto nell’epica medievale, parallelamente all’individuazione della religione di Muh³ammad come prodotto del diavolo. "L’etica "pagana" era immaginata come il rovesciamento di quella cristiana, specie per quanto riguardava i piaceri carnali: si diceva che i saraceni erano tenuti dal loro credo a ogni sorta di abuso e di libidine a causa dei pessimi costumi del fondatore della loro dottrina, il quale – per fuggire alla vergogna – li aveva resi obbligatori trasferendoli nella sua legge. Vero o falso che sia purtroppo la storia ci insegna che non erano votati alla castità, tutt'altro, l'impalamento quale atto di condanna verso i cristiani presi e condannati a tale supplizio, non ha nulla da invidiare alle nostre turture occidentali ed ha come sfondo la punizione a livello di sfera sessuale, cioè, con l'impalamento, si voleva punire in termini coranici la depravazione di tutto il mondo occidentale, quindi cristiano, in sostanza uno pagava per tutti, 10 catturati? 10 venivano impalati a testimonianza della punizione coranica. Ai primi del Duecento Giacomo di Vitry giungeva a sostenere che i saraceni più colti e intelligenti, buoni conoscitori delle Scritture cristiane, si sarebbero senz’altro convertiti se non fossero stati trattenuti nell’osservanza islamica dalla permissività sessuale voluta da Maometto. Anche se tale permessività era rilegata alla questione della poligamia e dove tutte le donne sposate doveva ricevere la loro dose di rapporto, spesso si riscontravano casi di un uomo con 10 mogli, possiamo dunque comprendere a cosa portava come conclusione di logica. Sarà dunque lo stesso Dottore Angelico ad affermare nel suo trattato lo De rationibus fidei contra Saracenos, Graecos et Armenos che l’Islam è una deformazione della verità; è una religione che induce alla violenza e ottiene ragione con la guerra; è fondato sulla licenza sessuale e Muh³ammad è un falso profeta (Cardini, Europa, 133). L’autorità di Tommaso rimarrà a lungo l’unica percezione dell’Islam negli studi di teologia. Come si vede, diversi piani si fondono in questa panoramica, mescolando percezioni legittime per un cristiano (che non può accettare come profeta autentico del proprio Dio Muh³ammad) con percezioni falsate della religione in sé, derivanti da generalizzazioni di casi specifici e adatte per la controversistica. L'Aquinate non ha certamento colpe, lui del resto ha vissuto nel suo tempo ed è importante invece che nell'Islam abbia individuato la "deformazione della Verità e non la sua compoleta estraneità" .
Dal canto suo, la Riforma Protestante non fu da meno nella qualifica dell’Islam, se non in certi casi anche più severa, se un Papa era arrivato a dire che i musulmani erano più onesti dei cristiani, ciò giustifica un rapporto, se pur sofferto, fra la Chiesa di allora e i Musulmani, mentre con gli esponenti Protestanti le barriere si faranno più alte e più solide. Lutero nel 1542 qualifica il Corano come "libro maledetto, infame, disperato, diabolico… pieno di menzogne, favole e di ogni abominio", Calvino non gli è da meno: "Soltanto i cristiani hanno la verità assoluta e solo la Bibbia è il libro Sacro, chiunque non riconosce Gesù Cristo e non accetta la Bibbia è un condannato da candannare". Nemmeno san Tommaso d'Aquino arrivò a dire tanto, nemmeno la sede di Roma condannò mai ufficialmente il Corano.
Accanto alla questione, ancora di moda, che presenta l’Islam come la religione del piacere sessuale sfrenato ed egoista, prerogativa solamente del maschio, resta da sfatare il pregiudizio che le mutilazioni sessuali (infibulazione) praticate sulle donne africane sia un derivato dell’Islam. Esse sono in realtà retaggi preislamico e precristiani propri di alcune tribù dell’Africa soprattutto centro orientale. Tali mutilazioni erano praticate correntemente anche da e su donne cristiane prima dell'avvento dei "missionari cattolici" in quelle terre, il fatto è che essendo l'Islam uno Stato Confessionale" dove queste cose si praticano, la risoluzione di una colpa unica è fatta... Più complesso è il discorso del velo, che ha base coranica ma ha differenti interpretazioni da parte degli stessi musulmani (cf Cor 33,59). Ci sono ambienti cristiani protestanti che obbligano oggi le loro donne ad entrare in chiesa con il velo, sono sottomesse ai mariti in termini che la nostra stessa mentalità occidentale l'ha praticamente superato, impediscono alle loro mogli di lavorare come impiegate o di indossare minigonne, o di adornarsi con percing e varie.
In fondo sono questi ultimi aspetti che il mondo e la cultura musulmana ci condannano, che ognuno ci pensi bene prima di dire che hanno veramente torto!