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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 17.01

L'Islam (il musulmano) è un "pagano", un "eretico", o che altro?

Lungo i secoli l’accusa reciproca che musulmani e cristiani si sono lanciati è stata quella di "infedeltà", se non direttamente di "paganesimo".

La prima accusa ha basi coraniche e si fonda sull’accusa ai cristiani di "associare" altri (Gesù Cristo, il dogma trinitario) a Dio e di aver dato a Dio un figlio. Tuttavia non dimentichiamo che Maometto arriva 500 anni d.C. pretendere dunque che il Corano, per quanto rispettabile, unica "Verità della Parola" ovviamente sembra ed è azzardato.

 Credo che nell’immaginario musulmano questo pregiudizio rischi di essere invincibile, almeno finché non si cominci a leggere il Corano stesso e gli scritti cristiani con occhio diverso. Ma tale atteggiamento si scontra con l’altro presupposto coranico, che le Scritture dei cristiani sono state irrimediabilmente corrotte per ignoranza o malafede. Un h³adîth racconta che un giorno ‘Umar stava leggendo una pagina delle Scritture degli ebrei. Muh³ammad lo sorprese e lo rimproverò aspramente, dicendogli che quello che di vero era scritto in quelle pagine lo avrebbe trovato nel Corano e che altrimenti avrebbe perso il suo tempo o ne avrebbe avuto pregiudizio la sua fede. Credo pertanto che non resti che accettare la differenza.

Da parte cristiana l’accusa di infedeltà può sottostare alla strana ma diffusissima percezione dell’Islam come eresia cristiana. Già S. Giovanni Damasceno, che abitava a Gerusalemme ed era figlio di un amministratore cristiano della Siria al tempo degli Omayyadi, sosteneva questa tesi: "l’Islam nasce dalla corruzione del messaggio cristiano simile a quella di Ario". Questa tesi ha avuto grande fortuna lungo tutta la storia dei travagliati rapporti tra Cristianesimo e Islam. Basti pensare alla Divina Commedia dantesca, in cui Muh³ammad è catalogato, naturalmente, all’inferno tra gli eresiarchi e non tra i pagani o gli atei. Ma talora rispunta anche in alcuni scritti moderni e contemporanei, là dove si ha il coraggio, ma non la pazienza, di confrontare il Corano e la Sunna con la tradizione ebraico-cristiana precedente, per trovare le radici comuni e i rami divergenti. E non potrebbe essere diversamente poichè quando Maometto scrisse il Corano se pure una tradizione sostiene che gli venne "dettato dall'angelo", la storia, quel poco che abbiamo se pur poco, ci dice che Maometto si "istruì presso un rabbino di una sinagoga che aveva con sè documenti cartacei dell'epoca di Gesù e con gli scritti degli Apostoli che studiava", infatti per un attento studioso, non sfugge che il Corano è impregnato di versi e tesi prese qua e là fin anche dai Vangeli apocrifi, la stessa realtà di un Gesù citato e nominato nel Corano non può che essere che frutto di trascrizioni dai Vangeli sia apocrofi che canonici. Per questo santi cone Francesco d'Assisi desideroso di una "crociata" spirituale vede nel musulmano "un fratello da ricondurre alla verità" che non tanto "da convertire", non pochi personaggi santi dell'epoca sostenevano che il musulmano "non è un pagano e non è un ateo, ma un eretico da ricondurre alla fonte vera della Parola".

Forse, al di sotto di tale presupposto, c’è la difficoltà ad ammettere una nuova religione dopo il Cristianesimo, per noi un messaggio assolutamente inarrivabile. O meglio, una "strada" diversa e nuova per salvaguardare in fondo la cultura di un popolo estraneo alla nostra cultura occidentale, dove la poligamia non era frutto di libidine ma un esigenza di rispettare la parola di Dio quando dice di "occuparsi degli orfani e delle vedove", l'unico modo per rispettarle era sposarle e l'unico modo per riconoscere gli orfani era diventarne "padre", inoltre la donna non vantava la nostra mentalità occidentale perciò dipendeva del tutto dall'uomo, la vedova se non si risposava, moriva letteralmente di stenti e gli orfani morivano drammaticamente abbandonati per le strade di qualche duna del deserto. In questo scenario la poligamia non è la stessa cultura occidentale ed è ingiusto concialiarla alla nostra mentalità. Si potrebbe in un futuro eliminarla, insegnando alle donne di quel mondo una cultura che sostenga la loro vedovanza dando loro la possibilità di un lavoro e di una libera gestione della propria vita, valutando la singolare dignità di ciascuna persona. Ma questo potrà essere soltanto il frutto di un lungo e paziente dialogo che parta dal rispetto dell'altro.

Sotto il pregiudizio reciproco di "paganesimo", che non è un termine coranico nei confronti dei cristiani, ci stanno altri pregiudizi. Modernamente è soprattutto la percezione da parte di tanti musulmani che la morale cristiana, presentata soprattutto dalla televisione, sia caratterizzata da un’intollerabile rilassatezza dei costumi, soprattutto sessuali. In altri termini avviene in questo senso in campo musulmano il medesimo "corto circuito" di cui abbiamo parlato precedentemente: la modernità, con tutti i suoi aspetti negativi, viene identificata in blocco con la cristianità. Da parte cristiana il processo di "paganizzazione" dell’Islam è più elaborato ma non meno significativo. Esso nasce soprattutto nell’epica medievale, parallelamente all’individuazione della religione di Muh³ammad come prodotto del diavolo. "L’etica "pagana" era immaginata come il rovesciamento di quella cristiana, specie per quanto riguardava i piaceri carnali: si diceva che i saraceni erano tenuti dal loro credo a ogni sorta di abuso e di libidine a causa dei pessimi costumi del fondatore della loro dottrina, il quale – per fuggire alla vergogna – li aveva resi obbligatori trasferendoli nella sua legge. Vero o falso che sia purtroppo la storia ci insegna che non erano votati alla castità, tutt'altro, l'impalamento quale atto di condanna verso i cristiani presi e condannati a tale supplizio, non ha nulla da invidiare alle nostre turture occidentali ed ha come sfondo la punizione a livello di sfera sessuale, cioè, con l'impalamento, si voleva punire in termini coranici la depravazione di tutto il mondo occidentale, quindi cristiano, in sostanza uno pagava per tutti, 10 catturati? 10 venivano impalati a testimonianza della punizione coranica.  Ai primi del Duecento Giacomo di Vitry giungeva a sostenere che i saraceni più colti e intelligenti, buoni conoscitori delle Scritture cristiane, si sarebbero senz’altro convertiti se non fossero stati trattenuti nell’osservanza islamica dalla permissività sessuale voluta da Maometto. Anche se tale permessività era rilegata alla questione della poligamia e dove tutte le donne sposate doveva ricevere la loro dose di rapporto, spesso si riscontravano casi di un uomo con 10 mogli, possiamo dunque comprendere a cosa portava come conclusione di logica. Sarà dunque lo stesso Dottore Angelico ad affermare nel suo trattato lo De rationibus fidei contra Saracenos, Graecos et Armenos che l’Islam è una deformazione della verità; è una religione che induce alla violenza e ottiene ragione con la guerra; è fondato sulla licenza sessuale e Muh³ammad è un falso profeta (Cardini, Europa, 133). L’autorità di Tommaso rimarrà a lungo l’unica percezione dell’Islam negli studi di teologia. Come si vede, diversi piani si fondono in questa panoramica, mescolando percezioni legittime per un cristiano (che non può accettare come profeta autentico del proprio Dio Muh³ammad) con percezioni  falsate della religione in sé, derivanti da generalizzazioni di casi specifici e adatte per la controversistica. L'Aquinate non ha certamento colpe, lui del resto ha vissuto nel suo tempo ed è importante invece che nell'Islam abbia individuato la "deformazione della Verità e non la sua compoleta estraneità" .

Dal canto suo, la Riforma Protestante non fu da meno nella qualifica dell’Islam, se non in certi casi anche più severa, se un Papa era arrivato a dire che i musulmani erano più onesti dei cristiani, ciò giustifica un rapporto, se pur sofferto, fra la Chiesa di allora e i Musulmani, mentre con gli esponenti Protestanti le barriere si faranno più alte e più solide. Lutero nel 1542 qualifica il Corano come "libro maledetto, infame, disperato, diabolico… pieno di menzogne, favole e di ogni abominio", Calvino non gli è da meno: "Soltanto i cristiani hanno la verità assoluta e solo la Bibbia è il libro Sacro, chiunque non riconosce Gesù Cristo e non accetta la Bibbia  è un condannato da candannare". Nemmeno san Tommaso d'Aquino arrivò a dire tanto, nemmeno la sede di Roma condannò mai ufficialmente il Corano.

Accanto alla questione, ancora di moda, che presenta l’Islam come la religione del piacere sessuale sfrenato ed egoista, prerogativa solamente del maschio, resta da sfatare il pregiudizio che le mutilazioni sessuali (infibulazione) praticate sulle donne africane sia un derivato dell’Islam. Esse sono in realtà retaggi preislamico e precristiani propri di alcune tribù dell’Africa soprattutto centro orientale. Tali mutilazioni erano praticate correntemente anche da e su donne cristiane prima dell'avvento dei "missionari cattolici" in quelle terre, il fatto è che essendo l'Islam uno Stato Confessionale" dove queste cose si praticano, la risoluzione di una colpa unica è fatta... Più complesso è il discorso del velo, che ha base coranica ma ha differenti interpretazioni da parte degli stessi musulmani (cf Cor 33,59). Ci sono ambienti cristiani protestanti che obbligano oggi le loro donne ad entrare in chiesa con il velo, sono sottomesse ai mariti in termini che la nostra stessa mentalità occidentale l'ha praticamente superato, impediscono alle loro mogli di lavorare come impiegate o di indossare minigonne, o di adornarsi con percing e varie.

In fondo sono questi ultimi aspetti che il mondo e la cultura musulmana ci condannano, che ognuno ci pensi bene prima di dire che hanno veramente torto!

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 17.29

Possiamo allora giungere ad un dialogo?

I latini di occidente erano preoccupati anzitutto dall’invasione dei loro territori e dalla condizione delle comunità cristiane sotto il dominio musulmano. Carlo Magno tentò dei rapporti diplomatici con la raffinata corte di Baghdad. Una lettera di Papa Gregorio VII del 1076 a un emiro tunisino sulla situazione di una comunità cristiana è di estrema rilevanza per i rapporti tra le due religioni in quel periodo. Egli infatti riconosce che "sebbene in differente modo, ambedue riconosciamo un Dio unico e ogni giorno lo lodiamo e lo adoriamo come creatore e sovrano dell’universo". Di maggiore rilevanza furono due fatti, che partirono dall’ambiente spagnolo, per secoli culturalmente il più vicino all’Islam. È da segnalare che attorno alla corte Andalusa e nei territori da essa influenzata sia ebrei che cristiani parlavano correntemente l’arabo (ricordare la liturgia mozarabica). Il primo fatto da segnalare è la traduzione dei grandi maestri musulmani della medicina (come Ibn Sînâ o Avicenna), della matematica e della filosofia. In particolare per quanto riguarda quest’ultima è da segnalare l’arrivo in Europa dell’opera filosofica di Ibn Rushd, o Averroè. È attraverso di lui che la filosofia di Aristotele arriva a informare la scolastica cristiana. Ed anche per questo ci sarà avversione da parte del mondo protestante che rinnegherà completamente la scolastica cattolica!

 Il secondo fatto è l’inizio della traduzione in latino del Corano a Toledo, curata da un’équipe mista di musulmani, ebrei e cristiani diretta dall’abate di Cluny, Pietro il Venerabile. Questa edizione del Corano, che porta il nome di Roberto di Ketton, piuttosto lacunosa e naturalmente completata dalla refutazione delle tesi e delle idee musulmane, resterà fondamentale per i quattro secoli successivi; in pratica era l’unico modo per un cristiano latino di accostarsi ai testi base dell’Islam. Questo fatto ci fa comprendere la libertà dei cristiani nei confronti della conoscenza, del resto così come è da sfatare che la Chiesa vietava la lettura della Bibbia, ci fu in quell'ambito un vero e proprio scambio di culture ed alcune copiature della Bibbia, raggiunsero la corte di Bagdad

La seconda grande traduzione del Corano in latino, che a sua volta segnerà un’epoca e che non ha perduto validità fino ai giorni nostri, sarà quella del canonico lucchese Ludovico Marracci, stampata a Padova nel 1698. Ma i tempi saranno cambiati in molte cose, soprattutto dal punto di vista politico coinvolto nella Riforma Protestante. Ma secolo XII sarà dunque uno dei secoli più fecondi per i contatti tra cristiani e musulmani.

L’epoca dell’umanesimo e del rinascimento è segnata da un lato dall’apparizione sulla scena dell’Islam dei Turchi e dall’altro dal progressivo sganciamento dell’occidente dalla filosofia scolastica. Questo fatto porterà l’occidente a identificare il pericolo musulmano con il pericolo turco, che nel frattempo diventava sempre più incombente, fino a occupare progressivamente i Balcani e l’Ungheria e a fare scorrerie in Friuli e addirittura a Vicenza e a staccarsi progressivamente dagli arabi per attingere le sue fonti direttamente all’origine, nei documenti in greco portati da Costantinopoli. È in questo clima che purtroppo, non a torto, i pregiudizi nei confronti dei musulmani si fanno sempre più forti, con l’accusa di magia e di stregoneria e il rinsaldarsi dell’identificazione dell’Islam con il male assoluto. Ma come abbiamo visto non era l'Islam dei secoli precedenti, un altro "Islam" aveva preso vita da questi anni, quello che si distacca dalle origini imbevendo da ogni dove le sue conoscenze, e saranno questi che fonderanno le basi di ciò che oggi conosciamo quale "fondamentalismo".  Caratteristico del periodo della riforma protestante, ad esempio, è il parallelo reciproco che cattolici e protestanti stabiliscono tra il rispettivo nemico e il musulmano turco a causa dei pericoli che vedevono. Come un secolo prima gli ortodossi, i protestanti innalzavano vessilli proclamando: "Meglio Turchi che papisti!", naturalmente si preferì di gran lunga accordi "papisti" dal momento che si era giunti ad un periodo e ad una fase dove i Turchi non concedevano alcuna diplomazia. Eccezioni parziali a questo riguardo possono essere da una parte Nicolò Cusano, il grande umanista che studiò da vicino i testi dell’Islam, anche se per contraddirli, e l’altro gigante dell’epoca, Erasmo da Rotterdam, il quale, pur non ricusando per principio la crociata, affermava tuttavia che la guerra era in ogni caso una pazzia, anche quella contro gli "infedeli" e che i principi cristiani avrebbero fatto meglio a praticare la loro fede piuttosto che prendere le armi.

Ma è da segnalare anche un altro fatto che si verificò nel XVI secolo: la composizione, forse da parte di un cristiano passato all’Islam, di un opuscolo, chiamato Vangelo di Barnaba. Esso si presenta appunto come un vangelo, a bella posta omesso dai cristiani, che testimonierebbe la vera entità del cristianesimo. In esso si afferma a chiare lettere che Gesù non è affatto Dio ma solo un messaggero, che annuncia un altro messaggero che verrà dopo e che si identificherà con Muh³ammad. Alla sua divulgazione si dovrà "ringraziare" il protestantesimo che con l'invenzione della stampa, iniziò a dispetto della Chiesa a stampare tuitto ciò che ritevena idoneo per porsi contro la Chiesa, il vangelo di Barnaba stava quasi per essere adottato fin anche dalla Riforma, quando poi rendendosi conto che non negava solo il papato, ma anche la divinità di Cristo, preferì allora non annoverarlo, ma troppo tardi, è in questo periodo che tale vangelo apocrifo assumerà la sua massima divulgazione, così come gli altri vangeli detti apocrifi e che la Chiesa appunto non riteneva, a buona ragione, di farli leggere. Tale opuscolo fa ancora parte attualmente della controversia tra cristiani e musulmani.

Con il secolo dei lumi comincia il vero e proprio distacco del dâr al-islâm dall’Europa, segnato da una profonda e progressiva decadenza dell’impero ottomano. Rimangono e si rafforzano però i pregiudizi, testimoniati anche in campo laico soprattutto da parte di Voltaire. Con Napoleone e la sua campagna nel Vicino Oriente comincia un moto di rinascita e di presa di coscienza da parte di intellettuali musulmani formati in Europa. Il resto è storia dei nostri giorni, poiché sappiamo bene che siamo figli, lo vogliamo o no, del secolo scorso.

Vorrei concludere con le pagine finali del libro di Cardini: "Oggi, un’Europa politicamente non più al centro del mondo, finanziariamente ed economicamente grande potenza ma non ancora provvista di vere istituzioni unitarie e ancora incapace di esprimere una politica internazionale e una linea diplomatica autonome rispetto "all’alleato" americano, appare indecisa e ambigua di fronte ai governi e ai popoli del dâr al-islâm. I suoi rapporti con gli Stati Uniti d’America sembrano condizionarne la libertà e autonomia quanto d’azione quanto di giudizio nei confronti di paesi come Iran, Irak, Libia; mentre la sua opinione pubblica appare ancora molto poco informata e scarsamente sensibile alle molte articolazioni religiose e culturali del mondo islamico, rispetto alle quali le schematiche distinzioni in "laici" e "integristi" (o analoghi poco precisi aggettivi) appaiono del tutto inadeguate. L’informazione scarsa e di mediocre qualità, che solo una martellante pratica massmediale fa sembrare al contrario abbondante e capillare, si sposa al permanere o addirittura al grottesco rinnovarsi di antichi pregiudizi che, riguardo all’Islam, si giunga a una visione serena e concretamente flessibile delle cose.