00 27/03/2010 23:50

PAPA LEONE XIII - GIOACCHINO PECCI

 a 68 anni doveva essere un papa di transizione e invece campò 93 anni e fu... 
il Papa  più "Ardito"

C'era il dilemma dei cattolici (e di quasi tutti gli italiani):
essere buoni fedeli o buoni cittadini del "nuovo" Stato?


LUI RISPOSE CON LA MEMORABILE "Rerum Novarum"
(vedi a fondo pagina)
La "magna charta" dell'ordine sociale

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Il 15 maggio 1891 è una data storica: Papa Leone XIII promulga la lettera enciclica Rerum  novarum  dedicata totalmente ad affrontare il problema sociale nella sua complessità ed interezza.

Con questa enciclica si apre un'era nuova nella storia della Chiesa: un'era che vede la Chiesa liberarsi poco alla volta di tante remore di natura temporale e riportarsi sempre più a posizioni di livello internazionale, fino a raggiungere  posizioni di avanguardia e di guida della coscienza di tutta l'umanità, che si dibatteva in temi e problemi angosciosi (ieri come oggi. E oggi peggio di ieri; perchè prima c'era l'ignoranza, oggi con una maggiore istruzione (non solo della gente comune ma degli stessi politici) c'è la consapevolezza di questi temi e problemi)

Il 1891 è dunque l'anno decisivo. La Chiesa afferma con chiarezza e forza il suo indirizzo ad interessarsi della situazione dell'uomo contemporaneo; prende posizione con decisione sui gravi problemi della questione sociale; mette luce e ordine in un campo ove regnavano dubbi e perplessità.

L'enciclica Rerum Novarum rappresenta una pietra miliare nella dottrina sociale cristiana: non soltanto perchè è il primo documento ufficiale ed esplicito che affronta problemi d'ordine sociale ed economico, ma proprio perchè offre un'imposizione d'essi, con una chiarezza ideologica, che, si può ben dire, dura tuttora, nonostante le rivoluzionarie spinte innovatrici apportate da altre due encicliche famose: La Populorum Progressio di PAOLO VI, e la "Centesimus annus" di Papa Wojtyla.

CHI ERA LEONE XIII

Al secolo VINCENZO GIACCHINO PECCI era nato a Carpineto Romano nel 1810. Di origine aristocratica, dopo aver iniziato gli studi a Viterbo in un collegio di gesuiti, a 22 anni, nel 1832, consegue il dottorato in teologia nel Collegio Romano, ed entra nell'Accademia dei diplomatici pontifici. E' ordinato sacerdote il 31 dicembre del 1837 e come delegato apostolico viene inviato prima a Benevento poi a Perugia. 
Grande studioso di teologia, allarga il suo campo sugli studi filosofici e umanistici. Poi nel '43, consacrato arcivescovo ed inviato come nunzio a Bruxelles, i suoi orizzonti spaziano per tre anni su quella realtà belga -ma anche europea- da qualche tempo in fermento, con i rapporti tesi fra cattolici e liberali, ma che Pecci seppe gestire bene, senza creare ulteriori fratture. Ma non fa solo questo, ma si guarda attorno, segue il vicino paese dove è nata la rivoluzione industriale, l'Inghilterra, segue la Germania, dove dopo pochi mesi esploderà la protesta ('48), e segue la Francia Repubblicana (ne parleremo più avanti)
Ritornato a Perugia nel '47, nominato cardinale nel '53, nel '59 vive le drammatiche giornate della insurrezione perugina, la repressione dei soldati pontifici, ed infine la sofferta annessione dell'Umbria al regno sabaudo. Sofferta, ma deciso a difendere le ragioni di Pio IX. anche se non è un intransigente come il segretario di stato ANTONELLI.

E' accanto a Pio IX nel movimentato intero periodo dell'Unità, e lo è ancora di più quando nel '76 prende il posto dell'Antonelli. Ma l'anno dopo muore Pio IX e il 20 febbraio 1878 viene eletto pontefice proprio lui, all'età di 68 anni.

Come spesso accade, dopo periodi turbolenti, dopo papi intransigenti e di grande personalità (e Pio IX - pur con tante valutazioni storiche discordi- fu uno di questi) nell'elezione del successore, gli elettori nel concistoro nominano un papa di transizione, spesso anziano e con temperamento mite, per dar modo di scegliere con calma -in seguito- l'uomo di carattere.
Gli elettori calcolarono male due volte. Il pontificato di Leone fu addirittura uno dei più lunghi dell'età contemporanea (morirà nel 1903 a 93 anni) e in quanto a mitezza, se non fu il più rivoluzionario dei pontefici, è senza dubbio quello che ha inciso più profondamente nell'animo dei cattolici -e l'Italia era fondamentalmente tutta cattolica- e di conseguenza la sua opera incise moltissimo sulla società italiana moderna di quel tempo.

Gli elettori di lui conoscevano l'uomo, ma non conoscevano la sua profonda cultura assimilata nel profondo, nè le esperienze vissute in prima persona, e l'attenzione posta nelle stesse.
Inoltre rimase - per affinità di pensiero - particolarmente colpito dall'opera di Giuseppe Toniolo, che con l'invenzione del termine "Democrazia Cristiana" ed esprimendone il concetto in una pubblicazione, fece discutere pro e contro tutta Europa ( vedi l'opera di TONIOLO )

Appena salito sul soglio -nell'ereditare la grande responsabilità di risolvere il problema dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa- più che fare grandi proteste sui fatti avvenuti, e ascoltare poco le lamentele sulla caduta del potere temporale, con la sua preparazione umanistica e filosofica, Leone -più possibilista, realistico, e non mettendo in discussione l'unità italiana- con sempre più vigore inizia a denunciare non l'ambigua contrapposizione politica che è in atto in questo periodo (vedi l'avvento del trasformismo) ma denuncia i mali della nuova società in fermento, in progressivo e inarrestabile mutamento. 
Dentro una società con la concitazione liberale da una parte e l'ansia di socialismo dall'altra, ma entrambe con tanti dubbi quale strada scegliere, e tante demagociche chimeriche utopie da offrire, Leone vuole entrarci nella nuova società, vuole creare il cattolicesimo sociale, vuole la presenza della chiesa e dei cattolici dentro la società, e che siano anch'essi protagonisti. E delinea una concezione dello stato, della libertà e della "democrazia" (fu proprio Leone a usare per la prima volta le due parole "democrazia cristiana" , ma verosimilmente ispirate da Toniolo; o forse fu lo stesso Leone a ispirare l'esimo sociologo Toniolo)

Leone XIII non è un incauto promotore di una nuova ideologia. Il risveglio cattolico nel mondo c'è già stato, ma ha percorso nel frattempo strade diverse da quelle prese da Pio IX (le semplici condanne, senza vedere le crude realtà del nuovo proletariato, che già -anche se in minor misura- c'erano pure in Italia nonostante l'arretratezza economica e industriale rispetto a nazioni che avevano innestato delle marce in più).

Infatti, il vescovo VON KETTELER, contemporaneo di Marx, di Lasalle e di Pio IX, proprio nell'anno 1848, l'anno dei grandi sconvolgimenti europei e del Manifesto, tenne nella famosa cattedrale di Magonza sei forti e ben condotti discorsi sulle "grandi questioni sociali contemporanee", discorsi che ebbero una vasta eco e una risonanza profonda. Ancora più audaci, e più seguiti i discorsi di questo prete che andò a fare in "prima linea", in mezzo agli operai del bacino industriale del Meno nel 1869 (alla vigilia di un altro sconvolgimento- quello prussiano).
Qui affermò la necessità per l'operaio di associarsi per fini primari ed immediati, quali la riduzione degli orari di lavoro, l'aumento dei salari, il divieto dei lavori pesanti ai fanciulli e alle donne. Erano le prime pietre miliari, che raggiunsero la grande assemblea di vescovi, riuniti nella famosa Fulda. E furono proprio queste idee sociali a dar vita al partito cattolico tedesco di allora, il cosiddetto "Centro".

Altro grosso segnale venne dall'Inghilterra. Anche qui il mondo "cattolico" non era rimasto insensibile al sorgere del problema sociale. Altro personaggio illuminato ed attento fu il cardinale MANNING. Il Paese che aveva visto per primo nascere la rivoluzione industriale ed i gravi problemi ad essa connessi, e che nello stesso tempo aveva assistito alla organizzazione della prima associazione sindacale della storia (la Trade Union) si trovò "tra i piedi" questo audace prete che non stava in sacrestia, non mandava messaggi pastorali ma, svolgendo un'accanita attività di difesa dei diritti del lavoro, andava nelle fabbriche, nelle grandi miniere e nei porti a incontrare e a parlare con i lavoratori.

Le sue idee allarmarono gli industriali, scandalizzarono i conservatori, fu accusato di fare del socialismo, ma ai suoi nemici lui rispondeva sempre dicendo
"no cari signori, io faccio del cristianesimo".
Manning divenne così popolare in entrambe le "due barricate", e fu talmente forte il suo prestigio presso i lavoratori, che (due anni prima della Rerum di Leone XIII) nell'agosto 1889  durante il grande sciopero che paralizzò tutto il porto di Londra, fu invocato da entrambi le parti come arbitro della vertenza; e il suo intervento fu decisivo per gli accordi, fu lui a far cessare lo sciopero (fra l'altro l'evento segna la nascita del sindacato dei minatori; inoltre il tradeunionismo  dopo questa vittoria si espanse estendendosi anche alle categorie meno qualificate e meno forti).
Insomma fu un singolo prete a far tremare i trust di Londra e a far aprire la borsa ai magnati. E questo senza usare violenza, senza incitare alle barricate, senza invitare gli uomini alla distruzione, alle espropriazioni, alle rivoluzioni.

Da segnalare che nello stesso mese a Roma, Crispi simboleggiando in Giordano Bruno il forte anticlericalismo del suo governo, nella capitale gli dedica (a mò di sfida) un monumento.
La "questione romana" era giunta ad un punto critico. Il terribile frate finito sul rogo trecento anni prima, era divenuto il simbolo, un po’ pretestuoso e un poco arbitrario, dei laicisti, degli anticlericali, dei massoni, e tanti altri, contro la Chiesa. Eppure Leone XIII era un pontefice tollerante, mite, sensibile (come abbiamo appena letto e leggeremo più avanti) alla questione sociale: era il papa forse più incline a ricercare una soluzione tra i due poteri contrapposti - Chiesa e Stato - destinati per altro a dover "convivere". Nessuno poteva pensare di poter cancellare nella coscienza collettiva del popolo italiano, una istituzione così radicata com'era il pluri secolare cattolicesimo, soprattutto pensando al grado di ignoranza e di isolamento in cui erano vissuti le oltre undicimila città, paesi e frazioni a economia rurale, che avevano come autorità morale e unico punto di riferimento, il curato del villaggio.

Ma l’eredità risorgimentale era ancora accesa e la proposta di Adriano Lemmi, gran maestro della massoneria, di erigere una statua a Giordano Bruno nel luogo dove era stato bruciato per eresia entusiasmò l’intera frastagliata linea anticlericale. Dimenticando che il problema più grosso da risolvere in una società in fermento -come non era mai stata -era quello del "convivere", e non il "dividere".

 A parte una ulteriore tensione tra il governo italiano e Vaticano, questa celebrazione ritenuta provocatoria  da alcuni ambienti della chiesa, crea non pochi problemi ai cattolici da qualche tempo pieni di dubbi su cosa fare, nonostante la buona volontà di Leone. Infatti il Papa il 23 maggio dell'anno prima, dopo tante iniziative, per trovare una soluzione alla "questione romana", con un atto significativo, nell'allocuzione Episcoporum accennò alla possibilità di una conciliazione con l'Italia. Poi incaricò il benedettino Tosti per avviare i colloqui. Ma Crispi non volle nemmeno iniziarli, anzi  sull'anticlericalismo spinse l'acceleratore. Questo in un ambiente -pur con tutte le contraddizioni- che non era più quello del 1870.
La delusione di Leone fu grande, fino al punto che circolò la voce che il Papa voleva abbandonare Roma, rifugiarsi nella cattolica Austria. Francesco Giuseppe allarmato mandò subito qualcuno a dissuaderlo (nella Triplice c'erano già tanti problemi e non voleva trovarsi con un'Italia che forse non avrebbe indugiato a riunirsi alla Francia).

Leone XIII resta a Roma, e indubbiamente iniziò a lavorare sulla sua Rerum novarum che uscirà il 15 maggio 1891.
 



continua...........

 


[Modificato da Caterina63 24/04/2016 15:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)